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Ipertesti alle elementari - Analisi di un'esperienza
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Nelle scuole di ogni ordine e grado si sta diffondendo l'uso del computer, strumento utilizzato il più delle volte per proporre ai ragazzi programmi preconfezionati con le stesse strutture dei libri di testo. Un mezzo questo senz'altro positivo ai fini dell'individualizzazione dell'insegnamento, ma che presenta dei limiti quando, una volta superato l'iniziale entusiasmo verso la nuova attività, al soggetto si richiede semplicemente di installare ed eseguire.
A mio avviso l'ipertesto si pone invece come uno strumento alternativo per superare questi limiti in quanto il suo utilizzo, ma ancor di più la sua realizzazione, rende l'alunno creativo e protagonista.
All'interno di un ipertesto ogni alunno può seguire differenti percorsi didattici, senza però perdere lo schema logico preordinato, seguendo cioè un itinerario suggerito dal proprio interesse.
La tecnica dell'ipertesto permette agli alunni di imparare secondo un personale percorso cognitivo, usando linguaggi legati all'esperienza concreta individuale e per questo può essere applicata fin dalle prime classi elementari.
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La mia esperienza in merito è iniziata utilizzando il programma "Multimedia Toolbook 3.0" con gli alunni di una classe 1° elementare.
L'attività realizzata con la classe è stata effettuata in seguito ad un corso di aggiornamento organizzato dal nostro Distretto Scolastico, nell'ambito di un progetto che si è realizzato solo nella prima parte.
Tale progetto prevedeva il collegamento di cinque Direzioni Didattiche via modem, in modo da offrire ai docenti la possibilità di interagire mentre le attività stanno prendendo forma, mettendo a disposizione di tutti i colleghi e di tutte le scuole un servizio didattico innovativo.
Le insegnanti che come me hanno seguito questo corso di aggiornamento, hanno colto con entusiasmo l'opportunità di portare avanti questo progetto che forse sembrerà ambizioso, ma senz'altro attuabile se non fosse per la mancanza di materiali e fondi.
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Prendendo come spunto una storia sulla catena alimentare, i miei alunni hanno costruito un cartellone con la struttura che avrebbe avuto l'ipertesto.
Le sequenze della storia sono state disegnate, arricchite con fumetti e didascalie, integrate con schede di approfondimento a carattere scientifico, prima sulla carta con insegnanti di ambiti diversi, poi al computer.
Nei testi sono state individuate alcune "parole chiave", utilizzate per realizzare i collegamenti con fotografie, disegni, semplici animazioni, schede di approfondimento, testi spontanei relativi all'argomento, ecc.
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Seguendo le programmazioni didattiche di lingua italiana e di scienze, ho coordinato una serie di obiettivi, sviluppando alcune attività interdisciplinari:
osservare, porre domande, formulare ipotesi e verificarle
intervenire nelle discussioni in modo appropriato
formulare proposte in merito agli argomenti e alle attività
acquisire una terminologia appropriata
conoscere modi per rappresentare un'esperienza
acquisire abilità nell'utilizzo del PC.
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Gli alunni hanno assimilato con immediatezza le funzionalità dell'ipertesto, in ogni pagina/videata hanno saputo interagire con la storia: portando il mouse su una scritta compariva una fotografia o una descrizione, cliccando su una "parola chiave" si richiamava una scheda di approfondimento, passando su un disegno appariva il fumetto o si attivava un'animazione.
Fin dall'inizio si sono presentate alcune problematiche relative sia all'organizzazione del lavoro che all'uso dei nuovi strumenti:
gestire l'intero gruppo-classe avendo a disposizione un unico PC
lentezza nello scrivere con la tastiera (più che giustificata per un prima elementare)
difficoltà nell'uso del mouse (per la maggior parte degli alunni che non possiedono tale strumento)
tempi lunghi di attesa per gli alunni che erano coinvolti nel lavoro in due per volta
difficoltà personale nell'apprendere il linguaggio Toolbook e nel reperire strumenti per rasterizzare i disegni e le foto.
I problemi comunque sono stati superati o compensati dai risultati man mano raggiunti. Ad esempio mi ha sorpreso vedere come gli alunni fossero critici verso i propri disegni apparsi sul monitor, mentre non lo erano mai stati per gli stessi disegni realizzati sui quaderni o sui fogli.
L'entusiasmo e la competizione non sono mai mancati tra i bambini: si divertivano a cambiare i colori dello sfondo o delle parole e ad aggiungere nei loro disegni forme eseguite con il mouse. Ognuno di loro era ansioso nel portare il proprio contributo al lavoro, inserendo brevi testi; erano tutti motivati nello scrivere e nel leggere. Guidati dal desiderio di approfondire gli argomenti erano interessati a consultare testi vari per ricercare illustrazioni o descrizioni riferite ad un certo contenuto.
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Con la classe si possono progettare ipertesti con strutture molto semplici guidati da un solo insegnante o lavori più complessi che coinvolgono attività interdisciplinari ed implicano la collaborazione di più docenti.
Nel mio caso, il metodo di lavoro utilizzato si è articolato nei seguenti punti:
progettazione della struttura,
suddivisione dei compiti,
ricerca e raccolta di materiale,
realizzazione delle pagine,
costruzione dei collegamenti.
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Quest'anno con gli stessi alunni, ora in 2° elementare, abbiamo tradotto in un ipertesto (questa volta in formato html per Internet) alcune combinazioni di storie con finale aperto che danno l'opportunità di interagire anche ad un semplice lettore.
Attualmente stiamo lavorando alla realizzazione di una fiaba-game con sviluppo a bivi.
I risultati sono molto soddisfacenti sia per l'entusiasmo dimostrato dagli alunni che per le capacità e gli interessi sviluppati.
Gli alunni chiedono di essere impegnati più spesso in questo tipo di lavoro, al quale purtroppo si possono dedicare attualmente solo i ritagli di tempo.
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Poiché queste applicazioni in campo didattico sono ancora abbastanza giovani, utile, oltre che interessante, sarebbe conoscere l'opinione e le esperienze di altri colleghi che hanno già da tempo intrapreso questo tipo di sperimentazione, in modo anche di favorire una più ampia diffusione di questi strumenti didattici.
(Antonella Cavaggion)
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