Continuità didattica in situazione di handicap
Lucia Balboni - 09-03-2002
"Quello che chiedo è che qualcuno si prenda cura del problema rappresentato perchè i nostri bambini non siano "gli ultimi" e si possano garantire loro quei diritti che la legge prevede."


Sono genitore di una bambina di sei anni affetta da "glaucoma congenito in aniridia" che frequenta nel corrente anno scolastico la classe prima elementare di un Istituto Comprensivo della Lombardia. L'insegnante di sostegno nominata dal Dirigente Scolastico è sprovvista del necessario Titolo di Specializzazione per le arttività di sostegno, tuttavia la buona volontà di cui è dotata, ha determinato da subito condizioni di lavoro buone sia dal punto di vista professionale che relazionale con la bambina.
Mia figlia necessita inoltre di utilizzare il codice Brille e di apprendere mediante sussidi Tiflologici e quest' insegnante ha seguito un corso per apprendere tali modalità.
L'insegnante si è inoltre prodigata a partecipare assieme alla famiglia agli incontri presso il Centro Holman di Padova e di collaborare per la definizione del progetto di vita della bambina.

L'anno prossimo molto probabilmente la mia bambina sarà costretta a cambiare insegnante in quanto avendo questa un contratto di lavoro a tempo determinato ed essendo senza titolo, dovrà rispettare l'ordine di graduatoria e probabilmente verrà destinata ad altra scuola.

Mi rivolgo a voi perchè ritengo che il mio problema sia abbastanza comune soprattutto al Nord dove i docenti con titolo di specializzazione sono pochi e comunque non sufficienti a ricoprire i posti di sostegno istituiti.

Il problema che quì voglio rappresentare è di due tipi:
la contiuità didattica -quale elemento indispensabile nelle situazioni di handicap per la prosecuzione del progetto di vita soprattutto se le premesse di collaborazione con la famiglia e la scuola sono tali da garantire questo processo;
la tempestività nell'individuazione del docente di sostegno. Nel corrente anno scolastico la nomina è stata effettuata a novembre e fino a quella data abbiamo provveduto come famiglia sia come presenza a scuola sia per l'attivazione di risorse specifiche.
Quello che chiedo è che qualcuno si prenda cura del problema rappresentato perchè i nostri bambini non siano "gli ultimi" e si possano garantire loro quei diritti che la legge prevede.

Lucia Balboni
robebog@tin.it

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La lettera ci e' giunta da un utente, come direbbero i chierici del linguaggio aziendalista tanto caro al ministro Moratti che sul "riconoscimento dei diritti dell'Utenza", ha costruto l'impianto del futuro ordinamento degli organi collegiali. Solo che i "diritti dell'Utenza" sono una cosa, quelli degli utenti in carne ed ossa un'altra. Il riferimento dei ministeriales ai primi serve come fumo negli occhi per occultare il disegno autoritario che consegna tutto il potere nella scuola ai dirigenti scolastici e, tramite essi, al governo (si vada a leggere il nuovo contratto dei ds, se qualcuno ha ancora dei dubbi). Il rispetto dei diritti degli utenti, invece, richiederebbe tutt'altra cornice normativa e tutt'altra filosofia, che non appartiene al pensiero e al lessico del ministro e dei suoi collaboratori: maggiori finanziamenti alla scuola pubblica, reali spazi di partecipazione e di democrazia per genitori e ragazzi. Solo cosi' gli utenti sarebbero finalmente risarciti dai tanti cinici e menzogneri proclami fatti a loro nome. In nome dell'Utenza. (Marino Bocchi)


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