Con ogni studente bocciato sono bocciato anch'io
Gianni Mereghetti - 17-06-2006
Quando uno studente viene bocciato, pardon non ammesso alla classe successiva come mi è successo sei volte quest'anno, sono io che vengo bocciato, ma diversamente da lui mi posso ripresentare il prossimo anno, come se fossi stato promosso. Questa è la contraddizione di un sistema in cui io insegnante valuto, ma nessuno mi valuta, al massimo c'è qualcuno che controlla se eseguo sulla carta tutte le procedure. Il sistema di valutazione nella scuola italiana è malato, perché manca del suo cardine, quello della valutazione degli insegnanti. Infatti può valutare solo chi viene a sua volta valutato, ovvero chi conosce sulla sua pelle che cosa significhi valutazione. E la valutazione non è la clava con cui si raddrizzano le storture, una sorta di magia che realizza ciò che non si è riusciti ad ottenere durante tutto un anno. Valutazione è la capacità di cogliere il positivo che sta nell'altro e di valorizzarlo, così che possa essere la leva da cui correggere errori, limiti, incapacità. In questo senso il problema non è aver bocciato degli studenti, ma non essere riuscito a toccare la loro libertà , non essere riuscito a coinvolgermi con loro e ad accompagnarli nel cammino della conoscenza. Per questo quando boccio uno studente boccio anche me stesso! Ma non c'è solo l'amarezza di sei sconfitte alla fine di questo anno scolastico, c'è una positività che mantiene viva la bellezza di questo mio lavoro: sono quei ragazzi che con la loro vitalità hanno aperto ogni ora di lezione alle dimensioni della vita e quegli insegnanti che con il loro sguardo, con la loro sensibilità, con la loro capacità di coinvolgimento mi hanno insegnato ad educare. E' grazie a questi ragazzi e a questi miei colleghi che posso guardare questi sei ragazzi bocciati chiedendo loro perdono.

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 Virginia Mariani    - 17-06-2006
... so che è così, ma io quest'anno non sono riuscita a bocciarne neanche uno e non perchè non avessi i documenti i registri e le carte in genere a posto, ma perchè metà consiglio di classe ha falsato la valutazione. Entro nel merito della professionalità docente e della libertà d'insegnamento, ma non dobbiamo prenderci in giro dicendo "Nella mia ora l'alunno lavora!" o cose simili regalando le sufficienze. E' un danno per tutta la classe, che durante tutto l'anno ha vissuto e visto altro, è un danno per lo stesso alunno, e per la sua famiglia, che così non cresce, non affronta il/i problema/i e per tutta l'istituzione scolastica che fallisce, a mio parere, proprio nella sua finalità educativa-didattica tradendo la propria essenza nel processo di formazione dell'individuo.
Molto probabilmente quegli alunni in futuro saranno bocciati, e pure senza troppa esitazione dall'intera società... e allora sarà molto più doloroso, credo.

 renzo stefanel    - 25-06-2006
Tu sei fuori! Questo è quel populismo che ha rovinato l'Italia.
Uno perché vivi nell'illusione di essere così centrale nella vita di uno studente per cui è "colpa tua" se "non sei riuscito a coinvolgerlo" (!!!!). Beh, non è così, amico. Per i ragazzi di oggi la scuola non ha la centralità che poteva avere per chi andava a scuola fino agli anni 80. La scuola è vista a priori come una noiosa perdita di tempo. Cioè, c'è l'aspettativa contraria a una volta: essendo presentata così dai media e dal senso comune, lo studente si aspetta che la scuola sia una noia. Punto. Non è che lo deludi se "non sei riuscito a coinvolgerlo". Lui non fa neppure attenzione a te, in questo senso. E guarda che questa non è una differenza di poco conto. Perché, se uno è ben disposto di partenza, è più facile che sia interessato: se tu ti interessi di fiori, è facile che trovandoti, anche contro la tua volontà, a un corso di giardinaggio, troverai comunque spunti degni del tuo interesse. Al contrario, se pensi che i fiori siano una puttanata, il più bel corso di giardinaggio del mondo ti annoierà a prescindere.
Due perché i ragazzi per crescere umanamente hanno bisogno di sentirsi dire NO. Il NO permette a una persona in crescita di definire la propria personalità. Potrà non piacere, ma si diventa adulti differenziandosi da quello che non piace, si diventa adulti litigando con i genitori, si diventa adulti subendo delusioni d'amore, si diventa adulti scoprendo che mamma e papà non sono sempre lì a proteggerci impedendo che ci facciamo male, si diventa adulti anche prendendo le botte da qualche compagno di giochi durante un litigio. E qualcuno ha bisogno di diventare adulto essendo bocciato, scoprendo che non va tutto bene se non fa un cazzo tutto il giorno. La scuola non deve essere una mamma crocerossina, ma un papà comprensivo ma severo, molto severo. Gli insegnanti come te, invece, e i politici che hanno distrutto una scuola che era vecchia ma almeno partiva dal sacrosanto principio della meritocrazia, instillano nei ragazzi l'idea che tutto è concesso, che tutto va bene. E poi ci si ritrova con l'Italia che abbiamo.
Ma va a quel paese, va!

 marco Migliardi    - 25-06-2006
Tutto giusto, tutto ok, ma chiedere perdono per aver fatto il mio dovere, per non essere venuto meno per convenienza e quieto vivere al più doloroso e difficile dei miei compiti e dei miei doveri istituzionali, mi pare davvero troppo. Non esageriamo per favore: se 18 alunni studiano con piacere e con crescente passione una materia e due no (o sei no) credi davvero che sia l'insegnante che deve essere bocciato? E se nella stessa classe in altra disciplina non trovi voti sotto al sette, credi davvero che l'insegnante sia da promuovere? Si può sbagliare a porsi obbiettivi troppo elevati, ma anche, e sempre più spesso, a porseli troppo modesti. Meditare please...

 Domenico U. Plataroti    - 25-06-2006
Ma quando la smettiamo di autoflagellarci??????
.
Hai chiesto veramente perdono? di che cosa? cosa hai detto ai tuoi ragazzi?
La richiesta di perdono implica la coscienza di un proprio errore. Quale è stato il tuo errore più grande?

Se ti senti bocciato sei volte, a settembre non ti presentare a scuola, prenditi un periodo di riflessione e raddrizza queste tue idee datate, che sanno di stantio iperautocriticismo. Questo sì che fa male alla scuola.
Ciao.

 Barbara Chiari    - 26-06-2006
Hai scritto le stesse cose che penso ogni anno a ridosso degli scrutini. Ogni anno mi sento offesa e umiliata dale "sentenze" (perchè di questo si tratta purtroppo) di non ammissione.
Ho appena terminato di leggere "Lettera ad un insegnante" di V. Andreoli e proprio nelle ultime pagine affronta questo tema. Se non lo hai già letto te lo consiglio.
Personalmente credo che l'istituto stesso della bocciatura ( non ammissione è un eufemismo inutile) andrebbe abolito.
Non ho mai visto una bocciatura funzionare. Io insegno nel biennio di un Istituto tecnico e da tempo mi sono resa conto che ogni bocciatura si rivela alla fine, non solo un danno per lo studente respinto, ma anche un danno per la classe che lo accoglierà l'anno successivo, un danno per la famiglia, un danno per la scuola e per i docenti; e come se non bastasse un costo per l'erario. Se cercassimo di guardare al problema una volta tanto in termini di costi e benefici per l'individuo e la comunità forse riusciremmo a capire che questo sistema è davvero sbagliato.

Da ultimo vorrei aprire un altro canale di riflessione: alla fine di quest'anno scolastico nella mia classe prima ITC io non ho presentato nessun allievo con valutazioni insufficienti e ciò sulla base di più di venti valutazioni quadrimestrali e oltre quaranta valutazioni annuali. Alcuni miei colleghi hanno presentato più di metà degli alunni con valutazioni insufficienti sulla base di due o tre valutazioni quadrimestrali... La cosa si commenta da sè...

 santo messina    - 27-06-2006
Sei sicuramente alle prime armi. Leggi i commenti al tuo scritto. Io li ho letti e li condivido tutti. Quelle posizioni sono la prova che, in questo sistema scolastico alla deriva, ci sono ancora margini per sperare. Saluti.

 santo messina    - 27-06-2006
Sei sicuramente alle prime armi. Leggi i commenti al tuo scritto. Io li ho letti e li condivido tutti. Quelle posizioni sono la prova che, in questo sistema scolastico alla deriva, ci sono ancora margini per sperare. saluti.

 Giuliano Galiardi    - 28-06-2006
All' IPSIA dove lavoro ogni anno si riscontra circa il 20% di NON promossi. Nei cinque anni di frequenza la dispersione è altissima. Eppure l' Ipsia è l'ultima spiaggia dell' istruzione.
I ragazzi che escono dall' Ipsia vanno alla Formazione professionale oppure a lavorare: in due anni conseguono la qualifica di FP oppure in pochi mesi si inseriscono nel lavoro (facendo otto ore al giorno) dimostrando di avere risorse e volontà.
Come mai allora vengono buttati fuori ?
Perchè questa scuola non offre opportunità adeguate, non sa valorizzare le risorse che tutti normalmente possiedono.
E' un peccato questo di cui forse tutta la scuola italiana soffre.

 giorgio sciotto    - 21-07-2006
mi scusi, prof. Mereghetti, ma è andato a chiedere perdono ai 6 ragazzi bocciati o ne ha parlato solo qui tra di noi?

 Martina Montorsi    - 07-05-2009
E' un pensiero giusto ma troppo perbenista per i miei gusti un professore con la sua mentalità, probabilmente, ha fatto di tutto perchè il suo alunno venisse coinvolto e promosso. Credo che siano le persone che non la pensano come lei che dovrebbero chiedere perdono ma coloro che insegnano una materia cercando di inculcare a forza nella testa degli studenti delle nozioni da manuale senza un minimo di interpretazione e concretezza. Parlo da studente e penso che un professore debba avere almeno l'intenzione di creare un minimo di interesse, certo concordo che l'utilità delle bocciature sia limitata, forse non verrò ammessa all' esame perchè ho sbagliato scuola e negli anni ho capito che non era quello che volevo, non è alla mia altezza e non mi interessa, studiare è diventato un'agonia e apprendere impossibile nonostante la quantità smisurata di ore sui libri; ora io sinceramente non sento di meritami una bocciatura e altrettanto sinceramente non credo che rifare il quinto anno possa migliorare qualcosa. Ma senza bocciature la scuola verrebbe presa con una serietà pari a zero. La valutazione dovrebbe però comprendere di diversi fattori.