Riparliamo di scuola 3
Roberto Renzetti - 24-11-2007
Parte terza


MA CHI E' CHE SOSTIENE IL MINISTRO ?


Ormai il ministro è espressione autorevole del Partito Democratico (PD) insieme alla sua vice Bastico. Inoltre egli è portatore di una mozione che organizza i teodem (ci sono anche Binetti e Bobba) a favore di Veltroni, il quale, con la chiarezza che lo contraddistingue, non ha detto una sola parola sulla scuole e quindi sulla laicità in senso lato della Repubblica. A chi rivolgersi per fermare tal Fioroni, quindi? Il sindacato è fatto anche dalla Cisl di Pezzotta che è grata al ministro per la sua appassionata partecipazione al Family Day. La UIL è meglio lasciarla perdere. La CGIL è invece schizofrenica. Strilla in qualche occasione e poi firma dei contratti indegni per i lavoratori (ma non per i dirigenti scolastici che sono al vertice degli interessi di tale sindacato che ha dirigenti che sono dirigenti scolastici senza colpo ferire sul piano della preparazione). Vi sono poi tutte le organizzazioni parallele gestite da persone che hanno insegnato solo qualche giorno e godono ora di distacchi che li hanno liberati dalla fatica di insegnare (CIDI, Proteo, Legambiente scuola feudo dell'ex margherito e sostenitore del family day Realacci ed oggi democratico, ...): qualche critica su aspetti secondari ma mai un affondo ed una richiesta di dimissioni di un personaggio che non lavora per la scuola pubblica ma per quella confessionale. D'altra parte cosa potrebbero fare se sono invischiati fino al collo (come paggi fernandi e cavalier serventi, ben remunerati però) in ogni attività del ministero, in convegni, conferenze, aggiornamenti in giro per l'intera penisola in hotel di prestigio (tutto regolarmente pagato di noi con ritorno ZERO: si taglino questi sprechi e si lascino in pace i lavoratori della scuola!) ? A sostegno del ministro, con una esemplare partita di giro, oggi è anche passato Marco Rossi Doria che da la Repubblica si sbraccia per sostenere la sua nuova collocazione politica. Siamo democratici, lasciateci lavorare.

Vediamo i potenziali oppositori a questi scempi: Rifondazione comunista, Verdi, Comunisti italiani, il Manifesto.

Rifondazione Comunista è assente irresponsabilmente; i verdi credono di essere rappresentati da Legambiente che invece è una ferrea sostenitrice del ministro; i Comunisti italiani vivono in una confusione incomprensibile: da una parte vorrebbero una scuola laica e pubblica, dall'altro quando fanno i convegni invitano come principale relatore Berlinguer, l'affossatore della scuola e personaggio che imperversa ancora dappertutto, anche sulla squallida rivista ItalianiEuropei insieme ai bertagnani Luisa Ribolzi e Tagliagambe di morattiana memoria (non a caso fanno parte del club buonsenso per la scuola, perché tengono famiglia); il manifesto ha i lettori molto più avanzati del direttore il quale per parlare dei disastri della scuola si è rivolto a Berlinguer (sic !) con l'indignazione di una quantità fortunatamente grande di lettori che hanno subissato di lettere di protesta il quotidiano.
E' che in generale in Italia si vive in un luogo dove non è nella coscienza politica la fondamentale importanza della scuola. Sembra un orpello e le cose importanti sono sempre altrove. Vi sono solo i furbetti della parrocchietta che hanno appreso a rubare anche sui fondi per la pratica democratica dell'istruzione.


E COSA DICONO I DOCUMENTI DELLA COMMISSIONE?


Ci vorrebbero far credere che finalmente si ritorna ad una scuola seria ma si tratta di parole vuote. Vi era stato uno di questi provvedimenti che mi aveva visto speranzoso. Si era strombazzato il ripristino degli esami di riparazione ... avevano scherzato, non è così (ed il povero Ranieri ci è cascato, poverino: si veda in proposito il Secolo XIX del 5 ottobre 2007 ). Ma è addirittura peggio perché il boy scout fa entrare nella scuola agenzie esterne per preparare gli studenti non agli esami perché non vi sono ma a preparare e basta (dimostrazione del livello di cialtroneria del ministro, del vice e dello staff). Aveva detto il pio uomo che a partire dall'anno in corso (il 2007/2008) "nei confronti degli studenti per i quali, al termine delle lezioni, è stato verificato il mancato conseguimento della sufficienza in una o più discipline, il Consiglio di classe procede al rinvio della formulazione del giudizio finale [...] sarà la scuola a farsi carico dei cosiddetti "interventi didattici finalizzati al recupero dei debiti formativi registrati, che la scuola è tenuta a realizzare entro il 31 agosto dell'anno di riferimento. A settembre (entro il 7 settembre o comunque prima dell'inizio delle lezioni) gli stessi insegnanti "in sede di integrazione dello scrutinio finale, procedono alla verifica dei risultati conseguiti e alla formulazione del giudizio definitivo che, in caso di esito positivo della valutazione, consente l'ammissione dell'alunno alla frequenza della classe successiva". Era lecito pensare agli esami di riparazione ? Neanche per idea! Ed allora perché tanta enfasi in un annuncio di provvedimenti che non provvedono ? Per l'effetto polverone di cui dicevo. Non c'è assolutamente nulla da fare: se non si prevedono sanzioni, le cose continueranno così con ulteriori effetti di degrado entropico. E le sanzioni, che pure nei Paesi che si sono imitati vi sono, non ci sono perché questa parola non si usa tra i cattocomunisti. Anche perché, diciamocelo fuori dai denti, a Fioroni non interessa assolutamente nulla la scuola della quale fa il ministro a libro paga della collettività che paga le tasse; al boy scout interessa la scuola che usano i ricchi evasori ed i gestori miracolati dall'ICI. (Si pensi solo che, quando si parla dell'insegnamento della storia nella scuola dell'infanzia vi era una prima versione che diceva: «Promossa da ordini religiosi e comunità parrocchiali». Nella nuova versione si legge: «Ha le sue origini nelle comunità locali come i Comuni e le Parrocchie] e in esse è cresciuta»).

Vediamo le cose in maggiore dettaglio. Dare sei rossi a degli studenti era diventato un atto di mero masochismo. Chi doveva lavorare e studiare era l'insegnante che lo aveva indicato come insufficiente. Il fanciullino nullafacente poteva anche non presentarsi alle lezioni alle quali il masochista lo aveva inviato. Si ma poi, a settembre, alla verifica del recupero il masochista lo bocciava. Chi pensa questo ha in mente la fantascuola. I consigli di classe sono strapieni di mamme o di mancate mamme che sanno di psicologia da bodoir. Poi vi sono gli insegnanti di educazione fisica, di religione, di arte, .... che promuovono a prescindere. In fondo chi aveva assegnato qualche debito era l'insegnante di qualche materia strutturata, insegnante inviso ai giocherelloni di altre discipline ed ai fautori della gita sempre e comunque. Non si boccia perché non sta bene. E dopo qualche anno di questa pratica becera i ragazzi che sono molto più svegli di come vengono dipinti capiscono bene il principio del minimo sforzo e, senza colpo ferire vanno avanti restando superignoranti con complicità colpevoli di genitori, dirigenti, professori. Allora non li diamo neanche più questi sei rossi eviteremo problemi di ogni tipo, con il dirigente e con le famiglie. Certo resterà il lamento ipocrita delle prove PISA et similia, ma chissenefrega di un qualcosa che risulta sempre a responsabilità mai ben definita ed individuabile.

Ma cosa accade alle menti che una volta erano pensanti ? Non si rendono conto di quante intelligenze giovanili stanno ammazzando ? Il 2 aprile 2007, una delle aggregazioni spontanee più serie operanti nella scuola, il manifesto dei 500, in una lettera al ministro, dopo aver criticato la legge 53 con parole inequivoche:

Le "indicazioni nazionali" introdotte dalla Moratti, infatti, hanno segnato un abbassamento culturale molto grave; hanno cominciato a differenziare in modo evidente i programmi tra le zone del Paese, le singole scuole e persino le classi; hanno infine cercato di imporre agli insegnanti un modello preciso di lavoro e programmazione. In pratica queste indicazioni vanno esattamente nella direzione opposta a quella di una scuola che garantisca nello stesso tempo diritti uguali per tutti e libertà didattiche, pedagogiche e di insegnamento che sono alla base non solo di uno Stato democratico, ma più in generale della libera ricerca, del confronto e del progresso della pedagogia stessa.

e dopo aver espresso somma preoccupazione su indicazioni nazionali che affidino alle scuole il compito di scegliere contenuti culturali diversi, obiettivi diversi in nome dell'autonomia che vorrebbe solo dire continuare a smembrare il sistema e, ancora una volta, venir meno al dettato costituzionale, aveva chiesto a Ceruti:

Gent.mo prof. Ceruti,
gent.mi membri della commissione,

la logica ci porta a concludere che i Programmi Nazionali, lungi dall'essere "superati", sono i soli a rispondere pienamente all'esigenza di garantire un buon livello culturale, l'unitarietà del sistema e la libertà di insegnamento.
Esiste quindi un modo semplice e chiaro per garantire tutto ciò e nello stesso tempo "ascoltare" davvero gli insegnanti e i genitori: ripristinare i Programmi Nazionali come è stato richiesto a gran voce da tutte le componenti del movimento, indipendentemente dalle diverse posizioni politiche, pedagogiche, filosofiche di ognuna.
Se poi, come è normale, i programmi dovranno essere rivisti e aggiornati, si potrà aprire un reale dibattito nel Paese sui contenuti culturali da inserire o cambiare.
Ma per rimediare ai danni dell'ultimo periodo è necessario prima di tutto un provvedimento urgente di ripristino della situazione precedente.
E' questa indicazione che ci attendiamo dal vostro lavoro, è questo che attendono tutti coloro che si sono mobilitati e un anno fa avevano votato il nuovo governo per rimediare ai danni di questi anni.


A queste fondatissime preoccupazioni di abbassamento culturale e di smembramento del sistema scuola a cui si accompagna una pressante richiesta di ripristino dei programmi nazionali, la Commissione Ceruti risponde con la pubblicazione dei primi due documenti: Cultura Scuola Persona e Il curricolo nella scuola dell'autonomia. Due documenti democristiani con tanto pedagogese sulla linea Berlinguer-Moratti.

Vediamoli, ancora con l'aiuto de il manifesto dei 500.

Il secondo documento, alle sue prime battute dice qualcosa che nega il concetto medesimo di indicazioni nazionali. Si dice che con il riconoscimento dell'autonomia alle istituzioni scolastiche il posto che era dei programmi nazionali viene preso dal Piano dell'Offerta Formativa che, come è affermato nella vigente normativa, è "il documento fondamentale costitutivo dell'identità culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche". Ricominciamo cioè con ciò che è alla base di ogni fallimento: ogni scuola si fa il suo Pof, lo infiora come vuole, si dibatte molto a lungo (come si fa in TV, senza competenze) ed i ragazzi risultano fregati. Ma il Pof discende da elaborazioni professionali degli insegnanti (che bravi!) in quanto il cuore didattico del Piano dell'Offerta Formativa è il curricolo, che viene predisposto dalla comunità professionale nel rispetto degli orientamenti e dei vincoli posti dalle 'Indicazioni' e la sua elaborazione è il terreno su cui si misura concretamente la capacità progettuale di ogni scuola. Si sente la mano del buon pedagogista. Circuiti di parole che non dicono nulla e che, in mancanza di serie e stringenti indicazioni differenti, lasciano tutto come è. Il documento continua con un elenco di banalità che fanno cadere le braccia: evidentemente i pedagogisti dell'università scoprono l'acqua calda (Si impara in un contesto sociale che è tale non soltanto perché avviene in una specifica situazione storica e culturale, ma anche perché si impara con gli altri, che sono gli adulti insegnanti responsabili dei processi educativi che innescano e i pari che con le loro diverse caratteristiche contribuiscono alla presa d'atto progressiva delle proprie e delle altrui specificità. Si impara inoltre mediante l'ausilio di strumenti, materiali (libri, quaderni, computer...) e simbolici (i diversi alfabeti della conoscenza) che consentono la progressiva appropriazione del patrimonio culturale della società in cui si vive ...).
Ma la cosa preoccupante l'hanno già detta in quella frase citata in precedenza. Una scuola dovrebbe avere un'identità culturale ? Che vuol dire ? Che si deve lavorare per omogeneizzare i giovani ? Detto in positivo: la scuola deve fornire a tutti i ragazzi gli strumenti per apprendere ed ognuno si formerà da sé la propria identità culturale. Se dare questa identità fosse fine della scuola saremmo in un regime in cui si accetta un unico modo di essere che deve essere trasferito sui ragazzi. L'articolo 9 della nostra Costituzione dice che la Repubblica promuove la cultura. e ciò vuol dire che la Repubblica non è indifferente o neutrale nei confronti della cultura, ma non s'identifica in nessuna cultura. Non è quindi compito della scuola preoccuparsi delle identità culturali dei ragazzi o peggio della singola scuola. La scuola deve fornire i mezzi a tutti per inserirsi senza discriminazioni nel mondo del lavoro e nella società. Non è cosa di poco conto e lo si capisce bene osservando chi invece funziona in modo da dare una identità culturale. Prendete le scuole confessionali care a Fioroni. Qui tutto funziona con un indirizzo culturale preciso, dalla scelta degli insegnanti, dall'indagine nella loro vita privata, da ciò che si insegna e soprattutto da ciò che non s'insegna. Senza andare oltre si capisce bene di cosa si tratta.


Qui la prima parte

Qui la seconda parte


continua


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