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Mobbing: la scuola non è esente
Grazia Perrone - 19-03-2005
Sembra quasi incredula la Cgil scuola nel constatare l’esistenza del mobbing anche nella scuola.

Eppure persino l'Inail notoriamente restia ad “allentare i cordoni della borsa” - con una circolare in cui formula i principi e le istruzioni per garantire omogeneità nella trattazione delle pratiche - dà il via libera al risarcimento danni da mobbing sul lavoro. Rientrano nel rischio tutelato (il cd. danno biologico) dall'Ente tutte le situazioni di cd. "costrittività organizzativa" (come lo svuotamento delle mansioni; il prolungato, sistematico e strutturale diniego all'accesso di informazioni inerenti all'ordinaria attività lavorativa; l'esercizio esasperato di forme di controllo; la prolungata attribuzione di compiti e mansioni dequalificanti rispetto al profilo professionale posseduto ecc.); nonché il cd. mobbing strategico.

Le denunce provenienti dal mondo della scuola sono parecchie e – nonostante i tempi biblici della giustizia – le sentenze arriveranno.

Ragione per la quale invece di stupirsi … non sarebbe meglio combatterlo socialmente il mobbing piuttosto che in un’aula di tribunale?

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 Pierangelo Indolfi    - 19-03-2005
Penso che quello che è importante sia la voglia di dibattere dei nostri problemi, piuttosto che stare a fare la gara a chi è il più sensibile; per questo rilancio sul mobbing. L'argomento centrale è, a mio parere, in quale misura c'è un rischio mobbing all'interno della "professione docente", che per molti aspetti è caratterizzata da margini di autonomia superiori ad altre attività lavorative "dipendenti", garantiti dalla Costituzione e dalla legge. Propongo quindi alcuni filoni di dibattito che mi sembrano interessanti. In occasione delle compresenze, è possibile essere oggetto di mobbing da parte del collega insieme con il quale si insegna, se costui nella prassi non ti riconosce la pari dignità nella funzione docente, ti costringe in ruoli marginali, ti denigra nei confronti degli studenti. Nel momento in cui si gerarchizzassero i docenti (vedi le varie ipotesi di stato giuridico con "carriera" che sono in cantiere) e/o si attribuisse ai dirigenti scolastici la facoltà di assumere con chiamata diretta o licenziare o dare il nulla osta ad un avanzamento di carriera, allora sì che inizierebbero a fiorire i casi di mobbing, finalizzati a mettere in difficoltà chi è antipatico al DS o chi non si vuole ottenga un avanzamento al posto mio. Il fatto che in un team docente finora paritetico di punto in bianco succede che uno è tutor e gli altri sono "nienter" non costituisce una "dequalificazione sul piano delle mansioni, a causa della pressante ingerenza arbitrariamente esercitata nella sfera di autonomia operativa, sino ad arrivare alla privazione degli strumenti di lavoro"? E il mobbing ministeriale dove lo mettiamo? Ne sono un emblema vivente i poveri colleghi di Educazione Tecnica privati della materia e delle classi senza che nessuno dica qualcosa sul loro domani professionale. E gli effetti annuncio sul drastico ridimensionamento futuro di alcuni insegnamenti o sul fatto che un domani possano essere relegati nel limbo del "facoltativo opzionale" (vedi Diritto, Economia Aziendale, Trattamento Testi, Informatica, Educazione Fisica, gli insegnanti di laboratorio e chi più ne ha più ne metta) non pongono fin da ora i colleghi coinvolti in uno stato di ansia e di minorità? Altro che danno biologico!

 Maria Teresa De Nardis    - 21-03-2005
Un caso eclatante di "mobbing di stato" è in atto all'insaputa di tutti: per il comma 5 dell'art 35 della Legge Finanziaria 2003 i docenti inidonei ex art.113 vedranno la "risoluzione del rapporto di lavoro" alla fine del 2007 se non passeranno ad altra amministrazione.

Il fatto è che il Ministero della Funzione pubblica ha negato la mobilità, in quanto questo personale (complessivamente circa 6200 docenti) non risulta "in esubero", per cui non rimane che il licenziamento "per legge e senza giusta causa".
Inoltre l'istituto della inidoneità, prevista a tempo indeterminato in ogni comparto del pubblico impiego, viene ridotta dalla stessa legge a 5 anni e seguita poi da mobilità o licenziamento - come già esposto - (attualmente sono 1500 gli inidonei "temporanei" e risultano in costante aumento)
I docenti inidonei si stanno battendo da ormai due anni e mezzo perchè il Ministero dell'Istruzione riveda queste norme e salvaguardi il diritto al lavoro, sancito dall'art.4 della Costituzione, in particolar modo visto che si tratta di persone malate.
Questi docenti, utilizzati nelle biblioteche o nei progetti di Istituto, sono "da sempre" mobbizzati, in quanto non hanno un ruolo e un mansionario ben definiti, quindi sono soggetti agli "umori" di Dirigenti scolastici, DSGA, colleghi curricolari ed a volte persino dei bidelli.
Ma questa normativa, oltre a produrre notevole stress nei soggetti interessati, sta creando ulteriori condizioni di mobbing dal momento che la precarietà della situazione lavorativa dissuade i Dirigenti scolastici dall'investire in progettualità nei confronti di detto personale, che così viene discriminato due volte.
I docenti inidonei, che fra l'altro prestano servizio 36 ore alla settimana, stanno chiedendo da tempo che si definiscano figure professionali idonee - di sostegno alla didattica - con precisi diritti/doveri e che si ponga fine a questo stato di umiliazione permanente, a livello locale e ministeriale
Maria Teresa De Nardis
Referente nazionale CONBS
Coordinamento Nazionale Bibliotecari Scolastici
http://conbs.altervista.org/