breve di cronaca
Poveri insegnanti, sono i peggiori d’Europa
Anna di Gennaro Melchiorri - 23-11-2004
Anna Di Gennaro
Segnalo ...una voce fuori dal coro. Purtroppo riscontro parecchie verità... A.D.

Marcello Veneziani
Libero, 18 novembre 2004

Tra uno sciopero passato e uno sciopero annunciato, la scuola processa ogni giorno, in aula e in piazza il suo Ministro Letizia Moratti. Posso dire una cosa indecente e indocente agli occhi dei mass madia e delle cattedre? Da bocciare non è il ministro ma i professori. Se la scuola italiana fa un po’ schifo la colpa principale spetta a loro: li pagano poco, è vero, ma molti di loro non meritano neanche quei tre soldi.
I professori italiani sono i peggio considerati d’Europa ma anche i peggio preparati, i peggio selezionati e i più ideologizzati. Certo, è più facile cambiare un ministro che una milionata di docenti. E so bene che in quell’esercito di professori c’è una dignitosa minoranza che merita tutto il rispetto. Però, lasciatemi dire che la media è inferiore a quella europea e forse mondiale. Troppi professori sono figli della demagogia degli anni settanta, dell’infornate senza concorso, dei cortei e delle sessantottate, delle occupazioni e della demeritocrazia militante.
I due partiti di maggioranza dei docenti sono i faziosi e i paraculi, ovvero quelli che sono infarciti di ideologia, femminismo e menopausa acida, e quelli che scansano la fatica, hanno altre attività o si danno malati per andare in vacanza.
I primi si presentano in classe con la Repubblica, l’Unità, Manifesto e Liberazione. I secondi entrano in classe lasciando la loro testa altrove. Come poi cambiare la scuola se più dei due terzi della scuola sono affiliati a questi due partiti? Puoi pensare la migliore delle riforme ma se il materiale umano è scadente va a rotoli. Magari non solo e non tanto per colpa loro ma di chi li ha messi in cattedra, chi li ha protetti e frustrati, chi ha fornito loro sia l’entrata in ruolo, che l’alibi morale e mentale per fare sega a scuola, pur fingendosi presenti. In ciò sono aiutati dalla famiglia allo sbando che sforna ragazzi poco educati e molto travagliati; e poi i libri di testo partigiani, la tv matrigna e il declino della sfera pubblica, con il relativo elogio del privato, che penalizza la scuola di tutti.
Numerosi sono poi i problemi di fondo. Per esempio il professore è tenuto a trascurare la classe e soprattutto i migliori per recuperare il disagiato. Magnifico proposito dal punto di vista evangelico e morale, ma terribile esito dal punto di vista educativo e formativo: per inseguire il ventiquattresimo si trascurano gli altri ventitrè. La situazione, già critica, è peggiorata da quando è piombato in classe, l’immigrato di fresco sbarco. E’ russo, è cinese, è curdo, fa tenerezza, ma non sa una parola di italiano. Allora il docente deve sforzarsi con i gesti, con mezzo inglese, o con qualche altro arnese fortuito da pagina 777 di televideo, di far capire il teorema di Pitagora e Manzoni al povero allogeno. Per integrare l’immigrato disintegra la classe. Il discorso vale anche se c’è un rom, o un ragazzo che ha problemi psichici, che è violento, o è asociale: il professore deve inseguire la pecorella smarrita e abbandona il gregge. Per carità fa un opera pia, ma a che serve la scuola per la stragrande maggioranza dei ragazzi? Insomma, l’aspetto della scuola odierna è piramidale ma non in senso selettivo bensì al rovescio: per recuperare l’eccezione si manda all’aria l’istruzione-base di tutti gli altri. Che società verrà fuori da questa piramide al rovescio?
Allargando lo sguardo in alto e in basso del personale scolastico, l’impressione è che la scuola non abbia più ne capo ne coda: ovvero ha perso il preside e il bidello che erano le colonne d’Ercole della scuola, le sue estremità basilari. Il preside fu di fatto abolito. Al suo posto c’è il dirigente d’istituto un centauro mezzo manager e mezzo psicoterapeuta, una specie di supersegretario con compito di imprecisata stregoneria e di ordine pubblico. Un burocrate travestito da animatore. Ma dire al suo posto è un eufemismo, perchè l’ex preside non è quasi mai presente. Presiede infatti più istituti, ha un vice effimero o in via di nomina, sta facendo strani concorsi, è distaccato chissà dove. Insomma il preside non esiste più nè di nome nè di corpo, è evaporato così la scuola è acefala, ha perso il capo.
Ma alla scomparsa del preside corrisponde, per simmetria, la scomparsa del bidello. Così la scuola, oltre che acefala, è pure focomelica. Il bidello scompare come qualifica alcuni anni or sono, rientrando nell’ineffabile personale non docente, che potrebbe includere tutti, anche i domatori di circo e le ballerine. Osservando la loro vita nell’arco di un’ora, come nei documentari di Piero Angela o nel Grande Fratello, si scopre che il bidello è un’entità vaga e vagabonda, priva di compiti effettivi. Una presenza assente. Infatti per pulire le scuole arrivano le imprese esterne, per ridipingere a nuovo le aule ci pensano i ragazzi, che fanno pure la colletta; per fare fotocopie, aprire la posta e così via, languono allo scopo gli applicati di segreteria. Un tempo i bidelli erano come Caron demonio, traghettatori d’anime dannate; avevano anche una funzione simbolica e catartica importante: suonavano la campanella. Ora è quasi sempre automatica: lo so per triste esperienza, perchè avevo un liceo di fronte alle mie finestre e sentivo suonare ogni ora domenica incluse, a prescindere dalle lezioni. Allora mi chiedo: a che serve quella comitiva di individui ribattezzati personale non docente? E quell’ex bidello che riposa in una campana di vetro, come i santi e le madonne, che ci sta a fare lì all’ingresso? A raccogliere gli ex voto? Viene usato come il martello o l’estintore, in caso di emergenza rompete il vetro? Mi sembra tutto surreale. Eppure ricordo il ruolo paterno, matrigno e fraterno dei bidelli, complice ora del professore e ora dell’alunno: stavano lì col secchio e la scopa, facevano un po’ di tutto, gli idraulici e i falegnami, le spie e i precettori degli alunni prima dell’esecuzione (le interrogazioni). Erano importanti, eccome, erano una scuola di vita, una specie di avviamento professionale clandestino, una struttura parallela all’insegnamento. I servizi deviati. Ma tenevano puliti i servizi sanitari.
E mi ricordo il Signor Preside che era un po’ il simbolo della scuola, il monarca buono, in certi casi, l’Istituzione inflessibile in certi altri.
Era un Super-professore, più docente degli altri, ora difensore dei docenti ora vendicatore dei discenti. Adesso vedo due fantasmi al posto del preside e del bidello. E ne soffro anche per fatto personale perchè provengo da una famiglia in cui tutti erano nella scuola a cominciare da mio padre preside. Ed io, ultimogenito, ero potenziale bidello perchè tutti gli altri ruoli erano già coperti in casa. Adesso, senza il preside e senza il bidello, mi sento moralmente orfano e disoccupato. Insomma a scuola non mancano solo i soldi ai docenti ma anche educatori, aule, presidi e bidelli agli alunni. Perciò vi dico: non gettate la croce sulla Moratti, magari per togliere entrambe dalle aule.


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 Pierangelo    - 23-11-2004
Segnalo da l'Unità del 22.11.2004 - rubrica lettere

La ricetta per gli insegnanti
Vanna Lora, Milano

Letta la striscia rossa del 21 novembre, sono andata a leggere il resto dell'articolo di Marcello Veneziani, sul numero di Libero del 18 novembre.
Sono un'insegnante, categoria definita da Veneziani come composta da paraculi o da senza testa. Docenti della scuola pubblica, s'intende, chè è a quelli che il neo direttore della scuola di giornalismo indirizza le sue considerazioni sprezzanti e insultanti. Così, ai magistrati, definiti dal Presidente del Consiglio “matti e antropologicamente diversi”, possiamo ora affiancare l'intera classe insegnante della scuola pubblica del Paese. Come per la riforma della giustizia il cancro da estirpare sono i magistrati, così, per la riforma della scuola, la malattia sono i docenti, tutti. Senza se e senza ma. Lo stile dell'attacco è lo stesso. Le riforme del Polo stravolgono il dettato costituzionale e sollevano una vasta opposizione? È colpa di chi non accetta di farsi riformare o meglio, normalizzare. I magistrati e gl'insegnanti. I primi sono pazzi, i secondi cerebrolesi e fannulloni o ideologizzati. Se il Ministro fosse d'accordo con l'analisi (?) di Veneziani la ricetta sarebbe pronta: aboliamo i docenti, diamo un pc ad ogni studente, niente libri di testo, soprattutto quelli di storia e avremmo risolto il problema della scuola pubblica da riformare. Via quei fannulloni d'impiegati pubblici che drenano risorse alle imprese; le spese maggiori vanno agli stipendi dei docenti? Aboliamoli tutti. Sì, signor Veneziani, lei ha trovato la ricetta magica: aboliamo anche la scuola. L'aveva già scritto qualcun altro, lei se lo ricorda senz'altro.

 Pierangelo    - 23-11-2004
Riporto lo stralcio un intervento di Orione a commento dell'articolo di Veneziani prelevandolo dal newsgroup free.it.scuola.itp

i peggio preparati, i peggio selezionati e i più ideologizzati. Certo, è più facile cambiare un ministro che una milionata di docenti. E so bene che in quell'esercito di professori c'è una dignitosa minoranza che merita tutto il rispetto. Però, lasciatemi dire che la media è inferiore quella europea e forse mondiale.

Su questo ng un tempo si parlò di ingiurie e denigrazione nei confronti di chi fa il proprio mestiere......è queste cosa sono?
Come si permette di calcolare medie, di individuare minoranze e maggioranze con fare scientifico?
Su quali dati si basa?, quali dati ha raccolto?, quale metro ha usato? è così ben qualificato da possedere il sistema valutativo infallibile per la professione docente?, ha lui potuto visionare e studiare dati qualificati tali da poter esprimere giudizi sulle maggioranze, sulle minoranze e sulle medie???

Sono allibito dalla superficialità e dalla tracotanza con cui certi "colti signori" affrontano temi così delicati.

Posso solo accusare il colpo di dover assistere alla inspiegabile e dannosa apatia della categoria nei confronti di attacchi così forti, c'è qualcosa di marcio nel sistema ma non so ancora dov'è.

Troppi professori sono figli della demagogia

come troppi politici e/o amministratori sono corrotti
come troppi opinion leaders sono emerite ciofeche
come troppi preti vanno a colpevolizzare il lavoro degli insegnanti nelle trasmissioni del tipo "l'isola dei famosi"
come troppi commercianti rubano ricavando multipli esorbitanti dai loro investimenti
come troppi furbi non fanno altro che accumulare ricchezze che non avranno neppure il tempo di godersi a scapito di tanti lavoratori schiavi
come troppi sono i fessi che credono (in età avanzata) a babbo natale e alle strenne natalizie
come troppi lavoratori chiedono maggior dignità nel lavoro (vedi itp)
come troppe sono le collusioni mafia-politica e chissà perchè mai che si riesca ad intaccare i responsabili di una parte
come troppi sono gli insegnanti che hanno fatto volontariato da sempre, comprandosi di tutto per tenersi a galla nell'aggiornamento

degli anni settanta,

si, del mesozoioco

dell'infornate senza concorso, dei cortei e delle sessantottate,

meglio il ventennio.....

delle occupazioni e della demeritocrazia militante. I due partiti di maggioranza dei docenti sono i faziosi e i paraculi, ovvero quelli che sono infarciti di ideologia, femminismo e menopausa acida, e quelli che scansano la fatica, hanno altre attività o si danno malati per andare in vacanza. I primi si presentano in classe con la Repubblica, l'Unità, Manifesto e Liberazione. I secondi entrano in classe lasciando la loro testa altrove. Come poi cambiare la scuola se più dei due terzi della scuola sono affiliati a questi due partiti? Puoi pensare la migliore delle riforme ma se il materiale umano è scadente va a rotoli. Magari non solo e non tanto per colpa loro ma di chi li ha messi in cattedra, chi li ha protetti e frustrati, chi ha fornito loro sia l'entrata in ruolo, che l'alibi morale e mentale per fare sega a scuola, pur fingendosi presenti.


Mi fu rimproverato che avere opinioni è un conto e denigrare è un altro conto....ebbene.....ce ne sta un altro che a mio avviso non esprime opinioni ma descrive una realtà indocumentabile, falsata e denigratoria.....il peggio
è che tali informazioni vanno in pasto alle masse ad aggravare ancor di più la difficoltà già enorme di svolgere la propria professione....bastano pochi per arrecare danni maggiori di tanti che lavorano con dignità e professionalità, portandosi a casa le preoccupazioni di un mestiere sempre più difficile e sempre più attaccato dal mondo "esterno"....Ah.....averlo saputo prima....ma prima quando?....prima!!!

 Aida Castello    - 28-11-2004
Vorrei invitare Marcello Veneziani a visitare la nostra scuola, così potrebbe vedere come si lavora. Mi piacerebbe sapere quale esperienza scolastica lui ha avuto come alunno e soprattutto in che modo si è fatto un'idea di scuola così lontana dalla realtà di tutti i giorni. Venga pure a confrontarsi con noi, perché noi con i docenti stranieri ci confrontiamo tutti i giorni anche grazie ai progetti europei!
Aida Castello

 Marina Ciccolella    - 29-11-2004
L'articolo del Sig. Veneziani è talmente accusatorio da lasciar pensare che risponda a un diktat superiore di descredito e denigrazione gratuita. Demagogico è il tono del testo. Forse non sa, il Sig. Veneziani, che dal punto di vista umanistico (filosofico, storico, letterario) i nostri studenti sono i migliori d'Europa e che ci sono realtà regionali dove le attività progettuali di tipo linguistico sono prime in Europa secondo dati diffusi dal Consiglio d' Europa per l'educazione. Bisognerebbe essere invece grati ai docenti che, nonostante, tutte le accuse, i luoghi comuni del povero passante della strada, lo stipendio da fame, lavorano sempre con costanza, attenzione e impegno tutto volontaristico. Insegno da quasi trent'anni e non vedo più quel vecchio docente di filosofia con l' Unità sotto il braccio, vecchio ricordo degli ormai lontani anni sessanta/settanta. Inviterei il Sig. Veneziani a vivere la scuola dal di dentro, per capire quanto delicato e difficile è il nostro compito ed eviti di scivolare su toni gratuitamente accusatori e offensivi che, prima di tutto, depongono male per lui stesso e la sua professione.

 Ivana Niccolai    - 29-11-2004
Ritengo che debbano essere evitate da noi docenti, professionisti dell'educazione, le esternazioni estemporanee , definibili come "chiacchiere da salotto", premurandoci, invece, di adottare un linguaggio "fisicalista", che riferisca dati precisi, acquisiti con metodo scientifico, avvaloranti, così, ogni affermazione espressa. Nel frattempo, credo sia corretta l'astensione dall'esprimere giudizi soggettivi avventati...
Cordiali saluti
Ivana Niccolai

 Giovanni    - 29-11-2004
"Libero" di pensarla come crede, "libero" di scrivere ciò che vuole, ma credo che come "paraculo" il Veneziani, intellettuale del consiglio di amministarzione della Rai, possa tenere corsi di aggiornamento a tutti.
Riguardo alle classifiche è il sistema Italia ad essere messo male, grazie fors'anche ( o soprattutto) ai numi tutelari di tanti pennivendoli organici, comparsi adesso come novelle stelle comete.

 Jacopo Dallari    - 25-05-2007
Sono uno studente di Piove di Sacco. appoggio il signor Marcello Veneziani!
nella nostra scuola i docenti pur invitati dagli studenti per ripetute volte non hanno mai partecipato alla realizzazione di progetti educativi, costringendoci a pubblicare questo articolo:
Vogliamo una scuola diversa?
Noi si! Diversa non tanto nei contenuti, quanto nei rapporti con l’istituzione.
Utopia?
Non crediamo proprio, anche perché il legislatore, già nel 1974 con l’istituzione dei decreti delegati intendeva rendere la scuola aperta a più componenti, rispetto a quella dominante dei soli docenti.
Perché ciò non si è realizzato?
Le risposte a detta domanda possono essere molteplici, tutte più o meno valide, ma secondo noi, non ultima delle risposte, è l’arroccamento che gli insegnanti hanno intrapreso a difesa della “loro torre”.
Chiariamo subito che la colpa di ciò, parlando con alcuni di voi, non è sempre attribuibile ai docenti stessi, ma alla stessa istituzione che a causa di una burocrazia, talvolta asfissiante, toglie la voglia, anche a chi ne ha, di operare in maniera più aperta, innovativa, moderna.
Limitare la responsabilità degli insegnanti nei confronti degli alunni è il primo passo da compiere. Gli alunni, come parte attiva della vita scolastica, devono essere responsabili dei loro comportamenti. Da alcune osservazioni e perplessità che taluni insegnanti hanno avanzato in merito alla loro responsabilità, nei confronti degli alunni, in caso di attivazione della “Settimana dello studente” abbiamo compreso le ragioni dell’assenza di alcuni di voi all’assemblea studentesca.
Abbiamo compreso, ma non abbiamo giustificato un tale atteggiamento, perché sino a quando, non si assumeranno anche dei rischi, sarà impossibile modificare la situazione.
Sicuramente a molti di voi andrà bene così, e altrettanto sicuramente non aiuterete a trasformare una scuola che, ormai, non risponde più alle esigenze di una società in frenetica evoluzione.
La scuola, come noi l’intendiamo, non può essere solo nozionistica; hai studiato: promosso, non hai studiato: respinto; ma deve soprattutto favorire la partecipazione, cioè deve sviluppare le attitudini che ognuno di noi ha in sé rendendo così gli studenti parte integrante del progetto culturale sotteso alla vita scolastica. Lo scopo della “Settimana dello studente” è proprio quello di rendere partecipi tutti i ragazzi, soprattutto i meno interessati, alla vita scolastica, diffondendo una socializzazione che non sempre ci vede soggetti attivi.
Ringrazio il signor Veneziani di aver detto per una volta cos'è la scuola. e non quello che si vuol far credere che sia!