Bambini
Vittorio Delmoro - 18-11-2006
La musica diffonde col suo melodioso sottofondo una dolce sensazione di riposo, riempiendo lo spazio molto pretenziosamente chiamato palestra e i bimbi di classe seconda, tolte le scarpe, si accingono a disporsi in vario modo sulla moquette per trascorrere i venti minuti di silenzio che separano il gioco libero dalle lezioni pomeridiane.

In vario modo, dicevo, perché ciascuno è libero di fare quello che più gli piace, pur in assoluto silenzio.

Per cui uno, il più tranquillo, si stende prono e con le braccia a mo' di cuscino si appresta al suo consueto pisolino, incurante di qualunque cosa capiti intorno; un altro, grande grosso e forzuto, non vuole saperne di smetterla col suo frenetico saliscendi sulla spalliera, finché afferra un materassino e se lo getta addosso, quasi fosse una coperta; quello mingherlino si accoccola su un altro materassino, presto affiancato dall'inseparabile amica, compagna di giochi fin dalla scuola materna; quello schivo gironzola un po' attorno indeciso sul da farsi e alla fine si siede su uno dei due grossi rotoli di carta, guardando ora questo ora quello nella speranza di un invito a gesti; quello bravo che ha capito tutto fin dal principio, si accosta al dormiglione, imitandone atteggiamento e posizione, ma restando vigile in un attento controllo della situazione.

E poi le due anime in pena. La prima, maschio, ciondola in giro alla ricerca di un surrogato perché un crudele trasferimento lo ha privato della compagna con cui aveva trascorso in tenero abbraccio tutto un anno di silenzio, con scambio furtivo di qualche bacetto e tante carezze ai reciproci capelli; alla fine lo trova nel compagno più gioviale e si stende in faccia a lui previo scambio di larghi sorrisi. La seconda, femmina, irrequieta di natura, si sposta qua e là borbottando, e controlla da sopra gli occhiali le mosse della compagna con cui vive in simbiosi : se quella mostra di familiarizzare con qualcuno, ecco che interviene a richiamarne l'attenzione, insistendo finché non riesce a condurla in un angolo e a stendersi vicino a lei tenendola per il mignolo.

Poi c'è il bimbo marrone.

Vivacissimo, si getta in corse sfrenate da una parte all'altra della palestra e ad ogni frenata strisciata sbircia di sottecchi la bimba sdraiata vicino al mingherlino; scoprendosi ignorato le si fa più dappresso e si esibisce in un gioco di equilibrio piantando mani e testa per terra e sollevando in aria le gambe; appena torna in posizione normale controlla se la performance abbia ottenuto un qualche effetto, constatando una desolante noncuranza; allora riprende le sue corse concludendo però ogni planata nei pressi di lei, che questa volta si gira e sorride; incoraggiato si produce in affondi sempre più ravvicinati, finché le si ferma accanto e, con mio grande stupore, ha l'ardire di cingerla rudemente per la vita, dopo aver allontanato il braccio del suo amichetto.

Costui, accortosi dell'intrusione, dapprima lo guarda con la fronte corrugata, poi si discosta di qualche centimetro, rivolgendo sull'amica un enigmatico sorriso. Lei con una sicurezza insospettabile lo afferra per il grembiule e lo tira verso di sé portandosi il suo braccio attorno al collo.

Il moretto torna a discostare il braccio del rivale, ma la risolutezza di lei lo fa subito desistere.

Così il trio, sdraiato sulla moquette,col braccio del mingherlino che abbraccia il collo di lei e il braccio del moretto che le cinge la vita, si dispone ad assaporare gli ultimi minuti del silenzio, nel mentre che la musica scivola via sulle delicate note finali.


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