breve di cronaca
USA, contrordine: nelle classi single sex s'impara di più
Corriere - 27-11-2006
Gli Usa riscoprono l'educazione separata. Sì delle femministe: Le ragazze diventano più creative

Insieme sullo scuolabus e nel caos della ricreazione, a farsi i dispetti sulle scale o a pedalare verso casa in un pomeriggio di primavera. Ma divisi, inesorabilmente, dal suono della campanella: maschi da una parte, femmine dall'altra. Classi, lezioni, istituti diversi. L'America riscopre l'educazione single sex, spazzata via dal vento degli anni '60 e a lungo ritenuta una prerogativa delle scuole private, di ispirazione religiosa e non. E Washington ne prende atto: da questo fine settimana, le scuole pubbliche avranno il via libera per separare i grembiuli azzurri da quelli rosa. Un ritorno alla tradizione che divide insegnanti e pedagogisti.

IL PROVVEDIMENTO - Quello che il ministero dell'Istruzione ha fatto è, in realtà, qualcosa di più di un atto amministrativo: l'oggetto degli emendamenti entrati in vigore venerdì è il famigerato Titolo IX, la prima legge a bandire, nel 1972, ogni discriminazione sessuale dai programmi e dalle attività educative che ricevono fondi federali.
C'erano, è ovvio, le eccezioni; ma spesso queste si limitavano all'ora di ginnastica, o alle lezioni di educazione sessuale. Da adesso, se il preside di una scuola pubblica vorrà introdurre la divisione maschi-femmine in una sezione del suo istituto, gli basterà attestarne l'utilità "per il miglioramento dei risultati".
"La ricerca ha dimostrato che alcuni studenti possono imparare di più in ambienti educativi single sex - ha dichiarato il ministro Margaret Spellings - In America, ogni bambino dovrebbe ricevere un'educazione di alta qualità. E tutte le scuole hanno diritto agli strumenti per garantirla".

IL DIBATTITO NEGLI USA - "Nel 1998, in tutto il Paese c'erano solo 4 scuole pubbliche con classi single sex. Oggi ce ne sono oltre 240; un numero destinato a crescere", fa il punto da Washington Elena Silva, analista di Education Sector, un think tank specializzato nelle politiche educative. E il 5% degli istituti privati americani, scrive il Los Angeles Times, è diviso per sesso. Alla base di questo successo c'è una teoria pedagogica che lo stesso No Child Left Behind Act (la legge sull'istruzione firmata da Bush nel 2003) definisce come "innovativa": maschi e femmine, soprattutto nel periodo della preadolescenza, hanno stili di apprendimento diversi. Un programma "tagliato" sul sesso consentirebbe, così, di migliorare gli sconfortanti punteggi ottenuti dagli studenti Usa nelle statistiche internazionali (Pisa-Ocse). Senza contare il vantaggio di separare bulli e pupe nel momento in cui la curiosità reciproca rischia di diventare elemento di perenne distrazione da libri e quaderni. Tra i sostenitori, oltre ad associazioni "partigiane" come la National Association for Single Sex Public Education, anche "insospettabili" come la senatrice democratica Hillary Clinton e la ricercatrice femminista Carol Gilligan: "La separazione a scuola è lo strumento migliore per crescere ragazze creative e capaci di assumersi rischi".

GLI STUDI INTERNAZIONALI - L'ottimismo della Gilligan non è però condiviso da organizzazioni come la National Organization for Woman e l'American Civil Liberties Union; e i loro timori di un ritorno alla "ghettizzazione" vanno di pari passo con le riflessioni di Alan Smithers e Pamela Robinson, ricercatori all'università inglese di Birmingham.
Nel loro studio sugli esiti della single sex education, i due hanno confrontato dati provenienti dai Paesi più disparati, dal Belgio (in cui 7 scuole su 10 non hanno classi miste) al Giappone (14% di istituti single sex), passando per la Gran Bretagna ("ferma" al 12%). Conclusione: la divisione per sesso "è solo uno dei fattori di successo e i suoi effetti, se mai esistono, non sono abbastanza forti per poter essere rilevati". Palla al centro, e ognuno della propria idea. "In Italia, il superamento della classe maschile o femminile è ormai acquisito", commenta il pedagogista Cesare Scurati: e in effetti, nella scuola post riforma del '63, la separazione sopravvive solo in alcuni istituti privati (come i 13 Centri scolastici del Faes, associazione legata all'Opus Dei). "Ciò non toglie che alcuni problemi esistano"; ed è la preadolescenza l'età più delicata, quella in cui modi e tempi di sviluppo imboccano binari diversi. "Ma invece di separare, bisogna creare delle condizioni in cui si impari a stare insieme. La soluzione è il cambiamento, non l'accettazione del dato di fatto: altrimenti non si fa più pedagogia, ma biologia applicata". A colpi di grembiuli rosa e azzurri.


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 Sergio Fenizia    - 16-12-2006
Questo articolo comincia a colmare una lacuna del dibattito italiano sul tema dell'educazione separata per sesso.
Per quanto ne so, qualche settimana prima anche "La Stampa" e "Avvenire" avevano pubblicato qualcosa.
Lavoro da 15 anni in una scuola che adotta tale sistema educativo. La mia impressione è che sia efficace: ragazzi e ragazze vengono su bene, sia dal punto di vista cognitivo, sia sul piano affettivo. Maturano un buon rapporto con se stessi e - di conseguenza - con gli altri.
Le dinamiche relazionali, anche con l'altro sesso, mi sono sembrate normali (per es. vari ex-alunni hanno formato ottime famiglie).
Sul piano pratico, quindi mi sembra auspicabile che tale possibilità sia offerta in misura più ampia ai genitori italiani che la desiderino.
Tra l'altro, in questo modo si potrebbe studiare meglio il perché di tali risultati positivi.
Da un anno ho iniziato a documentarmi sulle ragioni pedagogiche di tale modello educativo. Chiedo quindi a chi è interessato di farmi avere argomenti pro o contro. Grazie.
Sergio Fenizia