breve di cronaca
Non passa la riforma del codice militare
l'Unità - 18-02-2005
Governo battuto, in Commissione difesa alla Camera, sul disegno di legge di riforma dei codici militari.

Un emendamento di Elettra Deiana, di Rifondazione comunista, è stato approvato per diciotto voti contro diciassette e, come Martin che per un punto perse la cappa, anche la controriforma dei codici ha perso la testa.

L'emendamento sopprime solo sette parole dello sterminato provvedimento: «e del codice penale militare di guerra». Tanto basta per togliere al governo la delega a riformare, oltre al codice penale militare di pace, anche quello di guerra. Una vera e propria controriforma, che postulava una sorta di tempo di guerra permanente cancellando la norma costituzionale che affida al Parlamento le decisioni sulla guerra e sulla pace.

«È stata un' importante prova di condivisione da parte dell'Unione che ha votato compattamente contro un provvedimento che tocca questioni fondamentali come quelle dei diritti e della libertà di stampa» commenta Elettra Deiana il risultato del voto sul suo emendamento (firmato anche da molti parlamentari del centro sinistra). «È un provvedimento molto importante - aggiunge - che rischiava di passare inosservato. Si tratta di una delega che veniva data al governo per riformare i codici penali militari sia dia guerra, sia di pace. Con l'emendamento che porta la mia firma è stata ridotta questa delega al solo codice militare di pace. Di quello in tempo di guerra non se ne potrà più occupare». «Per oltre un anno - racconta ancora Elettra Deiana - io e Silvana Pisa dei Ds abbiamo condotto una battaglia contro questo testo. Oggi alla fine siamo riusciti a mandare sotto la maggioranza. Eravamo infatti 18 a 17. Con il via libera all'emendamento l'intera delega ha perso la sua ratio...»

Un'opinione, quest'ultima, condivisa sia pure con motivazioni opposte, dal presidente della commissione, Luigi Ramponi, di Alleanza nazionale, già direttore del Sismi e comandante della Guardia di finanza. «È passato un primo emendamento non rilevante ai fini dell'impianto della legge - precisa Ramponi - il secondo invece è molto rilevante perchè abroga l'articolo 4 che in sostanza delega il Governo a rivedere il codice penale militare di guerra». Dopo il voto Ramponi ha sospeso la seduta: «mi è stato chiesto di sospendere la seduta per una rivisitazione del testo che ovviamente viene sconvolto».

Ovviamente l'opposizione esulta per questo voto, molto importante perché la maggioranza al senato aveva blindato il testo e alla Camera aveva tentato di farlo passare in fretta e in sordina. Contro il nuovo codice si erano espressi molto durante sia i Cocer delle Forze armate, sia la Federazione della stampa e molte Ong, che protestavano perché nel testo sono contenute norme che sottopongono alla legge penale militare giornalisti e cooperanti quando si trovano in zona di operazioni. Per giovedì pomeriggio, la Federazione della stampa ha organizzato un dibattito proprio su questi temi, dibattito che adesso potrà cominciare con una buona notizia.

«Sulla riforma del codice militare penale è stata sconfitta la protervia e l'arroganza del governo». È il commento di Giuseppe Molinari, capogruppo della Margherita in commissione Difesa alla Camera sul voto che ha cancellato la delega al governo in materia. «L'approvazione in avvio del dibattito in commissione dei nostri primi due emendamenti muta completamente il profilo giuridico nonchè tutto l'impianto normativo della delega rispetto alla impostazione data dal governo. È la inevitabile conseguenza - aggiunge Molinari - del rifiuto della richiesta di dialogo e di confronto di merito sui problemi del provvedimento sollevati anche nel corso delle audizioni». «Noi non mettiamo in discussione la necessità di una riforma - conclude l'esponente dielle - ma non è certo la riforma immaginata dal governo quella che serve al nostro ordinamento».

«Appena si è cominciato a votare sul nuovo codice penale militare la maggioranza è andata sotto. Dopo l'approvazione dei primi due emendamenti dell'opposizione la seduta è stata sospesa». Lo sottolinea Marco Minniti responsabile Ds per i problemi dello Stato. «L'impostazione del governo - commenta - sulla quale si è manifestata una larga contrarietà da parte dei Cocer, di tantissime organizzazioni non governative, della Federazione Nazionale della Stampa e finanche di alcuni settori della magistratura militare e sulla quale il centrosinistra ha presentato numerosi emendamenti dando corpo alla proposta di un progetto alternativo, non ha retto neppure ai primi passi in sede di commissione. Con il voto di oggi di fatto viene colpito al cuore il disegno di legge che il governo intendeva approvare alla Camera senza modifiche così come era passato, con i soli voti di maggioranza, al Senato». «Un disegno di legge - aggiunge - sbagliato e pericoloso che colloca l'Italia in una posizione eccentrica rispetto agli altri Paesi europei. Si tratta di norme che intervengono su materie che decidono sui diritti fondamentali dei cittadini, sul concetto stesso di pace e di guerra e incidono profondamente sulla vita del personale militare. Il governo e la maggioranza riflettano sul fatto che su provvedimenti così importanti non si può procedere nè in fretta nè a colpi di maggioranza. Riflettano e operino una significativa correzione di rotta».

«Una vittoria contro la prepotenza della destra». Lo dice Paolo Cento, coordinatore dei Verdi, esprime soddisfazione per il voto sulla delega al governo per la riforma del codice militare di guerra. Un voto che Cento definisce «un goal dell'opposizione, che ha recepito la preoccupazione della società civile, in particolare della Fnsi, per una norma fortemente lesiva della libertà di informazione, rispedita così al mittente. La maggioranza ora faccia autocritica per questo tentato blitz».


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 dall'Unità    - 18-02-2005

L’offensiva degli eredi del fascismo italiano, a sessant'anni dalla fine della seconda guerra mondiale e nell'imminenza del 25 aprile del 2005 che ricorda la ricorrenza della vittoria dei partigiani e della liberazione delle grandi città del Nord prima delle truppe alleate, raggiunge un primo, importante obbiettivo per distruggere le basi della Repubblica e della Costituzione vigente.
Questo è il significato, ignorato fino ad oggi da tutti i canali televisivi e dalla cosiddetta stampa indipendente, del disegno di legge numero 2224 presentato dai parlamentari di Alleanza Nazionale.
Un disegno di legge che in due soli articoli rovescia il senso della resistenza e della contrapposizione storica tra i giovani che scelsero di lottare contro i tedeschi occupanti e i fascisti della repubblica sociale italiana e quelli che all'opposto decisero di arruolarsi nelle file delle truppe di Salò che combatterono per venti mesi contro i partigiani e gli alleati angloamericani.
La legge che la maggioranza di centro-destra al potere vuole far approvare dalle Camere, utilizzando una sentenza del Tribunale Supremo Militare del 25 aprile 1954, formato in assenza di epurazione, da magistrati militari che erano stati fascisti e lo erano rimasti fino alla fine, decreta che ai soldati e ufficiali che militarono nell'esercito della repubblica sociale italiana, deve essere riconosciuto lo status di militari combattenti equiparati a “quanti combatterono nei diversi paesi in conflitto durante la seconda guerra mondiale”.
Ma una simile affermazione é contraddetta nella sostanza dal significato che ebbe sul piano storico la caduta del governo fascista di Mussolini il 25 luglio 1943 e il Capo dello Stato, secondo lo Statuto albertino, cioè il re Vittorio Emanuele III, dopo le dimissioni date da Mussolini, diede al maresciallo Pietro Badoglio l'incarico di formare un nuovo governo.
Sul piano formale, come su quello sostanziale, nasce così il governo legittimo dell'Italia che é spinto dall'armistizio e dalla presenza delle truppe tedesche a lasciare la capitale e a stabilirla a Brindisi nel territorio liberato dagli alleati angloamericani.
Alla luce degli avvenimenti, e indipendentemente dal giudizio negativo che si può dare della fuga del sovrano e di Badoglio da Roma che favorisce oggettivamente l'occupazione della capitale da parte delle truppe naziste, esiste e non può esistere che un solo governo legittimo italiano.
Quello nato a Salò, per opera dei nazisti e del decaduto dittatore italiano, é un governo illegittimo che, in maniera illeggittima, forma un esercito che combatte, sotto il comando nazista, contro i partigiani italiani e le truppe alleate.
Non si può sostenere, come fa il disegno di legge presentato dagli eredi del fascismo, sulla base di quella sentenza del Tribunale Supremo Militare del 1954 e di una circolare del Ministero della Guerra del maggio 1945 che va nella stessa direzione, che tutto deve essere rovesciato e che poiché il governo della repubblica sociale, governo di fatto, dura quasi due anni e arma truppe che hanno proprie insegne e proprie armi e, nello stesso tempo, il governo di Badoglio opera in un territorio occupato dagli alleati, va riconosciuta ai combattenti di Salò la qualifica di militari belligeranti al pari di tutti i combattenti della seconda guerra mondiale.
Non si ricorda in quel disegno di legge che le truppe di Salò più che combattere contro gli alleati vennero usate essenzialmente per rappresaglie contro i partigiani e stragi contro i civili durante i venti mesi di guerra né che il governo di Salò agiva in regime di occupazione, al pari di quello legittimo, e che, a differenza del governo Badoglio era alle strette dipendenze della Wermacht e delle SS.
Si mette sullo stesso piano, in altri termini, la scelta di chi ha lottato e versato il proprio sangue per costruire in Italia una democrazia parlamentare e quella di chi non solo non ha rinnegato gli obbiettivi politici e ideologici della dittatura fascista ma ha ritenuto di poter condividere la visione hitleriana e razzista dell'Ordine nuovo nazista.
Per ora non si parla di pensioni e di riconoscimenti economici per i combattenti della repubblica sociale ma é solo il primo passo. Approvato questo disegno di legge, ce ne sarà un secondo che dovrà stabilire le elargizioni dello Stato nei confronti dei reduci di Salò. Basta aspettare qualche settimana o qualche mese e il secondo disegno di legge completerà il rovesciamento dei valori e della storia che si vuol compiere.
È bastato che si dicesse,qualche anno fa, che molti giovani avevano scelto di combattere con Salò in buona fede, vale a dire credendo che il fascismo, malgrado l'alleanza con Hitler, fosse ancora il governo legittimo dell'Italia, il custode della fede e dell'onore degli italiani malgrado l'immensa disfatta della guerra e tutti quelli caduti in Grecia e in Russia per la colpevole impreparazione militare del regime, perché gli eredi del fascismo si sentissero autorizzati a rivalutare sul piano storico e istituzionale i propri caduti fino a proporre di equipararli a tutti gli effetti ai partigiani antifascisti.
La verità é che questa non é una destra democratica ed europea, capace di riconoscere i gravi errori del passato ma é una destra che non rinuncia all'esperienza fascista persino nella sua versione peggiore colpevole della deportazione e del massacro degli ebrei, degli zingari e degli oppositori politici, sia come complice dei nazisti, sia in proprio con il proprio sistema di campi di concentramento, con le stragi compiute in Jugoslavia e nei paesi balcanici.
Possibile che tanti che a destra si definiscono liberali e democratici, che i grandi quotidiani di questo paese non sentano il bisogno di sollevare un simile problema e cercare di fermare l'approvazione di una legge così chiaramente immorale e storicamente illegittima? È quello che vedremo nei prossimi giorni e settimane.

Nicola Tranfaglia