Una candela alle finestre per i bambini dell'Ossezia
Rolando A. Borzetti - 04-09-2004
Mettere alle finestre questa sera e domani sera una candela accesa in solidarietà con i bimbi dell'Ossezia coinvolti nella strage di Beslan. E' l'iniziativa di un gruppo di donne, docenti universitarie a Roma, che in queste ore si sta diffondendo a macchia d'olio in tutt'Italia con un 'tam tam' rilanciato soprattutto tramite gli Sms dei telefoni cellulari. A Bologna l'appello-invito è stato raccolto in prima battuta dalla professoressa Alessandra Servidori, presidente della Fondazione educativa "Manservisi Dall'Oliò", che ne ha dato notizia alla stampa. L'intenzione - riferiscono i promotori - è quella di fornire una testimonianza di solidarietà e di vicinanza ai bimbi dell'Ossezia, in maniera trasversale e oltre le convinzioni politiche individuali.

4 agosto 2004

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 Salvatore Camaioni    - 05-09-2004
Sì, ma accanto alla candela per i bambini dell'Ossezia propongo di mettere un cero di S.Gennaro per i bambini palestinesi ed iracheni.

 Piero Di Marco    - 05-09-2004
Un anno fa si parlava di bandiere arcobaleno, oggi di candele, alle finestre.
I realtà alle finestre ci siamo rimasti tutti, affacciati a guardare guerre e politiche che non riusciamo ad impedire, ad ascoltare bugie che nessuno crede, ad assistere alla fiera delle vanità e degli affari, alla sfilata di personaggi ridicoli.
Rimanere alle finestre, ad esporre candele o bandiere arcobaleno o soltanto a guardare, non è che la differenza sia molta: nessuna di queste cose cambia una virgola ....Testa e sentimenti non sono affatto così lontani.
La rabbia di Paola nasce dalla sua consapevolezza politica, e per questo possiamo darle un valore. La pietà dei caritatevoli non vale un soldo, di chi si commuove solo quando i bambini morti glieli sbattono sul televisore nell'ora di cena.
Una consapevolezza che è origine di idee politiche, ma che spesso è anche conclusione, espressione ultima, che nei momenti più drammatici può anche solo materiallizzarsi con un "no" ... e in questi casi i più zelanti tutti a dire che non basta dire no, che bisogna avere una cultura di governo, che bisogna essere propositivi, come se questo "no" fosse un capriccio del cuore, come se non avesse dietro cultura e idee.
A rimanere alla finestra siamo costretti, anzi ci accorgiamo di essere rimasti alla finestra anche quando abbiamo creduto di essere per strada, protagonisti.
Vi pare poco riuscire a dire "no", a capire a che cosa dire no? Forse è poco, ma sembra davvero tutto, quando si vede che a quei personaggi ridicoli tanta gente non solo dice sì, ma li applaude e li sostiene; quando a quelle bugie tanti hanno il piacere di credere; quando quegli avvenimenti vergogognosi sono definiti con nomi epici, accolti con soddisfazione.

E' questo il mondo che Paola si chiede che cazzo sia: il mondo dell'amico Putin, dell'amico Bush, del compagno Stalin, del camerata Pinochet, del "nostro figlio di puttana" Saddam, del fratello Bin Laden.
Non sono loro, questi burattini della storia a commettere le stragi, a fare del mondo quel cazzo di mondo: sono coloro che riescono a trovare ragioni per chiamarli amici, fratelli, compagni, e tortuose giustificazioni per chiudere un occhio su questa parte sempre mezza vuota del bicchiere - la parte di chi "non crede in nulla, e per questo ci governa", quella parte della politica che fulmina di disillusione chiunque ci si avvicini con un residuo di innocenza e che piace tanto a chi desidera scaricarsi dalla responsabilità di avere un cuore.

Ha ragione Rolando, hanno ragione tutti coloro che - mentre guardavano lo spettacolo pietoso di quella scuola - non potevano fare a meno di pensare a tutti i bambini, ma anche ai vecchi, ai ragazzi, alle donne, ai soldati che in un modo o nell'altro si stanno facendo amamzzare in varie parti del mondo. Si fanno ammazzare o ammazzano.

Mezz'ora fa ho colto qualche inquadratura in televisione, di un'intervista ad un operaio russo che sta lavorando a bonificare i relitti dei sommergibili nucleari nel Mare del Nord: secco, scavato, con un berrettone di lana bucato e una maschera sgangherata penzolante davanti alla faccia, un giaccone a brandelli in mezzo ad un turbine di nevischio, che racconta di essere lì da quasi vent'anni, con una paga da fame e una certezza di contaminazione.
Carne da cannone. I sui figli sono, come lui, carne da cannone. Sua moglie è carne da cannone.
Una candela anche per lui? Ma sì, in attesa di inserirlo in una statistica.
D'altra parte, se il bicchiere mezzo vuoto è affollato di personaggi ridicoli, quello mezzo pieno è affidato a quelli drammatici, ognuno segue la propria vocazione.

Stiamo alla finestra, e qualcuno dirà che non è vero, che "partecipiamo", che lottiamo e facciamo, che ...
Io non credo all'ottimismo della volontà e al pessimismo della ragione, ma del resto attualmente corre l'obbligo ideologico di avere anche la ragione illuminata di ottimismo, visto che - comunque vada - siamo nel migliore dei mondi possibili: pensa a quei trecento bambini, che un tempo sarebbero stati impalati invece che mitragliati, tanto per dirne una.

Io sono per il "coraggio di avere un cuore" e uno stomaco, mentre la rabbia, il pessimismo e l'ottimismo si inseguono e si accavallano, facendo la loro parte di contorno. Un cuore che ragiona, possibilmente.


 Piero S. Graglia    - 05-09-2004
Sta lì sul davanzale del balcone, solitario, e di notte pare che illumini tutta la piazza.
E' una candela bella grossa, di quelle che di solito si mettono nei cimiteri o sulla tavola la notte di Natale.
E testimonia quasi nulla.
Ormai siamo abituati a reagire, come cani di Pavlov, alle nefandezze con atti che lasciano il tempo che trovano, ma tant'è, se c'è da dare un segnale, la metto volentieri, pensando che un mondo che lascia morire milioni di innocenti non merita molto di più che non la nostra indifferenza.
C'è chi si è indignato sentendo l'altrui indignazione per i bambini russi, e subito ha parlato di altri bambini, palestinesi, iracheni, africani.
Parliamo di tutti i bambini, allora, anche di quelli isareliani, che restano vittime - innocenti pure loro - del terrorismo palestinese; parliamo dei bambini statunitensi che crescono in una società dove ti insegnano che il più forte deve sempre vincere, e se non vinci sono tutti cazzi tuoi; parliamo dei nostri bambini, quelli italiani, francesi, tedeschi, che crescono pensando di vivere in una società perfetta, illuminata, dove tutto va come deve andare, ipergarantiti e protetti, e restano vittime pure loro, da adulti, dei luoghi comuni e dell'indifferenza. Sono vittime anche loro.
Vorrei che si cessasse di mettere avanti i propri morti, quelli vicini alla nostra parte, come una clava con cui zittire gli altri.
Quando muore un bambino, di qualsiasi parte, per mano di un adulto, ogni ragione se ne va a farsi benedire, anche la più sacrosanta, anche la lotta più nobile diventa farsa tragica. Anche il combattente per la migliore libertà e per un mondo perfetto diventa un terrorista. Non mi pare giusto usare i cadaveri come giustificativo per una causa, perché ogni causa fa le sue vittime schifose e vergognose, così come ogni terrorismo di stato provoca a sua volta vittime innocenti.
E allora pensi che se si permette questo, se si viola quella regola non scritta che una volta tutelava le donne, i vecchi e i bambini dagli eventi bellici, allora si scivola verso la barbarie, si è già nella barbarie, e il moccolo, da candela, diventa bestemmia, la stessa che i vecchi toscani chiamano proprio moccolo, equiparandolo ad una "preghiera laica".
In questo scenario, con uomini impazziti che si pavoneggiano nella violenza; con governanti che giocano con le vite dei loro cittadini; con una stragrande maggioranza di telespettatori votanti che reagiscono solo agli stimoli catodici e non sono più capaci di opporre una benché minima resistenza all'arroganza dei potenti, resta solo la sensazione che il dio nel cui nome si combatte, che ha più volti e più nomi ma che per definizione è unico, quel dio non puà esistere, o se esiste ha un pessimo senso dell'umorismo.
E allora resta solo il moccolo.


 Flavio Mobiglia    - 05-09-2004
La metto, la candela alla finestra, la metto...
Agli amici che mi hanno mandato l'sms ho risposto con un sms anch'io: "E i bambini dell'Iraq?".

E' la stessa domanda che faccio a voi. Quanto è ipocrita la nostra candela? Lasciamola lì, allora, 365 giorni all'anno.

In ricordo di mezzo milione di bambini: morti o malati gravi.

Grazie all'embargo ONU, voluto anche e soprattutto dai "cristiani" USA e dalla "cristiana" Europa.

Possiamo definirlo "terrorismo cristiano" il nostro?

InChi sta veramente facendo una guerra biologica nel Golfo? trovate uno studio condotto l'anno scorso da un gruppo di ricerca medica di Harvard che ha stimato in mezzo milione il numero di bambini iracheni morti o malati a causa delle sanzioni. "Ho visto bambini morire per insufficienza renale perché non avevamo bicarbonato di sodio." Malate e morenti nei loro letti di ospedale, le misere vittime delle sanzioni e di Saddam.

Riporto la frase finale: "Sono un soldato senza armi", ci dice il dottor Rashid specialista pediatrico dell'ospedale al-Quadisiya, alla periferia di Baghdad "Le bombe e i missili che colpiscono i nostri bambini sono i virus e le epidemie, e io non ho niente con cui combatterle. Perché avete dichiarato guerra ai nostri bambini?"

Di Maggie O'Kane The Guardian 19 febbraio 1998


 Andrea    - 05-09-2004
Nessuno si negherà a quest'atto di solidarietà...
Nessuno di quelli invitati a farlo, rinuncerà a mettere una candela sulla propria finestra per due sere; sapendo che in fondo, di suo ci mette solo 2 euro per le candele...
Ma quanti, questa sera e domani scriveranno e contribuiranno veramente perchè non accada più????!!!
Quanti avrebbero voglia di gridare la loro critica opinione sui misfatti che ogni giorno vengono compiuti??? e quanti di questi lo fa sapendo di metterci più che soli 2 miseri ?...?????
Scriviamo e muoviamoci, contribuiamo e lottiamo ognuno con la propria minuscola forza...
Smettiamola di offrire solidarietà piangendo ed accendendo candele, restando sempre con un piede di qua e l'altro dall'altra parte...Contribuiamo invece, culturalmente, politicamente e fattivamente...
Anche io questa sera e domani accenderò la candela...!!Speriamo che Dio la veda...
A presto e scusate per l'intrusione.

 Anna Pizzuti    - 05-09-2004
Non so quanto possano essersi fatte luce, in mezzo alle “luci della città”, le candele accese.
E non so nemmeno quanto il messaggio che dovevano trasmettere sia rimasto chiuso nell’animo di chi ha compiuto quel gesto o sia volato intorno.
Luce e silenzio insieme.
Ma c’è un altro silenzio, che può trasformarsi in parole.
Lo usiamo, nelle scuole, il 27 gennaio, e lo usiamo perché faccia parlare.
Perché la memoria inizia dalla parola.
I tempi ci chiamano ad avere memoria del presente. E la scuola ne è il luogo: del passato e del presente.
Non ci dimentichiamo che quello che è accaduto, è accaduto in una scuola.
Propongo che ciascun insegnante, per sua coscienza e non per manifestazione imposta - nei tempi, nei modi e nello spirito, da una circolare - faccia fare, ai propri alunni e faccia lui stesso, un minuto di silenzio, il primo giorno di scuola, nella prima ora, nel primo minuto in cui entrerà in classe.
E che, dopo il silenzio, parli, ma, soprattutto, lasci parlare.


 Gilda Milano    - 05-09-2004
UN LUTTO PER TUTTE LE SCUOLE DEL MONDO

4 Settembre 04,
Beslan - Ossezia del nord
Era una scuola e si è trasformata il una trappola mortale per più di 250: bambini, giovani studenti, insegnanti, personale della scuola, genitori.
E' accaduto in un luogo della lontana Russia ma non possiamo rimanere silenziosi e indifferenti per notizie così terribili; tra poco si riapriranno le nostre scuole e gli studenti ci chiederanno o rimarranno silenziosi con le loro angosciose paure.
Siamo consapevoli che dobbiamo lavorare con i nostri studenti nel delicato compito di introdurli alla conoscenza delle cose che ci circondano. Oggi, in particolar modo, dobbiamo introdurli alla conoscenza di fatti così tremendi facendo in modo che non prevalga la paura e che non si perda il patrimonio della solidarietà umana.
Ci uniamo al cordoglio di tutte le famiglie colpite.


La GILDA degli insegnanti di Milano


Questa sera accendiamo una candela su ogni balcone o finestra e diffondiamo questo messaggio il più possibile.



 Vittorio Delmoro    - 05-09-2004
Di fronte ai ragazzi di Beslan si perde ogni parola; si vorrebbe reagire, cercare una spiegazione, inventare una soluzione; forse resta solo la preghiera, come dice il papa?
Di fronte ai ragazzi di Beslan ci si chiede se hanno ancora senso tutte le cose che facciamo, a scuola, in rete, tutti i giorni e se esista una proporzione sostenibile tra queste e quelli.
Mi rifiuto oramai da mesi di leggere le cronache quotidiane dalla Palestina, dall’Iraq, dalla Cecenia, …
Anche le foto scorro velocemente : resto muto e rassegnato.
Ma non posso fare a meno di domandarmi se esista qualche legame, qualche tenue, seppur lunghissimo filo fra le mie azioni e i fatti che colà si scatenano, se posso in qualche, seppur impercettibile modo influire.
Marco Di Marco mi fornisce una risposta : dicendo NO per…
Non soltanto NO, attraverso le bandiere o le candele (che pur’io ho messo); ma un NO seguito da consapevolezza ed azioni conseguenti.
Le azioni conseguenti le enumera tutte Scalfari : no a Bush, no a Putin, no alle guerre preventive, no a Berlusconi, …
Allora, di fronte ai ragazzi di Beslan, ritrovo una consolazione : per quanto lento sia il cammino, mi sento sulla strada giusta…

 ilaria ricciotti    - 06-09-2004
Ogni giorno bambini vengono uccisi nel corpo e nell'anima dagli adulti. Vengono massacrati, violentati, vengono plagiati, offesi e quella "Carta dei Diritti universali dei bambini" viene quotidianamente cestinata, in famiglia, nella scuola, nell'ambiente, nella società, nel mondo. Ed allora chiedo ai promotori di quella grandissima manifestazione che ha coinvolto tutti i continenti di riproporla, perchè nel mondo non ci sia più alcun fiore reciso ancora prima che sbocci.
Quei milioni di persone che sono scese in piazza per chiedere PACE, ora più che mai hanno il dovere di darsi appuntamento per gridare al mondo "BASTA CON QUESTI CRIMINI ORRENDI. BASTA UCCIDERE VITE INDIFESE. BASTA CON LA VIOLENZA".
Dobbiamo farlo. I milioni di bambini morti ce lo reclamano.