Di che colore è...
Paola Baroni - 23-05-2005
Prima elementare di una scuola di periferia. I bambini giocano in cortile, mescolati a quelli di altre classi. Nel rincorrere una palla P. (6 anni la pelle cioccolata: la mamma è bianca, ma il papà è scuro scuro), cade sulle ginocchia. Si rialza, solleva i pantaloni, controlla il ginocchio destro, fa un gesto con la mano come per togliere un po' di polvere poi torna al suo gioco. C., anche lui 6 anni, amico da sempre, ma con la pelle chiara, lo guarda con aria pensierosa, quindi corre dall'insegnante: "P. è caduto e si è fatto male!" La maestra, che ha osservato la scena senza intervenire, spiega con calma: "Stai tranquillo, non si è fatto nulla, guarda: è già tornato a giocare.
Ma C. non contento corre dall'amico e si fa mostrare il ginocchio, quindi ritorna dall'insegnante: "Io ho visto: si è fatto male!" Intanto P. continua a rincorrere la palla. "Portalo qui" invita l'insegnante. Finalmente arrivano, P. quasi trascinato e contrariato per aver dovuto interrompere il gioco. "Guarda, maestra! - dice C. tirando su il pantalone dell'amico - il ginocchio è nero!" Allora P. capisce, mostra l'altro ginocchio ed esclama: "Anche quest'altro è nero: io sono tutto nero!"
È un episodio di qualche anno fa, in un classe composta per un terzo da bambini di origine non italiana e quindi, per così dire, un po' colorata per dire che bambini accettano il diverso senza problemi e, a volte, lo dimenticano. Probabilmente, come noi adulti, sono spaventati da quello che non conoscono.

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