Il coordinamento degli operatori degli istituti professionali della provincia di Milano riunitosi il 21 Febbraio 2002, a prescindere dalle personali appartenenze sindacali e politiche, con spirito unitario ed ad unanimità esprimono la più netta e totale opposizione al progetto di riforma Moratti del sistema scolastico, che si presenta come contraddittoria, culturalmente anacronistica, eticamente discutibile ed offensiva nei confronti della scuola reale,
E’ compito delle scuole, in questo delicato e risolutivo passaggio, farsi carico, sul piano individuale e collegiale, di “creare opinione” e realizzare una operazione di autentica democrazia partecipata promuovendo informazione e sensibilità, individuare elementi di valutazione, produrre e pubblicizzare documenti da inviare:
Al Ministero dell'Istruzione Letizia Moratti fax 06/5894811
Al Presidente della Commissione Cultura della Camera On. Ferdinando Adornato fax 06/6790959
Al Presidente della Commissione Cultura del Senato Sen. Franco Asciutti fax 06/67063600
Ai giornali ed ai periodici di settore
Ai Sindacati ed ai Partiti
DOCUMENTO
PER UNA SCUOLA PUBBLICA, LAICA, PLURALISTA, DI QUALITA’
NOI NON SIAMO STATI CONSULTATI
Come docenti e lavoratori dell’istituto…………………
con il presente documento aderiamo al coordinamento dei lavoratori degli istituti professionali della provincia di Milano ed a prescindere dalle personali appartenenze sindacali e politiche, con spirito unitario esprimiamo la più netta e totale opposizione al progetto di riforma Moratti del sistema scolastico, che si presenta come contraddittoria, culturalmente anacronistica, eticamente discutibile ed offensiva nei confronti della scuola reale.
Proponiamo un contributo critico alla riflessione e al confronto sui nodi più critici del disegno di legge delega ministeriale che rivela l’assenza di un progetto complessivo di trasformazione e la presenza di un’unica chiara volontà: far arretrare l’obbligo scolastico, introdurre la canalizzazione precoce e il modello duale, una proposta che invece di allargare e facilitare l'accesso di tutti ai necessari processi di istruzione e formazione, rischia di riservare i percorsi di qualità a pochi, abbandonando molti in una ridotta e insufficiente preparazione culturale e professionale.
La scuola e l’educazione, i suoi valori forti, sono costituzionali e valgono per tutti, questo è il momento di andare oltre qualsiasi schieramento precostituito.
Questi per noi sono i punti critici sui quali esprimiamo dissenso:
NO ALLA LEGGE DELEGA - A conclusione degli Stati Generali il Ministro si era impegnato alla ricerca del massimo consenso possibile intorno alla riforma della scuola, ed il ricorso alla delega, oltre a contraddire platealmente gli impegni presi, dichiara la consapevolezza del governo circa l’incapacità di sostenere il confronto e di allargare il consenso su un disegno che può essere solo imposto a colpi di maggioranza parlamentare, ci si rifugia alle prime difficoltà nella più protettiva “delega” .
Istruzione e formazione costituiscono un diritto ed un bene d’interesse individuale e collettivo, le cui finalità e la cui fruizione non possono essere definite a colpi di maggioranza e in assenza di confronto con tutte le forze politiche e sociali. Con la delega si sceglie di sequestrare il dibattito.
NO ALL’ABOLIZIONE DELL’OBBLIGO SCOLASTICO - “È assicurato a tutti il diritto all’istruzione e alla formazione per almeno 12 anni o sino al raggiungimento di una qualifica entro i 18 anni l'attuazione di tale diritto si realizza nel sistema di istruzione e di formazione, secondo livelli essenziali di prestazione”
L’obbligo scolastico e formativo sono di fatto aboliti.
Si cancella, con legge ordinaria, l’art.34 della Costituzione che prevede l’obbligo scolastico come fondamentale diritto di cittadinanza ed ad esso subentra un generico diritto di istruzione e formazione (nell’ultima versione è stato eliminato anche il diritto-dovere presente nelle stesure precedenti).
Il diritto costituzionale all’istruzione obbligatoria non solo deve permanere come tale, ma deve essere garantito a tutti in un ciclo di base adeguatamente lungo, almeno fino a 15 anni e culturalmente consistente. Il diritto alla formazione fino a 18 anni può essere soltanto subordinato e complementare ad esso.
NO AL SISTEMA DUALE E ALLA SCELTA PRECOCE - Il più delicato nodo critico riguarda l’ordinamento che prevede il sistema duale: liceo da una parte e sistema professionale dall’altra. Il testo della legge delega stabilisce una scelta precoce, a 14 anni, tra due canali con finalità diverse: il percorso dei licei riservato all’apprendimento della cultura alta, il percorso della formazione piegato sulla specializzazione e la diversa durata temporale dei due percorsi (5 anni i licei e 4 anni i professionali) conferma l’idea di una gerarchia fra i due ordinamenti (viene in mente l'antica divisione fra scuola media ed avviamento professionale).
La pari dignità culturale dei due percorsi affermata dal progetto governativo è una finzione: le prevedibili difficoltà di molte regioni ad organizzare e gestire un’offerta formativa di grande rilievo dal punto di vista quantitativo e qualitativo, vista la cattiva prova spesso fornita nella gestione dell’attuale formazione professionale, l’inevitabile debolezza culturale di un percorso prioritariamente finalizzato all’inserimento lavorativo la dicono lunga sulla condizione di inferiorità e subordinazione del canale regionale. Non crediamo che utopiche “passerelle” possano assicurare a tutti il diritto all’istruzione : nessun alunno è mai transitato dai professionali ai licei, mentre il flusso è stato consistente in direzione opposta..
Una scelta precoce, sostanzialmente determinata dalle caratteristiche socioculturali delle famiglie di provenienza, tra il canale dell’eccellenza, per chi è destinato agli studi universitari e alle fasce alte del mercato del lavoro, e il canale della preparazione al lavoro per l’area del disagio scolastico, cui si prospetta un destino formativo e lavorativo inferiore e subalterno.
NO ALLA REGIONALIZZAZIONE DEI PROFESSIONALI DI STATO - L’unico effetto di questa proposta sarà che una parte dell’istruzione professionale statale (in genere ottima) scivolerà nella formazione professionale regionale, mutuandone i modelli di certificati brevi, di semplice addestramento e di basso profilo professionale. L’anima vera di tutta la proposta: separare tra menti e mani.
Dalle prime sperimentazioni del Progetto ’92 al nuovo ordinamento degli Istituti Professionali del 1994 al Progetto 2002, l’istruzione professionale ha ormai costruito un proprio percorso formativo, certamente migliorabile in molti aspetti, ma che resta un’esperienza originale, indispensabile per l'educazione alla cittadinanza e alla memoria storica, aperta a esperienze di integrazione con i Centri di formazione professionale regionali e basata su un confronto costante con il mondo del lavoro e non può essere cancellata così come non si può permettere la fuga in massa di insegnanti qualificati ed aggiornati che per varie ragioni preferirebbero l’inquadramento statale.
Vogliamo che la scuola resti luogo di formazione e di pari opportunità, dobbiamo opporci alla divisione dell'istruzione professionale dal resto dell'istruzione, rafforziamo l'Istruzione professionale che esiste già.
NO ALLA NUOVA FORMULA DEGLI ESAMI DI STATO - La Finanziaria ha modificato la composizione delle commissioni degli esami di Stato, che prevede già da quest’anno commissioni tutte interne per le scuole statali e paritarie e un unico presidente per istituto con un ruolo puramente notarile. Deploriamo che tale proposta sia stata presentata come una misura dettata da motivazioni esclusivamente economiche, qualsiasi intervento su una materia così complessa e così delicata dovrebbe essere valutato soprattutto nelle sue implicazioni pedagogiche e didattiche e inserito in un progetto complessivo, mentre, in questo caso, nessuna valutazione di merito, nessun dibattito ha preceduto l'iniziativa di legge.
Tale modifica oltre a favorire palesemente le scuole private, non presenta alcuna motivazione didattica, anzi contribuisce alla perdita di valore del titolo di studio, alla demotivazione degli studenti, alla eliminazione di quelle “prove” che segnano il passaggio a importanti fasi della vita.
Per questo chiediamo il ritiro di tale provvedimento.
NO AL DISEGNO DI LEGGE DI RIFORMA DEGLI ORGANI COLLEGIALI - Un provvedimento iniquo, che in pochi articoli delinea una idea di governo della scuola che riduce la democrazia perché impone una maggioranza dei due terzi dei componenti per poter convocare i due consigli, nega a centinaia di migliaia di lavoratori ATA perfino il diritto di parola, svilisce le professionalità, riduce i docenti a comparse, il dirigente scolastico diventa invece il soggetto sul quale si accentrano poteri di indirizzo e gestione.
Siamo invece :
PER UN SISTEMA NAZIONALE DI ISTRUZIONE - Per un modello scolastico inclusivo finalizzato a portare tutti ai più alto livello possibile di istruzione. L’istruzione ha una funzione eminentemente pubblica e deve rispondere all’interesse generale del sistema-paese e non può venire smembrata in tanti sistemi autonomi territoriali. L’interferenza delle regioni negli insegnamenti, prevista dalla Delega, ci allarma.
L'idea di scuola che conosciamo e condividiamo è quella in cui lo studio sia finalizzato alla formazione di cittadini che sappiano stabilire rapporti costruttivi con gli altri senza omologarsi, sappiano raggiungere l'autonomia personale, non solo come insieme di capacità intellettuali ma, anche, come costruzione di valori su cui fondare la vita individuale e sociale, e che sappiano operare non per fini individuali egoistici ed utilitaristici ma per migliorare l'intera società. Vogliamo una scuola che non privilegia i “capaci e i meritevoli”, lasciandosi indietro gli altri, ma che alza complessivamente il livello formativo della società, una scuola dell’inclusione e dell’accoglienza, multiculturale, pluralista, laica.
Per una scuola che promuova l’organizzazione flessibile del pensiero, l’acquisizione di competenze utili a saper stare nel mondo, per una formazione dell’etica pubblica e della cittadinanza.
PER UNA SCUOLA DI QUALITÀ - E’ difficile immaginare come possa migliorare la qualità dell’istruzione: riducendo il personale docente ed ATA, aumentando i carichi di lavoro, riducendo il tempo scuola e i repertori disciplinari, non con un criterio di essenzialità, ma di impoverimento, azzerando i processi più positivi di sperimentazione e innovazione in atto nella scuola, riducendo gli specialisti di lingua straniera, tagliando il tempo pieno e i progetti. In realtà si vuol portare al minimo le prestazioni e ridurre organici ed offerta formativa, si vuol ridurre ogni possibilità di garantire a tutti pari opportunità e una scuola di qualità, si vuole smontare il rinnovamento e la qualità del sistema scolastico pubblico a partire dal suo non rinnovarlo, lasciandolo andare alla deriva.
Chiediamo quindi: investimenti nella lotta alla dispersione scolastica e all’abbandono, nel sostegno all’handicap, nell’integrazione degli stranieri, nell’educazione degli adulti, nella formazione tecnica superiore e universitaria, nell’edilizia scolastica.
PER LA CONSULTAZIONE - Facciamo appello al ministro Letizia Moratti perché disponga la convocazione di tutti i collegi dei docenti e dei consigli di istituto per esprimere un parere meditato sul progetto di riforma. Siamo convinti che sia un atto doveroso, coerente con le promesse di ricerca del consenso fatte in questi mesi. Non si può investire sulla riforma in un tale contesto culturale di estraneità degli operatori.
Chiediamo a tutti coloro che considerano la natura pubblica dell’istruzione un valore e la democrazia un diritto, di contribuire alla promozione di una grande e duratura mobilitazione in tutte le scuole.