Mizar
Naila - 13-12-2002
Si era trovata seduta in camera sua senza nemmeno rendersene conto, immersa in un ricordo lontano, pallido, effimero. Fu ridestata da un messaggio che inspiegabilmente aveva trasformato quel ricordo in realtà.
“Devo parlarti. Mizar”.
Non sapeva da quanti giorni le mancassero sue notizie, né poteva rammentare il motivo del loro così truce distaccamento.
Lui era sempre stato per lei il più tenero e sicuro punto di riferimento, la sola cosa al mondo che avesse avuto importanza e per la quale valesse la pena lasciare un posto nel proprio cuore, dove poter riporre quanto di lui le era più caro. E così aveva fatto e si era sempre portata appresso i ricordi di quella persona per cui “amico” era troppo poco e “amore” troppo coinvolgente, colui che per la prima volta l’aveva saputa amare e guidare, le aveva indicato la strada e si era detto pronto ad accompagnarla lungo il suo cammino.
Poi però crebbero, forse troppo in fretta, e quel loro legame divenne così forte e vero che lentamente iniziarono ad averne paura. Lo temevano perché non sapevano comprenderlo né spiegarlo e così lasciarono che s’indebolisse fino a farlo scomparire.
Ma nel suo cuore qualcosa si era spezzato, era morta quella sicurezza che lui e lui soltanto era in grado di offrirle. Tutta la profondità, la stima e la fiducia che lei riponeva in Mizar, ora, era svanita nel nulla, lasciando nel suo dolce animo tanto vuoto ed un’enorme ferita.
Era sconvolta dall’idea di poter rivivere il passato, per altro grazie ad un motivo che ancora non conosceva. Nei suoi occhi balenavano folgori di paura e sgomento, nell’attesa di avere da lui un nuovo segnale, qualcosa che potesse realmente riunire i due animi, qualcosa che cancellasse ogni rancore.
Ad entrambi, infatti, ma a lui in particolare, rancore ed orgoglio avevano sempre impedito d’essere puri, l’uno d’innanzi all’altra, poiché entrambi coltivavano un tale interesse reciproco che la sola idea di potersi deludere li spaventava ed irritava.
Ma in tutto questo non vi era ombra di falsità o ipocrisia, era semplicemente un gioco infantile per attirarsi e respingersi e poi tornare ad alimentare il desiderio di aversi, conoscersi, volersi bene.
Il tempo passò velocemente, senza che lei si rendesse realmente conto di cosa stesse accadendo, come del resto le capitava di continuo, da qualche mese, poiché ogni cosa era come vellutata, racchiusa in un velo trasparente che le permetteva di vedere ma non di sentire.
E poi eccolo, era venuto per parlarle, con il suo fare stravagante, quella sua aria dolce e temeraria che l’avevano sempre affascinata e che non pensava sarebbe mai più riuscita ad assaporare.
“Naila, devo iniziare con una cosa importante: ti voglio bene, tesoro… Ho bisogno di sapere se mi puoi perdonare… Sono uno scemo e me n’ero dimenticato, ma ho bisogno di te… torna al mio fianco…”.
Naila, così l’aveva chiamata… e questo la spiazzava, perché da tanto tempo, in cui non si sentiva più se stessa, sognava questo momento ma viveva un incubo, mentre ora tutto si era capovolto in un’improvvisa conversione di nomi, parole, sensazioni. Come poteva non fidarsi di lui? Come sarebbe potuto non riaffiorare ogni secondo della loro vita insieme, quella vita che le aveva dato così tanto da farla sentire distrutta in ogni sua parte?
Ma tutto era cambiato da allora e Naila non riusciva a dimenticare di essere in un presente che le imponeva di stare in guardia, di non riporre fiducia in chi gliel’aveva negata, anche se solo per un secondo. Era un presente che le impediva di scoprirsi e di farsi scoprire.
Tuttavia, aveva accettato di ascoltarlo, credendo di potergli essere d’aiuto per qualche suo dilemma o problema. Ma, in realtà, sapeva che Mizar era tornato unicamente per lei.
“Perché, Mizar? Per quale motivo torni da me, ora, interrompendo così dolorosamente un silenzio che mi stava assuefando, di cui ormai cominciavo ad apprezzare l’infelice bellezza?”.




Orsa Maggiore


Lei sapeva, ma non voleva accettare. Sapeva che il suo ritorno dipendeva da quest'ultima nuova vita, sapeva che egli era a conoscenza di tante cose, poiché solo un tale argomento avrebbe permesso a Mizar di cancellare quella futile boria che lo intrappolava nella sua stessa mente. Ciò nonostante, non capiva come questo fosse potuto accadere. Durante tutto il periodo in cui si erano diretti su due strade diverse, Naila si era sempre preoccupata di nascondere ogni evento al suo tenero amico, poiché non voleva contaminarne l’animo con dolorose notizie o tempestose preoccupazioni.
Rimaneva, quindi, sulla difensiva, incredula d’essere lì, immobile, esattamente in quel momento, esattamente come voleva, come aveva tanto sperato.
Ma la sensazione di gioia che le stava invadendo il cuore era destinata a dissolversi entro breve.
Quando, infatti, il discorso proseguì, ogni particolare si rivelò chiaro e l’angoscia che regnava sovrana, ormai da tanto tempo, sopra ogni pensiero di Naila tornò ad impossessarsi dell’atmosfera, delle parole, dei sogni, scacciando la tranquillità che lui le aveva donato.
Mizar aveva bisogno di risposte, per capire, per capirla. Nella sua testa panico e confusione avevano preso il sopravvento, nonostante non ne lasciasse trasparire nemmeno l’ombra, apparendo forte, sicuro di sé, pronto a far di tutto perché le cose fra loro tornassero come prima. Soprattutto, però, era pronto a difenderla da chiunque o qualunque cosa l’avesse allontanata da lui e dalla stessa Naila che aveva amato così profondamente.
“Sono preoccupato, Naila, sono preoccupato perché so che sei cambiata, che non sei più la stessa, che frequenti persone con cui non dovresti stare. So che ti sei rifugiata in un luogo tetro e disgustoso. Scappavi dalla solitudine che io ti ho lasciato dentro, ma ti sei incamminata lungo una strada sbagliata ed hai affidato la tua innocenza a qualcuno che ha saputo rovinare la purezza del tuo cuore…”
Erano terrore e sgomento ciò che lei sentiva crescerle nell’animo. Sapeva che era l’inizio di un gioco pericoloso e non se la sentiva di combattere contro un male che si era cercata da sola. Un male che da un certo punto in avanti non aveva più potuto controllare.
Era tutto vero, ogni parola di Mizar la trafiggeva proprio perché rifletteva la verità che lei non voleva accettare.
Non riuscì a pensare ad altro che “Restane fuori, Mizar, ti prego”. Aveva paura come mai nella sua vita ne aveva avuta e l’idea di lasciarsi invadere da un simile terrore la ossessionava, martellandole continuamente la testa.
Continuava a respingerlo, non perché non lo desiderasse, ma perché era la persona più importante della sua vita e, pur avendo tremendamente bisogno di lui, non riusciva a concedersi di trascinarlo in una storia che l’avrebbe certamente ferito.
“Non devi capire nulla, Mizar, devi semplicemente dimenticare quello che hai saputo. T’informerò io di quanto accadrà e di come si svolgeranno i fatti, ma tu non mi dovrai cercare, non dovrai pretendere di potermi aiutare, poiché realmente non ti è possibile”.
“Naila, ti prego, ascoltami! Nemmeno tu, da sola, puoi sistemare ogni cosa e forse anch’io non posso fare niente… ma questo niente io te lo sto offrendo… è tutto quello che ho. Non mandarmi via…”.
Ed era così, egli non aveva sicurezza alcuna che le potesse garantire una soluzione, un modo per dimenticare ogni tenebra e tornare a vivere serenamente.
Doveva solo convincerla a fidarsi di lui, ancora una volta.
Aveva sempre fatto parte della vita di Naila e lei della sua e l’assenza di uno dei due li distruggeva entrambi, poiché stare lontani sarebbe stato come uccidere una parte di se stessi.
Nella mente di Naila dominavano disperazione e rassegnazione per quanto le era successo e non poteva ammettere che fosse ora di alzarsi in piedi e combattere contro un nemico che le aveva insegnato a farsi del male. Temeva quel nemico e ne aveva ragione: egli l’aveva derubata d’ogni semplicità, avvelenandola e ferendola nella più intima dolcezza. Egli portava il nome di un male eterno, ma Naila non poteva neppure pronunciarlo, in quanto il solo suono di quella parola ridestava in lei le più piccole sensazioni che aveva provato osservando i frammenti della propria vita caderle davanti.


continua...


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