Si dice
Giuseppe Aragno - 18-02-2005
Si dice: le polemiche vanno lasciate fuori della porta.
Lasciamole. Se con esse fuori rimane anche la politica, pazienza. Ma che dico? Va bene. Non è forse questo quello che si vuole? E infatti, se lo dico, faccio polemica e non vale.
Odio la povertà del mio bagaglio lessicale, la miseria della mia mente che non trova modo di volare alto come sento che si dovrebbe, come vorrei che fosse mentre scrivo e faticosamente penso. Odio senza volere odiare. Tutti l’abbiamo vista e ci si è stretto il cuore – questo almeno si potrà dire – Giuliana Sgrena prigioniera nei suoi ceppi invisibili, torturata da insondabili angosce. Tutti l’abbiamo vista. Smagrita, spaurita, coerente nel suo dolore e fatalmente implorante, forte come un gigante ferito e fragilissima come una bimba nel buio: “Aiutatemi tutti voi a salvarmi. Ho sempre lottato con voi” ci ha implorato piangente. Non si rivolgeva, non poteva rivolgersi a questo governo. Ai Fini, ai Berlusconi, ai Follini, ai Calderoli. Non era a loro che si rivolgeva. Loro ce l’hanno condotta a quell’appuntamento. E questo è un fatto, non una polemica. E se lo è, non è colpa mia se i fatti sono polemici con questo governo. La pace non può chiedere aiuto alla guerra. Giuliana Sgrena, tutti l'abbiamo vista, era la pace in catene, costretta con ferocia ad impugnare un’arma. Era la pace trasformata a viva forza e ignobilmente in arma. Un’arma puntata contro il ragionare critico, contro l’ostinata volontà di attestare una verità che non si deve dire. Un monito: ecco che accade ai testimoni, a chi ostinato pensa e fa pensare. Un solo bersaglio: chi si oppone all’impero.

Si dice: le polemiche vanno lasciate fuori della porta. Questo si dice. Ma ciò che si pensa è altro. Si pensa che fuori della porta, se necessario in ceppi, imbavagliati dalla paura, annichiliti dal terrore, vadano lasciati una volta e per sempre tutti quelli che non ci stanno. Gli anarchici insurrezionalisti direbbe il nostro geniale ministro degli affari interni. Il sequestro di Giuliana Sgrena intende uccidere il dissenso, ferire a morte chi ha creduto e crede che c’è sempre una via inesplorata, un’idea alternativa, un’ipotesi ancora percorribile. Una verità più vera. Dovessero davvero colpirla, questa compagna dal cuore grande, ecco ciò che intenderebbero colpire: la volontà di opporsi e di lottare. L’orgoglio di volere e potere pensare. Il bisogno di capire. La decisione di denunciare. In una parola: la Resistenza.

C’è qualcosa che non funziona nella nostra democrazia”. Così scrive oggi sul Manifesto Luciana Castellina. E’ questo che non funziona, questo lasciare fuori della porta le polemiche nei momenti in cui le distinzioni sono l’anima della democrazia. Questo tacere che c’è tra noi chi uccide e chi non vuole che si uccida. Questo mettere insieme il carnefice e la vittima.

Si dice: le polemiche vanno lasciate fuori della porta.
Lasciamole. Ma non potete impedirmi di affermarlo, non si può, non si deve tacerlo: è questo il principio su cui fonda il pensiero unico. Questa la bestemmia atroce, contro la quale la compagna Giuliana Sgrena si è battuta e si batte. Fate come volete, lasciatele le polemiche dove vi pare, ma io non crederò mai che di fronte alla piccola donna vestita di verde che ancora resiste come un partigiano vero, ci fossero, a riprenderla, veri partigiani.
Non lo crederò mai.



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 gp    - 18-02-2005
Da parte mia nessuna polemica ma solo domande.

La prima attiene la mancata diretta tv della manifestazione di domani.

La seconda e la terza riguardano il video di Giuliana.