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Cartoline illustrate dall’ Italia
Aldo Ettore Quagliozzi
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Come gli antichi viaggiatori che percorrevano le strade dissestate e polverose del bel Paese e che di quella esperienza lasciavano memoria in immortali creazioni della letteratura, rapiti come non mai dal disincanto degli abitanti dell’assolato paese, dediti all’arte perenne della sopravvivenza e dell’arrangiarsi, così i moderni viaggiatori o navigatori della rete lasciano tracce quasi impalpabili delle loro attente “visitazioni“ al bel paese sulla carta stampata o sui monitor di quelle moderne diavolerie che sono i computer, per la qualcosa le loro impressioni di “viaggio“ risultano non meno interessanti di quelle di più datata età e di stile letterario più apprezzabile e pregevole.
Scriveva nel suo diario il francese conte Henry d’Ideville alla data del 26 aprile 1865:
“… l’Italia è davvero la terra dei morti. ( … ) Dove trovare un popolo più vecchio, più usato, più corrotto, meno ingenuo?
Le rivoluzioni, di cui non si può contare il numero, le tirannie, le occupazioni straniere, le servitù hanno pesato su questo bello e infelice paese e hanno lasciato nel sangue stesso della nazione i vizi più svariati con una dolorosa esperienza e in realtà un gran senso politico.
Quando si parla della giovine Italia, questa espressione fa ridere. Chi c’è di meno giovane, di meno ingenuo, di meno entusiasta dell’italiano?
Prima di tutto è sottile, scettico, astuto e interessato. Molto più intelligente di noi, sa calcolare, aspettare, lusingare e dissimulare, cosa a cui noi non arriveremo mai.
Rifate le divisioni del paese, trasformatelo in uno solo Stato, sconvolgete governi e frontiere, dategli tutte le costituzioni che vorrete, non cambierete mai la razza e il temperamento del popolo. Per quanto facciate, non lo renderete mai giovane. Conserverà coi suoi difetti tutte le sue preziose qualità.”
Annotava un altro viaggiatore, George Gissing, nel suo mirabile libro di viaggio ““:
“( … ) Tutte le colpe degli italiani sono perdonate appena la loro musica risuona sotto il loro cielo.
Ci si ricorda di tutto quello che hanno sofferto e di tutto quello che sono riusciti a fare malgrado i torti ricevuti.
Razze brute si sono gettate, una dopo l’altra, su questa terra dolce e gloriosa; la sottomissione e la schiavitù sono state, attraverso i secoli, il destino di questo popolo.
Dovunque si cammini, si calpesta sempre terreno che è stato inzuppato di sangue.
Un dolore immemorabile risuona anche attraverso le eccitanti note della vivacità italiana.
E’ un paese stanco e pieno di rimpianti, che guarda sempre indietro, verso le cose del passato; banale nella vita presente e incapace di sperare sinceramente nel futuro.
( … )E’ legittimo condannare i dirigenti dell’Italia, quelli che s’incaricano di plasmare la sua vita politica e sconsideratamente la caricano di pesi insopportabili.”
Scrive bene, all’inizio del secolo ventesimo, il viaggiatore inglese di un paese stanco e sempre pieno di rimpianti, ma ne riconduce le pesanti responsabilità ai sedicenti dirigenti del bel paese, che ne plasmano la vita politica nelle forme più sconsiderate ma ben riconducibili agli intendimenti loro di una piena occupazione degli spazi propri della vita sociale e politica, con un alternarsi che non lascia spazi ad esperienze nuove che potrebbero sempre mettere in discussione gli assetti, gli scranni, cui rimangono tenacemente aggrappati nei decenni le figure più inverosimili, ingombranti e chiacchierate del bel paese.
E nelle più recenti cartoline illustrate dal bel paese di moderni viaggiatori, tutte datate 2 luglio dell’anno del signore 2004, a proposito della vita politica e sociale del bel paese si legge:
“( … ) Il berlusconismo si fonda in buona parte sulla diffidenza nei confronti della politica; ma oggi gli italiani (a seguito dei risultati delle elezioni europee ed amministrative del 12 e 13 giugno n.d.r.) sembrano aver ritrovato una certa fiducia nei meccanismi della democrazia. Il berlusconismo ha riempito il vuoto lasciato dalla scomparsa dei grandi partiti di massa; ma alle ultime elezioni gli italiani hanno scelto soprattutto i piccoli partiti. Il berlusconismo è l'esercizio del potere mediatico assoluto; eppure l'onnipresenza di Berlusconi sul piccolo schermo non è servita a evitare la sconfitta. Il berlusconismo è una fabbrica di sogni, ma l'Italia si sta rendendo conto che il modello di successo incarnato dal Cavaliere non era così facile da trasmettere. ( … )“ (da “Le Monde” Francia n.d.r.)
Cartolina illustrata letta sul “Financial Times“, Gran Bretagna :
“( … ) Un tempo sull'isola di Gigha, in Scozia, c'era un unico abitante: Angus MacSporran, che faceva da solo quindici mestieri, dal lattaio al postino al commerciante. L'Italia è un po' come l'isola di Gigha, e Berlusconi è il suo MacSporran. Non si sfugge all'influenza di Berlusconi, che è sia presidente del consiglio sia proprietario di un impero nel settore della comunicazione. Basti pensare che proprio la scorsa settimana ha potuto lanciare una sfida pesantissima a Rupert Murdoch grazie a una riforma del sistema radiotelevisivo varata dal suo stesso governo. L'unica cosa che Berlusconi proprio non riesce a fare è una legge che riguardi il suo conflitto d'interessi. ( … )“
E l’ultima cartolina letta sul “The New York Times“, Stati Uniti:
“( … ) Per molte persone la canzone simbolo dell'Italia è "O sole mio" cantata da Luciano Pavarotti. Ma per molti altri la quintessenza dell'italianità suona molto diversamente: è il rombo di centinaia di motorini che sfrecciano in mezzo al traffico. Dalla scorsa settimana però la musica è cambiata. Il primo luglio, come sanno bene i teenager italiani, era la data scelta dal governo italiano per introdurre il patentino, un permesso di guida obbligatorio per i minorenni che possiedono un motorino. Ma molti di loro oggi andranno in giro a piedi: "Mi sono iscritto all'esame ieri e devo aspettare più di due mesi prima di farlo, non è giusto", dice Fabrizio, 16 anni, studente liceale. ( … )“
luglio 2004
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