breve di cronaca
Il sostegno non è l'unico modo per fare integrazione
Redattore sociale - 14-09-2004


Rappresentano il 10-15% della popolazione scolastica: sono gli alunni ''con bisogni educativi speciali.

Rappresentano il 10, 15 (talvolta anche di più) per cento della popolazione scolastica complessiva. Non sarebbe corretto definirli disabili; si tratta, piuttosto, di alunni con “bisogni educativi speciali”, “che è una categoria più ampia di chi ha un certificato medico. Sono bambini, ragazzi, che hanno qualche bisogno in più, legato all’ambito sociale, culturale, da cui arrivano, a deficit d’attenzione”.
Dario Ianes, direttore del Centro studi Erickson di Trento, ricorda come nell’universo scuola ci siano alunni “con situazioni personali estremamente diverse, più o meno problematiche, che però hanno un denominatore comune: la difficoltà nell’apprendimento e nello sviluppo”.
Rispetto al 2-3% degli alunni disabili certificati, rappresentano il 10-15% o più, e le loro situazioni “andrebbero affrontate con risposte più ricche, con una didattica speciale, per dare di più anche a chi ha meno. Siamo di fronte a difficoltà che non vanno ‘medicalizzate’”. La scuola, ricorda Ianes, “ha fatto ricorso impropriamente alle certificazioni per avere più risorse. E ora il governo sta stringendo la cinghia. Resta il fatto che i problemi o le difficoltà dei singoli non si risolvono a partire dalla certificazione: i bisogni sono più ricchi, sfaccettati. Oggi più che mai. Di iperattività, per esempio, nel ’92 si parlava pochissimo. Di questi tempi, invece, è praticamente all’ordine del giorno”.
La situazione attuale?
Da un lato, ci sembra di vedere un allargamento dei bisogni reali degli alunni; dall’altro, la tendenza del governo a stringere le maglie delle certificazioni ad alcune condizioni. Con contrazione, di fatto, delle risorse”.
Tutto ciò, però, dovrebbe portare la scuola a un’altra riflessione, secondo Ianes, e precisamente in merito agli insegnanti aggiuntivi di sostegno: “Calano le ore di sostegno, e si fa giustamente una battaglia contro questa situazione. Ma il sostegno non è l’unico modo per fare integrazione. Occorre mettere in campo altre strategie. Intendo dire che non è giusto delegare il sostegno solo all’insegnante specializzato, perché il rischio è quello di una de-responsabilizzazione del resto della classe, della scuola. Bisogna fare battaglie anche per attivare altre risorse”.
Ma per quali alunni?
Per un bambino depresso, per esempio: non gli si può dare un insegnante di sostegno, tutto il sistema deve essere competente a rispondere. Altrimenti, scatta il meccanismo della delega”. Purtroppo, “non c’è più – prosegue Ianes – elaborazione a livello ministeriale sull’integrazione, è come se ci fosse un vuoto di interesse”. Su una situazione così complessa e problematica – mercoledì 15 è previsto a Napoli il primo sciopero del nuovo anno scolastico, mentre si registrano proteste ovunque – si condensano altri dubbi, punti interrogativi: “Si parla sempre più di regionalizzazione, decentramento – ricorda Ianes – , ma occorre rispettare comunque i livelli minimi essenziali, da Bolzano alla Sicilia, soprattutto in merito alla formazione professionale. Verrebbero a mancare, altrimenti, le regole nazionali della scuola di Stato, sostituite da regole di comodo”.
Povera scuola, “considerata dai più come una tassa evolutiva, da pagare, in contrasto con la ‘vita vera’ – conclude Ianes – . In Italia le cifre dell’analfabetismo sono impressionanti; c’è un problema di disattenzione forte, di resistenza. La scuola è sentita come un peso; e dire che è una cosa fondamentale, su cui si dovrebbe investire moltissimo”.

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Il problema dell'integrazione si appiana concettualmente quando si riconosce che, per risolverlo, si tratta di far dialogare, in un clima di comprensione e di aiuto reciproco, carenze, diverse solo come livello, delle funzioni e delle capacità di relazione.
Si tratta di creare le condizioni perchè diventino realizzabili, dopo averli conosciuti, i potenziali di sviluppo di tutti , di sviluppo funzionale per quanto possibile, e di sviluppo relazionale possibile per tutti: nella scuola, sia degli allievi sia dei docenti; nel lavoro, sia dei lavoratori sia dei datori di lavoro; nel tempo libero sia di chi fruisce delle attività sia di chi le dirige.

Se si vuole elencare le carenze della scuola e dei suoi operatori; infatti sono state esposte molte volte nei convegni, sulla stampa, nelle pubblicazioni specializzate.

Le ricordiamo velocemente:

- Una insufficiente preparazione professionale di base dei docenti e dei dirigenti: gli uni soprattutto sul piano pedagogico, metodologico e tecnico didattico; gli altri sul piano organizzativo (oggi si dice manageriale), relazionale, dirigenziale;
- Una insufficiente formazione in servizio per gli stessi operatori: infatti manca una struttura interna, alla quale far capo obbligatoriamente nelle forme e nei tempi più opportuni;
- Una larga ignoranza della operatività dei colleghi, anche se sono presenti nello stesso consiglio di classe. Nonostante si operi per gli stessi alunni, non sono noti reciprocamente l'ideale pedagogico, la metodologia, la didattica, le forme di organizzazione del lavoro scolastico, le scelte di sussidi e attrezzature, ecc...
- Un'insufficiente collegialità, cioè collaborazione, compensazione reciproca, cioè integrazione, nel fare assieme le cose. L'isolamento tradizionale di ogni docente nel suo rapporto con gli alunni, è stato solo scalfito superficialmente dai tentativi fatti, in attuazione di direttive illuminate e avanzate;
- Un rapporto insufficiente fra dirigenti e docenti: questi ultimi sempre più bisognosi di un confronto con chi ha una più larga esperienza e può offrire un'efficace supervisione.

La soluzione di un problema così grande non può essere perseguita se non con interventi multipli, condotti da più parti.
Occorrono quelli del Parlamento, per rispondere al bisogno di una adeguata preparazione professionale dei docenti e dei dirigenti, e della loro continua formazione in servizio.
Ma occorrono anche direttive precise del Ministero della P.I., da inserire nella futura autonomia delle scuole, per promuovere la fine dell'isolamento professionale dei docenti, la crescita della collegialità fra tutti gli operatori scolastici, l'elaborazione da parte di tutti di una cultura dello scambio di dati professionali, di una cultura della collaborazione, cioè di una cultura di rete.

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 RAB    - 14-09-2004
La scuola ha un nuovo esperto on line

Inizia su Superabile il servizio dedicato al mondo dell’istruzione. Sul sito domande e risposte su assistenza, sostegno, programmi e tante altre tematiche, per orientarsi meglio nell’universo della scuola.

Suonano già le campanelle nelle scuole italiane per l’avvio di un nuovo anno tra i banchi. Ma sono ancora tanti i dubbi e le domande che non hanno risposta e che preoccupano insegnanti, genitori e alunni.

Tra le incertezze legate alla riforma Moratti e i problemi di sempre, Superabile vuole offrire ai navigatori un nuovo servizio utile e semplice da consultare. Per questo è stato realizzato l’ ‘Esperto Scuola', un servizio, curato da un’équipe di esperti del settore, Salvatore Nocera e Rolando A. Borzetti, per aiutare genitori, insegnanti, dirigenti scolastici e operatori ad orientarsi al meglio per garantire il diritto allo studio di bambini e ragazzi con disabilità.

Certificazione, assistenza, fornitura ausili e sussidi; valutazione, scrutini ed esami: sono solo alcune delle tematiche che trovano spazio nel sito. Basta inviare una email a superabile@kataweb.it per vedere pubblicata sul sito la risposta.

Tutte le domande e le risposte saranno pubblicate all’interno della nuova sezione ‘l’Esperto Scuola’, di modo tale da essere sempre disponibili a tutti per una rapida consultazione on line.

Come già accade per la sezione ‘l’Esperto Risponde’, dalle domande e dalle risposte pubblicate saranno cancellati i dati che potrebbero ledere la privacy personale. Al fine di rendere un servizio utile, ma sempre nel massimo rispetto degli utenti.



 Lilia Manganaro    - 14-09-2004
Vi informo che anffas nazionale onlus ha aperto a Padova lo sportello nazionale per l'integrazione scolastica che opera da due anni sia a livello territoriale che a livello dell'Osservatorio nazionale del MIUR.

Lilia Manganaro
consigliere naz. anffas con delega alle politiche scolastiche