Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia - 28-09-2006 |
Legge Bossi-Fini Stimata archeologa bulgara rinchiusa nel cpt di Ragusa Ragusa, 25 settembre 2006 - In Bulgaria è una stimata professionista, laureata in storia con specializzazione in archeologia, ed è vicedirettore di un museo a Varna, località balneare sul mar Nero. Per l'Italia è una clandestina con “diritto di soggiorno” nel poco esclusivo centro di prima accoglienza di Ragusa. Brutta storia quella di Marianna Doncheva, 47 anni, cittadina bulgara, incappata nelle maglie della Bossi-Fini. Dopo tre giorni trascorsi nel cpt ibleo, non ce la fa più e chiede di essere al più presto espulsa dal Belpaese: "Io voglio solo andarmene. Qui mi sento come in carcere e mi vergogno pure di tutta questa storia". Un finale così, proprio non se l'aspettava la studiosa, bloccata durante un controllo dei carabinieri della provincia di Grosseto, dove era per visitare il fidanzato bulgaro in attesa di un intervento chirurgico. Non avendo permesso di soggiorno, ha ricevuto il decreto di espulsione e in attesa è stata spedita a Ragusa, dove c'è uno dei pochi cpt per donne. Così, ora si sfoga: "Mi sento cittadina europa e mi sono sempre spostata senza preoccuparmi dei permessi. Sto curando una mostra in Francia dove nessuno mi ha chiesto nulla. Ho persino aperto un conto in banca e ricevo tranquillamente la corrispondenza. Se ho sbagliato e vogliono cacciarmi, per lo meno lo facciano al più presto". In Italia, invece, non è passata inosservata, perchè, anche se manca poco all'ingresso della Bulgaria nell'Unione europea, per la legge Marianna è una clandestina da fermare e mandare via. Dice di essere trattata "benissimo", ma le condizioni sono "difficili: siamo una cinquantina e dormiamo in grandi camerate. Sono ragazze di ogni tipo, molte prostitute. All'inizio credevo d'impazzire". L'avvocato Maria Platania ha chiesto l'applicazione del trattato di Schengen, tenendo conto della precedente permanenza in Francia: "Chiederò comunque al prefetto - dice il legale - che almeno l'espulsione avvenga al più presto". |
dall'Unità - 29-09-2006 |
Frequenta Economia a Pisa: scaduto il permesso di soggiorno perché la sorella diventa maggiorenne. Ymane Chfouka ha 21 anni e fino ad una settimana fa era iscritta alla facoltà di Economia dell’Università di Pisa. Era arrivata a Lucca dal Marocco nel 2003, con la madre Latifah e la sorella minore Hind per ricongiugersi al padre, in Italia da 13 anni. L’anno successivo, «appena ho imparato l’italiano» racconta, ha iniziato a frequentare i corsi universitari. Ma il 21 settembre scorso ha ricevuto una lettera con cui l’ateneo, dopo la segnalazione della questura di Lucca, l’ha informata che la sua iscrizione al terzo anno è sospesa, in seguito alla mancata regolarizzazione della sua presenza nel nostro paese. Sono bastate poche parole a far finire in fumo due anni di lavoro, 12 esami superati con una media del 26 e la borsa di studio, travolti dagli effetti della legge Bossi-Fini. A monte c’è l’odissea dell’intera famiglia Chfouka, che pur essendo perfettamente integrata (il padre Salah è il presidente dell’associazione Italia-Marocco e lavora come mediatore culturale e traduttore, la sorellina frequenta con successo l’istituto turistico in città) lotta da due anni per ottenere il permesso di soggiorno e rischia l’espulsione in blocco il prossimo 7 novembre, quando la figlia più piccola diventerà maggiorenne. Negli uffici dell’Università di Pisa, la segnalazione della condizione di Ymane quale «totalmente clandestina sul territorio nazionale» è arrivata il 3 maggio: la ragazza si è presentata due volte per discutere la sua situazione, sicura di poter ottenere la regolarizzazione. Ma il permesso di soggiorno non è mai arrivato e l’ateneo ha dovuto spedire l’avviso. «Il provvedimento di sospensione - spiega l’università - è un atto a cui l’ateneo è obbligato dalla legge sull’immigrazione. Questa decisione è intervenuta in seguito alla nota dell’ufficio immigrazione della questura di Lucca». Ma «la sospensione - proseguono dall’ateneo - non ha effetti sulla carriera universitaria della studentessa, che potrebbe proseguire regolarmente i propri studi nel momento in cui le venisse concesso il permesso di soggiorno». E gli esami sostenuti dalla ragazza saranno convalidati. Resta però il fatto che in mancanza della regolarizzazione Ymane dovrà tornare in Marocco senza poter completare la sua istruzione: «Tengo molto agli studi, sono importanti per il mio futuro - racconta al telefono in un italiano impeccabile - sono venuta in Italia per stare con mio padre ma anche per studiare. Ho scelto economia e commercio perché già dalle superiori, in Marocco, ho seguito questo indirizzo. È una materia che mi interessa, spiega i fenomeni dello sviluppo». Se tutto fosse andato bene, Ymane avrebbe potuto conseguire la laurea triennale entro i primi mesi del 2008. Pur avendo trovato il tempo di dedicarsi nel corso dell’anno passato ad un programma di mediazione culturale in alcune scuole elementari, occupandosi del sostegno linguistico per i bambini stranieri. Nei suoi progetti c’era anche altro: «Vorrei tentare con Scienze economiche - dice - mi piacerebbe lavorare nel campo della ricerca». Della sua situazione si sta occupando il ministro dell’università e della ricerca, Fabio Mussi, che ha preso contatti con il ministero dell’interno, cui ha chiesto di verificare tutti gli aspetti della vicenda, anche sulla scia dei riflessi della Bossi-Fini sugli scambi di ricercatori e scienziati con i paesi extracomunitari. Ma per la famiglia Chfouka si è mobilitata anche Lucca: un coordinamento di associazioni (dall’Arci a Mani Tese) in collaborazione con Cgil, Cisl e Uil terrà stasera un’assemblea pubblica per discutere la situazione. |