breve di cronaca
Non esiste il male minore
inmovimento.it - 07-09-2004


E’ assolutamente vero, oggi è più difficile distinguere fra il bene e il male.

Il dramma dell’Ossezia con le sua strage degli innocenti ci pone drammaticamente di fronte il problema non del popolo ceceno, che pure è grave e importante, ma di un intero pianeta aggrovigliato in guerre, ribellioni, sfruttamenti e devastazioni che fra loro interagiscono in un crescendo angosciante.

La tentazione di semplificare i concetti per facilitare i giudizi è grande, in particolare quando monta lo sdegno per tante morti innocenti, e per la ferocia cieca che le ha causate. Ogni volta che si sorpassa un limite che si credeva non si dovesse mai superare ci si smarrisce e si cerca istintivamente la mano di chi riteniamo più simile, più vicino a noi. E’ come se in un cortocircuito planetario saltassero di botto le categorie tradizionali di giudizio e l’etica dei comportamenti, singoli e collettivi, obbedisse all’unisono ad un unico stimolo, quello di eliminare il male punendolo, annientandolo, cancellandolo per sempre dalla faccia della terra, senza farsi troppe domande. E’ stato così ad esempio all’indomani dell’undici settembre di tre anni fa, con la strage delle Twin Towers. La cronaca violenta finisce per governare la politica e la lettura storica degli accadimenti viene accantonata, dimenticata, condannata all’ostracismo.

Ho visto penne illustri in queste ore, su i quotidiani di carta e sul web, smarrirsi di fronte alla ipotetica accusa di “giustificazionismo” . Eppure, per quanto sia orribile soltanto l’immagine di donne cecene imbottite di esplosivo che inseguono decine di bambini per esplodere insieme a loro, tocca a tutti farsi anche la domanda di chi e che cosa abbia stravolto a tal punto le menti di donne e di madri da indurle a tanta disumana ferocia. Quanto più il male ci aggredisce, tanto più siamo costretti, se vogliamo restare obiettivi verso noi stessi e verso gli altri, a risalirne le sorgenti per capire quando e come nasce, dove si alimenta e cresce per diventare così forte e potente.

Perché niente nasce mai per caso, tanto meno il fanatismo fondamentalista. La nostra storia è piena di guerre nate da un cerino, e di persecuzioni, ecatombi e pulizie etniche consumate nell’indifferenza dei popoli. Se la strage dell’Ossezia fosse avvenuta quindici anni fa ne avremmo avuto traccia ben diversa, o forse non lo avremmo saputo affatto. Forse, anzi quasi certamente, in queste stesse ore sono morti di stenti, di ferite e di fame molti più bimbi in Africa, anche lì straziando il cuore delle loro madri, ma lontano dai riflettori, piccole morti spalmate su territori troppo vasti, vicende e guerre disseminate ovunque, difficili da raccontare, dispendiose da seguire. Perché non si può, non si riesce ad avere pietà a 360 gradi, serve capire chi sono davvero i buoni e quali i cattivi, serve sempre un appoggio su cui questa pietà faccia perno per sviluppare un ragionamento, una proposta, una strategia di risposta.

Si torna a parlare, per esempio, di Islam moderato da contrapporre al fondamentalismo omicida di AlQaeda. Dimenticando che Islam vuol dire pace e che il paragone invece di favorire il dialogo può separarci ancor più da chi considera Bin Laden e il suo esercito del tutto estranei alle leggi del Corano. Chi causa la morte di un suo simile non può farlo in nome del Dio in cui crede, mai. E non dovrebbe mai avere alleati.

Si colpiscono gli effetti, ma si ignorano – o si fingono di ignorare – le cause. In Iraq le truppe Usa e i suoi alleati sono andati alla inutile ricerca delle armi di distruzione di massa, dopo aver incendiato l’Afghanistan, squassato montagne e villaggi, cacciato i talebani. E intanto nei paesi ricchi di petrolio il popolo è lasciato nella miseria e le scuole coraniche gestite dal fondamentalismo sono ancora lì, a plasmare ogni giorno centinaia di menti, a prepararle al martirio. In Iraq si è messo da parte Sistani, il moderato, per imporre un governo fantoccio e asservito alle truppe occupanti. In Afghanistan a suo tempo si favorì l’ingresso dei talebani e si finanziò lo stesso Bin Laden di armi e rifornimenti militari.

Se davvero si fosse voluta soltanto la pace e la prosperità dei popoli, non sarebbe mai nato un Khomeini in Iran, un Saddam in Iraq, un Bin Laden in Afghanistan. Se si fosse davvero cercato il dialogo con il vero Islam oggi non esisterebbero scuole coraniche gestite dai fondamentalisti, non ci sarebbe soprattutto bisogno di distinguere fra islamici buoni e cattivi, in oriente come in occidente.

Non esiste il male minore quando si muore. Non esistono morti più giuste di altre. Se vogliamo davvero semplificare il nostro giudizio in questo groviglio mondiale di guerre sanguinose, di poteri economici transnazionali, di democrazie pretaporter odorose di petrolio, allora cominciamo da qui, cominciamo con l’affermare che il terrorismo internazionale non si combatte attraverso l’invasione di questo o di quel paese, ma con operazioni di polizia internazionale concertate dall’ONU. Cominciamo con il dire che non può essere consentito a nessuno, che sia la Russia di Putin o gli USA di Bush, di evitare attacchi terroristici con guerre preventive, che poi lo stesso terrorismo hanno alimentato invece di distruggerlo.

Non si può essere campioni di democrazia esibendo le armi. Non si può chiedere solidarietà se si attua una politica estera opaca e ambigua, che da un anno all’altro trasforma paesi alleati in stati “canaglia”, a seconda delle convenienze. Non si può. Oltretutto abitiamo un pianeta vecchio e malato che ci da segnali estremamente preoccupanti e dovremmo soltanto per questo motivo stringerci insieme cercando il dialogo per risolvere i problemi ambientali, le malattie, le carestie, la penuria di petrolio che prima o poi si farà sentire. Invece facciamo la guerra e continuiamo a premiare i condottieri che la promuovono, piuttosto che detronizzarli. Ma il male minore, la realpolitik e i suoi effetti collaterali dietro cui crediamo di ripararci finirà per travolgerci tutti. E anche i 150 bimbi dell’Ossezia saranno morti invano.

Stefano Olivieri

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