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A proposito di immigrati
Rolando A. Borzetti - 16-10-2003
“Verrà cancellata questa legge infame. Non so quando
avverrà; ma avverrà!"



Il 15 ottobre è iniziato l'esame della Corte Costituzionale alle 435 eccezioni d'incostituzionalità accumulate in poco più di un anno dalla legge Bossi-Fini sull'immigrazione.
L'accoglienza da parte della Corte di una delle eccezioni porterebbe alla ridiscussione della legge, che norma diritti e doveri di almeno 2 milioni e 300 mila immigrati regolari in Italia.
La procedura dell’esame prevede che la Consulta, riunita in Camera di consiglio, ascolti la relazione di uno dei giudici a proposito dei rilievi alla legge; seguirà la discussione tra i giudici, la scrittura di una relazione finale che dia merito della sentenza e la divulgazione della decisione della Corte.
La procedura potrebbe essere molto lunga e proseguire per mesi.
Dopo il 15 ottobre, la Corte si riunirà nuovamente a discutere della Bossi-Fini mercoledì 29 ottobre.
Si ricorda che anche la precedente legge sull’immigrazione, la cosiddetta Turco-Napolitano, collezionò un gran numero di rilievi d’incostituzionalità sollevati dai tribunali italiani. Infatti, la Corte Costituzionale dal novembre 1998 al maggio 2002 (ovvero in due anni e mezzo di lavoro) esaminò ben 285 eccezioni, respingendole tutte.
La legge Bossi-Fini in fatto di eccezioni d’incostituzionalità ha un trend superiore: 435 in soli 13 mesi.






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 Red    - 15-10-2003

E intanto i migranti sbarcano in Campidoglio
L'Unità - 14/10/2003


Tra il dire e il fare, in questo caso, c’è di mezzo un decennio tondo tondo. È stato, infatti, oltre dieci anni fa che si è iniziato a discutere di quella figura di «consigliere aggiunto» in rappresentanza degli stranieri, che giusto ieri è stata definitivamente approvata dal consiglio comunale di Roma.
La delibera, di cui è primo firmatario Silvio Di Francia, regolamenta l’elezione di quattro consiglieri da parte dei circa duecentocinquantamila non comunitari residenti a Roma: e, così, questa nuova figura - già attiva in alcune città piccole e medie - assume, inevitabilmente, rilievo nazionale.
E costituisce il primo passo - certo parziale, ma simbolicamente assai importante - verso una idea e una pratica della cittadinanza che superi l’antico “diritto del sangue” (sono cittadini solo i membri della comunità nazionale) e definisca l’appartenenza a un sistema sociale, e i diritti e i doveri conseguenti, in base alla presenza attiva sul territorio: per motivi di studio o di lavoro; per libera scelta (conoscere il mondo, avere nuove opportunità) o per coercizione (fuggire da una carestia, evadere da un regime dispotico).
Che cosa unisce, infatti, un lavoratore senegalese, dipendente di una impresa edile, un manager dell’Illinois, dirigente di una multinazionale di computer, e una baby sitter di Lima, diplomata in scienza dell’educazione, arrivata in Italia nel 1995?
A collegare queste tre persone è il fatto che si tratti di “extracomunitari”, che vivono nelle nostre città, partecipano del benessere (e del malessere) collettivo, versano contributi e imposte. Tutti loro pagano la tassa sulla nettezza urbana: solo che, tutti loro, non possono contribuire a scegliere chi deciderà la politica pubblica in materia di raccolta della medesima nettezza urbana. Questo, finora. D’ora in avanti, a Roma, le cose inizieranno a cambiare. Lentamente, forse troppo lentamente, perché i mutamenti profondi - correlati all’elettorato attivo e passivo nel voto amministrativo - richiedono una legge nazionale, che attualmente non c’è.
Il prossimo quindici febbraio, in ogni caso, tutti gli stranieri regolarmente residenti a Roma verranno chiamati al voto, al fine di eleggere quattro rappresentanti di diverse etnie (e, tra essi, almeno una donna) per il consiglio comunale e uno per ogni municipio.
Come prevede la delibera approvata, “i consiglieri aggiunti hanno titolo a partecipare - senza diritto di voto - alle sedute del Consiglio comunale con diritto di parola sugli argomenti iscritti all’ordine del giorno”; a prender parte ai lavori delle commissioni consiliari permanenti; a presentare interrogazioni e interpellanze.
Non c'è alcun dubbio: i “nuovi cittadini” saranno tali solo se, e solo quando, potranno godere di diritti esigibili. E, in primo luogo, di diritti civili e politici.
Da questo, ancora, siamo lontani: e, tuttavia, il voto di ieri è un primo e cruciale passo avanti. Chi - come Gianfranco Fini e componenti significative del centrodestra - si è recentemente espresso a favore del voto amministrativo per gli stranieri, dovrà tener conto di questo precedente. Che, già ora, può avere due importanti conseguenze: l’inserimento (ancorché parziale) degli stranieri nel sistema dei rapporti politici - per il fatto di attribuire loro visibilità pubblica e rappresentanza istituzionale - potrà ridurre la diffidenza, quando non l’ostilità, di una parte della popolazione locale; e potrà meglio sostenere la richiesta di adeguate politiche sociali (per la casa, la sanità, l'istruzione) a favore degli strati più deboli della collettività straniera. Da oggi - ritengo - un po’ meno deboli.


 ilaria ricciotti    - 19-10-2003
Verrà cancellata questa legge nel momento in cui molti italiani si ricorderanno di essere stati loro stessi degli immigrati. Immigraziome interna ed esterna che ci dovrebbe aver fatto capire che significa emigrare in altri paesi, stare a contatto con altre culture ed uomini che il più delle volte ti arricchiscono, proprio con la loro diversità.