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Dell’educare. 88
“L’unità di proposito, la concentrazione dell’attenzione su ciascuna parte del lavoro …“
Aldo Ettore Quagliozzi
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Riprendo non senza emozione la lunga citazione che di seguito trascrivo e che avevo tratto anni addietro da quel meraviglioso e senza fondo “pozzo“ di sapienza pedagogica che è stato per me il libro “Ai piedi del maestro [1910]“ di J. Krishnamurti [1895-1986]. Rileggo ancor oggi la citazione con lo stesso stupore che mi accompagnò nell’occasione della prima lettura.
Erano allora i tempi in cui si dibatteva, più o meno apertamente e consapevolmente, dell’identità propria dell’insegnante, o meglio ancora dell’educatore.
Anche allora risultava evidente, ai più avvertiti, come la funzione docente si fosse svilita al punto da essere assimilata, negli atti burocratici, nella considerazione sociale e nei riconoscimenti, in verità sempre mancati, in termini giuridici ed economici, ad una sorta d’impiego di secondo se non di terzo ordine.
Suonavano allora allarmanti e convincenti assai presso i tanti le parole di chi, parlando degli insegnanti, osava dire, senza tema d’essere smentito o redarguito, essere gli insegnanti coloro che non sapendo fare altro s’ingegnano di insegnare per l’appunto. Una considerazione irriguardosa, sconveniente?
Devo ammettere che, nel corso della mia lunga esperienza scolastica come docente, quelle parole, delle quali al momento non riesco ad individuare la paternità, mi hanno come inseguito creandomi non pochi turbamenti. Come un ronzio costante di fastidioso insetto. Ma la verità sul campo ha incontrovertibilmente avvalorato il contenuto reale di quelle parole.
La prassi scolastica quotidiana, ripetuta pedissequamente per decenni e decenni, senza dubbi, senza slanci, senza ideali, senza curiosità alcuna, ha svuotato dal di dentro la funzione propria di tanti docenti e colleghi, li ha sviliti al punto da trascinarsi nel tempo lungo scolastico, sino alla pensione liberatoria, senza ideali, senza concentrazione alcuna per il proprio lavoro e senza quell’unità di proposito attraverso la quale l’insegnante, consapevolmente pieno di sé, elabora ed evolve “il suo ideale, (…). In questo modo, col passar degli anni, l’insegnante potrà trovarsi ben lontano dai primi ideali che da principio gli fecero acquistare l’unità di proposito.”
Ho chiuso la mia esperienza scolastica da docente con quel fastidiosissimo ronzio nelle orecchie. Non mi ha mollato mai.
Sarà nel frattempo cambiato lo scenario scolastico e le semplici verità contenute nella citazione proposta hanno avuto modo di farsi largo anche nella scuola del bel paese? Sarebbe auspicabile.
“(…) L’unità di proposito, la concentrazione dell’attenzione su ciascuna parte del lavoro man mano che si sta compiendo, affinché possa esser fatto nel miglior modo possibile, dipende in gran parte dall’interessamento che vi si porta. A meno che l’insegnante non s’interessi al suo lavoro e non lo ami più di qualunque altro, non potrà veramente possedere l’unità di proposito. Egli dovrebbe essere così assorto nei suoi doveri scolastici da avere la mente sempre occupata a far progetti per i suoi allievi, considerando ogni cosa dal punto di vista della sua possibile applicazione al proprio lavoro particolare. Unità di proposito significa entusiasmo; ma l’entusiasmo è impossibile senza ideali. Perciò, l’insegnante che desidera possedere unità di proposito, dovrebbe essere pieno d’ideali verso i quali bramerebbe condurre la sua scuola. Questi ideali acutizzeranno la sua attenzione, e lo renderanno atto a concentrarla persino su particolari del tutto insignificanti. Egli avrà sempre in mente la scuola ideale, e cercherà di fare in modo che la scuola reale s’avvicini sempre più ad essa. Perciò, al fine di possedere l’unità di proposito, l’insegnante non dovrà accontentarsi delle cose quali sono, ma dovrà stare continuamente all’erta per approfittare di ogni occasione di miglioramento. Man mano che l’insegnante impara a conoscere meglio le capacità dei suoi studenti ed i bisogni della nazione, il suo ideale, naturalmente, dovrà modificarsi. In questo modo, col passar degli anni, l’insegnante potrà trovarsi ben lontano dai primi ideali che da principio gli fecero acquistare l’unità di proposito. Gli ideali lo guideranno tuttora, ma essi saranno più pratici, e così la sua unità di proposito sarà più acuta e produrrà più ampi risultati. (…)“
novembre 2010
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