A proposito di impronte
Fuoriregistro - 08-06-2002
Chiesero a un saggio come distinguere il passaggio dal giorno alla notte. La risposta fu 'Quando non riconosci più tuo fratello guardando il volto di un altro. A quel punto, qualsiasi ora del giorno sia, sarà comunque notte'
(Proverbio asiatico)


L’impressione è che vada tutto alla rovescia e la faccenda delle impronte digitali lo conferma tragicamente.
Noi che abbiamo creato un mondo dispari, irrispettoso di diritti e dignità, non sappiamo più proporci in termini positivi, i termini di una convivenza rollante, come rolla e beccheggia la nave nel seguire la sua rotta, e proprio nell’instabilità trova la ragione del suo equilibrio.
Ci accontentiamo della sicurezza, divenuta il nuovo dio, finalmente svelato a chi per tanto tempo si è creduto impotente.
In nome della sicurezza partiamo per le crociate contro il nemico che sta in agguato ad ogni angolo, anche dietro casa nostra.

E le impronte si allargano a macchia d’olio. Invochiamo la legittimità degli eserciti, che schedano i loro iscritti, del copyright, che protegge i nostri prodotti, della difesa (legittima) contro chi dovrebbe piantarla di offenderci, senza neppure ci sorga il dubbio che si stia difendendo anche lui.

E la scuola, per favore, la scuola fuori di qui. Basta occuparsi di questioni che non la riguardano, è una vergogna, un fuoritema costante. Pensiamo piuttosto ad organizzarla bene, ordinatamente, ruoli da non confondere e un futuro da costruire senza intoppi.

Un futuro per chi?

Per me che non so neppure cosa mangio, o chi sto sfruttando mentre infilo il maglione appena comprato?
Per te che hai imparato solo ad ammazzare e sarai ammazzato per questo e non avrai nessuno che verrà a piangere il giorno dopo?
Per i mille bambini da collezione che fanno tanto bene alla coscienza dilavata dalle copiose lacrime davanti al televisore?
Per i fabbricanti di serrature, antifurti, porte blindate, gabbie, chiavi, cancelli, chiavistelli, metal detector, telecamere, manette, catene?
Per gli esercenti del controllo in ogni sua forma, arbitri del bene e del male per ciò stesso creduti integerrimi paladini di giustizia?

Allineare il vivere civile sul fronte della parola d’ordine, del riconoscimento ad oltranza, significa scardinare le basi di una convivenza che possa ancora chiamarsi tale. Significa creare presupposti per una paura infinita, per una sfiducia eretta a sistema, per un’impossibile cittadinanza. E significa anche rimanere alla superficie dei problemi, evitando di indagare sulle cause profonde che li generano. Evitando di cambiare.

Questo la scuola ha il dovere di denunciarlo, se crediamo ancora alla sua finalità formativa.
La scuola prima di altri.
Prima che, diventata azienda, dimentichi la voce del coro.

Continuiamo quindi a proporre la raccolta delle firme contro le impronte digitali, ringraziando tutti coloro che numerosi hanno aderito e chiedendovi ulteriori pareri e contributi alla discussione.

Alla fine di giugno la invieremo in Parlamento
sottoponendola all’attenzione dei nostri ministri
per dire loro che, come studenti, insegnanti, genitori e cittadini,
vogliamo un mondo diritto,
dove la notte non si confonda con il giorno.

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 Brenno, il padano libero    - 09-06-2002
A chi ha scritto queste cazzate, che un albanese ti venga a rapinare in casa, un marocchino venda droga a tuo figlio, una nigeriana ti attaccchi l'AIDS, un palestinese ti metta una bomba in metroplolitana, un qualsiasi delinquente clandestino ti faccia le impronte digitali sul tuo dannato culo comunista..!