Scuola e trasporti, problema risolvibile se tutti rinunciamo a qualcosa
Giovanni Panunzio - 28-08-2020

Scuola e trasporti, problema risolvibile se tutti rinunciamo a qualcosa
Leggendo la notizia che Salvini ha proposto una mozione di sfiducia nei confronti della ministra Azzolina perché la scuola merita di meglio, non ho trovato nulla - né da parte dello stesso Salvini, né da parte di un altro esponente leghista (il deputato Rossano Sasso) - riguardo i trasporti scolastici. E non ho trovato nulla neanche nei lunghi pedanti elenchi che il leader della Lega è solito propinarci "quotidie". Evidentemente viviamo un'epoca in cui lo "spessore politico" di chi dovrebbe rappresentarci, destra, sinistra o centro che sia, è ai minimi termini e ai minimi storici. Si ignora o si oltrepassa il problema perché neanche la demagogia aiuta. Nessun parlamentare, nessun amministratore locale, nessun Comitato tecnico-scientifico, finora, è riuscito a proporre una soluzione ragionevole sulla gestione degli studenti negli scuolabus, nei pullman, nei treni, ecc. Per non parlare dei sindacati che, appena sentono discutere (ad esempio) di doppi turni, si inalberano. Ognuno deve rinunciare a qualcosa, altrimenti non se ne esce: il Governo e le Regioni devono rinunciare alla popolarità, le associazioni di categoria alle questioni di principio, gli operatori della scuola alle necessità personali, gli alunni e le famiglie alle pretese di perfezione. E se almeno noi semplici cittadini non riusciamo a fare ciò, non siamo migliori del legislatore, dei presidenti di Regione, dei sindaci e dei loro consessi. E' logico che: se non si vogliono assembramenti sui mezzi pubblici e alle fermate, se non si può far indossare a lungo la mascherina agli studenti, se non si può pretendere che bambini e ragazzi stiano seduti e fermi 5 ore e più, non si può pensare ad altro che a dimezzare le possibilità di frequenza fisica, di contatto e (perché no) di contagio. E tali possibilità sono correlate ai numeri. Se si riuscisse, almeno alle Superiori, a mandare a scuola, a turni alterni, la metà degli allievi di mattina e l'altra metà di pomeriggio, non oltre due/tre ore, compensando il periodo a casa con un collegamento online per seguire le lezioni non in presenza, si risolverebbe una porzione rilevante del problema. Rilevante perché: 1) Gli affollamenti sarebbero ridotti del 50%. 2) A scuola le mascherine verrebbero indossate non più di un paio d'ore. 3) Gli alunni starebbero in aula solo mezza mattina o mezzo pomeriggio, a settimane alterne, e non subentrerebbe la preoccupazione della pausa ricreativa e dell'uso ripetuto della toilette. 4) Le ore sarebbero di 60 minuti e le lezioni potrebbero iniziare e finire quando il traffico urbano è meno intenso ed è meno complicato effettuare controlli sul rispetto delle norme anti-covid. 5) Le scuole potrebbero accogliere i ragazzi, scaglionati, fin da un'ora prima dell'orario d'ingresso. 6) I trasporti distribuirebbero meglio le corse.
Naturalmente non basta. I Ministeri dell'Istruzione e delle Infrastrutture, in sintonia con le amministrazioni territoriali e con gli istituti scolastici, dovrebbero contattare subito - forse c'è ancora tempo - sia le aziende pubbliche e private di trasporti locali, sia le famiglie per: verificare se la quantità e la capacità dei mezzi garantisce il numero di posti sufficienti per condurre a scuola in sicurezza tutti gli studenti che non possono utilizzare veicoli propri, specialmente i pendolari; sapere quanti ragazzi possono muoversi autonomamente, a piedi, e quanti genitori riescono ad accompagnarli, o a dotarli di un mezzo di spostamento personale; cominciare a predisporre gli accordi con le suddette aziende; e fornire agli alunni strumenti di protezione in più, come le visiere. Se poi non si volessero proprio fare i doppi turni, metà della classe potrebbe frequentare tre ore di mattina e la seconda metà il giorno dopo, alternativamente. Nel pomeriggio gli studenti e gli insegnanti si ritroverebbero online (con la dad) per completare il quadro-orario.
Vediamo quali sarebbero invece i "sacrifici", i passi indietro da mettere in conto con i doppi turni: i ragazzi non socializzerebbero, di persona, con la metà dei compagni; i genitori che lavorano sarebbero "costretti" a chiedere qualche permesso in più, con l'avallo dei Ministeri competenti; gli insegnanti rinuncerebbero al giorno libero; i sindacati per il momento dovrebbero lasciar stare le diatribe anacronistiche; e chi ci governa potrebbe cedere sull'orgoglio (v. riapertura a tutti i costi il 14/9) e sull'onniscienza e, anziché avanzare proposte improbabili e contraddittorie che lo mettono sulla graticola, ascoltare non solo i Comitati di esperti, ma anche chi nella scuola vive e vede ogni giorno le esigenze e le criticità più disparate. A questo proposito la dichiarazione del 27/8/20, alla Commissione Istruzione della Camera, del coordinatore del Comitato tecnico-scientifico Agostino Miozzo è emblematica: "Lo scuolabus potrà avere un'occupazione massima, per il contatto stretto, di 15 minuti" (come se il virus aspettasse il via). Dichiarazione che fa a pugni con quanto scritto nel sito del Ministero della Salute, dove si definisce contatto stretto: "Una persona (probabilmente infetta o confermata) che ha avuto un contatto diretto con un caso covid-19, a distanza minore di 2 metri e di almeno 15 minuti". Ciò vuol dire che entro 15 minuti il coronavirus può passare da una persona all'altra, com'è ovvio, e che dunque nei 15 minuti di percorrenza massima, a massima capienza dei mezzi di trasporto scolastici i contagi non solo non verrebbero scongiurati, ma sarebbero probabili. Se non avessi capito che la confusione è più diffusa del virus, mi chiederei: dobbiamo dare ascolto al ministro Speranza o al dottor Miozzo? O a nessuno dei due? Sì, la situazione appare schizofrenica e tragicomica. Posso permettermi di stigmatizzarla perché è da maggio che sul tema invio mail (costruttive) a ministri, viceministri, presidenti di Regione e parlamentari. E il silenzio risponde.
Giovanni Panunzio
Insegnante in un istituto superiore
Cagliari


Tags: scuola, salvini, azzolina, trasporti, covid, studenti, insegnanti, mascherina, contagio, distanziamento, virus, coronavirus


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