Cari amici,
solo pochi mesi fa vi ho parlato di Korogocho, la tristemente famosa discarica della città di Nairobi, in Kenia, dove vivono oltre 100.000 persone che traggono sostentamento dalla raccolta e selezione di gigantesce montagne di rifiuti di ogni genere.
Un luogo, dove non crescono alberi che è balzato alla ribalta delle cronache grazie al "grido" lanciato verso il mondo da Padre Alex Zanotelli, sacerdote comboniano che per molti anni vi ha vissuto e condotto la sua missione, cercando e riuscendo a dare senso e valore alla vita di quella moltitudine di esseri umani, mosso da tre grandi forze: profonda fede, amore per il prossimo e sete di giustizia.
Ma la "rete delle discariche di rifiuti e di esseri umani" non si ferma, oramai stringe tutto il mondo.
Dagli Stati Uniti rimbalza la notizia di un'altra grande discarica all'aperto, dove trovano lavoro altre 100.000 persone, E' l'area di Guiyu, nella provincia cinese di Guangdong a nord-est di Hong Kong, popolata da tanti minuscoli villaggi i cui abitanti si occupano del riciclaggio di materiale elettronico proveniente da ogni parte del mondo: televisori, monitor, schede, computer e stampanti.
Il loro lavoro avviene senza alcuna elementare protezione favorendo l'esposizione ad esalazioni nocive ed al contatto con sostanse tossiche: un campione d'acqua prelevato nei pressi del luogo dove avviene lo smaltimento contiene materiali tossici 190 volte superiori alla quota stabilita dalla Organizzazione ondiale della Sanità.
La denuncia viene da uno studio promosso da due organizzazioni ambientaliste (Silicon Valley Toxic Coalition e the Basel Action Network): "L'Esportazione del Rischio: la discarica tecnologica dell'Asia".
Punto della discordia è il trattato ONU, la convenzione di Basilea del 1989 che limita l'esportazione di rifiuti tossici, mai ratificato dagli USA che sono tra i principali produttori di tecno-rifiuti.
Come potete vedere il problema è di proporzioni mostruose e va ben oltre la tossicità dei rifiuti ed il mancato rispetto delle leggi.
Quante volte dovremo ancora andare a dormire prima di svegliarci nel mondo di cui abbiamo realmente bisogno?
Quale prezzo dovremo ancora pagare per essere certi che il valore di una vita umana si possa misurare in termini di dignità piuttosto che in pochi biglietti da un dollaro?
Forse questo numero, oramai ripetitivo, di 100.000 esseri umani è divenuto l'unità di misura del degrado?
Vi prego cortesemente di perdonare questo "sfogo" e di accettare questa riflessione dettata, in massima parte, dalla sensazione di sentirmi "circondato", ma pur se circondato so bene di non essere solo e di poter trovare persone che condividono il mio disagio e con le quali cercare una risposta; in più non posso pensare che notizie di questo genere vengano diffuse solo come scoop giornalistico senza avere la necessaria forza di denuncia che muova qualcuno a porre fine a questa ingiustizia e per ultimo sono certo che non sbaglierò se faccio sentire anche la mia voce.
In conclusione, prima di ringraziarvi per la vostra pazienza voglio lasciarvi con alcune parole di Padre Alex Zanotelli:
"chiedo a tutti voi di darvi da fare per cambiare il sistema. C'è bisogno di giustizia, non di carità"
Grazie ancora per la vostra attenzione e mi raccomando: se avete un'idea migliore, oppure semplicemente un'altra idea, non tacete, fatemela sapere.......
Daniele Bacchi
Giuseppe - 14-04-2002
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che dire?
si stava meglio quando si stava peggio.
La ricchezza ci ha portato tanto benessere e come dappertutto, quando c'è ricchezza ci sono anche tanti poveri che sanno di esserlo e la corsa alle metropoli che aveva fatto sperare in una vita comoda e piena di beni si riduce alla baraccopoli.
Meglio quel tipo che cinquant' anni fa si vantava che prima di lui mangiavano pochi e troppi pativano la fame. Con lui, mangiavano poco tutti, ma mangiavano tutti. Non dico chi era perchè non l'ho mai stimato. La frase citata, comunque, mi è sempre piaciuta. E' una buona regola.
Da attuare se non vogliamo aggiungere altra polvere alla polveriera del terzo mondo. |
Gabriele - 26-03-2003
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Ciao Daniele,
anch'io come te sono stato a korogocho nell' agosto
scorso. sono stato ospite di p. Daniele e di Gino proprio in baracca. Cosa dire...! Vivere di persona quella realtà ti porta a vedere veramente un mondo diverso, dove la sofferenza della gente è talmente evidente che ti entra dentro e ti fa scoprire che Dio c'è, anche se la prima impressione ti lascia senza parole. Si, Dio c'è e io l'ho percepito andando con Daniele. la sera, a portare la messa nelle baracche degli ammalati. Non voglio aggiungere altro se non il desiderio di dialogare con chi ha avuto il privilegio , come te, di scendere nei sotterranei della storia. Scrivimi e ti risponderò. |