Fiori recisi
ilaria ricciotti - 06-09-2004

Quella scuola , gremita di vite,
si ritrova con morti , e tante ferite.

Ferite nel cuore e nella mente,
bambini atterriti, violentati per niente.

Quanto orrore in quella scuola!
Il cuore ti sale pian piano in gola.

Perchè infierire con tanta crudeltà?
Perchè uccidere il seme dell'umanità?

Non riesco più a capire questo mondo impazzito,
non riesco ad accettare più chi l'ha offeso e tradito.

Chiunque uccide un altro essere umano e specialmente dei bambini,
non può essere giustificato, capito, ascoltato!
I suoi gesti sono assassini.

Quei bimbi gioiosi, quei bimbi pieni di sogni, quei candidi fiori sono stati spezzati,
da potenti ed individui codardi, che hanno impedito loro di aprirsi ed essere amati.

Quelle scene rimarranno per sempre nella mente,
non voleranno colombe di pace,
ma si alimenterà dell' odio assurdo tra quella gente.

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 Paola Capozzi    - 05-09-2004
Ma che è successo oggi. Ma quanti bambini sono morti.
Io lo sapevo, me lo sentivo e non ho avuto nemmeno il coraggio di andare fino in fondo.
Ma che cazzo di mondo è 'sto mondo, ma perché siamo arrivati a questo...
per chè.


e perchè i bimbi dell'Iraq e dell'Afganistan,squarciati dalle bombe intelligenti no?
i bambini del Sudan, della Nigeria dell'Africa sud sahariana,annientati dalla fame corrosi dall'aids ,macellati dai mercenari o resi schiavi e mandati a morire o a vivere come soldati bambino ti interessano meno? eppure son bambini indifesi,che non hanno nessuna colpa come quelli di Auschwitz e Beslan.
Sono solo l'altra faccia della medaglia; la faccia che come occidentali ci chiama a correo direttamente o indirettamente.
La faccia che spesso dimentichiamo di trasmettere sulle nostre tivvi o di pubblicare sui nostri giornali o alla peggio li consideriamo effetti collaterali di un piano comunque giusto o giustificabile in nome dell'economia e della civiltà occidentale.

da Blog, di Repubblica


 Rolando Borzetti    - 04-09-2004
Cara Paola, nelle sporche guerre moderne non muoiono più i soldati, ma la semplice popolazione. Che un villaggio, una famiglia o una persona si ritrovi in mezzo al rischio di vita è un dato assoluto, non gestibile. Dipende dalle operazioni militari, dallo svolgimento del conflitto, da circostanze alle quali si può rispondere solo scappando. E guai a trovarsi in un "territorio" dove si svolge un vero e proprio conflitto. Scappi come un animale, non sapendo se una bomba, una granata, un missile o un cecchino mette fine alla tua vita, come il fatto più naturale del mondo.
Lo scappare produce un effetto di sbandamento che è interiore, prima che fisico. Non hai riferimenti locali e affettivi. Rimani solo al mondo, perché senza la normalità della vita, della casa, dell'ambiente dove sei vissuto, sei come sradicato.

Coloro che soffrono di più questo sradicamento sono i bambini: sembrano normali, continuano a giocare, ma avverti degli improvvisi vuoti. Si fissano muti, pensando a qualcosa che non riesci a decifrare. E' la paura che, nella fantasia dei piccoli, diventa incubo, ossessione.

Il terrorismo è figlio della guerra. E' odio.

Accendiamo per loro una candela