Sogni
Marino Bocchi - 10-09-2004

Nada

Nel primo sogno ero un vecchio cameriere di un caffè. Un posto pulito, illuminato bene. Non un bar col bancone al neon, un caffè di quelli con i tavolinetti fuori, seduto ad uno dei quali c’era Rutelli, unico cliente residuo di una notte ormai troppo fonda. Al quinto drink, lo sentivo recitare la Preghiera del riformista bipartisan: “Nada nostro che sei nel nada sia nada il nome tuo, nada il regno tuo e sia nada la tua volontà così in nada come in nada. Dacci oggi il nostro nada quotidiano e nada a noi i nostri nada come noi li nadiamo ai nostri nada e non nadare noi in nada ma liberaci dal nada; pues nada. Ave, nulla pieno di nulla, il nulla sia con te”.


Nel secondo sogno ero Hemingway e scrivevo I quarantanove racconti. Ma non c’era Rutelli. E la preghiera esprimeva un nichilismo ansioso e disperato non un pragmatismo cinico e indifferente..


L’estinzione del movente

Nel terzo sogno, più che un sogno un incubo, ero il tenente Colombo che non riusciva più a dedurre alcunché dal filo degli indizi utili a scovare l’assassino. Dati i tre principi euristici, il modo, l’occasione, il movente, annaspavo inutilmente alla ricerca dell’ultimo. Più procedevo, più mi rendevo conto che non c’era. Non c’era più un Movente. E confusamente capivo che il passaggio vale anche per la politica. Un movente, in politica, presuppone una visione del mondo. De Gasperi e Togliatti ce l’avevano, ciascuno la sua. Ma Rutelli, D’Alema, Fini, Casini, no: il Movente non ce l’hanno. Se Erika e Omar uccidono gratuitamente, quelli altrettanto gratuitamente amministrano, avendo perso il dono magico della parola e dell’idea che trascende. La memoria e l’immaginazione sono state assassinate. Questo ha prodotto l’estinzione del movente. Ero consapevole, in quanto tenente Colombo, di aver compiuto la mia ultima deduzione. Non ce ne sarebbero state altre, in futuro. Nella scena successiva mi riciclavo anch’io al Meeting di Rimini, fra gli Obbedienti. Come Andreotti Giulio, con compiaciuta arguzia e trionfale plauso, ha definito quelli di Comunione e Liberazione, i 99 giusti, secondo la definizione che ne diede padre Turoldo, esponente di un’esperienza di fede oggi inattuale e sconfitta. Nelle parole con cui don Luigi Giussani ha concluso il Meeting di Rimini c’e’ tutto il senso della spiritualità da 99 giusti stigmatizzata profeticamente da padre Turoldo: “….un giudizio sulle cose dato da un punto di vista uguale tra Dio e noi”.

Nel quarto sogno ero seduto su di un sasso sotto il sole d’agosto, mentre leggevo, di Valerio Evangelisti, L’estinzione del movente, l’editoriale del numero speciale dell’Europeo dedicato alla cronaca nera che sicuramente ha innescato poi la fantasia notturna, con la sua analisi di come siamo trascorsi dal giallo al noir.


I due gemelli

Nel quinto sogno ero uno dei gemelli autistici a proposito dei quali Oliver Sacks, ne L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello racconta di come riuscissero a comunicare tramite sequenze di numeri primi a sei cifre. Siccome non avevano a disposizione una tabella dei numeri primi, l’unica soluzione possibile è che fossero in possesso di una formula in grado di costruirli di continuo. Quella stessa formula che intere generazioni di matematici stanno vanamente inseguendo da secoli. Il sogno deve essere stato suggerito dalla mia pervicace ostinazione ideologica, dal senso di nausea profonda che provo ogni volta che sento qualcuno dei miei colleghi di destra o sinistra, spesso fresco dell’ultimo corso di aggiornamento, parlare di capacità. Che la scuola, va da sé, dovrebbe promuovere. Intendendo per capacità e merito quelli richiesti dalla norma sociale. Che fa essere questi individui, meritevoli e capaci, dei buoni professionisti, insegnanti o dirigenti d’azienda ma anche, come diceva già Horkheimer, gli elementi più arretrati quanto alla qualità della loro coscienza e della loro umanità.


La scuola di Groucho

Nel sogno successivo, il più lungo, ero Groucho Marx nei panni del prossimo Ministro dell’Istruzione tornata Pubblica, quindi di un governo di sinistra senza centro. Perché il mio inconscio abbia scelto proprio Groucho, non so. Forse per il fatto che alcune gags della Moratti sembra averle scritte lui o più probabilmente per il semplice motivo che, assieme ai fratelli, è tra i pochi, autentici cantori dei diseredati. Fatto sta che, in quanto Groucho, stilavo la mia riforma della scuola . Eccone i tratti essenziali e più urgenti:
  • abolizione delle facoltà di Scienze dell’educazione, in cui perlopiù agiscono i peggiori flagelli per una vera, libera, auto determinata crescita degli individui: i Pedagogisti. Infraciditi da una terminologia pseudo scientifica che mescola la Filosofia e la Matematica, la Psicologia e le Scienze sociali, essi la restituiscono poi nei documenti che elaborano ad uso dei docenti sotto forma di sigle insignificanti e astruse (Psp. Pecup, Osa sono fra le ultime di una purtroppo interminabile serie avviata dal Pof), nella maggior parte accomunate dalla prima lettera. P come piano, profilo, progetto. Dando così per scontato che l’individuo possa essere costretto nella gabbia di tutte queste P, quando l’educazione e formazione dovrebbero partire dal presupposto che egli ne è invece irriducibile. Come è irriducibile al Portfolio (altra P) che mira a definire una volte per tutte una griglia di stili e comportamenti entro la quale fissare per sempre un’identità. In modo da catalogarla, archiviarla, renderla impotente, sterilizzarla;
  • cancellazione dell’Invalsi e di ogni altro ente centrale o periferico, presente o futuro, di certificazione della qualità del servizio scolastico, da demandare ai presidi e agli organi collegiali di istituto e, con gli indispensabili strumenti di tutela e garanzia, agli studenti e alle famiglie (ma con l’esclusione di queste ultime dalla valutazione del lavoro dei docenti, sennò avrebbe ragione Don Giussani, il quale, da insegnante del Liceo Berchet, negli anni ’50, rispose “Sì” a uno studente che gli chiedeva: “Secondo lei un genitore comunista fa bene a dare un' educazione comunista ai suoi figli?”. Il che forse aiuta a comprendere perché al Meeting di CL accorrano volentieri anche tanti ex stalinisti guarda caso convertiti al riformismo);
  • abrogazione della Riforma Moratti in blocco e, perché il provvedimento abbia efficacia, capovolgimento radicale dell’impianto tecnocratico che detta riforma ha ereditato da quella Berlinguer, in una linea di sostanziale continuità servile rispetto agli interessi del mercato e alla norma sociale;
  • licealizzazione dell’istruzione scolastica superiore, tramite l’introduzione o l’estensione ad ogni indirizzo di discipline come Filosofia, Matematica, Musica, Diritto, Italiano, Latino e comunque, per ogni materia di studio, privilegiare gli aspetti formativi rispetto a quelli funzionali E’ falso e fuorviante che i ragazzi siano in maggioranza refrattari, abulici e disinteressati. La fotografia che abitualmente se ne fa tramite il ricorso all’immagine del “disagio” è un’operazione ideologica; un classico esempio di profezia che si auto avvera;
  • estensione dell’obbligo scolastico a 18 anni;
  • rafforzamento del carattere pubblico e di massa della scuola, anche tramite un innalzamento cospicuo della percentuale del Pil attualmente destinata all’istruzione. Per reperire tali risorse, da indirizzare ad un generale incremento del welfare (sanità, fasce deboli, ecc.) si può ricorrere a vari strumenti, fra cui la tassazione degli investimenti speculativi, a cominciare, per esempio, da quelli sui futures, i contratti a termine, vero e proprio mostro di carta, scommessa al rialzo o al ribasso che arricchisce pochi e immiserisce tanti, come le ultime quotazioni del prezzo del petrolio dimostrano;
  • destinazione di una massiccia quota da destinare alla ricerca. Privilegiando quella pura, svincolata dalle imprese e dalle immediate applicazioni pratiche. Essendo tra l’altro miope il punto di vista dei sostenitori del pensiero aziendalista. I quali dovrebbero ricordarsi o sapere che è proprio la ricerca creativa volta ad una conoscenza di per sé quella che ha contribuito alle maggiori rivoluzioni tecnologiche. Senza la scoperta dei numeri immaginari, per esempio, non avremmo né la fisica delle particelle subatomiche né l’informatica. Perché se è vero che la ricerca astratta è stata spesso stimolata dai risultati della scienza applicata, tanto più è vero l’inverso. Da ciò deriva anche l’esigenza di separare scuola ed impresa, che devono essere due realtà nettamente distinte.

Il cappello del capitano

Nel settimo sogno ero il Clandestino nascosto nella cabina del capitano all’insaputa dell’equipaggio. Quando egli, che mi aveva accolto con amore e gentilezza, riconoscendo nella mia faccia l’altro da sé, mi donò il suo cappello di panno, io scivolai nella notte e siccome ero un bravo nuotatore, raggiunsi la terra senza essere visto. Fu grazie alla perdita di quel cappello, bianco e rilucente per i riflessi della luna sull’acqua torbida, che il capitano, seguendone il moto, riuscì a individuare la corrente che avrebbe evitato alla sua nave le secche e il naufragio.

Nell’ottavo sogno ero Joseph Conrad, l’autore dello splendido racconto Il coinquilino segreto che è ambientato nei Mari del sud e non nel Mediterraneo ed è stato scritto nel 1910 e non nel 2004 ma fa lo stesso.



Lettura consigliata

Nell’ultima notte ero di nuovo Groucho e mi ricordavo di inserire nel sogno numero 6 il Dizionario biografico degli anarchici italiani, di cui è da poco uscito il primo volume, come lettura consigliata.. Si tratta di un’opera straordinaria, che colma una grave lacuna storiografica e finalmente ricostruisce l’agire e il sentire di tanti protagonisti minori, operai e artigiani soprattutto, di un periodo importante della storia del movimento operaio e di riscatto degli oppressi che poi il fascismo brutalmente stroncò. Del comitato di redazione che ha coordinato il progetto ha fatto parte anche Giuseppe Aragno. La cui competenza storica, intelligenza e passione sono ben note ai lettori di Fuoriregistro.




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 Fuoriregistro    - 11-09-2004
Ed al quale non possiamo non chiedere di raccontarcelo, questo lavoro, che sappiamo essere stato lungo, complesso, minuzioso ed appassionante.
Ricostruzione di vite, momenti, pensieri, alla ricerca di rapporti sociali e politici coerenti con i grandi ideali di libertà e giustizia sociale. Quello che oggi potrebbe essere l'ottavo sogno, più testardo degli incubi che ci attraversano: non rinunciare a percorrere altre vie per un "mondo migliore possibile".
Ci piace pensare che Salvador Allende si siederebbe ad ascoltare con noi.