Da Manzoni al cyberspazio
Noemi Sacchi - 02-05-2002
TEMA


Il contadino che non sa scrivere si rivolge a uno che conosca quell'arte(...)Il letterato parte intende, parte fraintende (...), qualche volta gli accade di dire tutt'altro: accade anche a noialtri che scriviamo per la stampa".

E' Manzoni che scrive, e già sembra di cogliere l'attualità di una problematica scottante: la comunicazione.
Nel sopracitato stralcio dei Promessi Sposi è chiaramente espresso il grosso disagio di chi è impossibilitato a comunicare, con autonoma efficacia, le proprie necessità, siano esse appelli d'aiuto o desideri di abbandonare uno spazio anonimo nel mondo.
Probabilmente non è un caso che oggi, come allora, questa difficoltà sia sentita da personaggi sociali ben precisi, con la differenza che, se nel Seicento l'ambito di analisi si limitava alla società più o meno locale, nell'era della globalizzazione, in cui i fenomeni si espandono a macchia d'olio, non si parla più solo di Italia e dintorni, ma di problematiche planetarie.
Così il contadino diventa l'africano, il sudamericano, ma la questione resta la stessa, esprimibile in una parola che noi abbaimo quasi dimenticato: analfabetismo.
Dai resoconti del Subcomandante Marcos sulla situazione latinoamericana, ai richiami ufficiali delle agenzie Onu, ai richiami delle organizzazioni umanitarie, chiunque sia in grado di analizzare con un minimo di capacità critica la situazione dei paesi in via di sviluppo inserisce tra le più urgenti priorità l'alfabetizzazione dei popoli a partire dall'ormai per noi banale ABC.
In effetti può, di primo acchito, risultare scontato, ma proprio nella mancanza di capacità comunicativa risiede uno dei principali ostacoli allo sviluppo.
Nell'età della comunicazione, tale abilità risulta essenziale al fine di svincolare un'entità politica, sociale o nazionale da una posizione di subordine, spesso drammatico.
Affinchè il contadino manzoniano dell'oggi non sia costretto a dipendere da terzi, fuorvianti del significato ultimo del suo messaggio in funzione di interessi propri (non ultimo il consenso) occorre che egli impari a scrivere da sè.
La soluzione appare banale, ma acquista importanza se si considera il pericolo rappresentato dalla libera circolazione di informazioni per le lobby del potere.
A questo punto risulta adeguato il richiamo all'ultima frase del brano citato inizialmente: ecco che, oggi come allora, emerge il fantasma della manipolazione mediatica, della dubbia autenticità delle notizie filtrate, dei dati "non detti", delle informazioni arginate quel tanto che basta per evitare scandali o perplessità, dei meccanismi politici alienati, camuffati, contorti.
Così si motivano i progetti di sviluppo ed autosviluppo mirati all'istruzione, alla scolarizzazione, all'alfabetizzazione: possiamo definirla educazione comunicativa.
E si motiva anche la rete del world wide web nel suo creare spazi alternativi ai sistemi ufficiali, aperto a voci dirette ed autentiche, immediato e veloce come il pensiero, talmente autoapprendente da riuscire a sfuggire persino ai cyberdetectives dei servizi di intelligence internazionali.
La comunicazione è veramente una potenza: se poi sa crescere interagendo diventa una bomba!
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