Centinaia di processi sospesi,
quasi tutte le eccezioni per l´articolo 13 sull´arresto dei clandestini
Da La Repubblica – luglio 2003
Immigrazione, giudici in rivolta
"È confusa e inapplicabile..."
L´articolo 33 non sembra dare l´obbligo al datore di lavoro di sanare il rapporto
Il 15 ottobre si terrà la prima Camera di consiglio sul nuovo Testo unico
ROMA - Duecentosessantuno eccezioni di incostituzionalità.
Duecentosessantuno casi che oggi pendono davanti alla
Consulta. Non c´è dubbio. La legge Bossi-Fini
non convince i giudici italiani, che continuano a
sospendere i processi a carico degli immigrati e a rivolgersi alla Corte
costituzionale. Contro il nuovo Testo unico sull´immigrazione
(legge 30 luglio 2002, n°189) «c´è un vero e proprio
record di ricorsi (261, al 4 luglio 2003, ndr) -
confida una responsabile della cancelleria della Consulta - che continua a
crescere mese dopo mese e minaccia di non arrestarsi finché la Corte non
prenderà una decisione». La prima Camera di consiglio è fissata per il 15
ottobre 2003. La legge Bossi-Fini? «Noi la stiamo applicando - aveva affermato l´allora procuratore di Milano, Gerardo D´Ambrosio,
nel novembre dello scorso anno - anzi stiamo facendo l´impossibile
per rimediare a certe norme macchinose e di dubbia interpretazione». E in effetti da subito la nuova legge aveva gettato nella
confusione le aule di giustizia italiane. La gran parte delle eccezioni di incostituzionalità investono l´articolo
13 della legge, in base al quale lo straniero irregolare che «senza
giustificato motivo si trattiene nel territorio dello Stato, in violazione dell´ordine di espulsione del questore, è punito con l´arresto da sei mesi a un anno». Molti giudici (a Roma,
Ravenna, Terni, Padova, Firenze, Bologna, Viterbo, Torino) ritengono che tale
disposizione contrasti con la Costituzione. E in particolare
con l´articolo 2 che sancisce il principio di
solidarietà. Con l´articolo 3, per la
disparità di trattamento tra cittadini italiani e stranieri: questi ultimi infatti sarebbero arrestati anche solo per un reato contravvenzionale. Con l´articolo 24 che garantisce il diritto alla difesa.
E con l´articolo 27, sulla
presunzione di non colpevolezza.
Le
leggi che sfidano la Carta
Una Costituzione
"ferita". Una serie di leggi ad personam di dubbia legittimità, che sfidano i valori
supremi sui quali si fonda il nostro ordinamento. Un principio, l´eguaglianza dei cittadini davanti alla legge,
ripetutamente violato. Un organo, la Consulta, guardato con diffidenza (basta
pensare all´indifferenza mostrata verso le sue
sentenze sul sistema televisivo). Dalle rogatorie internazionali al
patteggiamento allargato; dalla Bossi-Fini al falso in
bilancio; dalla legge Cirami al lodo Schifani, sono almeno sei le leggi che non convincono i
giudici italiani (che sollevano centinaia di eccezioni di incostituzionalità) e
il mondo accademico (che sottoscrive appelli al Capo dello Stato). Contro le
leggi del centrodestra, il numero dei ricorsi pendenti davanti alla Consulta
continua ad aumentare (circa 270, al 4 luglio 2003): la
Bossi-Fini con le sue 261 eccezioni sollevate fa la parte del leone. L´articolo della Costituzione in assoluto più violato
(almeno nel giudizio dei tribunali rimettenti) è il numero 3 che stabilisce il
principio di eguaglianza. Ma
anche l´articolo 111 che garantisce la ragionevole
durata di un processo (non ne terrebbero conto la legge sulle rogatorie, sul
patteggiamento, la Cirami e il lodo Schifani). Contro le «leggi italiane mirate e specifiche
per il primo ministro» si era schierato, nel febbraio 2003, anche Dato Param Cumaraswamy, nel suo
rapporto Onu sull´indipendenza
della magistratura…..