Sinistra divisa. «
Sbagliano Unità e Liberazione a chiedere l'abrogazione totale»
ROMA - La riforma, anzi «
la controriforma» della scuola targata Letizia Moratti è «
un pericolosissimo contenitore vuoto» che il centrosinistra al governo dovrà «
rottamare», scriveva ieri l'Unità . E pure Liberazione invitava ad una «
abrogazione secca», tuonando contro «alcuni settori interni all'Unione, non solo della Margherita, che hanno manifestato una sensibilità particolare per le "
sirene" morattiane». Insomma, bisogna buttare la riforma nel cestino della carta straccia e ricominciare daccapo, dicono il quotidiano dei Ds e quello di Rifondazione comunista. Una strategia che però non convince tutti nell'opposizione.
SLOGAN ASTRATTI - «
Non penso sia giusto ricominciare da zero quando si fa una riforma su un corpo vivo e vitale come la scuola - ribatte Silvia Costa, assessore all'Istruzione nel Lazio ed esponente della Margherita -.
Prima si deve partire dal nostro progetto e poi decidere quali parti della legge Moratti mantenere e quali eliminare». Lei guida la Commissione istruzione, formazione, lavoro e innovazione della Conferenza delle Regioni e Province autonome che ha appena ottenuto di posticipare di un anno l'entrata in
vigore della riforma del secondo ciclo e avviare la sperimentazione non prima del 2007: «
Insieme al coordinamento degli assessori - spiega la Costa -
ho scelto di riaprire il confronto istituzionale e definire un percorso condiviso».
Contraria a procedere per «
strappi» è anche Fiorella Farinelli: «
Sarebbe sbagliato sottoporre a continui cambiamenti il nostro sistema educativo, che non è un oggetto statico ma un corpo vivo», osserva la responsabile scuola della Margherita, che diffida degli «
slogan astratti» a favore dell'abrogazione.
«
E' troppo semplificatorio dire cambiamo tutto. Per fare cosa? Ritornare al testo unico del 1994? Alla riforma Berlinguer? Che poi i guasti della scuola italiana sono di vecchia data, mica li ha prodotti tutti la Moratti». Un invito alla riflessione arriva pure da Andrea Ranieri, responsabile del dipartimento informazione e cultura dei Ds: «
Non mi piace la logica del "punto e a capo", per altro inaugurata dall'attuale ministro dell'Istruzione.
Serve invece un'analisi seria ed equilibrata di cosa e come cambiare, avanzando le nostre proposte e favorendo un confronto ampio visto che la scuola è un bene di tutti».
Riposta dunque la tentazione della rottamazione, Farinelli suggerisce di procedere con logica riformista: «
Non serve azzerare tutto: alcuni elementi della riforma vanno conservati, magari modificandoli un po' o realizzandoli pienamente, altri invece eliminati».
DA TENERE - Fra le cose da tenere c'è, ad esempio, il «diritto-dovere all'istruzione e alla formazione fino ai 18 anni» e l'idea di un sistema formativo alla cui costruzione partecipino in modo decisivo le Regioni, come previsto dalla riforma del Titolo V: «
Un buon progetto che però la Moratti non è riuscita a realizzare, come pure l'articolazione dell'offerta formativa in due grandi percorsi di pari dignità, quello liceale e quello tecnico-professionale, che si pone in continuità con quanto fatto da Berlinguer. Due temi che certamente l'Unione dovrà riprendere». Cosa invece bisognerà archiviare? «
E' inaccettabile che un ragazzino di 13 anni possa decidere a ragion veduta del suo futuro, perciò la formazione di base va estesa a 10 anni», continua Farinelli che vorrebbe anche metter mano all'esame di maturità, reintroducendo i commissari esterni.
Si appella al sentimento riformista pure il diessino Ranieri: «
La logica va rovesciata: prima di parlare di abrogazione, l'Unione faccia le sue proposte e avvii un dibattito». Lui ha già pronto un lunghissimo elenco: estensione della scuola dell'infanzia, reintroduzione del tempo pieno, valorizzazione dell'istruzione tecnica, estensione dell'obbligo scolastico ai 16 anni.
Tutti interventi che hanno un unico obiettivo, spiega Ranieri: «
Far sì che la scuola italiana non lasci più nessuno fuori o indietro».
Livia Michilli
Fiorenza Cavicchioli - 01-10-2005
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Non tutto è da buttare.
Non credo però all'alternanza scuola lavoro nel periodo scolastico.
Potrebbe avere un senso solo se organizzata d'estate( i ragazzi dei tecnici già lavorano durante le vacanze).
La scuola non può rincorrere l'azienda sul piano dell'innovazione tecnico-professionale; deve rafforzare e attualizzare la formazione del soggetto sempre meno capace di capire il mondo che lo circonda.
Le conoscenze scientifiche e umanistiche servono a questo scopo più che gli stages |