Riflessioni su Ground zero: fotografare il buco
Giuseppe Aragno - 09-09-2002
Scrivo di getto, e chiedo ospitalità senza rileggere. La notizia è di quelle che scuotono e non so tacere. Lo annuncia "fuoriregistro", settimanale on line degli insegnanti italiani, stampa di cui fidarsi, e fa piacere: il nuovo anno zero è nato a New York, tra ciò che resta del tragico Ground zero . Dopo le olimpiadi classiche e Roma fondata, dopo il prodigio di Betlemme e la fuga di Medina, c'è ora il mistero di New York. Siamo all'anno uno e San Silvestro è l'undici settembre. I tempi sono quelli che sono e incontrare un punto fermo non è cosa da poco. D'accordo, l'evo nuovo parte da un buco, un vuoto, un lutto difficile da elaborare, ma è pur sempre qualcosa. D'altro canto, cosa chiedere ad un anno zero partorito dall'orrido accoppiamento di cumuli di detriti con resti umani - quarantamila non identificati ci informano con macabra pignoleria - in un vuoto circondato da bandiere e bancarelle, dove turisti scattano foto morbose e comprano salsicce?
Ricorre a giorni il primo capodanno e "il mondo intero" è in attesa dell'evento. E qui qualche dubbio mi assale. Nella mia Napoli, per dirne una, nei rioni popolari soffocati da disoccupazione, miseria e camorra, l'anno uno dopo Ground Zero passerà inosservato: la gente non s'è accorta del cambiamento. Non se n'è accorta, ci potrei giurare - e come avrebbe potuto? - l'incorreggibile teppaglia che si diverte a lanciare sassi nella Palestina occupata, non se ne sono accorte le larve subumane che a centinaia di milioni si trascinano per le vie dell'India e le caterve di derelitti che lottano quotidianamente per la sopravvivenza in tutti i continenti. Miliardi di persone ignorano bellamente lo storico avvenimento, sicché, stringi stringi, scopri che "l'intero mondo" in attesa si riduce ad alcuni milioni di occidentali ed ai loro poteri statali. Vengono i brividi. Sta nascendo un mondo che è un vuoto, un'identità non verificabile, un verminaio germinato dal tragico mostriciattolo prodotto dall'attentato alle torri gemelle e la stragrande maggioranza della popolazione del pianeta non se n'è accorta! Non se ne sono accorte - ed è ciò che sconvolge - le periferie che hanno pensato e condotto l'attacco al centro della terra. Sembrerà strano ma è così. E per scoprirlo non occorre andare in Amazzonia. Venga qualcuno a Napoli, nella "167" di Secondigliano, nei "quartieri spagnoli", nei vicoli della Sanità, di Pendino, Vicaria e Mercato e chieda alla gente perché s'è scagliata contro il centro del mondo. Sentirà le risposte. In quanto alle vicende della storia, di cui si può dire ormai tutto e il contrario di tutto - che è finita e risorta, o forse si è interrotta per far posto a un'altra storia ma è bene non chiedere storia di che? storia di chi? - in quanto alla storia, dicevo, mi informano d'un tratto (e sembra una minaccia) che c'è poco da fare: visto che vive, siamo costretti ad esserne protagonisti. Tutto questo mi allarma e mi chiedo angosciato: prima dell'anno zero ci furono protagonisti non costretti? Per favore, signori, fuori i nomi.
Lo ammetto. Sono un vecchio ostinato e non riesco a guardare a domani senza tener d'occhio ciò ch'è stato ieri. Non credo alle cesure nette, ai cambiamenti improvvisi e diffido di qualunque anno zero e di ogni "tabula rasa". Il nuovo mondo che si vuole far nascere, col nuovo ordine e la nuova Costituzione a me non pare nuovo. Ne ricordo uno uguale, descritto anni fa Marcuse, abitato da un uomo misterioso a una sola dimensione. Un mondo, mi spiace dirlo, già analizzato in manifesti "deliranti" per definizione da alcuni giovani sciagurati che si dichiararono soldati di una guerra che volemmo unilaterale - una "non guerra" - che ci sembrò incomprensibile, fu condotta male, nell'isolamento, e fu persa, ovviamente, come sembrò che fosse nella logica delle cose. Dirò consapevolmente cose che faranno rivoltare i benpensanti. L'obiettivo di quella "non guerra" furono la NATO, il Fondo Monetario Internazionale, la tirannia delle multinazionali. Il mondo "nuovo" insomma, quello d'oggi, che è già nato da tempo, si è consolidato e già invecchia, un mondo il cui anno zero non si colloca certo alla data dell'attentato alle torri gemelle. I giovani sciagurati sbagliarono e pagano. Ma, diciamocela tutta, deliravano davvero? E queste mie annotazioni sono anch'esse un delirio? Dio, quanto male si può fare per difendere la "democrazia". E quanto male può venire da embrioni di moderne dittature legittimate da controfigure della sinistra.
A chi ci opponiamo mi hanno chiesto? A chi parla per la sinistra e si colloca a destra. Potrò sbagliare, ma all'ordine del giorno c'è, oggi più che mai, un aspro scontro sociale. Una volta avremmo detto uno scontro di classe.

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 Costantino Nigro    - 15-09-2002
Sono perfettamente d'accordo. E' angosciante che un episodio doloroso quanto oscuro possa essere usato a fini di così pericolosa propaganda. Il nuovismo a tutti i costi, l'idiozia della unità di vedute in politica estera e l'acritica accettazione di ogni "versione" ufficiale" dovrebbero far riflettere. Io mi domando perché chi scende in piazza unito per la protesta, sacrosanta s'intende, contro il berlusconismo, si divida poi su temi di questa portata. La sinistra ufficiale, quella dei partiti e dei sindacati potrà agitarsi quanto vuole, ma non riuscirà a sfuggire al giudizio della storia.