Proposte

 

concorsone e riforma della scuola

 

Voglio comunicare le mie riflessioni, in chiave di presunta propositività, dopo anni di lotte e delusioni e mentre attraverso una fase di stanchezza.

A scuola, come in tutti i contesti professionali, esistono le persone  più capaci, quelle meno capaci ed i fannulloni (questi ultimi andrebbero emarginati, ma per fortuna bisogna serenamente riconoscere che sono una minoranza).

Il problema riguarda come stimolare e gratificare l'impegno e la

professionalità sia dei meno capaci che dei più capaci (dando per

scontata la motivazione all'insegnamento di tutti).

Se condividiamo questa finalità dobbiamo convenire che l'ottica dei problemi e delle soluzioni si pone su un piano strutturale che investe tutte le principali storture della scuola e che richiede riforme radicali atte a sanarle.

A) Innanzitutto la MOTIVAZIONE ad insegnare, scontata e sottintesa, ma non lo è per tutti!

La scelta ad insegnare è, come quasi tutte le scelte di vita, frutto di compromessi legati ai bisogni; molto raramente è tensione ideale pura. La maggior parte dei docenti oggi in servizio è figlia degli "incarichi a tempo indeterminato" e delle sanatorie di ruolo cattedra, salvo poi scoprire di diventare a tempo indeterminato, sotto la perenne spada di Damocle di un precariato che non garantisce più né sede, né certezza del posto di lavoro. Nessuno di tali docenti ha potuto verificare ATTITUDINE  e MOTIVAZIONE all'insegnamento prima di compiere la scelta, salvo farne i conti sul campo. Dopodiché cosadovrebbero farei meno adatti ed i meno motivati, quando l'hanno scoperto troppo tardi?  Vi invito a riflettere prima di dare una risposta.

Certo, arriva il concorsone che li scoverà tutti (perché si dovrà

presumere che nessuno di questi lo supererà) e negherà loro 300.000 lire al mese; così questa gente, punta nell'orgoglio e nel bisogno, compirà il miracolo di conquistare l'attitudine e la motivazione che non hanno mai avuta. Lascio a voi ogni commento,ma può essere utile una testimonianza degli effetti del concorsone  la mail di Bertinetto

(che allego in calce).

 

PROPOSTA 1

Una legge deve rendere obbligatorio l'accesso all'insegnamento tramite un corso -concorso post-laurea, svolto in ambito universitario, con taglio metodologico-didattico (i contenuti sono stati acquisiti con la laurea), con tirocinio continuo e con docenti universitari e dei diversi gradi della scuola primaria e secondaria.

Dopo un anno di serio impegno (basterebbe) l'aspirante docente, messo a confronto con le tematiche e con la realtà, capirà meglio se è motivato e capace per l'insegnamento ( se non lo è mollerà subito). 

Entrerà nel mondo della scuola più consapevole e preparato. La

fascia di errori di scelta si ridurrà di molto.

Se confrontiamo la realtà rispetto a questo modello non possiamo non convenire che il concorsone non cambierà niente (rispetto ad

Attitudine e motivazione)

 

PROPOSTA 2

La legge dovrebbe STABILIZZARE ORGANICI E POSTI DI LAVORO.

Credo che sia il problema più importante dei docenti ed è strano

come la categoria lo subisca passivamente. Ogni lavoro, anche in tempi precari come quelli attuali, non può essere svolto senza una aspettativa di stabilità di sede, cioè di Scuola nel caso dei

docenti. Con quale serenità ed efficacia si può affrontare il proprio lavoro quando si è consapevoli che fino al pensionamento si cambierà sede, alunni, colleghi, presidi ed ambiente ogni anno! È fuori da qualunque civile richiesta! Insegno da 16 anni, dopo avere superato un corso abilitante ed un concorso a cattedra e mi ritrovo in questa realtà. E siamo in tanti ( ma non c'è solidarietà fra colleghi, senza rendersi conto che è una realtà che coinvolgerà sempre più persone).

È da barbari accettare quello che succede a Palermo: docenti di 58-63 anni, nonni e prossimi al pensionamento ma impossibilitati ad ottenerlo, che hanno sempre insegnato nella zona delle Madonie (in montagna ed  a 3 ore di autovettura dal capoluogo) venga trasferiti d'ufficio, perché in soprannumero, su corsi lavoratori a Palermo.Pensate ad immaginare le conseguenze pratiche. Ho visto saltare equilibri psico-fisici in persone equilibrate, motivate e capaci.

Molti staranno in malattia fino alla pensione, e lo sono davvero! Così si sono ammalati docenti in gamba e lo Stato paga anche i supplenti. E se chi legge pensa che il problema non lo riguarda commette un grosso errore (anche i docenti di cui parlo non credevano 15 anni fa che il problema poteva riguardarli nel futuro).

Ma dimenticavo che il concorsone risolverà anche questo problema!

 

PROPOSTA 3

Devo fare qualche considerazione preliminare.

Una volta entrati nel mondo della scuola secondo il modello proposto, consapevoli e sufficientemente preparati sulle tematiche di didattica e metodologia della propria disciplina (oltre che sugli aspetti pedagogici e normativi specifici del tipo di scuola cui si accede) nasce il problema della GRATIFICAZIONE E DELLA PROFESSIONALITÀ. Credo che una vera svolta della scuola può venire solo da un movimento globale dei docenti per costringere il governo a creare le condizioni per fare emergere professionalità ed impegno; la valutazione dei risultati dell'azione docente ( E NON DEL DOCENTE) è un momento propedeutico a nuove strategie di miglioramento della professione docente e non alla selezione dei docenti che dovranno avere 300.000 lire al mese in nero.

Ma come si fa a valutare la capacità di un docente da prove scritte?

Un caro amico ha scopiazzato alcuni appunti durante il concorso a

cattedra cui ho partecipato; si =E8 classificato dopo di me, ma era sposato. È molto motivato a fare il buon padre di famiglia ed ha trovato una sede stabile molto presto; è anche stabile nella sua poca motivazione all'insegnamento. Penso che troverà ancora il modo di scopiazzare e di acchiappare le 300.000 lire al mese, magari fra gli ultimi in graduatoria. Vogliamo fare una statistica di tali possibili casi?

E come si può pensare di valutare la capacità di un docente

assistendo da spettatore ad una sola lezione? Cosa faranno i commissari?

L'idea dei criteri che adotteranno mi diverte al solo pensiero.

Personalmente ho lavorato spesso in compresenza; ho sempre ammirato dai colleghi tutto quello che io non riesco a fare bene e mi è servito da stimolo per migliorare. Le difficoltà dei colleghi mi sono servite solo per verificare la bontà di certe mie capacità, su cui fare leva. Sarebbe veramente utile insegnare spesso in compresenza e fare seguire momenti di scambio positivo delle esperienze comuni, pronti ad ascoltare le impressioni dei colleghi, senza irrigidimenti, presunzioni o chiusure. QUESTO SAREBBE UN MODO PROPOSITIVO PER VALUTARE L'AZIONE DOCENTE. MA DIPENDE DA NOI. CHE SIGNIFICATO HA IL CONCORSONE ? È solo frutto di una mente incapace (quella dell'attuale ministro).

 

Ripeto, una vera svolta della scuola deve impegnare il governo a creare le condizioni per fare emergere professionalità ed impegno; la valutazione seria ed efficace dei risultati dell'azione docente  è un obiettivo-dovere dei docenti. Non può essere confusa con un assurdo giudizio di merito ( aleatorio in tutte le sue modalità e potenziale frutto di ingiustizie e divisioni) finalizzato alla retribuzione differenziata di un monte-denaro in nero. Tanto più che a questo "malloppo" arriveranno tutti i docenti nel giro di pochi anni, perché non è verosimile pensare che nei successivi concorsi le commissioni bloccheranno l'accesso al malloppo  ai docenti meno bravi ( si presumono tali quelli rimasti fuori). E così diventeranno bravi tutti i docenti nel giro di pochi anni perché tutti avranno conquistato il bonus della bravura. In fondo era molto semplice migliorare le capacità della classe docente!

 

Passo pertanto alla PROPOSTA 3

Ritengo che la strategia per riappropriarsi della funzione docente (con le sue motivazioni, la sua professionalità e le sue gratificazioni) non può che passare attraverso  una radicale riforma che punti almeno sui seguenti  obiettivi.

 

a) Conquistare un contratto che preveda stabilità di sede, anche

attraverso l'attivazione delle numerose figure di sistema ( ma non solo) che esistono solo sulla carta. Le cattedre orario devono prevedere la retribuzione della missione per gli spostamenti nelle scuole di zioni fin dal 1973, meno che a scuola dove il disagio è tutto sulle tasche e sulla salute dei docenti).

 

b) Prevedere la possibilità di differenziare due contratti

(tempo-cattedra e tempo pieno). Chi vuole fare il docente (e solo

quello) deve potere vivere a scuola anche di pomeriggio; non solo per tutte le attività quotidiane legate alla propria funzione, ma per le ricerche-studio, per l'aggiornamento, per il colloquio con i genitori e gli alunni, per le attività delle figure di sistema (affidate oggi alla provvidenza ed ai compromessi) , per le attività didattiche richieste dall'utenza del quartiere (alunni e adulti). Naturalmente il governo deve raddoppiare lo stipendio e prevedere le strutture per operare (personale ATA, aule attrezzate, laboratori multimediali, biblioteche attrezzate, multimedialità diffusa).

 

c) Prevedere le seguenti forme di impegno  e di incentivo per i docenti del tempo pieno:

- qualunque funzione diversa dalla didattica curricolare deve essere svolta soltanto dai docenti del contratto a tempo pieno (funzioni obiettivo comprese, assegnate dagli stessi docenti a votazione maggioritaria ampia -due terzi-  senza scelte fiduciarie del preside);

la retribuzione, opportunamente rivalutata, deve essere stabilita dal contratto e deve essere pensionabile;

- ogni docente del tempo pieno deve svolgere, per contratto, una

attività didattica funzionale alle richieste del quartiere ;

-  per tale attività si dovrà prevedere un contributo d'iscrizione e frequenza da parte dell'utenza, secondo minimi stabiliti dalla legge e salvaguardando il diritto gratuito dei meno abbienti; i contributi d'iscrizione costituiranno una remunerazione aggiuntiva per il docente impegnato nell'attività, in misura corrispondente al numero medio degli allievi che hanno frequentato l'attività didattica (la parte eccedente servirà a finanziare strumenti ed ausili per lo svolgimento delle attività dell'anno successivo). Più capace è il docente maggiore è il suo guadagno differenziato; la frequenza alle sue attività è un indicatore sufficientemente oggettivo della validità della sua azione. L'indicatore viene dall'utenza, cioè dall'altra parte interessata!

 

d) Spezzare il cancro nascente dell'autonomia intesa come accentramento dei loro ruffiani. A tale scopo è necessario:

- stabilire l'obbligo del governo di direttive chiare e dettagliate sui criteri per la formazione delle classi  dell'orario didattico (ore consecutive, finestre, giorno libero etc.) e pubblicare i criteri all'albo delle scuole, denunciare al comitato di valutazione dei presidi qualunque abuso e chiedere l'intervento immediato e riparatore della Sovraintendenza Scolastica;

- eliminare il conferimento delle supplenze (brevi o lunghe) prevedendo attività integrative per tutta la fascia mattutina, svolte in ore aggiuntive retribuite da tutti i docenti che ne facciano richiesta ed in pari misura.

 

PROPOSTA 4

Ottenere gli obiettivi per legge con una forma di lotta storica , mai realizzata prima.

Il sindacato scuola non è mai esistito rispetto ai problemi della

funzione docente; è esistito solo per gestirne la fase di precariato.

Oggi poi è impegnato, come appendice delle forze confederali, per la sopravvivenza ( gestione dei fondi pensione). La lotta pertanto deve essere sganciata da qualunque ombrello sindacale, che finirà per dimostrarsi una gabbia strumentale.

Io penso ad una occupazione pacifica e prolungata della Piazza del

Montecitorio, disposti a bivaccare per mesi e mesi, senza stipendio, autofinanziandoci, sotto l'occhio dei mass media, con un ricambio quindicinale dei dimostranti, senza mollare finchè le richieste non diventano legge di immediata applicabilità.

Sono stato sempre convinto che le grandi conquiste sociali non si

raggiungono gratis o per consapevolezza dei principi; il potere è solo consapevole di se stesso, di chi lo sostiene e di chi lo combatte. Noi dobbiamo combatterlo: civilmente, senza strumentalizzazioni e con forme coraggiose ed efficaci: da terzo millennio (o da XXI secolo, per evitare di riaprire una precisazione su cui si sono sprecate molte energie

intellettuali).

Oggi la lotta può sembrare più difficile, perché l'opposizione

governa e quindi non esiste più come tale:  politica o sindacale che sia. Ma per lo stesso motivo la lotta può essere più autentica , senza i laccioli ed i tranelli delle forze estremiste e dei sindacati.

 

Franco Zambuto

frzambu@tin.it