breve di cronaca
Contratto degli statali, Maroni e Siniscalco si piegano alla Confindustria
l'Unità - 11-05-2005

Il Ministro dell'Economia Domenico Siniscalco ha bloccato le trattative sul rinnovo del contratto degli statali e ora Roberto Maroni, ministro di un Welfare che lui ha distrutto, gli dà man forte. Non pago dei disastri già fatti dal suo governo, Maroni ora parla di equità, una parola che forse ha appena scoperto sul vocabolario. E per i «problemi di equità» con i contratti di lavoro privati, secondo lui, il nuovo contratto degli statali non dovrà superare i 100 euro di aumento medi. Il ministro si dice addirittura «preoccupato».

Il problema si creerebbe anche «per chi si sta predisponendo a chiudere il contratto dei metalmeccanici che aspettano solo di vedere cosa fa il governo». Ma, avverte Maroni, la trattativa deve essere chiusa «in pochi giorni».

Le frasi del ministro dell'Economia e di quello di un Welfare che non esiste hanno mandato su tutte le furie le parti sociali, che hanno risposto con un'ondata di critiche. «Se il ministro Siniscalco ha delegato Confindustria a rinnovare il contratto dei dipendenti pubblici lo dica chiaramente, - afferma il segretario confederale della Cisl, Nino Sorgi - notiamo che la posizione sugli aumenti è scattata dopo le dichiarazioni, eccessive, fatte da Luca Cordero di Montezemolo».

«Mi sembra che Siniscalco sia preoccupato di fare sponda a Confindustria, che deve rinnovare il contratto dei metalmeccanici - osserva Gianpaolo Patta, segretario confederale della Cgil - Vediamo addirittura che il presidente di Confindustria indica le cifre a cui deve arrivare il contratto del pubblico impiego e il ministro assume lo stesso atteggiamento». «Siniscalco prende a riferimento i contratti dei privati, ma questi scattano più velocemente di quelli pubblici - fa notare il segretario confederale della Uil, Antonio Foccillo - Non solo il rinnovo tarda da 17 mesi ma la trafila prima che arrivi in busta paga è molto lunga». In realtà - aggiunge Foccillo «si ripete lo stesso scenario delle altre volte: da una parte si mostra disponibilità alla trattativa, dall'altro si fissano paletti rigidi. Ma è assurdo far credere agli italiani che si dovrebbero alzare le tasse per rinnovare i contratti del pubblico impiego: i contratti vanno rispettati». «Il problema dei conti pubblici - sottolinea Patta - non può essere invocato solo in relazione ai contratti dei lavoratori, mentre il presidente del consiglio annuncia di voler ridurre le tasse. Dubito che la riduzione fiscale, invece che l'aumento degli stipendi, abbia un effetto di rilancio dell'economia». «Se il governo non è in grado di condurre una trattativa vera - conclude Sorgi - lo dica apertamente al paese».

Per il segretario della Uil Luigi Angeletti il paragone fatto dal ministro tra gli statali e i lavoratori privati è un paragone «infondato perché - ha spiegato - tra le due piattaforme, e cioè tra quella dei metalmeccanici e quella degli statali, quella più moderata è quella dei statali». Angeletti ha ricordato che bisogna ancora recuperare l'inflazione di quattro anni e, non solo, «ci sono anche i soldi per la contrattazione di secondo livello».

«Ma quale equità? Il governo sta semplicemente facendo il battistrada delle posizioni più retrive della Confindustria», sostiene Giorgio Cremaschi della segreteria nazionale della Fiom. «Non c'è nessuna equità a tenere bassi i salari dei metalmeccanici - aggiunge Cremaschi - e la logica paradossale di Maroni è appunto questa: siccome ai metalmeccanici non dobbiamo dare quasi niente, non possiamo dare qualcosa ai pubblici. Così è evidente che la prima applicazione della legge 30 è all'interno del governo che ha totalmente subappaltato la politica sindacale alla Federmeccanica e alla Confindustria. Il risultato di tutto questo sarà un bel pò di scioperi nelle aziende metalmeccaniche e un indispensabile sciopero generale di tutti i lavoratori contro la politica salariale di Montezemolo e Berlusconi».


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 Grazia Perrone    - 11-05-2005
I sindacati confederali corrono il rischio di "abbaiare alla luna" se - a fronte della linea dello scontro frontale scelto dal governo - pensano di "chiudere" la vertenza scuola (e, più in generale) degli statali applicando pedissequamente le castranti norme antisciopero che hanno sottoscritto con i governi "amici" (ma quando mai gli sfruttati hanno ... "un governo per amico"?

Ad un governo che non rispetta l'impegno (sancito dall'articolo 36 della Costituzione) che attiene la legittima aspirazione a ottenere una retribuzione (...)""sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa (...)" si risponde in un solo modo: ignorando le regole.

Parafrasando una celebre pagina de l'Unità clandestina (gennaio 1928) A salario di merda, lavoro di merda!


 da L'adige del 10.05.05    - 11-05-2005
Insegnanti, busta paga più pesante. Via libera al contratto ma la Cgil Scuola non firma


L´accordo

L´aumento in Trentino è del 5%, pari in media a 110 euro lordi al mese a regime, ben superiore a quanto promesso finora dal governo: in luglio ai prof la retribuzione maggiorata con gli arretrati Il presidente dell´Aran Demadonna: «Se la vertenza nazionale introdurrà novità migliorative, vi sarà tempo e modo per intervenire in itinere». Il sindacalista Flavio Ceol: «È più saggio aspettare»

ARRIVA L´AUMENTO. Conclusa la vertenza per il contratto provinciale degli insegnanti


Siglato il contratto degli insegnanti, ma senza la firma della Cgil che ha preferito attendere gli sviluppi della vertenza nazionale. Ieri l´adesione della Cisl ha consentito all´Aran di ritenere valido il testo proposto la scorsa settimana e di avviare l´iter burocratico per la promulgazione dell´accordo.
Gli insegnanti del Trentino riceveranno in media 110 euro lordi al mese in più a regime. Un primo aumento del 3,5% sarà calcolato a decorrere dal primo gennaio 2004 mentre un ulteriore 1,5% dal 2005. In totale il 5%, ben superiore a quanto finora promesso dal governo. I miglioramenti retributivi sono composti di due voci: il cosiddetto stipendio tabellare aumenterà a regime di una somma variabile fra 70,33 euro (per un insegnante delle elementari a inizio carriera) e 119,78 euro (per un docente delle superiori con più di 35 anni di servizio). La retribuzione professionale potrà variare da un minimo 7,20 euro in più a un massimo di 10,89 a seconda della anzianità di servizio.

Il contratto riguarda solo la parte economica del biennio 2004/05 perché la parte normativa e quella retributiva del periodo 2002/03 era già stata concordata in precedenza. Da alcuni mesi sono state inoltre adeguate le indennità provinciali relative alle ore in più che gli insegnanti del Trentino effettuano rispetto ai colleghi del resto d´Italia.
La firma della Cisl ha posto fine a un´attesa durata alcuni mesi. Da tempo la Provincia aveva infatti stanziato i fondi necessari a garantire un aumento del 5%, ma i sindacati nazionali avevano chiesto un miglioramento retributivo dell´8%. L´esito della vertenza nazionale ha dunque condizionato la trattativa locale che avrebbe potuto concludersi già nell´autunno del 2004.

Per uscire dall´impasse, lunedì scorso, Ferruccio Demadonna, presidente dell´Aran, ha posto un ultimatum: ai sindacati è stata concessa una settimana di tempo per la sottoscrizione dell´intesa. Uil, Snals e Gilda non hanno avuto tentennamenti e hanno subito sottoscritto l´accordo. La Cisl ha aspettato l´esito della riunione dei direttivi nazionali e poi ha optato per la sigla del contratto. La Cgil ha invece mantenuto la posizione di attesa. «Visto che la situazione nazionale appare fluida - ha spiegato il segretario Flavio Ceol - non ritengo opportuno sottoscrivere l´accordo. Non possiamo infatti rinunciare a eventuali condizioni migliorative che dovessero emergere a livello nazionale».

Ieri Demadonna ha tirato le somme e ha constatato che le firme rappresentavano più del 51% della categoria (una regola non scritta ma finora sempre rispettata). Nei prossimi giorni l´Aran invierà dunque il testo dell´accordo alla Provincia perché chieda il parere (obbligatorio ma non vincolante) al Ministero. «Se la vertenza nazionale introdurrà novità migliorative - ha affermato il presidente dell´Aran - vi sarà tempo e modo per intervenire in itinere sul contratto provinciale». Difficile infatti che tutti gli adempimenti amministrativi si concludano prima di un mese. Gli insegnanti non riceveranno pertanto gli aumenti retributivi (compresi gli arretrati) prima di luglio.


PAOLO BARI