Maria Grazia Melegari - 04-04-2002 |
La situazione descritta esprime un disagio molto più diffuso di quanto si creda. Non si pone mai abbastanza attenzione alla struttura fisica e logistica dove alunni ed insegnanti vivono. Si parla spesso dell' organizzazione scolastica in termini di orari, risorse umane ed economiche, sottovalutando l' aspetto "ambientale", mentre invece il luogo, le sue caratteristiche, la vivibilità dello spazio anche e soprattutto in termini di sicurezza sono determinanti per instaurare un clima positivo. Tutta la mia solidarietà al collega e l'augurio che se ne parli, magari in un iniziativa pubblica a Verona. Maria Grazia Melegari - Verona (Esecutivo Regionale dei Verdi - Area tematica: scuola e ambiente) |
Claudia Enrico - 07-04-2002 |
Condivido appieno le perplessità dei colleghi. Penso che, appellandosi al rispetto della L. 626 in materia di sicurezza, si dovrebbero davvero richiedere alle ASL e ai Vigili del Fuoco sopralluoghi in queste aule pericolosamente stipate. Se tutti i Dirigenti scolastici interessati dal problema lo facessere, forse si potrebbe muovere qualcosa! |
carmen 'ubimaior' - 07-04-2002 |
è un problema enorme, aggravato dal fatto che in molti casi (la scuola dove insegno io, per esempio, collocata in provincia di Varese) nè edifici né locali sono adatti ad essere 'scuola' (spazi e disposizione inadeguati, acustica pessima, ecc.). A questo punto, se è più che giusto che nel 2002 si pensi a mettere i PC nelle aule (é probabilmente qui che la formazione può fare un salto di qualità), è però anche vero che chi deve e può cominci ad occuparsi della ricettività delle strutture. L'aumento degli alunni per classe non può essere fatto indiscriminatamente solo per tagliare i costi (in Italia si è sempre fatto passare subliminarmente il concetto che sia l'istruzione a mandare inutilmente in rovina il bilancio), ma solo in presenza di tutti i prerequisiti indispensabili in termini di logistica e di attrezzature. E la comunità dovrebbe sapere che ciò non va a vantaggio dei docenti, ma dell'utenza, che viene invece solo strumentalizzata dall'alto. |
Maria Grazia Sessa - 07-04-2002 |
Sono perfettamente d'accordo col concetto che una classe non debba essere formata da più di 15 (quindici) alunni. Sono un capo d'istituto che cerca sempre di non far salire il numero di alunni a più di 20 perché comunque nelle singole classi c'è sempre o un portatore di handica o qualche alunno che ha bisogno di attenzione didattica individuale, e la risposta sapete qual è? il Provveditore mi toglie ogni anno una classe diminuendomi selvaggiamente l'organico. E' assurda questa punizione. voglio dare qualità ai miei alunni e ai miei docenti e ricevo solo disagi. Grazie dell'attenzione, se volete conoscerci meglio visitateci in www.navigascuola.it |
Laura Fasiolo, dirigente scolastico - 07-04-2002 |
Il problema é molto serio; trova coinvolta anche la scuola che dirigo. Non ricordo il riferimento preciso, ma lo stesso D. L.vo 626/94 richiede in un articolo che a ciascun alunno sia assicurato un tot. di mq e mc... sarebbe il caso di rifarsi al preciso art. del decreto. Non ho il materiale sottomano in questo momento, ma vale la pena di approfondire il richiamo |
Caelli Dario - 07-04-2002 |
E' uno dei punti su cui vale la pena di battersi. Le classi ideali numericamente sono tra i quindici e i venti alunni, anche se ciò varia da disciplina a disciplina e secondo l'età. Bisogna metodicamente rifiutarsi di avvallare soluzioni posticcie e rattoppate e comunicare per iscritto all'ASL la situazione dello stabile. Se necessario intervenire presso la magistratura per obbligare gli enti che hanno la responsabilità degli stabili (che non sono del ministro o del ministero della pubblica istruzione, ma degli enti locali, comuni, provincie e regioni) a provvedere, sia nella manutenzione, sia nella progettazione costruzione di nuovi edifici. |
fabrizio michelotti - 16-04-2002 |
Il problema sollevato è sicuramente grave, e non sempre affrontabile direttamente anche perché i problemi dell'edilizia scolastica sono di competenza delle amministrazioni comunale che però, quasi sempre, di fronte a questi problemi sono sorde. Se si provasse, una volta tanto, ad adire al pretore competente per territorio o al pretore del lavoro? |