Maroni sul Tfr
**** - 13-06-2005
ROMA (Reuters) - Slitta da settembre al primo gennaio 2006 il semestre in cui i lavoratori potranno decidere se tenere nelle aziende il loro Tfr (trattamento di fine rapporto) o a quale fondo pensione destinarlo.

Lo ha spiegato in conferenza stampa il ministro del Welfare, Roberto Maroni, al termine di un incontro con le parti sociali.

"La riforma entrerà in vigore a partire dal 1° gennaio 2006. Lo slittamento ci consente di sviluppare nell'ultimo trimestre dell'anno in corso una campagna
istituzionale molto intensa e aggressiva, per assicurarci che la scelta del lavoratore sia consapevole e non frutto di scarsa informazione", ha detto Maroni.

La riforma prevede che, per chi al termine dei 6 mesi non avrà espresso alcuna scelta (il famoso silenzio-assenso), il Tfr vada direttamente ai fondi integrativi.

"Nei prossimi giorni definiremo nel dettaglio il decreto, che sarà sottoposto al Consiglio dei ministri per la decisione preliminare. Dopo verrà consegnato alle Camere per il parere [delle commissioni competenti], poi sarà trasmesso alle parti sociali per il confronto di merito", ha aggiunto Maroni, precisando che "il confronto dovrà comunque concludersi entro settembre per approvare il decreto prima della sua scadenza, a ottobre".

Il ministro ha poi detto che riconvocherà "le parti sociali dopo l'approvazione del Cdm, che dovrà avvenire entro la fine del mese".

Maroni si è quindi soffermato su alcuni dei temi più controversi della riforma. Il nodo Covip, ad esempio, "è stato risolto con la presentazione di un
emendamento al ddl risparmio che riporta tutti i fondi sotto il controllo" della commissione per la vigilanza dei fondi pensione.

Una modifica al ddl risparmio aveva infatti, in un primo tempo, sottratto alla Covip la vigilanza sulle polizze individuali, attribuendola all'Isvap.

Maroni ha poi bocciato la proposta nuovamente lanciata dal vice ministro dell'Economia, Mario Baldassarri, di lasciare il tfr nelle aziende, facendolo
anticipare ai fondi dalle banche.

"E' una proposta uscita due anni fa, non è una novità ed è stata già bocciata da [Giulio] Tremonti quando era ministro dell'Economia, con argomentazioni ancora valide", ha detto il ministro.

Disco rosso anche alla richiesta dei sindacati di distinguere i fondi collettivi dalle polizze individuali.

"La legge delega impone l'eliminazione di qualsiasi ostacolo alla libera circolazione del Tfr, quindi il lavoratore, informato e consapevole, potrà scegliere dove è meglio destinare la sua liquidazione", ha detto Maroni.

Resta aperta la partita con le banche per il fondo di garanzia.

"Ci sono contatti in corso con l'Abi, che spero di convincere. Dobbiamo garantire che almeno per le imprese familiari e le piccole imprese ci sia un
meccanismo di finanziamento automatico", ha detto Maroni.

Al termine dell'incontro, i sindacati hanno mostrato cautela. "Siamo in una fase interlocutoria", ha detto Morena Piccinini, segretario confederale Cgil,
parlando anche a nome di Cisl e Uil.

"A noi preme avere un testo del decreto formale e ufficiale su cui discutere e avviare un confronto serio", ha aggiunto.

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