Il sangue e la grotta
Alfonso Cardamone - 05-06-2002
"Nell'ordine della creazione, che riposa sull'autorità e sulla paternità, essi incarnano l'indipendenza dei figli, l'audacia del genio inventivo, l'esperienza del male e del dolore; fratelli dell'uomo, ne sono gli ausiliatori; il regicidio ha ristorato le loro grandi opere spossate, e la rivoluzione ha soffiato sulle loro ceneri".

Chi sono? Sempre per citare le splendide parole con cui Giovanni Mariotti introduce "Solimano e la Regina del Mattino" di Gerard de Nerval, per La Biblioteca blu di Franco Maria Ricci, edizione 1973 (in vero, l'Introduzione non è firmata, ma a chi riferire quelle espressioni se non al direttore della Collana?), "sono i proscritti, i dilaniati, gli errabondi, i non sottomessi", le figure "colossali e melanconiche" che "popolano il vestibolo del diciannovesimo secolo: Prometeo cantato da Shelley, Caino celebrato da Byron, Satana in cui Vigny vedrà il primo ribelle contro la 'noia del cielo' ".

E c'è tutto in quelle parole.

C'è la noia del cielo, appunto, e la cupa struttura autoritaria e castratoria che l'ordine patriarcale intese dare all'universo a garanzia del proprio arbitrio.
C'è l'individuazione storiografica del momento in cui precipitarono in letteratura le forme della ribellione e del riscatto, e c'è il suggerimento del possibile sfondamento oltre la storia nel riconoscimento degli archetipi dei "proscritti", dei "dilaniati", degli "errabondi" dei "non sottomessi".

Sopra tutti, l'archetipo di Caino, al tempo stesso connesso con l' "audacia del genio inventivo" e con l'altra e parallela audacia del "regicidio" e della "Sacra Insurrezione". E non leggiamo, infatti, forme proprie del cainismo nel maledettismo di Baudelaire e dei "petits romantiques" e poi di tanti "decadenti", e ancora travestimenti del cainismo nelle tragiche vicende di Edipo e di Antigone, da un'altra e più antica parte, diversamente ma inesorabilmente segnate tutte da una sanguinosa vertigine di regicidio e da una parallela voluttà di assoluto?

Ma andiamo con ordine. Dicevamo di de Nerval e del suo racconto. Qui le ragioni dell'opposizione al cielo sono subito indicate come ragioni di sangue. Da una parte c'è Solimano, che è l'uomo di potere e il saggio filisteo, figlio del fango, discendente di quell'Adamo che subì l'ordine della Creazione; da un'altra, ci sono Adoniram, il fabbro e l'artista, e la regina Balkis, ambedue figli del fuoco, esseri spirituali e "pneumatici", perché discendenti da Caino e, ancor prima -come ricorda la citata Introduzione- "da Lucifero (Eblis in arabo) che si congiunge a Eva sotto forma di serpente (leggenda gnostica)". Balkis e Adoniram non sono figli di Adamo, bensì figli di Eva! Di Eva che non si è data al figlio del fango timorato di Dio, ma a Eblis, il serpente luciferino, l'eterno Avversario, esso stesso ipostasi di Caino. Qui è la diversità del sangue e della sorte per le due genie. Legati ai principi matriarcali del sangue, liberi, per il sangue del serpente, dall'ossequio all'ordine patriarcale della Creazione, essi, i figli di Eva, i loro procreatori ed i loro discedenti, sono eletti/maledetti alla insurrezione. Musici e cantori, cultori del fuoco e del ferro, stranieri segnati per l'eternità dal marchio della diversità e della difformità, sono essi i Mostri, gli Emarginati, i Poeti. Discendenti per linea diretta da Caino, si riconoscono totemicamente nel Drago, l'esule e reietto per eccellenza, Grendel, il Nemico Infernale, l'Orco feroce.

Aveva nome Grendel, / quell'Orco feroce: infame vagabondo / della marca, infestava putrecenti acquitrini, / terraferma e paludi. Per un certo periodo / quel personaggio nefasto si tenne nella regione / della razza dei mostri, da che il Signore / l'aveva proscritto con la razza di Caino.
Nel Beouwlf Caino, allontanato dalla specie umana, è subito ricollocato nel ruolo di progenitore della razza dei Deformi.
Vendicava il massacro, il Signore eterno: / aveva ucciso Abele. Non trionfò della faida: / lo bandì, allontanandolo dalla specie degli uomini, / l'Arbitro, per l'assassinio. Da lui proliferarono/ tutti i Deformi: i giganti, con gli elfi / e coi morti viventi; e con loro i Titani, / che a Dio mossero guerra secolare: ma lui / gliela fece pagare.


D'altra parte, l'ordine della creazione fa tutt'uno con l'ordine della maledizione, tacitamente e rassegnatamente accettato, dopo la cacciata dall'Eden, come pegno della pace con Dio, dalla stirpe di Set, figlio di Adamo e perciò discendente dal fango; ma minacciosamente respinto dal popolo di Caino, che "era stato potenziato in maniera incredibile dagli Angeli i quali con le figlie degli uomini avevano procreato giganti".

In un libro incredibile, "II navigatore del diluvio" (Adelphi, 1979), Mario Brelich ricorda come, prima del diluvio ("una ripetizione su larga scala della cacciata dal Paradiso"), "ogni uomo, senza eccezione, nutriva in sé la nostalgia dell'Eden, ognuno aveva una coscienza e un'intelligenza molto sviluppate". Ognuno, ma in massimo grado i discendenti di Caino, nei quali massimamente covava il sapere divino trasmesso dal frutto proibito, e cioè la nostalgia della coscienza dell' "esistenza universale", o della "pienezza dell'essere". E non c'è dunque da meravigliarsi se non soltanto, le zappe e le vanghe, "la cui lunga asta di legno finiva in pezzi appositamente fabbricati in ferro, invenzione di Tubalcain", e ancora le cetre e gli organi, invenzioni di Jubal fratello di Tubalcain, ma "tutto ciò che vi era di bello, piacevole e comodo, e costituiva la gioia del corpo e dell'anima, fosse importato nella dimora dei figli di Set dal lontano paese di Nod", dove viveva la stirpe di Caino. Così come non c'è da meravigliarsi se "quando i discendenti di Caino, arrivarono alla settima generazione", il Signore, sentendosi di nuovo in pericolo, scelse Noè per il diluvio. Noè l'Innocuo, Noè l'Anticaino. Noè che, novello e ancor più sottomesso Adamo, accettando di procreare per il dopo-diluvio una seconda e più imbelle umanità, si era rivelato l'essere umano che "per la prima volta si era tappato l'orecchio davanti alla voce dell'onniscenza che in lui riecheggiava ancora, per seguire l'ordine della ragione datogli dal Signore come maledizione" {la ragione fondata sul timore e sulla colpa!).
Il diluvio spazzò via "i cinocefali, i leoni alati, i grifoni,le sfingi sorridenti e misteriose", le forme della negazione della "forma", dell'opposizione al Cosmo ordinato e perfetto, le forme del sogno e del delirio, destinate a rimanere comunque immortali nella memoria dei Cainiti.
C'è un controdiluvio neIl'epopea del sangue di Caino. Alle acque della seconda cacciata sopravvisse infatti il figlio di Tubal-Kain.
"Mio figlio era appena adulto... e la moglie di Cam, secondo figlio di Noè, lo trovò più bello dei figli degli uomini. Lui la conobbe; ella generò Kus, il padre di Nemrod, che insegnò ai suoi fratelli l'arte della caccia e fondò Babilonia. Nemrod e i suoi fratelli iniziarono la costruzione della torre di Babele, ma Adonai riconobbe il sangue di Caino e tornò a perseguitarlo. La razza di Nemrod fu ancora una volta dispersa…"
Ma, continua la voce del figlio di Tubal-Kain, fu Adonai stesso a dire:
"... da te nascerà un figlio che non vedrai. Da lui nasceranno esseri perduti tra la folla come stelle che errino nel firmamento. Vieni da una stirpe di giganti, e ho umiliato il tuo corpo; i tuoi discendenti nasceranno deboli; la loro vita sarà breve; avranno in sorte la solitudine. Ma resterà nel loro seno una preziosa scintilla dell'anima dei geni;
[la Poesia, l' Arte è quella scintilla che, di tanto in tanto, torna ad accendersi ed a parlare nel sangue come nostalgia/ricerca dell'impossibile pienezza dell'essere]
la loro grandezza sarà il loro supplizio. Superiori agli uomini, ne saranno i benefattori e si vedranno disprezzati. Soltanto le loro tombe saranno onorate... Superiori per la loro anima, saranno trastullo dell'opulenza e della stupidità felice... Giganti dell'intelligenza, fiaccole del sapere... luci delle arti e strumenti della libertà... vivranno disprezzati e solitari. Cuori teneri, saranno straziati dall'invidia; anime energiche... nutriranno la speranza, delusa sempre e sempre rinnovata".
E a completare il quadro del maledettismo, aggiunge Tubal-Kain:
"Geni benefici, autori della maggior parte delle conquiste intellettuali di cui l'uomo è fiero, siamo ai suoi occhi i maledetti, i demoni, gli spiriti del male. Figlio di Caino! accetta la tua sorte; sopporta con fronte imperturbabile, e che un dio vendicativo sia vinto dalla tua ostinazione."
L'ostinazione di Adoniram, l'ultimo rampollo di Kus, nipote di Tubal-Kain, fratello di Nemrod il cacciatore, è anche e sempre nella infinita replica del gesto con cui torna a sollevare la cortina della tenda di Balkis, regina del Mattino, grotta profondissima in cui si confondono i sogni della libertà e dell'amore, tentazione e condizione di ogni assalto al cielo.

Le citazioni contenute nel saggio sono tratte dalle seguenti opere:
Solimano e la Regina del Mattino, di Gerard de Nerval (Lbb, F.M. Ricci editore, Parma-Milano 1973), traduzione di Giovanni Mariotti; Beowulf, a cura di Ludovica Koch (Einaudi,Torino 1987 e 1992); Il navigatore del diluvio, di Mario Brelich (adelphi, Milano, 1979).




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