Siamo i professori più anziani d'Italia
Gianni Mereghetti - 14-01-2005
Sono uno degli insegnanti che fa parte di quel 50% e più che secondo un’attendibile indagine della UIL supera i cinquant’anni.
Questo dato deve far riflettere perché non è certo un bene né che i nostri studenti abbiano ormai una gran maggioranza di insegnanti come me che sono nonni o giù di lì né che sia così difficile per gli insegnanti giovani entrare nella scuola. Detto questo e rimarcata l’urgenza di uno svecchiamento della classe docente c’è anche da rilevare che non è l’anzianità in quanto tale il male della scuola italiana, anzi è da cercare in altri fattori, i quali però colpiscono giovani e vecchi.
Tra i fattori più negativi ce n’è uno che ormai è diventato dominante: è l’incapacità di uno sguardo di simpatia totale verso gli studenti, uno sguardo che si rivolge loro, uno ad uno. Infatti la maggior parte degli insegnanti o si affida alle regole o a nulla, ed è la stessa cosa, perché in entrambi i casi insegnare significa non coinvolgere la propria umanità con quello che si fa e con chi si ha davanti. In merito a questa assenza giovani e anziani sono accomunabili, al massimo i vecchi sono così incancreniti da diventare cinici!
Il risultato di questo indurimento del cuore è una scuola in cui tutto cospira a tacere delle domande della vita, ossia una scuola in cui l’unico desiderio è andarsene il prima possibile!
Affinché i giovani ritrovino nella scuola un’occasione per loro stessi è quindi più che urgente che a salire in cattedra siano docenti appassionati alla vita e per questo capaci di insegnare amando il destino di ogni studente.
Non sarà però una nuova teoria dell’insegnamento a generare questo insegnante né la migliore delle riforme possibili, ma che io guardi tra i miei colleghi chi già ha uno sguardo totale su ogni studente e impari da lui.
Questo però è il problema serio della scuola oggi, perché è cosa rara che un insegnante si metta ad imparare, anche se un nuovo inizio si ha soltanto là dove un docente è colpito dall’umanità di un suo collega, tanto da diventarne amico per farla sua.

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 Anna Di Gennaro Melchiori    - 14-01-2005
Comunico un interessante ciclo di conferenze di cui ho appena appreso la notizia e che mi sembrano adatte soprattutto agli ins. come il simpatico prof. Mereghetti che sa ancora interrogarsi...
Anna Di Gennaro

Martedì 25 gennaio ore 21,00 - Sala di via S. Antonio, 5 - "Famiglia e persona: il problema educativo oggi" Assenza del padre e il divieto dell'educazione.
Intervengono: prof. Giancarlo Cesana Ordinario di Medicina del Lavoro, Università di Milano Bicocca; prof. Claudio Risè, Psicoterapeuta e scrittore

Giovedì 3 febbraio ore 21,00 - Sala di via S. Antonio, 5 - "Negazione dell'anima e il disagio contemporaneo: Il senso religioso nella cura
psicologica". Interviene: prof. Eugenio Borgna neuropsichiatria e scrittore, responsabile U.O.A. Psichiatria,Ospedale Maggiore della Carità, Novara. Coordina Claudio Risè "Si educa molto con quello che si dice, ancor più con quel che si fa, molto di più con quel che si è!" (Ignazio di Antiochia)

Il diffondersi nella nostra società di stati di sofferenza di giovani e adulti e il ricorso esclusivo a svariate pratiche psicologiche ci ha fatto interrogare
riguardo al dato reale della vita della persona -sia "sana" che non- e del bisogno dell'educazione come qualcosa che chiama la libertà di ognuno a
essere, a vivere.