Itc Dell'Olio Bisceglie: bocciati i professori
Francesco Di Reda - 21-07-2005
L'argomento è tratto dalla "Gazzettadelmezzogiorno" del17/07/2005

E' mai possibile che in una classe di 21 ragazzi,
ben 8 vengano respinti all'esame di maturità
e altri 7 passino con il minimo sufficiente???

Significa che 15 ragazzi su 21 sono arrivati alla fine del V anno di scuola con una preparazione risibile e precaria.
Ora, ammettiamo che siano tutti e 15 indisciplinati, svogliati e pergiunta con poco intelletto...
Meritavano la bocciatura, indubbiamente!
Ma possiamo negare che ci sia una qualche responsabilità, seppur marginale, anche se personalmente sono convinto del contrario, dei docenti che, durante l'intero anno scolastico non hanno cercato in alcun modo di spronare, aiutare o semplicemente supportare la volontà di questi ragazzi???
A detta delle voci, sparse dagli stessi ragazzi, alcuni professori leggevano addirittura il giornale durante l 'intera ora di lezione.
Si potrebbe obiettare: "Perchè non è stata sollevata durante l'anno questa situazione?";
beh, innanzitutto ricordiamo che i Professori hanno sempre il coltello dalla parte del manico e raramente i ragazzi sono disposti a metterseli contro.
E poi signori, siamo stati alunni anche noi, e a chi non piacerebbe un professore così?
Non spiega, non interroga, non dà fastidio e non ne vuole. Che pacchia..!
Nessuno pensava alla pugnalata finale.
Ragazzi abbandonati a sè stessi...
Rimandati unicamente alla loro volontà di studiare e conoscere che, sappiamo, a 18 anni può anche essere parecchio carente, senza una debita guida.
Ma la colpa, alla fine, è senza dubbio di questi ragazzi che non hanno saputo prendere in mano, da soli, le redini del loro destino, cavalcando contro mano e in salita, quella che doveva essere la strada per il loro futuro..
Che hanno trovato sbarrata per lavori in corso..!

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 ilaria ricciotti    - 21-07-2005
Questo purtroppo non è un caso sporadico. Ne esistono altri, che tuttavia non vengono portati a conoscenza dell'opinione pubblica. Perchè? Forse non si vuol far sapere che in una determinata scuola esistono tanti "impreparati". Naturalmente quando parlo di impreparati, e mi dispiace dirlo, mi riferisco non tanto agli studenti , bensì a certi insegnanti. E' ora infatti che che la verità venga a galla: in varie scuole sono presenti insegnanti non idonei a svolgere questo "mestiere". Ciò che è più grave è che tale aspetto negativo non venga affatto considerato o messo in discussione. Per carità!
Una parte della classe docente assomiglia a quei poilitici che stanno provocando tantissimi danni , ma che, nonostante i fatti lo dimostrino, affermano di essere solo loro quelli che stanno innovando e facendo progredire il paese. No, cari ex colleghi, mentre si insegna non si recita, così come in politica. Quando ci si accorge che certe strategie educative e didattiche non funzionano è doveroso ammettere i propri limiti e chiedere aiuto. L'insegnante tuttologo non esiste. Ed allora, come ci riferisce Francesco Di Rea, iniziamo a chiederci perchè i nostri ragazzi non rispondono agli input che i loro maestri o i loro prof forniscono. Questa domanda ce la dovremmo porre non soltanto al V anno di scuola superiore, ma sin dalla scuola materna. Se infatti 15 ragazzi, dopo aver assaggiato per diversi anni il sapere, non sono riusciti a prendere in mano la situazione, invertendo nella loro classe la rotta, beh allora vuol dire che già da tempo la scuola li ha caricati su un barcone molto sgangherato che non è stato all'altezza di farli approdare in lidi lontani.
A mio avviso con l'attuale riforma questo non sarà un episodio sporadico, ma purtroppo "nella norma".
Così non va. La scuola deve riacquistare la sua funzione e preparare i suoi studenti a sapersi orientare con sicurezza nella vita.
Ciò è forse chiedere troppo?

Che ne pensano il CIDI , le Associazioni ed i Movimenti che si sono costituiti per chiedere l'abrogazione della legge moratti ?

 destefano    - 21-07-2005
E' ben strano un professore che, in una quinta superiore, non spiega, non interroga, legge il giornale (quale?) in classe e poi, alla fine si vendica bocciando i suoi stessi alunni. I professori così da me conosciuti (certo che ce ne sono) - insegno dal 1983 - in genere alla fine dell'anno promuovono tutti, proprio per non avere rotture di scatole, in coerenza con il loro comportamento tenuto in classe. Infatti chi insegna dovrebbe sapere che la lezione, l'interrogazione, il compito in classe e tutte gli altri tipi di verifica richiedono impegno da parte dell'insegnante, lavoro e fatica.Ma evidentemente il sig. Francesco Di Reda queste cose non le sa, se dà retta alle voci sui docenti che leggono il giornale in classe. Il signore di cui sopra, oltretutto, non sa neppure che gli studenti, oggi, possiedono notevoli strumenti di pressione nei confronti degli insegnanti stessi, a cominciare dalla presenza studentesca nel consiglio di classe, nel quale organismo essi possono, se lo vogliono, influire sulle decisioni e sui comportamenti dei docenti. Per non parlare della normativa relativa allo Statuto degli studenti e delle studentesse, ma forse nemmeno questo è conosciuto dal Di Reda. Il quale giornalista, evidentemente molto competente, non sa cavarsela altro che con un "siamo stati alunni anche noi". Beh, io non sono stato alunno come lo è stato il Di Reda! Parli per sé, per favore! Tanto alla fine lo sporco gioco è sempre lo stesso: gli insegnanti sono ignoranti e guadagnano pure troppo per quello che fanno; gli studenti, poverini, affoghiamoli nel nostro incosciente pietismo così insegniamo loro come si fa ad aver sempre bisogno di qualcuno e non sapersela mai cavare da soli!

 Anonimo '88    - 24-08-2005
...Beh,caro prof. de stefano,anch'io sono un alunno di quella scuola,e mi dispiace ammetterlo,ma professori del genere esistono eccome e sono l'icona negativa che 'La Scuola Italiana' si sta portando avanti da un pò di tempo negli ultimi anni...

 Francesco di Reda    - 31-08-2005
Caro Prof. Destefano le assicuro che ben poco di quello che ho raccontato nel mio "articolo" attinge da una fonte intrisa di superficialità e luoghi comuni, come evidentemente ha interpretato lei leggendo.
Evidentemente il suo risentimento nei confronti delle mie parole e le obiezioni sollevate nascono da una sua proiezione universale di quel che è, a quanto intuisco, il Suo modus operandi e il Suo ambiente scolastico circostante (o perlomeno quello che Lei pensa che sia).
Purtroppo il giornale in classe non è una leggenda metropolitana. E' vero che codesti professori solitamente promuovono tutti per evitare problemi,
ma abituano inevitabilmente la scolaresca ad un clima che si ritrova magari in contrasto col tipo di lezione che poi, all'ora successiva, professori coscenziosi come Lei vorrebbero tenere.
Quindi ribadisco che l'effetto della bocciatura, se pur in modo più o meno diretto, è derivazione dalla causa professore diseducativo. Non a caso sono state usate le parole causa-effetto. L'aspetto più triste della faccenda è che questo rapporto, causa-effetto, perdura, in dimensioni sempre più notevoli, anche in quella che poi sarà la loro VITA.
Ma questa è una parentesi forse troppo retorica e ampia che andrebbe ad elevare alla decima il discorso di partenza.
Inoltre volevo far notere che i "potenti mezzi" di contrasto e protesta che sarebbero nelle mani degli alunni, sono in realtà molto più ridotti e inefficaci di quel che lei possa in buona fede credere. Basta chiedere a qualsiasi alunno componente del Consiglio. L'unico mezzo idoneo, a mio avviso, sarebbe un altro '68 (e scusatemi se è troppo), magari un tantino più civile e ridimensionato.
Ma purtroppo negli scolari del 3° Millennio mancano i presupposti culturali e gli ideali che allora fungevano da spinta propulsiva per la "ribellione". E la voglia di imparare...
Concludendo, Prof. Destefano, è certamente comprensibile una sua presa di posizione, magari spinta anche da un tantino di "orgoglio di categoria",
ma stia bene attendo a non fare di tutta l'erba un fascio e si guardi bene intorno perchè non tutto è oro quel che luccica.
E con questi 2, magari banali ma sempre efficaci, proverbi, si conclude il mio commento.