Senza oneri per lo stato
Marino Bocchi - 17-05-2001
Rocco Buttiglione è nato a Gallipoli (LE) il 6/6/1948.
Ha compiuto gli studi liceali a Torino dove ha conseguito la maturità classica presso il Liceo "Massimo D'Azeglio" nell'anno 1966.
Ha studiato Giurisprudenza a Torino ed a Roma, dove si è laureato con una tesi in Storia delle Dottrine Politiche condotta sotto la guida del prof. Augusto Del Noce di cui diverrà assistente ed amico e con il quale vivrà un sodalizio intellettuale durato oltre vent'anni.
E' coniugato ed ha quattro figlie e vive a Roma.
Attualmente è professore ordinario di Scienza della Politica presso l'Università S. Pio V di Roma si è occupato di Filosofia, Etica sociale, Economia e Politica presso l'Accademia Internazionale di Filosofia del Principato del Liechtenstein di cui è stato Prorettore ed ha tenuto lezioni e seminari di Etica presso l'Università Cattolica di Lublino che gli ha conferito la laurea honoris causa in Filosofia nel maggio del 1994. Ha svolto attività di corsi, seminari, incontri, lezioni negli Stati Uniti promossi in collaborazione con i più autorevoli rappresentanti dell'intellighenzia nordamericana. Frequenta l'American Enterprise Institute di Washington diretto da M. Novak, l'Ethics and Public Policy Center di G. Weigel a Washington, il The Acton Institute di R. Sirico nel Michigan, Il Religion and Public Life di R. Neuhaus a New York.
Membro del consiglio di redazione di numerose riviste italiane ed estere nonché editorialista di diversi quotidiani Buttiglione ha scritto e pubblicato una decina di volumi, oltre 130 saggi scientifici (molti di questi in lingue diverse ) ed inoltre alcune centinaia di articoli sulla stampa italiana ed estera.

Nel 1994 riceve la laurea honoris causa in Filosofia conferitagli dall'Università Cattolica di Lublino.
Buttiglione è membro del consiglio di redazione di numerose riviste italiane ed estere, egli parla e scrive correntemente in italiano, inglese, francese, tedesco, spagnolo, portoghese e polacco.
(tratto da: www.axnet.it/cdu/roccomain.htm)


“La parità scolastica è stata avviata e poi subito castrata, Noi vogliamo realizzarla davvero”


PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE - PROGETTO DI LEGGE - N. 6399
d'iniziativa dei deputati
BUTTIGLIONE, TASSONE, TERESIO DELFINO, VOLONTE', GRILLO
Modifica all'articolo 33 della Costituzione,
in materia di parità scolastica
Presentata il 29 settembre 1999

Art. 1.


1. Il terzo comma dell'articolo 33 della Costituzione è sostituito dal seguente:

"Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione".


(terzo comma dell’articolo 33 della Costituzione: “Enti privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”, ndr)

Relazione:


Onorevoli Colleghi! - La questione dell'istruzione è un punto fondamentale per la crescita del Paese.
L'entrata dell'Italia nell'Euro non deve rappresentare l'unico, grande obiettivo e momento di avvicinamento tra i Paesi dell'Unione europea. E' necessario armonizzare tutte le strutture pubbliche e private in questa azione di diffusione degli ideali europei affinché non vi siano "zone grigie".
Il fallimento del disegno riformatore della Costituzione deliberato dalla Commissione bicamerale per le riforme costituzionali e l'impossibilità di giungere alla profonda revisione della Carta fondamentale attraverso lo strumento dell'Assemblea costituente, impongono di utilizzare la via dell'articolo 138 della Costituzione per apportare modifiche parziali, così come si è proceduto per modifiche relative a importanti segmenti della nostra società, quali i provvedimenti per l'esercizio del voto degli italiani all'estero, per l'elezione diretta del presidente della regione, per il giusto processo, per il principio di sussidiarietà e per tutti gli adattamenti che possano consentire al Paese di armonizzarsi con la legislazione europea ed affrontare le sfide del futuro.
Gli articoli 33 e 34 della Costituzione hanno quale oggetto l'istruzione e furono approvati dall'Assemblea costituente dopo un vasto e prolungato dibattito che si aprì sul tema scuola pubblica-scuola privata, nel quale si evidenziò una forte divaricazione di scelte e di orientamenti tra laici e cattolici.
Sono abbondantemente note le ragioni che hanno impedito di affrontare la "questione istruzione" senza quelle preclusioni ideologiche che trovano un ostacolo nella formulazione del terzo comma dell'articolo 33 della Costituzione al quale si è voluto attribuire un significato che va oltre l'interpretazione degli stessi proponenti.
E' opportuno, infatti, ricordare che il relatore all'Assemblea costituente, onorevole Marchesi, si pronunciò per un pieno diritto della scuola privata alla libertà di insegnamento (AC 3204), e l'onorevole Corbino, anche a nome degli altri firmatari, chiarì la portata dell'emendamento con le seguenti parole: "Noi non diciamo che lo Stato non potrà mai intervenire a favore degli istituti privati: diciamo solo che nessun istituto privato potrà sorgere con il diritto di avere aiuti da parte dello Stato" e di fronte alle obiezioni dell'onorevole Gronchi sulla sorte che sarebbe stata riservata alle scuole professionali che non sono di Stato e che vivono con il concorso dello Stato, un altro firmatario dell'emendamento, l'onorevole Codignola, chiarì che con l'aggiunta "senza oneri per lo Stato" non è vero che si venga a impedire qualsiasi aiuto dello Stato alle scuole professionali, si stabilisce solo che "non esiste un diritto costituzionale a chiedere tale aiuto".
Una interpretazione restrittiva della norma costituzionale ha finito per dividere per cinquanta anni le forze politiche impedendo di trovare una soluzione idonea ai problemi della scuola italiana e alle sue prospettive di crescita, soprattutto nei campi fondamentali della educazione e della istruzione.
Sono stati vani finora i tentativi di trovare un'intesa capace di superare le difficoltà frapposte per impedire una soluzione che, disciplinando la parità scolastica, non si esaurisca nella erogazione di risorse assistenziali ma consenta all'impresa scolastica di svolgere un ruolo competitivo rispetto al progressivo monopolio dell'istruzione. Il monopolio pubblico dell'istruzione finisce per intaccare il principio del pluralismo educativo in una società democratica, come dimostrano i dati dell'Istituto nazionale di statistica (ISTAT) sulla situazione della scuola non statale, che presenta il seguente allarmante quadro: scuola materna: 12.339 scuole; 672.141 alunni; scuola elementare: 1.887 scuole; 203.016 alunni; scuola media 807 scuole; 68.551 alunni; scuola superiore: 1.806 scuole; 159.277 alunni.
I passi in avanti che si registrano nel provvedimento sulla parità scolastica non raggiungono l'obiettivo di una maggiore democrazia scolastica di cui sentiamo fortemente l'esigenza e soprattutto non consentono al Paese di raggiungere standard e livelli europei nel settore dell'istruzione.
In ambito europeo possono essere individuate quattro tipologie di aspetti strutturali e giuridici che caratterizzano la scuola non statale negli Stati membri dell'Unione europea.
Le quattro tipologie sono così sintetizzabili:

1) scuola non statale con equivalenza completa con scuola statale. Appartengono a questa tipologia il Belgio, la Danimarca, l'Islanda e i Paesi Bassi;

2) scuola non statale convenzionata e finanziata in rapporto al riconoscimento di soddisfare un "bisogno riconosciuto". In genere in questi Paesi coesistono due tipologie di scuola "privata": da una parte quella completamente privata e indipendente che non riceve finanziamenti; dall'altra la scuola sovvenzionata o sotto contratto che riceve finanziamenti a certe condizioni; appartengono a questa tipologia Austria, Finlandia, Francia, Inghilterra, Galles, Norvegia, Portogallo, Repubblica Federale di Germania, Spagna, Svezia e Italia;

3) scuola non statale indipendente e autofinanziata. Appartengono a questa tipologia Inghilterra e Galles, Grecia e Scozia;

4) solo scuola non statale in regime di assenza di scuola pubblica. Appartiene a questa tipologia l'Irlanda.

Il maggior numero di Paesi europei sembra ispirarsi al modello di scuola non statale che viene finanziata solo quando si riconosce che soddisfi un "bisogno" realmente presente e tale che la scuola pubblica statale non riesce a soddisfare. In Germania e in Spagna esistono forme di sovvenzione indirette che si concretizzano in un abbattimento fiscale per la famiglia.
L'insoddisfazione del CDU per la soluzione adottata nel provvedimento sulla parità scolastica approvato in prima lettura dal Senato della Repubblica e trasmesso alla Camera dei deputati ha determinato l'uscita dalla coalizione di governo con le dimissioni del sottosegretario alla pubblica istruzione onorevole Teresio Delfino.
Presentiamo, dunque, la proposta di legge costituzionale recante la modifica del terzo comma l'articolo 33 della Costituzione affinché si possa rimuovere quello che può essere considerato un alibi costituzionale per non affrontare il problema della parità scolastica nel suo significato più pieno ed autentico e che dimostra l'incapacità della maggioranza di governo di affrontare coraggiosamente nella sua reale dimensione un tema che consente di introdurre elementi di competizione nel sistema scolastico, di ridurre le inefficienze, di restituire libertà e capacità di scelta alle famiglie.
La nostra proposta di modifica costituzionale vuole dunque essere una sfida di principio, una sfida di libertà, una sfida su ragioni che non possono essere sacrificate da soffocanti erogazioni pubbliche che avrebbero il solo scopo di allungare l'agonia della scuola non statale.
La libertà di educazione e quindi il superamento dell'attuale modello di scuola statalista è condizione indispensabile di qualunque riforma che voglia dare efficienza al sistema formativo e consenta all'Italia di competere nel mondo proprio perché il primo sistema competitivo della Nazione è il sistema scolastico, che in Italia ha raggiunto il livello di quasi monopolio protetto dalla finanza pubblica senza produrre vantaggi per il cittadino.
Auspichiamo che la presente proposta di legge costituzionale possa trovare un largo consenso tra le forze politiche, anche trasversale rispetto agli attuali schieramenti. Da parte nostra opereremo anche attraverso l'utilizzo degli strumenti regolamentari affinché il provvedimento possa essere affrontato ed esaminato.







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