Siamo nella normalità
Aldo Ettore Quagliozzi - 18-11-2004
Ovvero: corsi e ricorsi delle cronache nel bel paese

Cronaca completamente ( ?? ) fuori dal senno di domenica 19 maggio 1991 dello scrittore Stefano Benni dal titolo ‘ Siamo nella normalità ‘

“ Era una bella giornata di primavera. Il nevischio mummificava le rondini e raffiche ai duecento orari schiantavano gli alberi.
— Siamo nella normalità — disse l’infallibile Meteorologo — poiché un tempo simile, anzi peggiore, si ebbe nel marzo 1626 e non c’è da allarmarsi se per qualche settimanella dal Polo arriva uno spifferino di aria fredda. In quell’istante attraverso la finestra aperta un refolo di vento trasportò un tricheco di una tonnellata, che piombò sulla scrivania del meteorologo uccidendolo.
— Averlo saputo prima... — sospirò il meteorologo, prima di esalare l’anima sotto forma di cirro-cumulo.

Era una tranquilla domenica calabrese. Le pallottole ronzavano pigre e solo ogni tanto un colpo di bazooka interrompeva il monotono frinire dei mitra.
— Siamo nella normalità — disse l’incorruttibile Magistrato — in quanto molti dei presunti mafiatori erano in realtà pacifici agricoltori, l’uso della tangente camorristica è un normale meccanismo promozionale, e non è vero che il danaro mafioso abbia invaso banche, case cinematografiche e settori immobiliari: come giustamente disse Gava, la mafia va conosciuta, prima di combatterla. In quell’istante un consorzio di quattro cosche irruppe nel suo ufficio, lo decapitò e iniziò a giocare a calcio con la sua testa, e poiché non si mettevano d’accordo su chi doveva stare in porta, si uccisero tutti vicendevolmente.
— Averlo saputo prima — sentenziò la testa del magistrato mentre la sua anima faceva ricorso contro i seimila anni di inferno in prima istanza.

Era un tranquillo pomeriggio nella fosca e turrita Bologna. I benzinai attendevano i clienti nelle loro trincee e gli armaioli controllavano i Patriot.
— Siamo nella normalità — disse il Ministro dell’Interno — questa Falange armata non è certo nata dai gloriosi patrioti della Gladio o dai nostri ormai trasparentissimi servizi segreti, la strategia della tensione e le squadracce sono un ricordo del passato, trattasi di zingarelli che si disputano pochi etti di cocaina. In quel momento la solita Fiat Uno apparve in fondo alla strada e crivellò il ministro, la scorta e dodici passanti tanto per gradire.
— Averlo saputo prima — disse il Ministro, mentre la sua anima, grazie a raccomandazioni, scendeva all’Ade in Business class.

Era una tranquilla giornata di primavera. Il Bangladesh non c’era più, il colera decimava il Sudamerica e Saddam si riarmava, ma la Borsa era stabile. L’economia italiana vagava sorridendo nella nebbia tra abissi e voragini.
— Siamo nella normalità — disse Cirino Pomirino — abbiamo un deficit tra il milione o il miliardo di miliardi, ma tasseremo i generi di lusso come le aragoste, lo champagne, le pensioni e le malattie tropicali. Nel nostro paese non c’è spreco, né povertà. In quel momento alcuni bruti senza-casa, senza-lavoro, senza-patria e senza-pensione piombarono su Cirino Pomicino, lo divorarono vivo e gli succhiarono anche le chele.
— Averlo saputo prima — disse il ministro, mentre la sua anima volava nel limbo degli Incompetenti.

Era una tranquilla giornata di primavera alla casina Valadier. Ciarrapico portava cannoli alla crema a Cossiga, Andreotti e Craxi riuniti per un consulto sulla fibrillazione della democrazia.
— Siamo nella normalità — disse Andreotti — per le elezioni faremo una scheda nuova. Gli italiani potranno scegliere se sono (a) un popolo di pecoroni governato da mediocri, (b) un popolo di mediocri governato da delinquenti, (c) un popolo di delinquenti governato da delinquenti. Che si chiami Prima o Seconda Repubblica, non cambierà niente: saremo sempre noi. Sarà solo difficile trovar posto per la folla crescente di maggiordomi, balilla, conformisti e nullità riciclate con cui abbiamo imbottito le reti televisive. Ma mentre i tre sghignazzavano, i terribili collettivi Baoding sbucarono fuori dai cannoli e li cremarono.
— Averlo saputo prima... — dissero le tre anime mentre andavano a reincarnarsi in tre cozze.

Era una tranquilla giornata di primavera, ed era anche l’ultima puntata di “Cronache di regime”. L’autore rassicurò gli estimatori, informò i neutrali e minacciò gli ostili che sarebbe rimasto tra i collaboratori dell’“Espresso”. Comunque, addio, pagina 45 (o 47). E pensare che quando avevamo messo nel titolo della rubrica la parola “regime” qualcuno aveva detto: «esagerati!». Da oggi, si gioca più duro. Vi ringrazio e vi saluto cordialmente. “

Cronaca completamente e terribilmente tragicomica di una giornata vissuta nel bel paese e raccontata da Massimo Riva sul quotidiano ‘ la Repubblica ‘ di venerdì 12 novembre. Essere sempre ‘ nella normalità ‘…

“ Che Silvio Berlusconi abbia finito per perdere la faccia sul taglio delle tasse non è una notizia imprevista. In realtà, il Cavaliere aveva gettato alle ortiche l´impegno cruciale del suo famoso contratto con gli italiani già da tempo. Precisamente da quando lui stesso aveva cominciato a parlare di una riduzione dell´Irpef sulla base di tre aliquote, così smentendo la promessa di due sole (al 23 e al 33 per cento) sottoscritta in tv prima delle elezioni e addirittura fatta votare dal Parlamento in forma di legge delega nel 2003.
Ora il rinvio al gennaio 2006 appare solo come l´ennesimo paravento di una retromarcia che era in corso da mesi.
( … ) Per tener fede al suo impegno Berlusconi avrebbe dovuto utilizzare i primi tre anni di governo al fine di accumulare, con acconcia gestione della spesa pubblica, le risorse necessarie a finanziare la riduzione del carico tributario. Ma nulla del genere è stato fatto e neppure tentato: il ministro Tremonti ha escogitato le più fantasiose trovate pur di non dover mettere le mani a un serio riordino della spesa pubblica. E ancora adesso il successore Siniscalco insiste sulla cattiva strada.
( … ) In tali condizioni era scritto che non si sarebbero trovati nel bilancio i soldi per sostenere la riduzione dell´Irpef ed è scritto che non si troveranno finché si continuerà su questa strada.
Dunque, il premier fa un autogol quando dice di avere le mani legate a causa dell´abnorme moltiplicazione del debito pubblico avvenuta negli anni Ottanta. A parte che quello è il periodo dei governi di Bettino Craxi, fraterno amico del Cavaliere, ma quel macigno di debiti era già ben noto e presente nel 2001, quando Berlusconi puntò l´intera sua campagna elettorale sull´adescante «meno tasse per tutti». O gli italiani sono stati presi in giro allora o lo sono comunque adesso.
Ma forse è vano aspettarsi atteggiamenti coerenti da un personaggio come Silvio Berlusconi.
Ancora ieri, in visita al comando della Guardia di Finanza, egli si è esibito in un florilegio di esternazioni sorprendenti.
Dapprima, ha esordito dicendosi contento di trovarsi tra le Fiamme Gialle, ma precisando che lo sarebbe stato molto meno se queste fossero andate a casa sua. Poi ha rinnovato una patente di moralità per gli evasori e, proprio lui che se la prende col debito ereditato, ha proseguito dichiarando che il taglio delle tasse andrebbe finanziato in deficit.
Da ultimo, ha riprovato a vendere la pelle dell´orso di Maastricht facendo balenare l´ipotesi di un allentamento dei vincoli europei che nessun socio dell´euro è disposto a concedere a un paese indebitato come l´Italia.
Davvero un inarrivabile piazzista di corbellerie, come scriveva Montanelli.
C´è da sperare, a questo punto, che i continui voltafaccia del presidente del Consiglio abbiano almeno un risvolto positivo.
Servano a debellare fra gli italiani il «virus» della berlusconite, cioè di quella pericolosa sindrome di dissociazione dalla realtà e di fuga verso un Bengodi immaginario, che ha portato milioni di cittadini a credere ad occhi chiusi nelle fanfaronate del Cavaliere.
Nel frattempo, comunque, restano da fare i conti con altre macerie che ingombrano il terreno.
Fra queste il condono edilizio, i cui pagamenti slitteranno al 2005: aiutando il bilancio dell´anno venturo, ma riaprendo un buco in quello di quest´anno. Per tapparlo si darà fondo ad altre anticipazioni di incassi, in perfetto stile tremontiano.
Poi c´è sempre la questione della riformetta fiscale con un costo di 3,71 miliardi, la cui copertura per il momento che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa.
Infine, c´è il richiamo del Fondo monetario a tagliare un altro mezzo punto di Pil per centrare gli obiettivi di bilancio dichiarati.
Quando è alle strette, Berlusconi replica con l´argomento della stabilità politica garantita dal suo governo, il più duraturo della Repubblica.
Senza rendersi conto che così indica la fonte dei guai e non la loro soluzione. “

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 Aldo Quagliozzi    - 18-11-2004
E’ certo che esiste per tutti i popoli di questo pianeta chiamato Terra l’attaccamento, ovvero un innato amore, per il cosiddetto suolo natio.
E’ però il modo o le forme con le quali esso si manifesta che diversifica un popolo da un altro, e ne fà in fin dei conti quasi un carattere antropologico, un segno distintivo che anche lo scorrere lento dei secoli difficilmente riesce a modificare nel suo substrato più profondo.
Ci si incrosta con la terra natia, con il modo di vivere e di pensare, per la qualcosa un italiano è ben diverso da un europeo qualsiasi, da un arabo, da un orientale, da tutti insomma!
Ha scritto bene a tale proposito Walter Barberis nel suo prezioso libretto “ Il bisogno di patria “:

( … ) L’Italia è una comunità nazionale leggera: ha scarso senso civico e non si riconosce in interessi generali.
Si accende episodicamente come una comunità di sentimenti: il cordoglio per una scomparsa, la gioia per un successo sportivo talvolta denunciano il desiderio di condividere emozioni e sentire momenti di unità.
L’unità, quando non sia frutto di conformismo, è un valore; ma raramente la storia italiana ha visto perseguito questo obiettivo.
La patria ha sempre stentato a diventare una categoria del senso comune, perché gli italiani hanno coltivato con particolare passione l’interesse privato, perché sono spesso caduti nella tentazione delle lotte di fazione e delle guerre civili, perché sono soliti ignorare la loro storia e dividersi in estenuanti rese dei conti. ( … )


E ce ne offre uno spaccato amaro di una certa tendenza italiota Enrico Euli in questo suo “ Siamo tutti brava gente “ .

1. Italiani brava gente!
Er piacione: concordia, unità, collaborazione...! El Berlusca: Letta, grande mediatore, novello Andreotti...!
Ciampi, che inciampa e biascica parole: belle e brave le pacifiste, finalmente libere... E voi terroristi cattivi: liberateli tutti ! Commovente.
Scelli, da viscido avvocato è diventato il Salvatore...Chi potrà più sparare sulla Croce Rossa ?
( … )

2. Rapitori, brava gente!
'Giovanni Paolo II ha appreso con grande gioia la notizia della liberazione ed ha voluto ringraziare Dio per questo gesto di umanità...', dichiara Navarro Valls.
In miniatura, il parroco di Cinecittà esclama: ' Ho pregato tanto, insieme alla mamma di Simona, e le nostre preghiere hanno convertito il cuore dei rapitori...'
Ora sappiamo che per cambiare il cuore di qualcuno con le preghiere basta pagare un milione di dollari...!
'Bravi, le hanno trattate bene, le hanno rispettate come donne...' Sottinteso: non come noi facciamo con loro ad Abu Ghraib o a Guantanamo.
La Russa, pur ripieno di spirito santo unitario, non ce la fa più e sbotta: 'se fossero bravi davvero, non la avrebbero dovute rapire...!' I nemici, secondo lui, non si rapiscono e si sgozzano, è chiaro...Si bombardano !

3. Arabi brava gente!
No, non c'è guerra di civiltà. Gli ulema ci hanno aiutato. Anche i fondamentalisti non sono tutti come Al Queda. I bambini iraqeni e le mamme sono scesi in piazza per le rapite. E tante fiaccole e proclami anche dal mondo arabo...! Finalmente si vedono: gli arabi moderati... Ma dove sono gli occidentali moderati ?

4. Statunitensi brava gente!
Carter: è il tempo di ritirarci, dobbiamo solo capire come... Kerry: dalla fine dell'anno, se sarò eletto (figuriamoci...!), inizia il ritiro...!
Rumsfeld (!): forse ci dovremo ritirare anche senza pacificazione completa dell'Iraq... Ma se tutti sono diventati così buoni e bravi, la domanda è: perché allora siamo in guerra?
Facile: perché ci sono i cattivi, gli unici cattivi del mondo, che non vogliono e non possono diventare bravi e buoni come tutti noi: Osama, Al Zarqawi, ma non solo:

Baby gang sgominata a Bergamo. Sei minorenni sono stati arrestati dai carabinieri mentre stavano estorcendo 70 euro ad un coetaneo.

( … ) Muore chiudendosi in uno scatolone. Un uomo di Monza è morto chiudendosi in una cassa da imballaggio, serrando le viti dall'interno. Aveva con sé una torcia elettrica, acqua minerale, qualche merendina, del succo di frutta...'.

Ha forse ragione Altan: è il momento che l'umanità si dimetta ? Se l'alternativa è continuare a partecipare ed assistere alle soap opera di turno, direi di sì. La buona notizia è che questa storia per ora è finita. ( … ) Che aspettiamo ancora per muoverci ? La prossima telenovela ?