Cronaca di uno sciopero nato ... cagionevole
Certo che le strade delle organizzazioni sono proprio tortuose e irte di intoppi e trabocchetti, costruiti ad arte a volte e inflitti dal destino maligno altre. Ma questa volta il destino ha il volto amaro dell’adagio “chi è causa del suo mal ...”.
I fatti.
Orfani di uno sciopero nazionale politico (contro la riforma) che non viene perché, ci dicono, ci sono difficoltà unitarie a far convergere tutta la triade sulle parole d’ordine del movimento (ritiro del decreto e abrogazione della legge), a livello regionale (Emilia Romagna) si creano invece le condizioni per uno sciopero di comparto sugli organici che inevitabilmente va a sfociare nel politico. Paradossalmente questa ipotesi vede una CISL battagliera e una CGIL preoccupata di non interferire più di tanto con lo
sciopero del 21, non solo, ma alla fine ci stanno anche GILDA e, udite, udite, SNALS.
Fenomenale, tutti in coro contro la Moratti, pazzesco, ma allora è possibile!
Può essere un messaggio forte ai nazionali, che bello, una vera grande notizia, ma ... un momento, presi dalla foia non ci eravamo accorti che manca qualcuno.
Ma i COBAS dove sono?
Come mai non ci sono in questa kermesse?
Che abbiano problemi di principio?
A domanda qualcuno risponde che loro non ci possono essere perché il tavolo è quello ufficiale dei sindacati rappresentativi a livello nazionale e i COBAS non lo sono. La risposta lascia molto perplessi perché in tempi come questi, quando c’è da combattere e difendere un’idea, non si dovrebbe andare tanto per il sottile e l’obiettivo comune dovrebbe far superare ogni divisione e colmare ogni distanza (che a dire il vero con i COBAS non è poi così grande, specie se messa a confronto con quella di altri compagni di viaggio). Ma le organizzazioni, tutte, non ragionano così, ogni i ha il suo puntino, ogni spillo ha la sua punta, e poi i rancori di setta possono più di qualunque obiettivo comune.
L’assenza dei COBAS desta qualche preoccupazione ma non più di tanto, se proprio le ragioni di setta prevarranno, da una parte e/o dall’altra, si farà uno sciopero senza di loro, a meno che all’ultimo minuto non decidano comunque di aderire.
Ma il diavolo ci mette la coda, come al solito, e si scopre che su richiesta dei coordinamenti i COBAS nazionali avevano indetto, in perfetta sordina, uno sciopero nazionale della scuola per il 15 maggio, visto che nessuno degli altri sindacati invitati a farlo avevano mostrato intenzione di aderire a tale richiesta (il 21 maggio incombe!).
Non fatico a credere che a Roma non si sospettasse neanche di uno sciopero regionale in Emilia Romagna, ma gli eventi della storia non sempre sono nelle mani degli uomini, a differenza delle azioni che si mettono o non si mettono in atto di fronte agli eventi inaspettati.
Ovvio che uno sciopero nazionale della scuola proclamato il 19 aprile (vedasi sito della
commissione garanzia sciopero è in conflitto con uno regionale dello stesso comparto proclamato il 23 aprile.
Il risultato immediato è che GILDA e SNALS, compagni di lotta fidati (?), si defilano al primo sentore del problema, e lo fanno in modo roboante revocando lo sciopero del 10, come se fosse solo loro la decisione di revoca. CGIL, CISL e UIL invece tengono duro e aspettano un pronunciamento della Commissione di Garanzia e fanno comunque circolare il volantino di proclamazione dello sciopero.
Ve lo allego sotto, e mi piacerebbe guardarvi tutti mentre lo leggete, quanto dareste per uno sciopero nazionale proclamato con queste parole d’ordine, con questi toni e con uno schieramento così ampio?
E INVECE NO! Questo sciopero non si farà mai, un bel volantino, una bella prosa, belle parole d’ordine ma destinate alla letteratura di questa nostra “Storia delle organizzazioni sindacali”.
E sapete perché non si farà? Probabilmente perché o non c’è stato confronto tra COBAS e TRIADE o se c’è stato non è giunto ad alcuna soluzione praticabile e sopportabile dalle organizzazioni sindacali coinvolte, tutte incluse.
Ognuno avrà avuto le sue ragioni, le sue picche, i suoi rancori, i suoi ideali, le sue strategie, le sue tattiche, tutte legittime, per carità, tutte rigorosamente argomentate e difendibili per gli uni e prive di senso e attaccabilissime per gli altri, la solita storia insomma.
Il risultato però è che alla fine questo sciopero non si farà e i lavoratori, ancorché di una sola regione, avranno perso un’altra occasione per far sentire la propria voce contro questa riforma.
Certo, forse c’è ancora spazio per azioni unilaterali dettate dal buon senso di chi mette in secondo piano le ragioni della tribù in nome dell’obiettivo comune, ma non ci si può sperare più di tanto.
La cosa buffa è che solo 5 giorni dopo dovremmo essere tutti insieme sui pullman per Roma, gomito a gomito poi anche per le vie della capitale a urlare il nostro dissenso. Mmah! Le vie della ragione umana sono proprio misteriose e contorte, ma così è purtroppo.
E allora non ci resta che riprendere a tessere la tela, con pazienza – anche se si fa proprio fatica a tenere insieme trama e ordito – perché abbiamo la consapevolezza che è l’unica via per arrivare al risultato.
Immagino quanti reagiranno a quanto ho scritto dicendo il peggio dell’uno o dell’altro o di tutti i protagonisti della storia, ma un tale atteggiamento non aiuta.
Lo strade dei movimenti e delle organizzazioni non possono che venirsi incontro, è auspicabile per tutti che ciò avvenga, occorre lavorare per questo, occorre ragionare collettivamente su come tale incontro debba e possa avvenire, occorre puntare il dito quando è il caso ma saper sempre trovare compromessi se le distanze non sono incolmabili.
Lo sciopero nato con un amaro destino dell’Emilia Romagna deve aiutarci tutti a riflettere quanto sia sciagurato un atteggiamento che chiude le vie della comunicazione e del confronto. Se non ci insegnerà questo, se non insegnerà questo a tutti i protagonisti della storia, che sono persone fisiche, con facce, teste, muscoli e cuori, se nessuno avrà fatto tesoro di quanto è successo (bastano due soli, piccoli cent di saggezza) allora sì che dovremo preoccuparci.
Intanto però godetevi questo
volantino che ormai è nelle scuole della regione, ma è destinato a non infuocare più di tanto i cuori di chi tutti i giorni è in trincea.