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Comprendersi per comprendere
Ilaria Riciotti - 15-09-2004
In un momento come quello che stiamo attraversando, pieno di incomprensioni, di confusione e di mancanza di rispetto verso se stessi e gli altri, è uscito fuori dal sacco un chicco solitario, bianco, trasparente ed in cerca di qualcuno che lo semini in ogni angolo del mondo.

Pertanto questa volta il forasacco si prenderà cura di questo particolare chicco, cercando di imparare da esso tutto ciò che non sa o che ha dimenticato.

Recandomi a vedere una mostra di dipinti del prof. Francesco Colonnelli, titolata “tutt’orecchi”, ho avuto modo di apprezzare le numerose opere dell’artista e di conoscere il prof. Franco Nanetti, docente presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Urbino.

Il tema affrontato nelle opere dell’artista, come avrete capito è ciò che il prof. Nanetti definisce così:

L’ascolto non è un compito passivo, un semplice mettersi da parte, un ascolto silente, pigro ed ozioso, ma è un processo attivo nel quale si partecipa generosamente con tutto se stessi -mente e cuore- per poter comprendere in profondità ciò che l’altro dice e ciò che l’altro è”.

Anche Francesco con le sue opere sottolinea l’importanza di acquisire la capacità di ascoltare, divenuta ormai una facoltà, come afferma il critico d’arte Marilena Pasquali “rara e preziosa che - come lo sguardo - presuppone l’altro da Sé, anzi lo richiede e ne ha bisogno per stabilire un contatto, per aprire un dialogo col mondo”.

E già, il mondo! Questo nostro bellissimo mondo che sentiamo non appartenerci più. Lo sentiamo lontano mille miglia, e noi che giriamo con esso a volte vorremmo fermarlo e fermarci, per riflettere, per entrare dentro di noi e tirar fuori ciò che un tempo sentivamo nostro, solo nostro e di nessun altro, per poi accorgerci che esisteva anche l’altro che ci rassicuravano, ci faceva star bene. Crescevamo insieme, ed insieme scoprivamo il gusto per la vita.

Potremo ancora farlo?

Agli ottimisti il forasacco per ora risponde trascrivendo una dedica, del prof. Franco Nanetti a Francesco Colonnelli.

Spero vi piaccia.



14 Agosto 2004


A Francesco


Ascolto felice, profondo, fugace, assorto e
impertinente.
Tanti tipi di ascolto per dirci
quanto è profonda la distanza che
ci separa; e come è difficile
capirci e comprenderci, amarsi ed incontrarsi


Non c’è amore senza ascolto e
non c’è ascolto di sé e dell’altro
se non si ama: una sfida
sempre possibile con la profondità
del nostro essere.






Che ne dite gente?

Condividete queste affermazioni?

Quali domande vorreste porre sia all’Artista che al Docente- scrittore e poeta?

Il forasacco cercherà di accontentarvi.

Dopo questo numero si affronterà più a fondo il tema ed interverrà anche il prof. Nanetti.

Ciò che spero è che i contatti che sto attivando servano a qualcuno, altrimenti la rubrica non ha ragione di esistere.

Vi saluto
Ilaria

continua

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 ilaria ricciotti    - 17-09-2004
" Il silenzio ha significati plurivoci: in alcuni casi può indicare rispetto, accettazione, attesa stimolante che l'interlocutore parli, desiderio di ascolto, mentre in altri può significare dubbi sulle proprie scelte, paura, minaccia, ostiltà, disapprovazione, colpevolizzazione e provocazione".(F. Nametti 1993)

In questo caso, il silenzio che sta avvolgento questa rubrica cosa vuol dire?

Nel prossimo commento il forasacco ne indicherà una serie, oltre a quelle citate sopra, che sta percependo a livello epidermico. Pardon, telematico.

 ilaria ricciotti    - 23-09-2004
Il silenzio continua.
Il forasacco tuttavia ha deciso di parlare con un amico: il libro scritto da Franco Nanetti e Mario Rizzardi, il cui titolo è "Capirsi".
Estrapolando da questo testo alcuni pensieri, si può evincere che " Sovente, per alcuni, il mettere l'altro in uno stato di astinenza attraverso il silenzio risulta un'arma vincente di conflitto, uno strumento di potere, poichè se l'altro resta in attesa di una risposta o anche di un diniego, il silenzio serve a smentirlo, a disconfermarlo, ad annullarlo in quanto essere esistente". (Franco Nanetti)

Questa strategia a quanto pare è usata da molti.
Lo si può verificare non solo leggendo questa rivista, ma anche guardandoci attorno ed analizzando fatti e situazioni.
I silenzi dell'istituzione scolastica, voluti o imposti.
I silenzi del mondo politico nei confronti di chi richiede giustizia sociale.
I silenzi di chi uccide o rapisce persone.
I silenzi di un genitore o di un insegnante nei confronti dei bisogni di un figlio o di un alunno.
I silenzi di chi dice di amare un'altra persona.
I silenzi di un mondo opulento che sembra essere sordo nei confronti di quella parte di mondo che chiede aiuto.

Sono tanti i silenzi.
Ci sono anche quelli che coinvolgono il nostro essere e diventano buchi neri, sempre più profondi e devastanti.

Come si è arrivati a tanto?
Che cosa bisognerebbe fare perchè questo premeditato mutismo cessi?






 ilaria ricciotti    - 28-09-2004
Gli epiteti che qualche "scrittore" in questa rivista usa , quando chiama in causa alcune persone, non permettono certo di stabilire una sana relazione dialogica. Evidentemente non si è letto abbastanza bene l'invito rivolto dalla Redazione nei confronti di chi vuole commentare pensieri ed espresioni di altri.
Questi signori che puntano sempre il dito verso chi ha pensieri diversi dai loro , e sembrano voler dirigere il gioco in modo restrittivo e assolutizzante, usando un linguaggio sprezzante e carico di aggressività, si rivelano per quello che sono..
Degli individui che vorrebbero costringere l'altro all' omologazione, alla cancellazione della sua mente, umiliandolo con offese o battute sarcastiche. Vogliono manipolare la comunicazione, ma non sanno coniugare nei tempi e nei modi il verbo "rispettare".
Pertanto cerchiamo di darci un taglio , e siamo meno sprezzannti nei confronti di chi oltretutto non si rivolge quasi mai a questi interlocutori forzati che vorrebbero trasformare questa rivista in un ring, o provocare a tutti i costi le reazioni degli offesi.
In un tale contesto, ha senso parlare di pace e pretendere che essa fiorisca in tutto il mondo?

 ilaria ricciotti    - 10-10-2004
Dato che il silenzio continua, ho sentito l'esigenza di scrivere quanto di seguito leggerete, se ne avrete voglia.

Tempo fa ho conosciuto diverse persone che, con le loro sane argomentazioni, mi hanno convinto a battermi per un progetto i cui obiettivi non avevano scopi personali, ma riguardavano l'intera comunità.
Come è mia abitudine, mi sono gettata a capo fitto in questa impresa molto importante ed impegnativa. Ho tirato fuori ogni mia risorsa, umana ed economica.
Il traguardo sembra sia stato raggiunto e la battaglia intrapresa è stata vinta.
Molte sono state le sofferenze e le angosce provate per raggiungere la meta!
Ma, non importa! Sappiamo benissimo che quando si vuole raggiungere qualcosa, senza scopi personali, il più delle volte bisogna salire, ruzzolare e riralire la china, fino alla vetta.
Cosa c'entra, vi chiederete, questo racconto con i commenti fatti in precedenza?
C'entra e come, in quanto quelle persone che mi hanno coinvolta, ora, nonostante le abbia cercate, tacciono. Il loro silenzio è un macigno troppo pesante per essere sopportato. Le motivazioni? Non le so.
La comunicazione , che prima ci faceva sentire uniti in un progetto da realizzare, ora si è interrotta.
Loro hanno occupato posti di rilievo, io che pensavo di aver trovato dei vari amici, ora sono un' esclusa.
Ma del resto , forse "Usa e getta" non è la filosofia di questa nostra sporca società e di molti suoi adepti?
In un tale contesto chiedo se l'aver compreso questi individui può metterci in condizione di capirli e magari di giustificarli.
Personalmente non mi sento nè di giustificare, nè di capire. Sono solamente sconcertata da tanto cinismo e da vomitevoli strumentalizzazioni.
Ciò che ancora non mi fa venire voglia di ritirarmi in un eremo, e non avere contatti con alcun essere "umano" è che non tutti gli esseri umani sono così, degli animali sempre in caccia della loro preda indifesa .
Inoltre c'è da non dimenticare che la lotta intrapresa è servita a far star meglio tante persone.
E questo mi incoraggia a ricominciare da capo. A non mollare mai, e a pretendere chiarimenti e non silenzi incomprensibili nei confronti di coloro che hanno "orecchi da mercante", o sono "duri d'orecchi", come ha dipinto tanto bene l'artista Franceso Colonnelli.
A quanto pare costoro non sono abituati a "prestare orecchio a orecchio".

Se ci sono errori di varia natura, scusatemi, ma il testo l'ho scritto di getto, senza badare alla forma.


 ilaria ricciotti    - 10-10-2004
Inquietudine

Una mente
sogna,
senza limiti...

Il sogno è nebuloso,
incomprensibile.

E' un sogno notturno:

il gufo
guarda
a distanza
la sua preda.

Gli occhi
fosforescenti,
gli artigli
affilati
graffiano,
fino a ridurla in brandelli.

E' solo un sogno?

 ilaria ricciotti    - 15-10-2004
Vi sembrava che avrei gettato nella pattumiera il "figlio" partorito telematicamente! Ma, ancora non è il momento, anche se non c'è uno straccio di lettore che vuole interloquire con il "forasacco". Esso tuttavia continuerà a parlare anche da solo, ponendosi domande e dandosi delle risposte, o cercando di far intervenire, quando sarà possibile, interlocutori molto più interessanti e preparati di lui
Quindi coloro che speravano nella sua di-partita rimarranno per il momento delusi.
Mi dispiace!

 Giuseppe Aragno    - 16-10-2004
Fallo funzionare ancora, Ilaria, il tuo forasacco. Credo che siano in tanti a leggerlo e non importa se poi a rispondere siano sempre in pochi. Tu fa la tua semina e stimola alla riflessione. Dai semi, alla fine, crescono pianticelle delicate.
Hai ragione, non è facile ascoltare e ognuno lo fa a suo modo. Ma è ancora più difficile comunicare. Tu lo fai, sai farlo, con tenacia e passione, e la ricchezza che hai dentro la sai regalare. Questo di per sé colma distanze ed aiuta a capirsi. Io poi ci credo: le risposte verranno.






 Rino Feliciani    - 20-09-2007
*** commento rimosso su richiesta dell'autore ***

 Agostina Delli Compagni    - 07-09-2012
La comunicazione verbale è importante, fondamentale, a volte davvero vitale. Pensiamo ad un colloquio di lavoro, giocarsi tutto in quei pochi minuti. E così potremmo elencare un’infinità di situazioni. Siamo ben consapevoli che l'uomo sia un animale sociale, e nella vita quotidiana la comunicazione verbale rappresenti uno strumento importante. Ma a volte è meraviglioso abbandonarsi al linguaggio non verbale, fatto di sguardi, gesti ed intense emozioni. Impacciati, anti strateghi, insensati e dannatamente veri.


"Venivano dai più lontani estremi della vita, questo è stupefacente, da pensare che mai si sarebbero sfiorati, se non attraversando da capo a piedi l'universo, e invece neanche si erano dovuti cercare, questo è incredibile, e tutto il difficile era stato solo riconoscersi, riconoscersi, una cosa di un attimo, il primo sguardo e già lo sapevano, questo è il meraviglioso - questo continuerebbero a raccontare, per sempre, nelle terre di Carewall, perché nessuno possa dimenticare che non si è mai lontani abbastanza per trovarsi, mai - lontani abbastanza - per trovarsi - lo erano quei due, lontani più di chiunque altro..." Alessandro Baricco(Oceanomare)