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Lettera aperta al papa Benedetto XVI
Arcoiris - 08-03-2006

A Sua Santità
Benedetto XVI
Città del Vaticano

Apprendiamo che a ridosso delle elezioni politiche italiane del 9 e 10 aprile 2006, Lei riceverà in visita ufficiale il presidente del consiglio italiano, Silvio Berlusconi, nell' ambito di una visita del Partito Popolare Europeo (Ppe). Molti dicono che questo incontro sia stato pensato e programmato dallo stesso interessato che vuole questa visita come una sorta di "consacratio ad limina", a ridosso delle imminenti elezioni politiche e dopo mesi di estenuante campagna elettorale mediatica senza esclusioni di colpi. L'ospite che giunge in Vaticano, dopo essersi paragonato a Napoleone, il 12 febbraio 2006 ad Ancona in un infinito comizio ai suoi sostenitori ha superato il segno della normalità psicologica e della decenza morale, afferman-do testualmente: "Io, il Gesù della politica, una vittima paziente, mi sacrifico per tutti". Nelle precedenti politiche del 1993 ebbe a presentarsi come il "Messia", inviando i suoi sostenitori come "missionari e apostoli". Mai uomo politico intelligente o sprovveduto era mai arrivato a tanto.

Nulla da eccepire se l'udienza avvenisse in tempi normali o non sospetti. In queste circostanze e condizioni, la visita è programmata con fini strumentali: serve al capo del governo per potersi accreditare come "consono" alla Chiesa cattolica a differenza del suo rivale, Romano Prodi, che da cattolico "adulto" non usa la religione come strumento populista di infima propaganda. Egli, infatti, si è incontrato con il card. Vicario, Camillo Ruini nel più assoluto riserbo.

Se Lei dovesse ricevere Berlusconi in udienza, di fatto, anche senza volerlo, darebbe l'impressione di appoggiare il programma del visitatore e il gesto, più eloquente di ogni parola, apparirebbe a molti credenti in contraddizione con quanto Lei afferma nella sua prima enciclica: "La Chiesa non può e non deve prendere nelle sue mani la battaglia politica per realizzare la società più giusta possibile" (28/a).

Con questa visita, anche contro la Sua volontà, il Papa rischia di accreditare un uomo che ha diviso la nazione invece di unirla, come richiedeva la sua funzione. Il presidente del consiglio italiano si definisce cattolico, ma non esita a distruggere lo stato sociale, impoverendo ancora di più i poveri e favorendo i ricchi. Al contrario, egli ha triplicato il suo patrimonio facendosi approvare leggi su misura contro ogni legittimità giuridica e morale. Interi settori della popolazione che fino a ieri vivevano una vita dignitosa, oggi vengono nelle parrocchie a chiedere aiuto per arrivare alla fine del mese. Questo stato di cose incide e condiziona non solo la qualità, ma anche l'esistenza stessa della famiglia che Berlusconi ben conosce, giacché, da "buon cattolico", usufruendo del divorzio, ha fatto una duplice esperienza familiare. Ci risulta, a proposito, che da alcuni giornali specializzati in "gossip" si è fatto fotografare mentre fa la Comunione, contravvenendo così ad una chiara norma della Chiesa sull'accesso dei divorziati ai sacramenti e lasciando nello sconcerto la massa di cattolici, spesso divorziati senza colpa, che sono indotti a pensare che il Sig. Berlusconi abbia avuto uno sconto dalla Chiesa in quanto ricco e potente. Fa impressione vedere la massa di parlamentari divorziati e conviventi che urlano "in difesa della famiglia"!
Il presidente del consiglio dei ministri dovrebbe essere un modello per l'intera nazione e invece assistiamo ad una sistematica denigrazione di tutte le categorie che gli danno ragione. Assalta lo stato di diritto pur di salvarsi dai processi per accuse gravissime come la corruzione di giudici, divulgando tra la popolazione non solo il senso dell'illegalità, ma anche la convinzione che le leggi siano lacci per i polli che i furbi sanno evitare. Invita apertamente alla illegalità, quando afferma che c'è una certa moralità nel frodare il fisco. Come mai un uomo prudente e saggio come il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, ha rifiutato di firmare in prima istanza, a norma della Costituzione, quasi tutte le leggi qualificanti l'azione di questo governo, dichiarate "palesemente incostituzionali"?

La vittoria delle elezioni si giocherà sul filo del rasoio perché il capo del governo ha voluto e ha fatto approvare una legge elettorale che ha tolto al cittadino il criterio morale per una scelta dei singoli candidati. Gli elettori non possono più scegliere uomini e donne integri, moralmente ineccepibili perché la riforma dell'ultima ora, impone solo la scelta "di campo", imponendo anche persone moralmente impresentabili e inquisite penalmente. Il Sig. Berlusconi, proprietario di tre reti tv e con la disponibilità delle altre tre pubbliche, ha diffuso a piene mani su tutta la nazione attraverso programmi spazzatura, un pervasivo relativismo etico e sociale per risucchiare l'anima stessa del nostro popolo al fine di dominarlo senza fatica.

In un momento così grave e delicato per l'Italia, molti cattolici chiedono al Papa di non prestarsi anche involontariamente a questo gioco che a molti appare demagogico, populista e dissacratore, perché basato sul principio machiavelliano, immorale per l'etica cattolica, che il fine giustifichi i mezzi. Chiediamo al Papa che "almeno" per opportunità politica non riceva il capo di una fazione politica, a dieci giorni dalle elezioni. Chiediamo che l'incontro con il Partito Popolare Europeo sia rimandato a dopo le elezioni del 9 e 10 aprile. In subordine chiediamo che riceva insieme i due capi dei poli opposti richiamando entrambi al bene supremo di un popolo e di una società: l'unità pur nella diversità delle convinzioni e delle ragioni del proprio impegno politico e civile, richiamando loro i principi fondamentali della "Dottrina sociale della Chiesa" che ha come fulcro e fine primario il "bene comune" dell'intera Nazione.

Desideriamo informare il Papa che molti, moltissimi fedeli sono impressionati per il silenzio della gerarchia cattolica italiana di fronte scelte governative che gridano vendetta al cospetto di Dio. Molti credenti e non credenti ritengono che essere cristiani sia incompatibile con il modello di governo che questi cinque anni ci hanno riservato. Una "contradditio in terminis". Partiti d'ispirazione cristiana sono alleati succubi di questo esorbitante e folcloristico potere che ha tenuto in scacco tutte le Istituzioni, a cominciare dalla Suprema Carta costituzionale di cui è stato fatto scempio pur di saziare gli appetiti delle singole fazioni che compongono la maggioranza attuale. Essi hanno votato leggi che la morale (laica e cattolica) definiscono semplicemente come immorali, come le leggi a beneficio esclusivo del presidente del consiglio e dei suoi cari.

I partiti che fanno riferimento ai principi etici del cattolicesimo hanno firmato una legge sull'immigrazione che nega i principi fondamentali della ragione e della fede cristiana, per sua natura universale e quindi aperta, con le necessarie regole, all'accoglienza di disperati e affamati che bussano alla porta dell'occidente opulento che pure legge ogni domenica Mt 25, 31-46, là dove il Signore si identifica con gli affamati, gli assetati, i carcerati, i forestieri. L'ospite che arriva in Vaticano ha appena approvato e fatta varare dal parlamento una legge immorale che concede a tutti i cittadini la licenza di uccidere e di essere uccisi in nome di una malintesa sicurezza la cui custodia è affidata alle pistole di una pericolosa giustizia "fai da te".

Al Papa chiediamo che non presti il fianco a dividere ancora di più i cattolici che già sono frammentati in partiti e porzioni di partiti, non interferendo nel momento supremo e sovrano di un popolo che con scienza e coscienza è chiamato a scegliere i propri rappresentanti al parlamento. Nella sua prima enciclica Deus Caritas est citando Sant'Agostino il papa ha scritto: "Il giusto ordine della società e dello Stato è compito centrale della politica. Uno Stato che non fosse retto secondo giustizia si ridurrebbe ad una grande banda di ladri, come disse una volta Agostino: "Remota itaque iustitia quid sunt regna nisi magna latrocinia?" (De Civitate Dei, IV,4). Alla struttura fondamentale del cristianesimo appartiene la distinzione tra ciò che è di Cesare e ciò che è di Dio (cfr Mt 22, 21), cioè la distinzione tra Stato e Chiesa o, come dice il Concilio Vaticano II, l'autonomia delle realtà temporali (Gaudium et Spes, 36)".

Dio non voglia che il Papa permetta con questa visita una commistione diabolica indebita e preservi la Sede di Pietro da ogni calcolo di interesse e da basse strategie di strumentalizzazione partitica e faziosa. È una questione etica. È un imperativo di decenza.

01 Marzo 2006.

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 Pierangelo    - 07-03-2006
da Adista Notizie n. 19.2006

FORZA PARROCI! BONDI SCRIVE ALLE PARROCCHIE, MA UN PRETE RISPEDISCE IL PLICO AL MITTENTE

"È, questo, il nostro modo di impegnarci per testimoniare la nostra fede. La prego di voler accogliere questo piccolo pensiero, la nostra semplice brochure, come un modo per condividere l'impegno difficile per l'affermazione della Verità Cristiana nella nostra società e nel tempo che ci è dato di vivere. Con questi sentimenti e pensieri voglia ricevere i miei più affettuosi saluti. Con viva cordialità. Suo devotissimo. Sandro Bondi".
Così si conclude la lettera allegata all'opuscolo "I frutti e l'albero. Cinque anni di governo Berlusconi alla luce della dottrina sociale della Chiesa" inviato da Forza Italia ai 25 mila parroci italiani. Si tratta di una brochure dove sono elencati tutti i provvedimenti in favore della Chiesa promossi in questi anni dalla maggioranza di centrodestra, fra cui la legge per la regolarizzazione degli insegnanti di religione, la legge per gli oratori, l'abolizione dell'Ici per gli enti ecclesiastici e non profit, la battaglia per il riferimento alle radici cristiane dell'Europa e la difesa del crocifisso nelle scuole.
Particolare enfasi è riservata alla legge sulla procreazione assistita "approvata dal governo", scrive Bondi, "e che la sinistra ha cercato di abrogare per mezzo di un referendum. La famiglia, cuore dell'attuale e fecondo lavoro pastorale di Benedetto XVI, e costante premura dell'indimenticabile Giovanni Paolo II, ha guidato la nostra politica facendoci scoprire sentieri nuovi e oggi ancor più fecondi per la società italiana".
Rispetto all'appoggio dato alla guerra in Iraq, che finora ha provocato più di 30mila vittime civili, il coordinatore nazionale di Forza Italia scrive: "Non ci siamo, altresì, tirati indietro per costruire la pace nella verità, come recentemente ha affermato anche Benedetto XVI, impegnandoci, nel contempo, nella lotta alla povertà e alle malattie nel Terzo Mondo e in numerose missioni di pace nei Balcani, in Afganistan, in Iraq, dove i nostri soldati si sono distinti per preparazione e per umanità".
Don Aldo Antonelli ha rispedito al mittente l'opuscolo ed ha inviato a Sandro Bondi una lettera che di seguito riportiamo:


Signor Bondi,
sono abituato a dare alle parole il loro peso per cui a chiamarla "onorevole" dovrei coartare la mia coscienza.
Ho ricevuto l'inverecondo opuscolo che lei, immagino, ha inviato a tutte le parrocchie d'Italia.
Glielo restituisco senza nemmeno sfogliarlo e le ricordo che le parrocchie non sono discariche di rifiuti né postriboli nei quali si possa fare opera di meretricio.
Abbiamo una nostra dignità, noi sacerdoti, e non siamo usi a svendere per un piatto di fagioli il nostro patrimonio religioso, culturale, sociale ed umanistico che voi in cinque anni di malgoverno avete dilapidato.
Avete fatto razzia di tutto. Avete dissestato la finanza pubblica, avete ridotto alla fame gli enti locali da una parte e foraggiato, dall'altra, gli enti ecclesiastici cercando di comprarvi il nostro silenzio se non addirittura la nostra compiacenza.
Avete popolato il Parlamento di manigoldi, ladri e truffatori. Di 23 parlamentari condannati in via definitiva più della metà (13 per la precisione) fanno parte del vostro gruppo. Avete fornicato con il razzismo della Lega e con il fascismo di Rauti. Con voi i ricchi sono diventati più ricchi ed i poveri più poveri. Il vostro "Capo" in cinque anni ha quadruplicato il suo patrimonio, mentre le aziende del Paese andavano in crisi. Solo l'elettromeccanica, nell'ultimo quadrimestre del 2005, ha perso il 7,1% del suo fatturato.
I nostri pensionati, da qualche anno in qua, non solo non riescono più ad accantonare un soldo, ma hanno incominciato a rosicchiare il loro già risicati risparmi.
Avete speso energie e sedute-fiume in Parlamento per difendere a denti stretti le "vostre" libertà mentre il Paese rotolava al 41° posto quanto a libertà di stampa e pluralismo di informazione, dopo l'Angola.
Avete mercificato i lavoratori e ipostatizzato le merci.
Si tenga pure, signor Bondi, la sua presunzione di coerenza con la "dottrina sociale della Chiesa". Noi preti vogliamo tenerci cara la libertà di lotta e di contestazione contro la deriva liberista e populista della vostra coalizione.

Aldo Antonelli
(parroco)
Antrosano, 1 marzo 2006

 Pierangelo    - 09-03-2006
...e da l'Unità online del 8.3.2006

Stoccate al premier da Famiglia Cristiana: «Altro che cattolico...»

La premessa è questa: nessuno ha «il monopolio dei valori cristiani». Non il centrosinistra ma neppure il centrodestra e in primis il suo leader Silvio Berlusconi che «non ha nessuna delle caratteristiche personali dei politici cattolici», né tanto meno può considerarsi l'erede del Ppi e di don Luigi Sturzo. A bacchettare duramente il premier e il suo schieramento l’editoriale di Famiglia Cristiana che questa settimana sarà diffuso in tutte le parrocchie italiane.

Nel consueto articolo che chiosa le vicende più salienti della settimana politica italiana, Beppe Del Colle prima di tutto mette i cosiddetti “puntini sulle i” riguardo a quella che definisce la «caccia al voto cattolico». «Nessun partito ha l'esclusiva del pensiero cristiano, nessuno quindi ha il diritto di pensare che chi vota diversamente da lui è meno cristiano» sottolinea Del Colle sulla testata dei paolini. Ma dopo le stoccate “bipartisan” ecco che l’editorialista punta il dito soprattutto contro le pretese dei partiti del centrodestra di farsi portatori dei valori della famiglia e della cristianità.

Se infatti da un lato l'Unione è «sfidata dalle spinte interne alle coppie di fatto» dall’altro, Famiglia Cristiana, citando un editoriale del mensile Vita Pastorale, sottolinea come nella Casa delle libertà, che «proclama a gran voce la difesa della famiglia», «quasi tutti i capi sono divorziati e risposati, o hanno scelto di trasformare la loro unione in coppia di fatto» mentre «i cristiani sanno che per un credente vale molto più l’esempio che l’astratta affermazione dei valori».

Ma non è tutto. Del Colle se la prende infatti in particolare con Silvio Berlusconi e con i suoi ripetuti tentativi di accreditarsi come colui che ha raccolto il lascito del padre nobile del cattolicesimo democratico. Come nel caso dell'inaugurazione in Via dell'Umiltà, il 23 novembre scorso, di una targa commemorativa del fondatore del Ppi Luigi Sturzo.

In particolare l’editorialista di Famiglia Cristiana si sofferma sull'udienza che a fine mese il Papa riserverà a oltre 200 partecipanti al congresso romano del Ppe ed alla quale doveva prendere parte anche Berlusconi. «Benedetto XVI non potrà che ripetere a quegli uomini politici quello che da sempre pensa sul ruolo della politica rispetto ai valori cristiani» premette Del Colle che quindi polemizza: «Resta da domandarsi che cosa rappresenti fra loro il nostro presidente del Consiglio, che non ha nessuna delle caratteristiche personali dei politici “cattolici” come da quasi un secolo (dal Ppi di don Sturzo) li conosciamo in Italia, e che ha sempre chiesto ai suoi parlamentari di votare “secondo coscienza” nei temi sui quali la Chiesa non ammette, invece, dubbi di coscienza».

Non è comunque la prima volta che Famiglia cristiana lancia stoccate al premier. E l'ultimo numero della rivista ospita anche una vignetta che apertamente prende in giro i sondaggi statunitensi di Berlusconi e suggerisce che per risolvere la crisi di consensi dell'utlimo festival di Sanremo basterebbe «affidare l'Auditel a qualche istituto di sondaggi americano». L'esperienza insegna.

 Pierangelo    - 11-03-2006
da Aprile online - 11.3.2006

''Spacciatori di cristianesimo''
Proibizionismi. La sottile tentazione di repressione di Don Gelmini e Baget Bozzo, ''catechisti'' di An e di Forza Italia

Dietro al simbolo di Alleanza Nazionale campeggia, oltre al nome FINI, la fiamma tricolore del Movimento Sociale Italiano alimentata dalla bara di Mussolini. Facciamo un passo indietro nel tempo: siamo a Roma, all'Assemblea di Alleanza nazionale dello scorso 5 febbraio. Don Gelmini, prete cattolico, archimandrita ortodosso, fondatore della Comunità Incontro di Amelia infiamma il popolo della destra con queste parole: “Grazie Gianfranco per la legge contro la droga. Affido a voi di AN il compito di difendere i principi cristiani”. E, pur tirando le orecchie al ministro degli Esteri, reo di essersi fatto uno spinello in Giamaica molto tempo fa, continua: “Credo negli ideali che difendete, anche se non appartengo ad una parte”.

Nessuno riprenderà l’anziano, carismatico leader-idolo delle comunità terapeutiche, come nessuno riprenderà don Gianni Baget Bozzo per le sue blasfeme affermazioni circa l’affinità tra Berlusconi e lo Spirito Santo (fate un passaggetto sul sito di Forza Italia alla voce “Il catechismo di Forza Italia”. Potreste scoprire cose interessantissime!) e le sue sparate contro il Concilio Vaticano II. È molto più facile dare del “prete comunista” a chi si schiera a fianco di istanze popolari, alla strenua difesa contro la devastazione dell’ambiente, contro il degrado dei rapporti sociali che dare del “prete fascista” ai chierichetti del potere che mai hanno nascosto le loro simpatie per i potenti di turno. Ad Amelia prima era di casa Craxi, ora Berlusconi, ma la filosofia è sempre la stessa. Baget Bozzo prima era il consulente spirituale di Craxi, ora di Berlusconi, ma la filosofia è sempre la stessa.
Neanche troppo velata la strategia di tirare i personaggi ecclesiastici dalla propria parte. Una legittimazione cattolica è sempre utile alle strategie politiche.

Io, personalmente, non credo che la marijuana sia il pericolo più grave della nostra società (una canna non ha mai fatto male a nessuno!). Le armi e la cultura della violenza fanno molti più morti. La Philip Morris fa milioni di morti. Il signor Beretta costruttore di pistole e fucili è un “cavaliere del lavoro”? Il Tavernello (il "latte" di tutti i diseredati di questa società e nessuno se la prende con questo vino né si dà pena di vedere se le confezioni in tetra-pak del Tavernello siano pericolose come quelle del latte per i neonati) non è pericoloso per la società?

Ma quello che mi interessa sono “i principi cristiani” di cui parla Gelmini. Equiparare marijuana e coca è un principio cristiano? Lapo Elkan è uguale ai ragazzini del Corso? Farsi uno spinello, spararsi una dose di eroina, farsi una pista di coca è lo stesso, cristianamente? Conosco un sacco di ragazzi che possono ora essere denunciati come “spacciatori”. Dovremmo ringraziare Gianfranco Fini per questo?
Le opere di misericordia (che sono i “principi cristiani”) raccontate nel Vangelo di Matteo sono: “Io avevo fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi”.
Le opere di misericordia del Vangelo (i “principi cristiani”) non mi sembrano molto rappresentate dietro la fiamma tricolore sopra la bara di Mussolini. Perché questi non sono “post-fascisti” e gli altri sono “post-comunisti?” E chi è Gelmini per affidare i “principi cristiani” ad Alleanza Nazionale?
Io, e tanti altri, non siamo di Alleanza Nazionale e, pur tuttavia viviamo dei “principi cristiani” che sono: “solidarietà”, “accoglienza della diversità”, “giustizia e pace”…che non sono principi della destra e che sono “principi cristiani”.
Io, e tanti altri, non abbiamo la pretesa, come Gelmini di affidare questi principi a nessuno, perché non siamo di nessuna parte e Gelmini e Alleanza Nazionale non ci rappresentano… e siamo cristiani!

Don Gianfranco Formenton

 Pierangelo    - 13-03-2006
da Adista Notizie n. 21.2006


UN'OFFESA ALLA POLITICA, ALLA DOTTRINA DELLA CHIESA, AGLI ELETTORI. PAX CHRISTI RISPONDE ALL'OPUSCOLO DI BONDI

Dopo la dura lettera di don Aldo Antonelli (v. Adista n. 19/06), giunge da Pax Christi Italia un'altra infiammata reazione di sdegno all'opuscolo ("I frutti e l'albero, cinque anni di governo Berlusconi letti alla luce della dottrina sociale della Chiesa") inviato da Forza Italia ai 25mila parroci italiani, insieme a una lettera di accompagnamento firmata da Sandro Bondi. Colpiscono i toni utilizzati dal movimento ecclesiale presieduto da mons. Tommaso Valentinetti: nella Lettera aperta a Bondi, dal titolo "Chiesa e politica: non possiamo tacere", Pax Christi esprime "stupore" e "indignazione", parla di "arroganza", di "mancanza di pudore" e di "presunzione". E di "offesa": alla serietà della politica, alla Dottrina Sociale della Chiesa e anche "all'intelligenza degli elettori". Di seguito il testo integrale.

Onorevole Bondi,
abbiamo ricevuto l'opuscolo "I frutti e l'albero, cinque anni di governo Berlusconi letti alla luce della dottrina sociale della Chiesa" che, riteniamo, sia stato inviato a tutte le parrocchie e le comunità religiose in Italia. È giunto anche alla nostra Casa per la Pace in Firenze.

Non possiamo nascondere lo stupore o, meglio, la nostra indignazione, non perché lei ci ha inviato pubblicità elettorale, cosa legittima e che molti fanno, ma per aver avuto l'ardire di affermare che molti provvedimenti dell'attuale Governo sono in "forte consonanza con la dottrina sociale della Chiesa".

Si potrebbe e si dovrebbe discutere a lungo delle scelte di questo Governo ben più disinvolte di quelle indicate nell'opuscolo come fedeli alla Dottrina Sociale della Chiesa... E facciamo solo alcuni esempi. Le leggi ad personam, il mancato provvedimento per i detenuti (nonostante le 26 interruzioni con applausi durante l'intervento di Giovanni Paolo II in Parlamento che chiedeva un atto in quella direzione), l'impoverimento di molte persone, la legge Bossi-Fini (più repressiva che altro: dalla relazione della Corte dei conti per l'anno 2004, le spese per "misure di sostegno" risultano pari a 29.078.933 euro contro i 115.467.102 euro per quelle di contrasto, fra cui rientrano i costi per i cosiddetti Cpt - Centri di permanenza temporanea), il mancato sostegno alla cooperazione internazionale (siamo l'ultimo tra i Paesi donatori Ocse, con lo 0,15% del Pil per il 2005), la riduzione drastica del Fondo per lo Sminamento Umanitario, l'incremento inarrestabile delle spese militari (una spesa pari a 478 dollari pro-capite annui, a fronte di appena 545 euro per stato sociale, contro i 1.558 di media Ue), il sostegno alla guerra in Iraq motivata con continue menzogne, il tentativo di modificare la legge 185 e di impedire il controllo parlamentare del commercio delle armi, il mancato finanziamento e sostegno ai giovani in servizio civile (malgrado la Corte Costituzionale abbia stabilito che sia il servizio civile che quello militare concorrono alla difesa della Patria, al primo si assegnano 224 milioni di euro, ed al secondo 19.021 milioni di euro, più 1.200 milioni di euro per le missioni militari e vari fondi fuori bilancio della difesa per nuovi sistemi d'arma), la mancata cancellazione del debito dei Paesi poveri (a cinque anni dalla storica assunzione di responsabilità nell'anno del Giubileo, inoltre, l'Italia può "vantare" di non avere nemmeno rispettato gli obblighi derivanti dalla legge 209/2000, che prevedeva una cancellazione di 6 miliardi di euro, mentre ad oggi ne sono stati cancellati solo 2,5 miliardi) e molte altre cose tra cui, cosa non secondaria, il coinvolgimento di autorevoli personaggi nella tristemente nota Loggia massonica P2. Ma non è solo di questo che ora vorremmo parlare.

Ci indigna l'arroganza, la mancanza di pudore, la presunzione nel presentarsi come interpreti fedeli del magistero, della Dottrina Sociale della Chiesa e delle radici cristiane; l'uso strumentale dei riferimenti religiosi per il proprio potere; il tentativo di blandire gli interlocutori con sdolcinati riferimenti al magistero della Chiesa.

È un'offesa alla serietà della politica. È un'offesa alla Dottrina Sociale della Chiesa.

E, se permette, è un'offesa anche alla intelligenza degli elettori, e quindi anche nostra. Se vuole far campagna elettorale non utilizzi a proprio uso e consumo i riferimenti religiosi, cosa che purtroppo capita spesso a qualche autorevole esponente del suo gruppo politico.

In conclusione, le proponiamo un testo che può aiutare tutti nella riflessione e nella conversione. Essendo stato scritto nel V secolo dopo Cristo, è al di sopra di ogni sospetto:
"Noi non abbiamo più un imperatore anticristiano che ci perseguita, ma dobbiamo lottare contro un persecutore ancora più insidioso, un nemico che lusinga..., non ci flagella la schiena ma ci accarezza il ventre; non ci confisca i beni (dandoci così la vita), ma ci arricchisce per darci la morte; non ci spinge verso la libertà mettendoci in carcere, ma verso la schiavitù invitandoci e onorandoci nel palazzo; non ci colpisce il corpo, ma prende possesso del cuore; non ci taglia la testa con la spada, ma ci uccide l'anima con il denaro" (Ilario di Poitiers, V sec. d. C.).

Pax Christi Italia

I collegamenti ipertestuali sono stati aggiunti da Fuoriregistro, n.d.r.

 Pierangelo    - 20-03-2006
da l'Unità del 19.3.2006

San Bondi alla guerra santa

L’impegno più difficile di una campagna promozionale è trasformare «la barba di granoturco in seta». Imbrogliare per convincere i compratori-elettori che ogni parola d'ordine è stata pensata in funzione del loro benessere. O della salvezza dell'anima, come ha immaginato il neocatecumeno Sandro Bondi resuscitando i Comitati Civici che nel 1952 dovevano «salvare l’Italia dal comunismo». Comitati creati attorno a pilastri al di sopra di ogni sospetto: parroci e religiosi. In quel 1952 Papa Pacelli e la Confindustria richiamavano all'ordine i nuovi protagonisti di un cattolicesimo la cui inquietudine anticipava il Concilio Vaticano II.

Obbedienza assoluta oppure solitudine con rigore di esilio. Voltano le spalle alla proposta di Luigi Gedda, scegliendo un certo deserto, Guido Carretto, Giorgio La Pira, Arturo Paoli, Davide Turoldo, non moltissimi altri. Ed eccoci ai nostri giorni: con la nostalgia per gli anni Cinquanta: Forza Italia prova a rilanciare l'adunata dei preti crociati da impegnare nella guerra santa.

Ma mezzo secolo dopo anche la Chiesa è cambiata. Se si mettesse ai voti il gradimento suscitato dall'opuscolo inviato da Bondi a sacerdoti e parroci la disfatta del Cavaliere susciterebbe tenerezza.

Alla lettera-manifesto che esalta le benemerenze dei «Cinque anni di governo Berlusconi letti alla luce della dottrina sociale della Chiesa» stanno rispondendo centinaia di preti e suore. Si espongono senza timore. Ogni giorno messaggi riuniti in una sola parola: indignazione. Domenica pomeriggio, l'ultima mail: «Noi non accettiamo e non ammettiamo che i membri del governo possano servirsi della fede e della Chiesa per scopi politici. Siamo persone libere, con testa e cervello, sappiamo fare le nostre scelte senza che voi ci propiniate spiegazioni e suggerimenti elettorali. Vi chiediamo come mai l'ingente spesa per la pubblicazione degli opuscoli non sia stata utilizzata per sollevare il tenore di vita di tanti cittadini italiani che vivono una squallida povertà. A Palermo, da tempo, serviamo uno dei quartieri degradati del centro storico. Mamme che bussano ogni giorno alla nostra porta con l'ansia dello sfratto o la mancanza di soldi per sfamare i loro bambini o per pagare le bollette della luce e del gas. Persone ammalate che non possono procurarsi le medicine non mutuabili.

Chiediamo perché nel vostro libretto non avete spiegato come mai ai più ricchi è permesso ottenere tutto e gratuitamente, mentre ai poveri (lo sapete: ogni giorno in Italia il numero cresce) non è permesso niente...Nel vostro libretto è scritto che avete creato leggi ispirate ai valori del Vangelo.

Quali leggi? Quelle per gli immigrati? O quelle che tutelano i ricchi davanti alla giustizia? O altre, ancora, che rovesciano il comando divino dello spartire il pane con l'affamato, il vestito con l'ignudo, la casa col senza tetto? Con Gesù non si deve scherzare. Solo Gesù può farci riconoscere l'albero dai frutti. E i vostri frutti, caro onorevole Bondi, quali sono? Forse la partecipazione alla guerra in Iraq? Caro presidente Silvio Berlusconi, hai tanti mezzi a disposizione. Usali ma, per favore, non sfruttare in modo indegno il Vangelo. Lanciamo un accorato appello a tutti i parroci e a tutti i religiosi affinché, con coscienza, riflettano sulla scelta nelle prossime elezioni politiche».

E tutti i parroci e tutti i religiosi stanno ricevendo montagne di messaggi ai quali rispondono con un'altra montagna di messaggi. Si incrociano nei nostri computer. Se è consentito leggere fra le righe di considerazioni che dovrebbero essere serene, si colgono rabbie represse dalla vocazione al perdono. Ma sempre rabbie e il messaggio non cambia: per chi ci prendete? Ho trascritto le osservazioni meno dure della lettera firmata da suor Anna Pia De Marchi e suor Tiziana D'Agostino, missionarie comboniane in missione a Palermo dopo aver attraversato la «guerra assurda dell'Uganda». Ho alleggerito la loro costernazione per non intristire, oltre il disamore politico, il povero Sandro Bondi, ex sindaco decisionista del Pci di Fivizzano, Massa Carrara. Il dono della fede lo ha fulminato sulla strada di Arcore, illuminazione del berlusconismo. Come San Paolo ha cambiato vita; nel suo caso anche benessere ed obbedienza.

Le prime indignazioni sono cominciate quindici giorni fa. Dapprima con la reticenza di chi non si trattiene e non si nasconde, ma prega di lasciar perdere il nome: abitudine alla discrezione, qualche timore per il ruinismo.

Di lettera in lettera (lo ripeto, continuano a piovere col ritmo di un referendum) l'indignazione prevale sul rispetto verso una gerarchia considerata non sempre chiara. Il neoliberismo economico che ispira la politica dell'attuale dirigenza politica e che mette al centro, come valore fondamentale, l'economia e il mercato, non si ispira certo alla dottrina sociale della Chiesa. La «Pacem in Terris» afferma i diritti di immigrazione ed immigrazione: «Ogni essere umano ha il diritto alla libertà di movimento e di dimora all'interno della comunità politica di cui è cittadino; e ha pure il diritto, quando legittimi interessi lo consigliano, di immigrare in altre comunità politiche e stabilirsi in esse...». La rivista mensile «Vita Pastorale» dei Paolini, nell'editoriale dell'ultimo mese dice: «Il Polo ha elevato a sistema la corruzione e il furto. Basta vedere alcune leggi fatte per salvare certi personaggi e soprattutto pensando ai condoni. Che cosa sono se non la legalizzazione dell'illegalità e dell'evasione fiscale ?... Il centrodestra si proclama grande difensore della famiglia tradizionale. Ma come dimenticare che quasi tutti i capi sono divorziati e risposati, o hanno scelto di trasformare la loro unione in coppia di fatto?».

Se l'evidente adulterazione (opuscolo Bondi) della dottrina sociale trovasse nella Chiesa solo silenzio ci sarebbe molto da riflettere. Don Giovanni Nervo lo ha scritto alla rivista «Settimana». La sua indignazione e l'indignazione che moltiplica le proteste dei religiosi, superano il circuito ecclesiale al quale si rivolge la seduzione di Bondi. Ormai le lettere arrivano a giornali, radio, circoli giovanili, gruppi studenteschi. I preti vogliono far sapere cosa pensano. Parroci dell'Aquila, francescani di Padova, padri di Bassano del Grappa, seminaristi toscani, comunità religiose piemontesi, di Genova, di Bari, eccetera. Val la pena raccogliere la raccomandazione di don Nervo: evitare che il silenzio possa spegnere questo fermento. Ma è la lettera aperta di Pax Christi firmata dal suo presidente, monsignor Tommaso Valentinetti, nuovo arcivescovo di Pescara, ad avvicinare inconsapevolmente il tentativo di mistificazione di Forza Italia a una realtà lontana, più o meno segnata dallo stesso timore: l'uso della religione per rafforzare potere e affari.

Era il 1982: «Non a caso un vescovo latinoamericano diceva che, a suo parere, l'ideologia più rovinosa esistente in America Latina, è “l'anticomunismo” (e non si tratta di un vescovo “comunista” o progressista, tutt'altro). È sotto tale pretesto che vengono contrastate tutte le rivendicazioni più legittime e le più elementari richieste di rispetto dei Diritti dell'Uomo. Ed ancora sotto il medesimo pretesto si autorizzano e si incoraggiano le repressioni più crudeli». È l’introduzione del rapporto Pax Christi su Nicaragua, El Salvador, Guatemala e Honduras, firmata dal vescovo di Ivrea, monsignor Bettazzi, allora presidente di Pax Christi italiana. Il dramma della nostra non speranza è meno angoscioso, ma ambiguità, sotterfugi e spionaggi sono gli stessi.

L'introduzione dell'arcivescovo Valentinetti apre l'intervento con la misura del teologo: «Abbiamo ricevuto l'opuscolo e non possiamo nascondere lo stupore e lo sconcerto per questa pubblicazione». Segue una risposta ufficiale di Pax Christi più categorica: «Non possiamo nascondere lo stupore, o meglio, l'indignazione …per il vostro ardire nell’affermare che molti provvedimenti dell'attuale governo sono “in forte consonanza con la dottrina della Chiesa...”. Si potrebbe e si dovrebbe discutere a lungo sulle scelte di questo governo ben più disinvolte di quelle indicate nell'opuscolo... Facciamo solo alcuni esempi...».

Comincia l'elenco sconsolante delle imprese berlusconiane. Nessuna novità. Le abbiamo vissute e subite, eppure il ritrovarle in fila esaspera lo scoramento. Possibile che qualche cattolico le abbia votate nel nome della poltrona? Leggi ad personam, leggi salva amici, mancati provvedimenti in favore dei detenuti come aveva chiesto Giovanni Paolo II interrotto 26 volte da applausi e commozione mentre implorava il Parlamento. Le repressioni della legge Bossi-Fini. Dopo promesse altisonanti, riduzione drastica degli aiuti ai paesi poveri: l’Italia è agli ultimi posti fra le nazioni industrializzate. Riduzione delle spese per lo sminamento umano, provvedimento crudele perché gran parte delle mine di ogni guerra sono italiane. Incremento inarrestabile delle spese militari. Sostegno alla guerra in Iraq motivata con continue menzogne, mancato finanziamento del Servizio Civile in alternativa al servizio militare, così come aveva disposto la Corte Costituzionale.

E nelle ultime parole qualcosa che anche la sinistra, purtroppo, lascia perdere e la gente qualsiasi ormai non conosce: «Coinvolgimento di autorevoli personaggi nella tristemente nota loggia massonica P2». Ma non è solo di questo che Pax Christi vuol parlare: «Ci indigna l'arroganza, la mancanza di pudore, la presunzione nel presentarsi come interpreti fedeli del magistrato della Dottrina Sociale della Chiesa e delle radici cristiane; l'uso strumentale dei riferimenti religiosi per il proprio potere; il tentativo di blandire gli interlocutori con sdolcinati riferimenti al magistero della Chiesa.

È un'offesa alla serietà politica e, se permette, un'offesa all'intelligenza degli elettori, e quindi anche nostra...». Bisogna dire che la protesta non avvolge tutti i preti e tutti i religiosi. Esistono sensibilità preconciliari. Radio Maria non smentisce il sostegno alla guerra in Iraq. Antonio Socci accusa Prodi di sacrilegio. Assicura che Ratzinger è scandalizzato perché il professore promette felicità come fanno i marxisti. I ministri cattolici Giovanardi e Calderoli restano normalmente in trincea a difendere «le loro radici cristiane». Loro. Ma è l'asceta Formigoni a far capire come l'impegno per la vita eterna sia più importante di ogni ambizione umana. Lo spiega a «Otto e Mezzo», rispondendo a Ferrara.

Erano i giorni in cui Berlusconi non voleva candidarlo. Lo preferiva governatore in Lombardia, ma Formigoni insisteva nel candidarsi per poi decidere qual era il posto più conveniente. Trascrizione delle sue parole: «Vorrei candidarmi perché la gente mi ferma per strada. Crede sia naturale che io vada in parlamento. Dopo, vedrò. O ministro o resterò senatore. Dipende. Se Berlusconi va al Quirinale, allora, chissà...». Ecco una fede che sposta le poltrone.

Maurizio Chierici