Ecce homo oeconomicus
Pino Patroncini - 11-12-2004
Non c’entra la religione, se non quella del denaro stavolta. Ma il fatto è che il “latinorum” sembra essere diventato il prezzemolo del nostro ministro che ha deciso di metterlo anche nella minestra, sicchè la scuola delle tre I diventerà la scuola delle tre I e una L. Dopo il liceo tecnologico ecco che la lingua degli antenati fa capolino anche nel liceo economico, che, come si sa, è un altro degli otto licei previsti dalla legge 53.

Probabilmente infatti il piano di studi prevederà nel primo biennio religione (1 ora), lingua italiana (3), letteratura italiana e latina (2), storia (2), inglese (3), seconda lingua straniera (3), matematica (4), scienze della terra e biologia (2), fisica e chimica (3), diritto e economia (2), economia aziendale (2), informatica (3 ore di cui 1 di laboratorio), educazione fisica (2).
Nel secondo biennio invece avremo religione (1), italiano e storia dell’arte (4), storia (2), filosofia (2) inglese (3), seconda lingua straniera (3), matematica (3) , economia aziendale (4 ore in terza e 5 in quarta), diritto e economia (5 in terza e 4 in quarta), informatica (3), educazione fisica (2).
La quinta diventerà invece caratterizzante per i sotto indirizzi che saranno amministrazione e controllo, marketing e comunicazione e turismo. Spariscono quindi i corrispondenti in lingue estere e i programmatori.
Le discipline in quinta saranno quindi in parte comuni e in parte no. Quelle comuni saranno religione (1) italiano e storia dell’arte (3), storia (2), filosofia (2), inglese (3), matematica (3), educazione fisica (2). Poi marketing avrà seconda lingua straniera (3), tecniche della comunicazione (2), marketing (4), diritto e economia (3), geografia economica (4). Turismo invece avrà seconda lingua straniera (3), psicologia del turismo (2), economia del turismo (4), legislazione turistica (2), geografia del turismo (2). Amministrazione e controllo avrà seconda lingua straniera (2 ore, una meno degli altri), pianificazione e controllo (5), diritto e economia (5), informatica (4).
In tutto 13 discipline nel primo biennio, 11 nel secondo, 12 o 13 nell’anno terminale.

Queste informazioni, non confortate per ora da comunicazioni neppure ufficiose delle indicazioni o degli OSA, sono desumibili dalle indicazioni che il Miur ha dato ad alcuni ITC della Toscana ai quali, con una pratica ormai abitudinaria, che prescinde completamente dalle norme che non è riuscito a varare in tempo utile, è stato chiesto di anticiparne i contenuti a partire dal 2005. Ma nei prossimi giorni potrebbe toccare ad altre scuole di altre regioni dove i collegi, come sta succedendo in questi giorni in Toscana, potrebbero essere chiamati a deliberare in due ore quello che neppure il ministero in due anni è riuscito a deliberare. E dovrebbero farlo schiacciati tra il bastone della paura del passaggio alla formazione professionale e alle regioni e la carota seducente della denominazione liceale e , non dimentichiamolo, dei finanziamenti, che quando si tratta di rabbonire gli apripista arrivano copiosi per essere poi tagliati una volta a regime.

Si ha comunque l’impressione che questa “anticipazione” abbia un carattere provvisorio, probabilmente dettato anche dall’esigenza di indorare la pillola. E probabilmente potrebbe comportare anche qualche piccola variazione oraria da scuola a scuola. La rete scolastica che è stata avviata all’uopo si intitola infatti “Dall’ITC al Liceo Economico” e gli emissari del ministero in sede di illustrazione del progetto parlavano di un modello di 28 ore obbligatorie + 5 caratterizzanti, mentre in base all’ipotesi toscana l’orario complessivo è di 32 ore complessive
Quello che è fuori di dubbio è che, come con l’anticipo scolastico, la riforma dell’elementare e li percorsi integrati, siamo di fronte all’ennesimo tentativo di costruire fatti compiuti prescindendo dall’approvazione legale delle norme che devono regolarli.

Nel merito: pur agendo su un quadro già predisposto dal biennio Igea, le novità del biennio producono ancora notevoli e ulteriori contraddizioni, configurando, se messe in relazione con ciò che finora si sa degli altri licei uno scambio di ruoli tra discipline di area comune (in cui entra, per esempio, la seconda lingua straniera, presente in tutti i licei) e di area specialistica ( in cui entra “Diritto e economia” non più presente, ad esempio nel biennio dei tecnologici, mentre lo era negli ITIS).
Rispetto agli indirizzi: non si capisce quanto sia opportuna la scomparsa di un indirizzo ambito come quello per programmatori.
Il numero di discipline resta alto ma non a causa delle discipline specialistiche. Il curricolo dà spazio soprattutto a materie umanistiche e scientifiche nel biennio, mentre nel triennio siamo alla fiera del disciplinarismo spinto con “nuove” discipline che altro non sono che nuove denominazioni delle vecchie laddove sarebbe bastato operare sui programmi : geografia del turismo al posto di quella economica, legislazione turistica al posto di diritto e quella psicologia turistica, dove viene spontaneo immaginarsi un lettino dello psicanalista al posto della sdraio sotto l’ombrellone.
La mancanza di chiarezza su che fine fanno le compresenze tra teorici e itp ( è prevista solo un’ora di laboratorio di informatica) e la trasformazione di “Trattamento testi e dati” in “Informatica” creano conflitti di competenza tra insegnanti di trattamento testi, itp di laboratorio di informatica e insegnanti di informatica che insistono sulla medesima disciplina e che sono tutti a rischio di posto.
Si introduce il latino nel biennio. E qui ripeto pari pari quanto ho già detto a proposito del liceo tecnologico.
Servono commenti sull’opportunità pedagogica e sul senso di una simile disciplina nel settore economico?! Si tratta solo di un malinteso sull’unitarietà del sapere in una mente pervicacemente classicista e gentiliana? Oppure si tratta di uno sbarramento preventivo, come lo era il latino alle medie negli anni cinquanta, per impedire che l’attuale utenza dei tecnici e dei professionali scelga la scuola del canale liceale e si riversi piuttosto che nella non-scuola del canalino professionale?
Il Ministero dimenticano inoltre che agli insegnanti di lettere degli attuali istituti tecnici (classe 50A) non erano richieste finora competenze in latino. Si apre perciò un altro problema: se storia nel secondo biennio potrà essere accoppiata a filosofia e nel primo biennio per insegnare italiano bisognerà essere abilitati anche per latino, quale spazio resterà per gli attuali docenti della 50A?


interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 Petrocelli    - 12-12-2004
Ed alla fine dei 5 anni lo studente cosa farà? privo di una preparazione specialistica, sarà costretto ad iscriversi all'Università (per altri 5 anni!)

 Laura Venuti    - 12-12-2004
Mi dispiace, non sono d'accordo con il latino come materia discriminante. Con questo tipo di mentalità è stato abolito dalla Scuola Media , con il bel risultato che, di conseguenza, si iscrivono al primo anno delle superiori alunni che non conoscono nemmeno i verbi italiani...e questo è vergognoso.. Insegno latino e greco nel liceo classico, ma non sono né vecchia né chiusa alle innovazioni, anche se la riforma Moratti non mi vede d'accordo. Chiunque sia , come me, uno studioso dell'antichità (sono un'archeologa) sa che il latino si può insegnare a diversi livelli ed è indispensabile per una buona conoscenza dell'italiano, visto che è la nostra lingua...questo non lo si può assolutamente disconoscere. Quindi, ben vengano latino e filosofia, materie che migliorano la duttilità di ragionamento e permettono di accostarsi, se poi si sceglie di frequentare l'università, a discipline anche nuove ...non per niente gli studenti del Liceo Classico sono in grado di affrontare senza particolari problemi anche le facoltà scientifiche e quelle a indirizzo economico...Naturalmente, le materie tecniche non devono, per questo, risultare mortificate, anzi adattate alle nuove esigenze del mondo del lavoro, tenendo anche presente che in molti paesi di Europa , ormai, il diploma non basta più e al concetto di necessità di inserimento nel mondo del lavoro si affianca la necessità di fornire a tutti gli alunni una solida cultura di base.
Al Liceo Classico, come allo scientifico,non si insegnano solo materie umanistiche....anzi, attualmente, soprattutto al triennio il blocco delle materie scientifiche( anche la filosofia è materia scientifica) è consistente quanto quello dell'italiano, del latino e del greco.

 Laura Venuti    - 12-12-2004
Dimenticavo...alla prova orale del Concorso per l'abilitazione all'insegnamento di Materie Letterarie nella Scuola Media, nel 1982, ho sostenuto una prova di latino. Perché questo tipo di prova non è richiesta, naturalmente a scopo abilitante per chi affronta il Concorso per la Classe 50? Per insegnare bene l'Italiano ( ma anche la storia, anche il Diritto) è necessario conoscere ( e sapere insegnare ) il latino, in quanto l'italiano costituisce l'evoluzione di questa lingua: e se un alunno chiede , durante la spiegazione della Divina Commedia (che attualmente non si insegna solo nei Licei) da dove deriva la parola selva, o la parola aere che cosa gli diciamo? Che cerchi nel vocabolario? Solo per fare qualche esempio.

 pino patroncini    - 13-12-2004
Personalmente ho studiato latino per otto anni, dalla prima media alla fine del lciceo classico e sempre con un profitto buono per non dire ottimo. Ho fatto anche due esami all'università con ottimi risultati nonostante i miei intaressi per la lingua latina fossero ormai scemati (stupendomi persino di come a 22 anni, a tre anni dalla maturità ancora padroneggiassi bene la lingua, tanto da preparare un esame su Orazio su in librone in inglese con citazioni greche e latine naturalmenta!).
Non odio quindi il latino per principio. Anzi!
Posso dire di più: sicuramente oggi leggo tranquillamente e correntemente francese, spagnolo e portoghese, lingue che non parlo ( a parte un po' di spagnolo) grazie alle mie basi latine.
Sono laureato in lettere moderne e naturalmente sono anche abilitato nelle classi A050 (lettere nelle superiori) e A051 (lettere con latino).
Reputo che un insegnante di lettere dovrebbe conoscere il latino. Ed è stato un errore non esigere in passato almeno un paio di esami universitari di latino per insegnare lettere anche a tecnici e professionali. Errore a cui è stato posto fine con le ultime classi di concorso nel 1998 ( a partire dalle lauree conseguite dopo il 2001). Peccato però che nei ruoli dello stato ci siano circa 33.000 insegnanti ( tre volte il personale dell'Alitalia, che ha fatto notizia nei giorni scorsi!) a cui questo requisito non è stato richiesto e che insegnano lettere in ITIS. ITC e IPS.
E questo è solo un problema di natura sindacale. Ma c'è ed è grosso come una casa!
Poi c'è l'aspetto pedagogico. Se è giusto che a un insegnante di lettere siano richieste competenze in latino, anche se poi non lo insegna, non necessariamente ciò deve valere per un ingegnere o un biologo o un economista ( tanto meno un geometra, un tecnico di laboratorio, un ragioniere).
In un liceo economico o in un liceo tecnologico due anni sono inutili ( quanto latino conoscevo in seconda media? certo assai poco per capire davvero la glottologia, troppo per capire banalità come il fatto che selva deriva da "silva") e quattro o cinque sono troppi ie sottraggono tempo ad altre competenze più utili alla filiera di studi.
E non mi si dica, come si raccontava a me, che siccome il linguaggio è logica il latino ci insegna la logica del linguaggio che è anche poi la logica in sè. Insomma che il latino apre la mente!
Con due lingue straniere e lo studio dell'italiano c'è tanto materiale a disposizione per la linguitica e per la logica quanto ne avevo io con italiano latino e greco. Altro che balle!
La verità è una sola: che sui manifesti elettorali lorsignori si verniciano di modernità con le tre "I" , ma quando si arriva la dunque la loro idea di sapere è ferma al trivio e al quadrivio medievali.
E, considerando la trivialità della loro politica, scolastica e non, direi più al primo che al secondo.

 Francesco Parma    - 14-12-2004
Il latino è una lingua morta, la logica viene aiutata molto di più con lo studio delle lingue straniere, vive ed applicabili nella pratica, tra l'altro il latino che si studia già nell'antichità era parlato solo da una elite della popolazione.

 petrocelli    - 14-12-2004
Concordo con quanto scritto da Patroncini nel suo ultimo intervento. Come fare per bloccare questa ignobile riforma?

 ilaria ricciotti    - 15-12-2004
Concordo anch'io con Patroncini e Petroselli, il latino è ormai una lingua obsoleta . I ragazzi debbono saper parlare e scrivere, oltre all'italiano anche altre lingue. Molte altre lingue. La capacità di sviluppare la logica e di aprire la mente non è una prerogativa esclusiva di chi impara il latino. Se fosse così allora vorrebbe dire che, da quando esso è stato abolito, le generazioni che abbiamo educato non sanno ragionare? Io penso proprio di no.

 Petrocelli    - 19-12-2004
Ultime notizie: gli istituti tecnici restano al MIUR e cambiano denominazione, si chiameranno Licei Tecnologici (EVVIVA!) e passano nell'empireo dell'istruzione. Basta con i laboratori, vile attività manuale! Sotto con il latino e la filosofia (insegnata prevalentemente da ignoranti), basta con inutili impianti elettrici , progetti di robot ed analisi di laboratorio. Che Ministra , ragazzi !

 Coppola Alfredo    - 06-02-2005
E' semplicemente vergognoso, ci rendiamo conto che si fanno riforme rivolte ai tagli e per niente alla vera istruzione.... mi verrebbe da chiedere alla Signora Moratti di essere in grado di dettare leggi a favore dell'istruzione, tutti gli insegnanti tecnico pratici (figura al mio parere importante nel mondo della scuola) dove andranno a finire, ci sono il 70% degli I.T.P. non di ruolo che hanno raggiunto la bellezza di più di 10 anni di precariato, e il 30% di questi ha superato i 40 anni! Che futuro avranno? Mah....penso che la Signora Letizia li letizierà invitandoli a mangiare insieme con i familiari a casa sua!!!
Se proprio dovete fare dei tagli, perchè non tagliate anche un pò i vostri di stipendi che costate veramente "tantimila euro" a noi Italiani ?!
VIVA L'ITALIA