Truffate sì, ma fatelo all'inglese
Giuseppe Aragno - 02-10-2012
La statalistica è scienza e guai a dubitare: il Paese nell'insieme è fatto ormai di "montiani di ferro" e montiana è la stampa che conta. Non si perde occasione per cantarne le lodi. Pochi giorni fa, dopo il lamento d'obbligo sulla nostra scarsa dimestichezza con la lingua inglese, politologi d'ogni colore, editorialisti e osservatori politici sono andati tutti in brodo di giuggiole, perché Monti ha deciso di "invertire la tendenza" e, invece d'investire sulla scuola per potenziare l'insegnamento delle lingue, ha segnato sul calendario della nostra vita politica un nuovo insuperabile record. La svolta è epocale, s'è detto: per la prima volta nella storia degli esecutivi italiani, sul sito web istituzionale è apparso un comunicato stampa nella lingua di quella che fu la "perfida Albione". Chiunque si prenda la briga di dare uno sguardo rimane stupito: il titolo della prima informativa nella lingua imperiale è affascinante: Italian economy picks up in 2013; structural balance remains on track. Una musica deliziosa per timpani educati. C'è della poesia in questo governo tecnico e davvero non si può negarlo: Monti ha avviato una rivoluzione, anche se, da buon moderato, s'è limitato per ora all'inesplorato campo linguistico.
Come fedeli davanti al sangue di San Gennaro, in una sorta di trance, i "supermariani" si sono affrettati a spiegarci col solito tempismo che quel comunicato tecnico di due pagine web, pieno zeppo di dati esposti con perizia grammaticale e un lessico di livello superiore, è figlio di una accorta strategia: fornire messaggi subito comprensibili e, ciò che più conta, rassicuranti per gli immancabili investitori esteri. God save Monti! - hanno gridato in estasi i "montiani". Il progetto è spregiudicato e lungimirante!

Le ciambelle, però, non riescono tutte col buco, si dice da noi nel provinciale idioma di Dante e Manzoni, e occorre ammetterlo: non tutto è andato per il verso giusto. In Francia, dove, si sa, gli investitori sono una manica d'ignoranti, non solo non hanno capito un bel niente della nuova "comunicazione istituzionale in Italia" e non hanno colto il grande sforzo di attirare capitali dall'estero, ma in un provincialissimo francese la Fnac ha addirittura manifestato l'intento di lasciare l'Italia.
Che dire? Forse la rivoluzione è stata troppo radicale, forse Monti - God save the king! - avrebbe dovuto scrivere il comunicato anche in francese, perché da quelle parti sono tutti piuttosto nazionalisti. Sta di fatto, però, che a Parigi, abituati forse a leggere in Italiano i nostri comunicati, si sono confusi e ci hanno preso per inglesi. Può darsi, poi, che gli "ombrosi mercati" si siano allarmati: "Ohibò!", si saranno detti, "ma l'Italia sta messa così male, che il suo governo ha rinunciato a farsi capire dai cittadini e parla esclusivamente agli "investitori esteri!". In fondo, i mercati non lo sanno che qui da noi i cittadini non contano più nulla...

Va bene, così sostengono i "montiani": la Fnac se ne va, ma il governo ci ha provato e i "tecnici" sono innovativi. Nulla da spartire coi politici che come sempre rubacchiano e finiscono sui giornali. Quando fanno mariolerie, i tecnici si muovono con discrezione protetti dalla stampa, che intanto spara a zero sui politici mariuoli. Qualcuno s'è accorto che Passera oltre a parlare inglese, è imputato di una italianissima frode fiscale? E c'è chi si ricorda che quel gentleman del sottosegretario Adelfio Cardinale si porta sull'inglese groppone l'italica accusa di truffa? Nessuno. Nemmeno i giornalisti! La verità è che ormai la faccenda funziona così: nessuno può truffare, tranne i "tecnici". Loro, però, lo fanno all'inglese.

Tags: Monti, inglese, Fnac, Passera, Adelfio Cardinale


interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 Rosario dello Iacovo    - 04-10-2012
Tutt’altro discorso sarebbe insegnare davvero l’inglese agli studenti italiani. Ma servirebbero docenti. E, magari, un po’ meno precari.