La maestra e i genitori
Vittorio Delmoro - 20-09-2006
Sono stato invitato come consulente - diciamo così - ad una riunione (privata) dei genitori di una classe di scuola elementare che aveva lo scopo di trovare una via perché i bambini (di quei genitori) non avessero quella maestra.
Non mi interessa parlare della maestra, ma dei genitori.
Li ho subito amati - confesso - non perché riconoscessi le loro ragioni e mi schierassi dalla loro parte, quanto per la passione e i modi con cui esprimevano le preoccupazioni verso il futuro dei loro figli.

La mamma bionda e alta che non si poteva capacitare del fatto che nella scuola non si potesse licenziare chi inizia l'anno prendendosi 2 mesi di permesso, reiterando una pratica antica; sbatteva il pugno sul tavolo dicendo che avesse fatto lei una cosa del genere il suo datore di lavoro l'avrebbe sbattuta fuori da tempo.
La mamma dal volto paffuto che teneva a precisare che in questa età (quella dei figli) basta poco per minare la psiche dei bimbi e che lei non se la sentiva di esporre il figlio al rischio.
Il papà con alle spalle un'esperienza con un figlio più grande che più razionalmente invitava gli altri a non drammatizzare troppo e che alla fin dei conti la scuola media non riscontrava il disagio temuto.
Quello novizio che voleva invece sapere come fare per trasferire il figlio in altra scuola, pur dolendosi di separarlo dalle amicizia già maturate.
La rappresentante di classe che cercava vie istituzionali per la soluzione del problema, trovandosi davanti a continue porte sbarrate (dalla burocrazia, dai diritti sindacali, dalle leggi mancanti).
La mamma disperata che si considerava sfigata nei confronti di tutte le mamme delle altre classi esenti dal problema della maestra e ben liete da non esserne coinvolte.
La mamma dai lunghi capelli neri che non la finiva più di raccontare gli incresciosi episodi vissuti, ascoltati o orecchiati nel corso degli anni.
La mamma sensibile che si diceva disposta a dialogare, dialogare e ancora dialogare (con la maestra) per tutto il tempo necessario a farle capire la loro preoccupazione, col desiderio comunque di collaborare così da far frequentare con serenità la scuola ai loro figli.
La mamma combattiva che interloquiva spesso e che metteva in evidenza come l'anno precedente era invece andato tutto magnificamente, mentre quello appena iniziato poteva diventare un incubo a causa del cambio di insegnante.
Il papà serio che andava alla ricerca di elementi che nella carriera della maestra potessero essere utilizzati come valide motivazioni per il suo collocamento a riposo.
Il papà più faceto che si offriva per una colletta volta a raccogliere la cifra necessaria ad anticipare la pensione della maestra.
Il papà più truce, ma in senso bonario, che ammiccava a sistemi... più convincenti.
La mamma informata che poneva la questione del mobbing nel quale avrebbe potuto rifugiarsi la maestra se si fosse trovata troppo alle strette.
La mamma risoluta a difendere l'integrità psicologica e la dignità del proprio figlio che se minacciata doveva essere riparata a suon di bastonate.

Un consesso stimolante, vivace, solcato da sentimenti autentici e da un'indignazione civile da non sottovalutare, pervaso da un amore per i propri figli commovente.
Ricordo che la mia mamma, ogni volta che parlava con un insegnante, cominciava col dire che se ci fosse stato bisogno di una sberla non sarebbe stata certo lei a lamentarsene; la mia mamma mi voleva bene e lo dimostrava in questo modo.
Ho concluso l'incontro augurando a quei genitori di restare così uniti e così partecipi per tutti gli anni della scuola elementare : abbiamo bisogno, secondo me, di una scuola in cui i genitori si sentano ascoltati, capiti, incoraggiati a trovare di fronte ad ogni problema delle soluzioni condivise.

interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 sergio    - 23-09-2006
Perchè non parliamo anche della maestra?
Ci sarà un motivo se questa si assenta per 2 mesi e secondo me è un motivo serio. Anch'io sono un maestro di scuola elementare. Sono un animale in via d'estinzione ormai.
Io avevo un calcolo a stampo nel rene e mi sono operato il 19 giugno e cioè ad anno scolastico finito. Malauguratamente mi hanno trovato durante l'intervento una neoplasia alla vescica e sto facendo la chemioterapia (le prime 4 in agosto e quindi nessuna vacanza). Dovrò a novembre fare una cistoscopia e mi sono prenotato per il 3 novembre quando la mia scuola sarà chiusa.
Ma una volta al mese devo continuare a fare la chemio. A questo punto non vorrei che si riunissero i miei genitori per vedere come farmi fuori.
Ma se poi la maestra è stanca o depressa per qualunque motivo ecco che si pone il problema di trovare qualcosa da farle fare nella scuola o in altro settore dello stato fino alla pensione. E' impensabile che io stesso riesca ad arrivare a 70 anni nella scuola dove i bambini sono ogni anno più vivaci di prima o forse (sicuramente) io ogni anno più vecchio.
Salutoni a tutti i genitori e a tutti gli insegnanti

 Pasquale D'Avolio    - 24-09-2006
Pur riconoscendo validi i timori del maestro con problemi di salute, ritengo che l'indignazione e la rabbia dei genitori di cui parlava Delmoro (perché si è astenuto da alcun commento personale?) evidentemente nasce da una situazione particolare in cui non esistevano problemi di salute, nel qual caso penso che Delmoro avrebbe preso indubbiamente una posizione favorevole alla maestra "assenteista". Il fatto è che nella scuola ci sono, eccome, docenti che approfittano di tutte le possibilità offerte dalle leggi, sulla maternità, sulla 104, sulle aspettative per motivi politici o sindacli, anche quando non sono giustificate ("Se la legge me lo consente perché rinunciare?") E invece bisognerebbe pensare qualche volta anche agli alunni. Io direi che alcuni "diritti" vanno differenziati a seconda del luogo di lavoro. A scuola non si ha a che fare con "pratiche" o con "macchine": se non le fa l'addetto le fa qualcun altro. Trovo per esempio sconcertante l'applicazione nella scuola del diritto ad assentarsi per mandato amministrativo: il docente sindaco può assentarsi 48 ore al mese con retribuzione e 24 a carico del Comune e, se vuole, può impedire l'assunzione di un supplente scaglionando gli impegni a suo piacimento. 18*4= 72; 48+24=72!!!!
Perché non obbligarlo a prendersi l'aspettativa (che a volte, si sa, è "meno conveniente")? Così le norme sulla maternità (astensione facoltativa "spezzettata", allattamento, anche per il padre (?) non possono essere rese più razionali, tenendo conto della particolarità della scuola e dei diritti dei bambini? O i bambini sono delle "pratiche da sbrigare"? Chissà perché molti insegnanti usufruiscono della 104 nei giorni più impegnativi magari con riunioni pomeridiane? E lo stesso a volte succede con la donazione del sangue? E' fare del moralismo richiamare tutti alla propria coscienza professionale?
E non mi si dica che parlo così perché sono un Preside; l'ho sempre pensata così da quando ho iniziato ad insegnare quasi 40 anni fa e non ho voluto iscrivermi a sindacati "corporativi" bensì a quelli confederali, in quanto ritengo che per un "confederale" l'interesse del lavoratore non possa essere in conflitto con quello degli altri genitori-lavoratori e la "coscineza professionale" pur non rientrando nei diritti-doveri contrattuali è un elemento fondamentale soprattutto nella professione docente.
A quei genitori non so cosa avrei consigliato, ma certamente li avrei invitati a non demordere; e se proprio non c'è niente da fare (i famosi contratti!), rifacendomi alla mia esperienza di genitore, direi che è meglio cambiare scuola (se la cosa naturalmente è fattibile) . Voglio vedere se tutti gli alunni della classe chiedono il trsaferimento, come la mette il Dirigente!!
Prof. Pasquale D'Avolio, D.S.



 Anna Di Gennaro    - 24-09-2006
Grazie a Sergio per la sua preziosa testimonianza che invita all'urgenza di veder riconosciuta la professione docente più usurante/logorante rispetto ad altre sotto vari p.d.v. Anche le somatizzazioni che descrive ne indicano il segno e la rilevanza da non sottovalutare...saper ascoltare il proprio corpo è indispensabile, condividere lo stress e il burnout in uso da anni in UK. Perchè non cominciare senza vegogna anche qui? Che i genitori "deleghino" alla scuola è risaputo, che occorra collaborare è lapalissiano...ma quando la salute viene a mancare occorre far autodiagnosi e chiedere aiuto a chi è competente in materia.


 Silvia    - 25-09-2006
La scuola descritta dal prof. Delmoro fotografa esattamente la situazione attuale; è una scuola delle controparti: mestra contro alunni e/o viceversa alle scuole superiori - genitori contro maestra - direzione contro genitori, tant'è vero che il prof. Delmoro assiste ad una riunione di genitori soli, soli contro tutti. Del resto, nella scuola, un problema di questo tipo - che è giustamente percepito dai genitori come un problema educativo prima ancora che didattico - viene trattato come problema di carattere esclusivamente amministrativo. A mio parere, è uno dei tanti limiti dovuti all'impostazione statalista della scuola italiana, dove i criteri dominanti sono la burocrazia e l'ottusa casualità che ne consegue. L'autonomia posticcia di cui gode la nostra scuola, infatti, non permette di raccogliere intorno al progetto educativo della scuola gli insegnanti che vi si riconoscono, né è in grado di aprirsi ad un vero confronto con i genitori - a cui di solito noi insegnanti al massimo chiediamo di appoggiare le nostre proteste, perché magari c'è un'aula da due mesi senza luce, o di ratificare senza richieste di chiarimenti le nostre decisioni -. Una vera autonomia, cioè una vera responsabilità di tutti gli attori (un dirigente che sceglie i suoi collaboratori e ne risponde ai genitori, un insegnante che risponde a chi l'ha scelta e ai genitori della sua responsabilità educativa, genitori che condividono il progetto educativo della scuola e sono disposti a collaborarvi) dentro vincoli certi stabiliti dalle leggi dello Stato è un'ipotesi di soluzione che mi pare ragionevole. Ma allora perché siamo tutti contrari? Una maestra

 Paolo    - 25-09-2006
Concordo con Sergio perchè anch'io faccio parte della razza in via di estinzioni il "maestro", uomo, alle elementari. Io cerco di non assentarmi mai se non per motivi di salute reali. E' vero come dice il dirigente che ci sono insegnanti che troppo facilmente si assentano ma questo lavoro se condotto in un certo modo usura molto (ho fatto altri lavori e alla sera non ero così stanco); poi i dati Ocse confermano le difficoltà della scuola italiana ma confermano anche che lo stipendio degli insegnanti italiani è pessimo.
Non condivido il dirigente sui sindacati confederali perchè proprio loro producono una marea di distaccati mentre i non confederali hanno solo il segretario nazionale distaccato e poi le sue soluzioni non sono del tutto coerenti. Molti genitori pretendono molto dagli insegnanti ma a casa non ci pensano lontanamente a rafforzare il lavoro scolastico (prima il piacere, poi se rimane tempo il dovere..) La collaborazione è necessaria ma basata sul reciproco rispetto e sulla conoscenza chiara delle proprie responsabilità e ruoli.

 ilaria ricciotti    - 25-09-2006
Molto interessante il tema ed il contenuto dell'articolo. Di insegnanti se ne parla sempre a proposito o a sproposito, mentre di genitori non se ne parla quasi mai, come se non facessero parte della scuola.
Qualche anno fa era stata proclamata la giornata europea dei genitori e della scuola, in molti nella scuola dove insegnavo abbiamo aderito con entusiasmo. L'esperienza vissuta è stata interessantissima. E' passato qualche anno, ma nessuno ne ha parlato più. Peccato! Il binomio insegnanti-genitori potrà essere vincente soltanto se ognuno cercherà l'altro, lo ascolterà e vorrà collaborare con lui.

 ilaria ricciotti    - 26-09-2006
Condivido quasi in ogni sua parte l'analisi fatta da Silvia che ha fotografato, con le parole, una situazione di rapporti che non penso sia soltanto attribuibile alla sua scuola, ma anche a molte altre scuole.
I genitori non possono essere "usari" soltanto per appoggiare progetti ed approvare tutto ciò che la scuola propone, essi hanno il diritto di essere protagonisti e come tali proporre, analizzare e verificare l'operato di una scuola che è anche la loro scuola.

 UNA QUASI VECCHIA MAESTRA    - 06-10-2006
Mi trovo totalmente d'accordo con le idee del maestro Paolo e in particolare per quanto riguarda i genitori (sono una maestra di 52 anni e di esperienza credo, modestamente, di averne).
Il profilo del genitore tipo del 3° millennio è approssimativamente il seguente:

a - non segue affatto, o poco, il proprio figlio nell' impegno
scolastico (molto spesso perchè gli "pesa");


b - lo educa al superfluo, se non all' inutile (abbigliamento
firmato, cellulare a 6/7anni....),indirizzandolo verso la
moderna "filosofia dell' apparire", mentre, per contrasto,
dimostra scarsa disponibilità ad aprire il portafogli
per arricchire la sua formazione culturale attraverso
visite guidate, materiali e sussidi di complemento;

c - vorrebbe che il pargolo rimanesse più tempo possibile a
scuola (anche se non ha necessità di un "parcheggio"),
forse per averlo meno tra i piedi;

d - pretende che ottenga ottimi risultati scolastici
senza o con il minimo sforzo;

e - critica la scuola tanto per il gusto di criticare, senza es-
sere seriamente informato sulla sua organizzazione e
sulle sue varie problematiche (non ha nè tempo, nè vo-
glia di farlo, è troppo preso a far soldi).

Potrei continuare, ma per decenza, smetto.
Preoccupa comunque il fatto che il numero dei soggetti con tali caratteristiche stia crescendo in modo esponenziale.

UNA QUASI VECCHIA MAESTRA