sergio - 23-09-2006 |
Perchè non parliamo anche della maestra? Ci sarà un motivo se questa si assenta per 2 mesi e secondo me è un motivo serio. Anch'io sono un maestro di scuola elementare. Sono un animale in via d'estinzione ormai. Io avevo un calcolo a stampo nel rene e mi sono operato il 19 giugno e cioè ad anno scolastico finito. Malauguratamente mi hanno trovato durante l'intervento una neoplasia alla vescica e sto facendo la chemioterapia (le prime 4 in agosto e quindi nessuna vacanza). Dovrò a novembre fare una cistoscopia e mi sono prenotato per il 3 novembre quando la mia scuola sarà chiusa. Ma una volta al mese devo continuare a fare la chemio. A questo punto non vorrei che si riunissero i miei genitori per vedere come farmi fuori. Ma se poi la maestra è stanca o depressa per qualunque motivo ecco che si pone il problema di trovare qualcosa da farle fare nella scuola o in altro settore dello stato fino alla pensione. E' impensabile che io stesso riesca ad arrivare a 70 anni nella scuola dove i bambini sono ogni anno più vivaci di prima o forse (sicuramente) io ogni anno più vecchio. Salutoni a tutti i genitori e a tutti gli insegnanti |
Pasquale D'Avolio - 24-09-2006 |
Pur riconoscendo validi i timori del maestro con problemi di salute, ritengo che l'indignazione e la rabbia dei genitori di cui parlava Delmoro (perché si è astenuto da alcun commento personale?) evidentemente nasce da una situazione particolare in cui non esistevano problemi di salute, nel qual caso penso che Delmoro avrebbe preso indubbiamente una posizione favorevole alla maestra "assenteista". Il fatto è che nella scuola ci sono, eccome, docenti che approfittano di tutte le possibilità offerte dalle leggi, sulla maternità, sulla 104, sulle aspettative per motivi politici o sindacli, anche quando non sono giustificate ("Se la legge me lo consente perché rinunciare?") E invece bisognerebbe pensare qualche volta anche agli alunni. Io direi che alcuni "diritti" vanno differenziati a seconda del luogo di lavoro. A scuola non si ha a che fare con "pratiche" o con "macchine": se non le fa l'addetto le fa qualcun altro. Trovo per esempio sconcertante l'applicazione nella scuola del diritto ad assentarsi per mandato amministrativo: il docente sindaco può assentarsi 48 ore al mese con retribuzione e 24 a carico del Comune e, se vuole, può impedire l'assunzione di un supplente scaglionando gli impegni a suo piacimento. 18*4= 72; 48+24=72!!!! Perché non obbligarlo a prendersi l'aspettativa (che a volte, si sa, è "meno conveniente")? Così le norme sulla maternità (astensione facoltativa "spezzettata", allattamento, anche per il padre (?) non possono essere rese più razionali, tenendo conto della particolarità della scuola e dei diritti dei bambini? O i bambini sono delle "pratiche da sbrigare"? Chissà perché molti insegnanti usufruiscono della 104 nei giorni più impegnativi magari con riunioni pomeridiane? E lo stesso a volte succede con la donazione del sangue? E' fare del moralismo richiamare tutti alla propria coscienza professionale? E non mi si dica che parlo così perché sono un Preside; l'ho sempre pensata così da quando ho iniziato ad insegnare quasi 40 anni fa e non ho voluto iscrivermi a sindacati "corporativi" bensì a quelli confederali, in quanto ritengo che per un "confederale" l'interesse del lavoratore non possa essere in conflitto con quello degli altri genitori-lavoratori e la "coscineza professionale" pur non rientrando nei diritti-doveri contrattuali è un elemento fondamentale soprattutto nella professione docente. A quei genitori non so cosa avrei consigliato, ma certamente li avrei invitati a non demordere; e se proprio non c'è niente da fare (i famosi contratti!), rifacendomi alla mia esperienza di genitore, direi che è meglio cambiare scuola (se la cosa naturalmente è fattibile) . Voglio vedere se tutti gli alunni della classe chiedono il trsaferimento, come la mette il Dirigente!! Prof. Pasquale D'Avolio, D.S. |
Anna Di Gennaro - 24-09-2006 |
Grazie a Sergio per la sua preziosa testimonianza che invita all'urgenza di veder riconosciuta la professione docente più usurante/logorante rispetto ad altre sotto vari p.d.v. Anche le somatizzazioni che descrive ne indicano il segno e la rilevanza da non sottovalutare...saper ascoltare il proprio corpo è indispensabile, condividere lo stress e il burnout in uso da anni in UK. Perchè non cominciare senza vegogna anche qui? Che i genitori "deleghino" alla scuola è risaputo, che occorra collaborare è lapalissiano...ma quando la salute viene a mancare occorre far autodiagnosi e chiedere aiuto a chi è competente in materia. |
Silvia - 25-09-2006 |
La scuola descritta dal prof. Delmoro fotografa esattamente la situazione attuale; è una scuola delle controparti: mestra contro alunni e/o viceversa alle scuole superiori - genitori contro maestra - direzione contro genitori, tant'è vero che il prof. Delmoro assiste ad una riunione di genitori soli, soli contro tutti. Del resto, nella scuola, un problema di questo tipo - che è giustamente percepito dai genitori come un problema educativo prima ancora che didattico - viene trattato come problema di carattere esclusivamente amministrativo. A mio parere, è uno dei tanti limiti dovuti all'impostazione statalista della scuola italiana, dove i criteri dominanti sono la burocrazia e l'ottusa casualità che ne consegue. L'autonomia posticcia di cui gode la nostra scuola, infatti, non permette di raccogliere intorno al progetto educativo della scuola gli insegnanti che vi si riconoscono, né è in grado di aprirsi ad un vero confronto con i genitori - a cui di solito noi insegnanti al massimo chiediamo di appoggiare le nostre proteste, perché magari c'è un'aula da due mesi senza luce, o di ratificare senza richieste di chiarimenti le nostre decisioni -. Una vera autonomia, cioè una vera responsabilità di tutti gli attori (un dirigente che sceglie i suoi collaboratori e ne risponde ai genitori, un insegnante che risponde a chi l'ha scelta e ai genitori della sua responsabilità educativa, genitori che condividono il progetto educativo della scuola e sono disposti a collaborarvi) dentro vincoli certi stabiliti dalle leggi dello Stato è un'ipotesi di soluzione che mi pare ragionevole. Ma allora perché siamo tutti contrari? Una maestra |
Paolo - 25-09-2006 |
Concordo con Sergio perchè anch'io faccio parte della razza in via di estinzioni il "maestro", uomo, alle elementari. Io cerco di non assentarmi mai se non per motivi di salute reali. E' vero come dice il dirigente che ci sono insegnanti che troppo facilmente si assentano ma questo lavoro se condotto in un certo modo usura molto (ho fatto altri lavori e alla sera non ero così stanco); poi i dati Ocse confermano le difficoltà della scuola italiana ma confermano anche che lo stipendio degli insegnanti italiani è pessimo. Non condivido il dirigente sui sindacati confederali perchè proprio loro producono una marea di distaccati mentre i non confederali hanno solo il segretario nazionale distaccato e poi le sue soluzioni non sono del tutto coerenti. Molti genitori pretendono molto dagli insegnanti ma a casa non ci pensano lontanamente a rafforzare il lavoro scolastico (prima il piacere, poi se rimane tempo il dovere..) La collaborazione è necessaria ma basata sul reciproco rispetto e sulla conoscenza chiara delle proprie responsabilità e ruoli. |
ilaria ricciotti - 25-09-2006 |
Molto interessante il tema ed il contenuto dell'articolo. Di insegnanti se ne parla sempre a proposito o a sproposito, mentre di genitori non se ne parla quasi mai, come se non facessero parte della scuola. Qualche anno fa era stata proclamata la giornata europea dei genitori e della scuola, in molti nella scuola dove insegnavo abbiamo aderito con entusiasmo. L'esperienza vissuta è stata interessantissima. E' passato qualche anno, ma nessuno ne ha parlato più. Peccato! Il binomio insegnanti-genitori potrà essere vincente soltanto se ognuno cercherà l'altro, lo ascolterà e vorrà collaborare con lui. |
ilaria ricciotti - 26-09-2006 |
Condivido quasi in ogni sua parte l'analisi fatta da Silvia che ha fotografato, con le parole, una situazione di rapporti che non penso sia soltanto attribuibile alla sua scuola, ma anche a molte altre scuole. I genitori non possono essere "usari" soltanto per appoggiare progetti ed approvare tutto ciò che la scuola propone, essi hanno il diritto di essere protagonisti e come tali proporre, analizzare e verificare l'operato di una scuola che è anche la loro scuola. |
UNA QUASI VECCHIA MAESTRA - 06-10-2006 |
Mi trovo totalmente d'accordo con le idee del maestro Paolo e in particolare per quanto riguarda i genitori (sono una maestra di 52 anni e di esperienza credo, modestamente, di averne). Il profilo del genitore tipo del 3° millennio è approssimativamente il seguente: a - non segue affatto, o poco, il proprio figlio nell' impegno scolastico (molto spesso perchè gli "pesa"); b - lo educa al superfluo, se non all' inutile (abbigliamento firmato, cellulare a 6/7anni....),indirizzandolo verso la moderna "filosofia dell' apparire", mentre, per contrasto, dimostra scarsa disponibilità ad aprire il portafogli per arricchire la sua formazione culturale attraverso visite guidate, materiali e sussidi di complemento; c - vorrebbe che il pargolo rimanesse più tempo possibile a scuola (anche se non ha necessità di un "parcheggio"), forse per averlo meno tra i piedi; d - pretende che ottenga ottimi risultati scolastici senza o con il minimo sforzo; e - critica la scuola tanto per il gusto di criticare, senza es- sere seriamente informato sulla sua organizzazione e sulle sue varie problematiche (non ha nè tempo, nè vo- glia di farlo, è troppo preso a far soldi). Potrei continuare, ma per decenza, smetto. Preoccupa comunque il fatto che il numero dei soggetti con tali caratteristiche stia crescendo in modo esponenziale. UNA QUASI VECCHIA MAESTRA |