Sì e no
Gianni Mereghetti - 04-07-2005
Commissione interna agli esami di stato: perchè sono d'accordo

Una delle obiezioni più forti alla tipologia attuale dell'esame di stato riguarda la composizione della commissione. Molti sostengono che non sia serio che a valutare gli studenti siano i loro stessi insegnanti, ci vorrebbero insegnanti esterni, perché solo chi non è coinvolto emotivamente con gli studenti può valutarli in modo oggettivo. Che per valutare correttamente gli studenti non si debba essere coinvolti con loro è del tutto falso. Come scrisse don Giussani "che per giudicare l'uomo debba essere assolutamente neutrale, vale a dire assolutamente indifferente all'oggetto da giudicare, astrattamente può sembrar giusto, ma non può andar bene per i valori vitali".

Se quindi valutare uno studente fa parte di un rapporto educativo si deve riconoscere che è più abilitato a farlo correttamente chi è coinvolto con lui. Certo siccome valutare non è un meccanismo, il problema "non è che il sentimento venga eliminato, ma che sia al suo posto giusto". Ed è questo il dramma di ogni valutazione, ma anche il suo fascino e il suo essere contingente! Ma che cosa vuol dire che il sentimento sia al posto giusto in una valutazione? Che quella valutazione sia per il bene dello studente, il che lo sa più un insegnante che gli ha vissuto insieme per alcuni anni che non un estraneo!

Punteggio finale: no!

Quello del punteggio finale è una delle nefandezze di questa formula dell'esame di stato. Che gli insegnanti debbano identificare conoscenze, capacità e competenze in un numero che va dal 60 al 100 sfugge ad ogni criterio educativo. Ogni studente ha fatto un suo percorso, ha una preparazione diversificata, chi più solida in certe discipline, chi in altre; ebbene questa complessità e ricchezza del lavoro personale viene cancellata con un numero, che, ahinoi!, scaturisce da una somma di punteggi. Niente di peggio per vanificare i tratti personali di ogni studente! Sarebbe quindi altamente educativo e corrispondente alla realtà eliminare il punteggio finale, sostituendolo con un giudizio che indichi le diverse capacità e competenze di cui ogni studente è in possesso, anche perché di fatto 60, 61, 62, 63, 64 ........ 100 non dicono niente di più che un livello complessivo di conoscenze acquisite, spesso nelle materie dominanti!

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 Marina Boccatonda    - 05-07-2005
La scuola è diventata una sorta di Supermarket dove si fà la raccolta punti ed il premio è la disoccupazione per gli studenti ed il regalo è dato alla scuola privata e paritaria.
Difatti gli incentivi sono tutti indirizzati al privato,in quanto al pubblico rimangono le briciole,gli scioperi e le carenze strutturali mai risolte proprio per "invogliare " al privato.
Il punteggio non è altro che un'approssimativa definizione di somme di nozionistica, non indica affatto la cultura ed il raggiungimento di una maturità complessiva, proprio perchè la scuola è divenuta la fucina di tanti automi predisposti già all'inserimento della manovalanza lavorativa. I dirigenti di certo vengono dalle scuole di elite se non per ereditarietà di casta.