breve di cronaca
La crisi degli istituti tecnici ha radici antiche
Tuttoscuola - 17-01-2006
La previsione di radicali cambiamenti che dovrebbero intervenire dal 2007-2008, allorche' andra' gradualmente in vigore la legge di riforma del secondo ciclo, e' considerata da tanti la causa principale della crisi di iscrizione agli istituti tecnici e agli istituti professionali.
Che vi possa essere incertezza nelle scelte da parte delle famiglie anche per gli annunciati cambiamenti - soprattutto per gli istituti professionali - e' certamente possibile, anzi molto probabile, ma va ricordato che il calo nelle iscrizioni agli istituti tecnici e (piu' recentemente) professionali viene da lontano. Analizziamo l'andamento delle iscrizioni dell'ultimo decennio.
A meta' degli anni '90 piu' del 40% degli studenti iscritti alle prime classi di istituti superiori sceglieva istituti tecnici. Nel 97/98 quella percentuale era pero' scesa al 39,1% per ridursi ulteriormente al 37,2% nel 2001-02, proprio mentre era in atto un robusto rinforzo di nuovi iscritti per effetto dell'innalzamento dell'obbligo scolastico.
La crisi dei tecnici e' continuata fino a questi ultimi anni, attestandosi nell'anno in corso al 33,6% ( http://www.tuttoscuola.com/ts_news_228-3.doc ).
Gli istituti professionali hanno avuto andamenti diversi dai tecnici: stabili e lievemente in crescita a meta' degli anni '90, addirittura hanno ampliato considerevolmente, piu' di ogni altro tipo di istituto, il numero degli iscritti in coincidenza con l'innalzamento dell'obbligo scolastico, tanto da far registrare nel 2001-02, con il 25,9% di studenti al primo anno sul totale degli iscritti, un incremento di tre punti percentuale rispetto alla situazione del 97-98.
Ma, dopo quell'exploit, e' cominciata la discesa che, con il 23,1% dell'anno in corso, li ha riportati ai valori di meta' degli anni '90.
Il perdurare dell'incertezza sul loro futuro potrebbe favorire un'ulteriore flessione, tanto che lo stesso Miur, nella circolare sulle iscrizioni, ha voluto dare un segnale rassicurante a chi si iscrivera' per l'anno prossimo, precisando che gli verra' assicurato l'intero percorso secondo l'ordinamento pre-riforma. Il dubbio che resta a molte famiglie e': tra cinque anni non verra' percepito come "vecchio" un titolo, ad esempio, di perito industriale, quando da quattro anni esistera' (se verra' applicata la riforma) il nuovo Liceo tecnologico, che si apprestera' a sfornare dall'anno successivo i primi diplomati?

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 Redazione    - 17-01-2006
Il 13 dicembre 2005 si è svolto a Roma il Seminario organizzato dalla Consulta dei Dirigenti scolastici intitolato “Oltre la riforma”. Nel corso di tale attività sono state presentate relazioni di particolare interesse, tese soprattutto a sottolineare "la centralità di una corretta rilevazione della domanda formativa soggettiva ed oggettiva", come da comunicazione dell'Assessorato alle Politiche della Scuola di Roma che ci viene segnalata in Redazione. Lo stesso Assessorato organizza in questi giorni quattro nuovi incontri di discussione per proseguire in riflessioni che se da un lato sottolineano i punti di debolezza della riforma ed in particolare quelli relativi al decreto sugli ordinamenti, dall'altro rassicurano sul fatto che nulla cambierà fino al 2007 e che "i giovani che dopo la terza media si iscriveranno alle istituzioni scolastiche di secondo grado nel 2006 hanno la sicurezza di completare il corso di studi secondo gli ordinamenti vigenti."
Per approfondimenti rimandiamo a tre interventi utili:

Relazione del Prof. Emanuele Barbieri
Problematiche connesse alla fase di transizione in vista dell'anno scolastico 2007-2008.

Relazione del Prof. Giorgio Sciotto:
Caratteristiche del Nuovo ordinamento prefigurato per il secondo ciclo dell'istruzione.

Relazione del Dr.Sergio Auriemma:
Il nuovo assetto istituzionale (Nuovo Titolo V della Costituzione e Legge 53/2003)

 Anna Pizzuti    - 17-01-2006
Alla pagina 5 dell’analisi del decreto sul secondo ciclo condotta da Giorgio Sciotto c’è una tabella che sintetizza quali sono le parti del decreto che, nonostante il rinvio al 2007/2008 della sua applicazione, possono essere considerate, di fatto, in vigore già da ora.
Tra queste, l’abolizione dell’obbligo formativo fino a 18 anni ( art 68 legge 144 )
Al di là di ogni aspetto critico e di quanto, su questa norma, si sta discutendo, ricordo che questo obbligo formativo scattava dopo che era stato assolto l’obbligo scolastico a 15 anni in base alla legge 9/99.
Tuttoscuola rileva che, nel periodo di applicazione di questa legge, le iscrizioni nei professionali erano cresciute sensibilmente, come era da aspettarsi; qualunque fosse poi la scelta, dopo i 15 anni, si realizzava, comunque, un anno in più di istruzione.

Tra gli effetti collaterali, della riforma del secondo ciclo, “intelligente” come le bombe che portano la democrazia, c’è quello di aver fatto perdere questa opportunità ad un numero sempre maggiore di ragazzi. In maniera strisciante negli anni passati, in maniera sempre più evidente in questo anno. Pochissimi hanno analizzato a fondo il contenuto della circolare sulle iscrizioni per l’anno scolastico 2006/2007, nella parte che riguarda il secondo ciclo, per cui forse è sfuggita l’insistenza con la quale si richiamano i dirigenti scolastici delle scuole medie a tener conto dell’esistenza dei percorsi di istruzione e formazione professionale. Ma non è questo il punto. Il punto sta nel fatto che la circolare, per la prima volta in maniera ufficiale, fa emergere lo scollamento totale che questi percorsi hanno con la scuola, mettendo in evidenza come essi inizino con molto ritardo rispetto all’anno scolastico ordinamentale ed invitando tutta una serie di uffici a fornire “le opportune istruzioni intese a verificare l'effettivo esercizio del diritto-dovere da parte degli interessati.”
Insomma, è ormai chiaro che si è aperta una falla enorme, attraverso la quale sfuggiranno proprio quei ragazzi che più di tutti avrebbero bisogno di attenzione e cura.
Ma ce n’è un altro, di effetto collaterale della “non” riforma che tra poco esploderà e che cambierà profondamente il panorama scolastico italiano.
La nota diTuttoscuola scopre ora quello che era già chiaro fin dall’inizio; la fuga verso i licei era talmente prevedibile che – il dubbio è legittimo – non è possibile che non fosse prevista. E, con essa, non è possibile che non fosse previsto quello che accadrà entro poco tempo. Ci sono tantissimi Istituti professionali i quali scenderanno al di sotto del numero degli alunni che consente loro l’autonomia e così verranno accorpati con altri istituti. Il che non è solo un’operazione burocratica, ma l’inizio della fine della loro specificità e della loro funzione.
Ho cercato di comprendere, nel corposo saggio di Auriemma, se e in che modo ci si stia ponendo il problema di come l’intenzione manifestata dal pallido programma dell’Unione di mantenere l’unitarietà dell’Istruzione, intrecciandosi con le riforme istituzionali, riuscirà a salvaguardare l’Istruzione professionale, ma un riferimento chiaro in merito a questo problema, non sono riuscita, forse per mia incapacità, a trovarlo, nonostante l’apertura e la complessià dell’analisi.

Invece è proprio ora che ci sarebbe bisogno della massima chiarezza. Anzi, per dirla con Primo Levi: “Se non ora, quando?”