Questione compiti
maestra Chris - 09-03-2011
In riferimento a un articolo che, nel 2005, si e ci chiedeva "Perchè tanti compiti?", riceviamo e pubblichiamo. Red


Io sono insegnante di scuola elementare e concordo con i genitori che lamentano troppi compiti: io ne dò pochi pochi.
Volevo però riferire una mia esperienza: in una prima elementare di qualche anno fa i genitori si LAMENTARONO vivamente perchè davo TROPPO POCHI compiti.
Ci sono anche queste realtà: ad alcuni pare che la scuola sia di serie B se vengono dati pochi compiti.
Così come un'insegnante viene giudicata incapace se non è abbastanza "severa" dove per severa si intende "cattiva, acida, aggressiva".
Sono luoghi comuni che sono stati appioppati agli insegnanti da persone inesperte.
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 Michele    - 09-03-2011
Maestra Chris
sono un genitore aperto e cerco di non criticare troppo le insegnanti della mia bambina che fa prima elementare.
Però anche a me capita di restare un po' sbigottito di fronte a scelte educative che non comprendo fino in fondo.
Il "compito" del compito è a mio avviso quello di educare il bambino — dall'inizio del suo percorso di studente — a impegnarsi dentro e fuori scuola a perseguire l'obiettivo di imparare: imparare non solo le nozioni ma anche un metodo e una disciplina. Ora la scuola termina a metà pomeriggio e quindi posso anche comprendere che a casa la bambina stia un po' in libertà a rilassarsi e a giocare e che quindi i compiti da fare per il giorno dopo siano pochi. Però ci sono momenti (e tanti) di svago anche a scuola — a quello che mi è stato detto — e il mio dubbio è che alla fine questo metodo e questa disciplina non si apprendano né con lo stare il pomeriggio a scuola né con il compitino esiguo da svolgere in mezzora a casa. Altro capitolo sono i compiti da dare nel fine settimana; perchè quelli per il giorno dopo sono pochi ma quelli per il lunedì diventano poi troppi (e certo che se la bambina a casa non li fa mai si figuri al sabato o la domenica quando poi si concentrano le attività sociali o di svago della famiglia). Ho passato la mia infanzia a fare paginette di lettere, stecche nei quadretti e cornici... sinceramente non so dirle ora se fossero tanti o pochi, ma so per certo che quel tempo per i compiti, definito da un orario ben poco flessibile dai miei genitori, mi hanno insegnato la disciplina nello studio. Quindi io la penso così: di cominciare, anziché dare "pochi pochi" (come lei scrive), a darne pochi ma con metodo.
Per quanto riguarda il suo modo di intendere la severità non credo che quello che noi genitori vogliamo sia cattiveria, acidità e aggressività ma più fermezza e più autorità. C'è il momento ludico e il momento serio in tutte le cose (persino nei lavori più duri) ma devono distinguersi l'uno dall'altro. Per un bambino il confine tra questi due momenti non esiste ed è la maestra che glielo deve insegnare con la giusta dose di quella che, in senso generico, è definita severità.
Se devo lamentarmi quindi di una cosa che la scuola sta facendo alla mia bambina è proprio quella di avere sballato alcuni valori che per sei anni abbiamo cercato di insegnarle e da quando va a scuola ci sembra che si lasci un po' troppo andare ad atteggiamenti che prima non aveva.
Naturalmente il mio è un parere.

 Cristina Braila    - 09-03-2011
Caro Michele a questo mondo tutto può accadere. Lei ha una bambina e da bambino, a scuola, passava il suo tempo "a fare paginette di lettere, stecche nei quadretti e cornici..."! Ma di quale scuola parla? Quella della cannuccia e del pennino? In Italia, a partire dalla fine degli anni Sessanta del secolo scorso, prevalse ovunque il "metodo globale"...



 Michele    - 10-03-2011
Be' si ho fatto le scuole nel secolo scorso e probabilmente con le insegnanti che non avevano ancora imparato il "metodo globale" come lo chiama lei.
Era una scuola nella quale non si parcheggiavano i figli fino alle 17 e era un mondo nel quale le mamme stavano accanto ai figli mentre facevano i loro compiti e dove la TV dei ragazzi aveva un orario ben preciso e confinato e non esistevano canali on demand e giochini della nintendo...
Se vuole le appoggio una qualsiasi critica a come stia morendo la scuola per mille motivi esterni (in primis quelli che hanno come responsabili le famiglie) ma cosa centra questo con quello che lei dice a proposito dei compiti non riesco a coglierlo.
Se lei ha un suo metodo e lo ritiene valido lo attui fino in fondo e lo condivida con i genitori e non si lamenti solo del fatto che un anno le si rimproveri di darne pochi e un anno di darne troppi.
La fermezza di cui parlavo nel mio precedente commento la dimostri anche con loro. Argomentandola però e non dando dell'"antico a" chi le ha fatto una considerazione che condividono molti genitori che conosco.
Io credo che anche scrivere "stando sulla riga" — come mi hanno insegnato — serva a costruire una buona persona. Lei ritiene che questo metodo antico sia da scuola gentiliana. Le opinioni divergono. Non ho la presunzione di sapere quale sia quella più giusta.
A presto

 Cristina Braila    - 10-03-2011
Beh, sì (avverbio, accento sulla i, altrimenti sembra una nota musicale), era un altro mondo. Lei, Michele, è nervoso e sbaglia. Mi scambia per la maestra Chris, ma non è così. Sono una mamma. Non generalizzo, non guardo al passato come fosse l'età dell'oro e, soprattutto, non invento anacronistiche asticelle per sostenere una tesi preconcetta. Non stanno in piedi. Tutto qui, caro Michele. Per quanto mi riguarda, non c'è altro da dire. Cordiali saluti.

 Michele    - 11-03-2011
Sig.ra Cristina ognuno ha le sue idee (anche preconcette) e le esprime.
Ricambio il suo cortese saluto.

 C66    - 16-03-2011
Concordo pienamente con Michele, c' è davvero tanto bisogno di recuperare gran parte della ideologicamente vituperata "scuola del passato" se si vuole un futuro per le nuove generazioni.