Re Carlo veniva dalla guerra
Giuseppe Aragno - 14-03-2002
Non saprò mai se il piccolo Samuele se ne sia andato conservando negli occhi l’immagine incomprensibile della madre che lo colpiva. I morti non parlano. L’avesse ucciso la madre, lo dicesse, lo confessasse, lo urlasse, non le si potrebbe credere, non le si dovrebbe credere. Siamo così oscuri a noi stessi, così complessi e misteriosi, che possiamo essere ad un tempo colpevoli e innocenti: potrebbe darsi che la madre che ha ucciso Samuele non conosca la madre che lo ha pianto sconvolta. Anche questo in fondo non saprò mai bene e non ha più importanza. Lascio ad altri la morbosa curiosità di inoltrarsi nei meandri della psiche per tenersi in equilibrio – se gli riesce – sul confine sottile e tortuoso della pretesa normalità. Sono profondamente convinto che se la donna accusata è davvero l’assassina, i morti sono due: non è morto solo Samuele, ma anche la sua povera mamma, uccisa dall’ectoplasma terrificante che le cova dentro, e ciò che resta è un simulacro di vita che non potrà più diventare vita vera. Morta in ogni caso, anche se innocente. Uccisa dalla barbarie d’una società che tutto sacrifica ai totem del mercato, ai sacerdoti dell’audience, ai servi del profitto.
Dopo giorni di guerra combattuta con me stesso per stare fuori da questa atroce vicenda, dopo le tante volte che ho spento con rabbia il televisore, dopo i tanti giorni trascorsi a cercare di non sentire e non leggere, quello che mi resta dentro è solo una convinzione profonda e per una volta mi concedo il lusso di non avere dubbi: come che si chiuda, alla fine di questa vicenda ci sarà in ogni caso un morto impunemente ucciso da colpevoli che non pagheranno.
Da questo momento io smetto ogni girotondo e lascio il campo di una sinistra ipocrita. Lo lascio e non m’importa se domani tutti i girotondisti insieme, folgorati sulla via di Damasco, chiederanno la testa dei Cucuzza e dei Vespa, riconoscendo infine che giornalisti d’una simile razza pongono alla coscienza di un uomo libero problemi non meno inquietanti dei conflitti d’interessi e della lottizzazione.
A tutto c’è e ci deve essere un limite. Si può ignorare la complicità di D’Alema e Berlusconi negli anni infausti della Bicamerale, si può fingere di non sapere che lo smantellamento della scuola dello Stato è stato iniziato anzitutto dal sindacato – ed io lo so perché ero dirigente esonerato della CGIL quando questo è accaduto – si può dimenticare che il sistema pensionistico di questo paese è stato liquidato dalle riforme promosse o subite dal fantasma della sinistra dopo il 1994, quando un ministro di Berlusconi è giunto a governare il Paese passando da Bossi e Fini a Prodi e D’Alema. Si può ignorare che due magistrati, Di Pietro e Borrelli, si sono dimostrati alleati preziosi dell’attuale presidente del Consiglio e ne hanno fatto addirittura un “martire”, consegnandogli carognescamente un avviso di garanzia nel pieno di una vertice internazionale. Si può fingere d’ignorarlo e difendere la Magistratura in nome di un ideale. Si può. Ma tutto ha un limite.
Una televisione libera, dopo l’uso che hanno fatto della morte di Samuele, caccia via i Vespa, i Cucuzza e chi li tiene al loro posto. E se non lo fa, non vale la pena di difenderla.
Io non saprò mai quale immagine ha portato negli occhi con sé là dov’è andato a rifugiarsi il piccolo Samuele. E nemmeno saprò cosa passa per la mente dello sventurato fratellino. Penso che se il ragazzo ucciso potesse parlare, domanderebbe perché ci stiamo accanendo tanto sulla sua mamma innocente, sulla sua mamma malata, sulla sua mamma innocente perché malata, sulla sua mamma che muore perché è innocente. Samuele non può. Lo faccio per lui e, per mio conto domando: se l’assassina è pazza, di quale male soffrono i Cucuzza, i Vespa e questa falsa sinistra incapace persino di scandalizzarsi per il fatto che personaggi di così basso profilo morale continuino a fare i giornalisti nella televisione pubblica?

interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 mariangela    - 15-03-2002
hai perfettamente ragione.

 Teresa Sergi    - 17-03-2002
Sono una donna del sud e un'insegnante di scuola dell'infanzia.
Desidero manifestare il mio plauso per l'intero articolo, ne condivido tutti i passaggi .
In questi giorni ho maturato riflessioni affatto analoghe a quelle dell'autore.
Non me la sono sentita di commentare il caso se non in poche occasioni, perchè il dolore profondo che ad esso sottendeva meritava a mio parere rispetto e riflessioni ponderate, ma davvero adesso non sento più di poter tacere.
Trovo anch'io che sia veramente troppo facile additare un " mostro " in chi soffre, ha sofferto e soffrirà e lasciare intatta l'ipocrisia di giudici improvvisati che non hanno proprio nulla da insegnare a nessuno quanto a moralità, equilibrio, valori, cultura.
Chi sfrutta il dolore e la sofferenza altrui a qualunque titolo per trarne vantaggi personali ( visibilità ed audience) manifesta un atteggiamento riprovevole sia dal punto di vista umano che della deontologia professionale ( ma forse in un' ottica di mercato questi termini sono ormai desueti od obsoleti ) o valgono solo in certi ambienti culturali e non per sedicenti giornalisti , psichiatri, neuropsichiatri , criminologi ed altri show-men che si sono alternati in questi giorni nel grande spettacolo allestitito in memoria della loro celebrità , non certo di Samuele.

 Antonio M. Greco    - 17-03-2002
Caro Giuseppe,
grazie per quello che hai scritto. Ti prego, non lasciare nessun campo. "Sinistra" e' ormai da tempo una parola svuotata di contenuto. Ma nei "girotondi", "palavobis" ed analoghi c'e' anche la GENTE e forse la voglia di ritrovare la partecipazione e un po' di dignita'. Certo, ci sono gli ipocriti, tanti ipocriti, un paio di generazioni di ipocriti, ma che ce ne importa. C'e' la GENTE, capisci. Occhi, mani, corpi, rabbia, urla e tutto vero. Non sono immagini gestite dai vari Vespa di sempre! Finalmente qualcosa di vivo!
Come non esserci. Che importa se sfilano anche i Dalema. Ci sono i ragazzi di Genova, quelli di Porto Alegre, quelli di Emergency, del volontariato che non vuole risprese televisive perche' e' amore, e tanti altri. C'e' forse, chissa', l'inizio di qualcosa, un primo vagito che somiglia a un respiro di popolo. Ma se cresce, vedrai che scardinera' tutto e la speranza riprendera'. Non si puo' non scegliere fra Bush e il bambino che muore in Somalia per denutrizione. Non si puo' pensare che il Miliardarius Ridens, Scalzo e Cornificante, che ci governa si esaurisca da solo. Non si puo' credere che i cosiddetti "Socialisti liberali e riformisti" lo sentano estraneo e patologico. In fondo stanno dalla stessa parte. Bisogna cambiare i paradigmi e ritrovare l'utopia. E la GENTE di cui ti paro, te e me inclusi, spero, sente questa esigenza come il bisogno d'aria. E una prospettiva nuova, tutta da costruire insieme, ove questa Italietta, paradossale e risibile, appaia quel che realmente e'. Una lontana provincia dell'Impero ove circa 60 milioni di persone portano il loro contributo di scandaloso consumo per la distruzione di cio' che resta di un mondo bellissimo. Ti prego, non lasciare nessun campo. Forse i tempi stanno maturando. Spero di incontrarti in qualche manifestazione da qualche parte, felice come me, solo per il fatto di esserci e di riconoscerci.
Ciao e grazie ancora
Antonio