Verso un liceo classico... troppo dignitoso!!!
Maurizio Tiriticco - 10-05-2005
Il Miur non riesce a liberarsi dei fantasmi del passato! Che il liceo classico debba essere da sempre e ad aeternum il cuore, il clou, l'hard core - diciamolo come si vuole - dell'intero nostro sistema di istruzione, è una sorta di "fissa", un atto di fede per la nostra amministrazione.
Ricordiamo il primo documento di un paio di anni fa, ovviamente anonimo e ufficioso, ma di fonte autorevole - sono anni che abbiamo sempre a che fare con carte autorevolmente... incerte! - il cui incipit così recitava: "La scuola liceale ha dietro di sé una lunga tradizione. Tra i suoi caratteri distintivi si può annoverare la capacità di adattarsi ai diversi contesti storici e alle diverse esigenze culturali e professionali. Nondimeno questa scuola ha saputo conservare saldi legami con le sue origini ideali, quel Liceo di Atene dove insegnò Aristotele". Insomma il liceo è come un'araba fenice sempre destinata a sopravvivere ad ogni sovvertimento! E il testo proseguiva via via di questo passo!
Non fui il solo ad insorgere contro questo vantato primato, giustificato inoltre da quelle pretestuose differenze tra teoria e téchne - il greco antico per i nostri anonimi è sempre d'obbligo - riproposte per un mondo in cui con tanta fatica ci si muove per restituire la dovuta pari dignità alle mani e alla mente!
E sembrò che questo appello fosse poi in una certa misura ascoltato. Così nella prima redazione dello schema di dlgs sul 2° ciclo abbiamo letto: "Il Liceo classico approfondisce la cultura liceale dal punto di vista della civiltà classica, fornendo allo studente gli strumenti per conoscerla ed interpretarla. Assicura la padronanza delle tecniche e dei linguaggi relativi, nonché il rigore metodologico, la sensibilità ai valori estetici, l'ampiezza della visione culturale, che consentono di cogliere le radici dell'umanesimo nel mondo moderno e nella realtà contemporanea".
L'amministrazione (finalmente un documento firmato!) sembrava rinunciare alla prosopopea, anche se molti notarono un certo sbilanciamento verso la categoria delle radici più che su quella della lettura della contemporaneità.
Tra le tante proposte di modifica di questo testo, mi è sembrata interessante quella avanzata dall'ANDIS, in occasione delle audizioni presso le commissioni parlamentari, che così recita: "Proponiamo di riscrivere il testo relativo al liceo classico, troppo generico, enfatico, passatista. Non bisogna 'appiattire' questo liceo sui soli studi classici, come se questi fossero la sola chiave di lettura della realtà contemporanea. Proponiamo pertanto il testo seguente: Il liceo classico approfondisce la cultura liceale dal punto di vista dello sviluppo delle civiltà dal mondo antico a quello attuale, fornendo allo studente gli strumenti per conoscerne ed interpretarne i diversi momenti storici. Assicura la padronanza dei linguaggi e delle relative tecniche nonché il rigore della ricerca nei diversi campi della produzione culturale ed artistica, in modo da consentire una comprensione critica e responsabile delle complesse problematiche della realtà contemporanea".
Si trattava, a mio avviso, di una mediazione interessante. Ma dalla riscrittura operata dall'amministrazione, che cosa emerge? Si è dato, come si suol dire, un colpo al cerchio ed uno alla botte. Leggiamo il nuovo testo nella redazione dei 3 maggio u. s. (art. 5, comma 1): "Il percorso del liceo classico approfondisce la cultura liceale dal punto di vista della civiltà classica e delle conoscenze linguistiche, storiche e filosofiche fornendo un rigore metodologico e una dotazione di contenuti e di sensibilità all'interno di un quadro culturale di alto livello e di attenzione ai lavori anche estetici che offra gli strumenti necessari per l'accesso qualificato ad ogni facoltà universitaria. Trasmette inoltre una solida formazione problematica e critica idonea a leggere la realtà nella sua dimensione sincronica e diacronica" (le sottolineature sono mie).
Nell'ultimo periodo del nuovo testo sembra che la ricerca delle radici abbia ceduto il posto ad una più doverosa lettura della realtà: quindi emerge una curvatura sulla complessità del mondo contemporaneo, ma... ed ecco il colpo alla botte! Appare un inserto che non figurava nelle edizioni precedenti! Vi si afferma che il percorso classico dovrebbe offrire "gli strumenti necessari per l'accesso ad ogni facoltà universitaria".
L'affermazione non viene replicata per gli altri licei ed è di una gravità estrema. Viene riconosciuto al solo percorso classico il privilegio dell'accesso ad ogni facoltà universitaria, mentre per tutti gli altri percorsi liceali l'accesso risulta debitamente filtrato e canalizzato. Nel comma 4 dell'articolo 2 del decreto si legge chiaramente che "nell'ambito dei percorsi liceali, d'intesa rispettivamente con le università, con le istituzioni dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica e con il sistema dell'istruzione e formazione tecnica superiore, sono stabilite, con riferimento all'ultimo anno del percorso di studi, specifiche modalità per l'approfondimento delle conoscenze e delle abilità richieste per l'accesso ai corsi di studio universitari e dell'alta formazione rispetto ai quali i percorsi dei licei sono propedeutici, ed ai percorsi dell'istruzione e formazione tecnica superiore" (le sottolineature sono mie).
Tale lettura non sembra dare adito a più interpretazioni, anche se il Miur con un comunicato del 21 aprile u. s. si è affrettato a dire che "in riferimento a notizie d'agenzia su presunte limitazioni all'accesso all'università nella bozza di decreto di riforma del II ciclo... è assolutamente escluso che ci siano limitazioni all'accesso all'università in relazione ai diversi licei. Verrà mantenuto il valore legale dell'attuale diploma di scuola media superiore che consente l'accesso a tutte le facoltà universitari".
Ammettiamo pure che del comma si debba fare una lettura aperta, come sembra suggerire il comunicato, e non restrittiva, e che il quinto anno di ciascun percorso liceale non sia canalizzante: allora viene da chiederci: perché quel testo non è stato scritto in modo più chiaro? Che necessità c'era di introdurre l'espressione "rispetto ai quali i percorsi dei licei sono propedeutici"? Resta, comunque, aperto - se la precisazione del Miur è l'interpretazione corretta - il problema di come saranno organizzati i quinti anni degli 8 licei e relativi indirizzi "d'intesa rispettivamente - attenzione: rispettivamente! - con le università, con le istituzioni dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica e con il sistema dell'istruzione e formazione tecnica superiore". Vedremo tutti questi soggetti insieme appassionatamente gravitare sul quinto anno di ciascuno degli 8 licei e relativi indirizzi?
Ma rinuncio ad indagare sui retropensieri della nostra amministrazione che afferma e nega con disinvoltura, connotando ancora una volta con un ulteriore elemento di confusione questo difficile e impasticciato percorso riformatore! Ma voglio assumere per buono il comunicato del Miur. Ciò che è più grave - anzi, gravissimo - è quell'affermazione per la quale solo il percorso classico offre gli strumenti necessari per l'accesso qualificato ad ogni facoltà universitaria! E gli altri percorsi? Non sono tenuti ad offrirli? Di qui il sospetto della canalizzazione!
Ma ciò che mi interessa non è tanto la criticità di una normativa che dice e sottende, afferma e nasconde, recita e simula - ed è gravissimo che un testo normativo non sia in grado di dare chiarezza e trasparenza - quanto le ricadute che questa può avere sulla realtà operativa del quotidiano fare scuola. Nella percezione dei più resisterà ancora fermo il concetto che l'unica scuola "seria" è il liceo classico... pardon!... il percorso liceale classico! E che la società necessita di una élite di autentici intellettuali destinati a formare una classe dirigente! Ancora molti continueranno a pensare - e la nostra amministrazione lo pensa senz'altro - che debba esistere una classe dirigente tout court da rinnovare costantemente sui banchi e che debba esservi una scuola che abbia il compito esclusivo di formarla! Altro che democrazia! Altro che diritto allo studio, all'apprendimento efficace, al successo formativo! Altro che accesso ai saperi per tutti! Altro che pari opportunità! Altro che pari dignità di tutti i percorsi di istruzione e formazione! Nella percezione dei più resterà pur sempre la convinzione che non tutti i nuovi nati - ed oggi anche i nuovi arrivati! - sono fatti per lo studio, che solo pochi sono capaci e meritevoli e che molti, invece, hanno scritto nel loro Dna il destino di pensare il meno possibile e di fare il primo lavoro che capita!
Ma non è così! Non deve essere così! In una società realmente democratica, a tutti deve essere data l'opportunità di assumere responsabilità di elevato livello, di svolgere ruoli dirigenziali, e non si deve dare per scontato che solo a pochi sono assegnati questi ruoli e, per di più, che un percorso formativo privilegiato sia a ciò dedicato.
Purtroppo forti correnti di pensiero sono su simili posizioni. Tullio De Mauro ricorda nel suo La cultura degli italiani come lo stesso Milton Friedman, premio Nobel per l'economia, sostenga da anni che l'istruzione non deve essere una "industria socialista", un dovere garantito dal potere pubblico, ma un fatto privato, regolato dalle scelte delle famiglie (pag. 231). D'altra parte non dobbiamo neanche dimenticare - ed è sempre De Mauro a ricordarcelo - che quasi il 40% della popolazione italiana non è nelle condizioni di leggere non Repubblica o il Corriere, ma un giornalino per ragazzi (pag. 210)! E' il 40% a cui l'attuale classe dirigente, forse partorita dal liceo classico, propina grandi fratelli, isole dei famosi, ristoranti, fattorie, uomini e donne con tante Alessandre e Costantini come modelli a cui ispirarsi! Invece di "costruire" scuole! E non lamentiamoci se i nostri giovani rifuggono dalle facoltà scientifiche e affollano quelle della comunicazione e dell' immagine!
Ovviamente, se l'attuale gruppo dirigente lascia alle famiglie la prevalente scelta - come si esprimono le Indicazioni nazionali del primo ciclo - dei percorsi formativi dei figli, sempre che le famiglie siano tutte in condizione di scegliere in pari libertà, o meglio se lascia di fatto ai condizionamenti socioeconomici la canalizzazione - altro che scelta! - dei percorsi formativi, non c'è da stare allegri! La pari dignità va a carte quarantotto! Ed allora, certamente, l'attuale classe dirigente deve pur sempre garantirsi il ricambio della direzione del Paese! Pertanto un liceo classico destinato ad aprire tutte le porte delle facoltà universitarie continuerà ad esercitare l'attrazione di sempre!
Ed ecco allora tutta la media e piccola borghesia italica ampiamente soddisfatta! Può stare tranquilla! Tutti i percorsi di studio hanno pari dignità, sulla carta, ma quello liceale è più pari degli altri! Ed il troppo non guasta!

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