Dal “ Barnum “ italiano
Aldo Ettore Quagliozzi - 28-07-2004
Non sorprende più di tanto, oramai, scoprire sulla stampa internazionale la pietosa rappresentazione che viene fatta della vita politica del bel paese.
Di quel “ teatrino della politica “ di cui tanto inorridiva il nostro egoarca, sempre alle prese con improvvisi e devastanti attacchi di “ orticaria “ ogni qual volta, e non senza diretti e personali interessi, faceva capolino in quel miserabile mondo di perditempo.
Di quel “ teatrino “, del quale l’egoarca è divenuto a giusto motivo e pieno titolo, ed in difesa di interessi materiali personali e familiari, il più grande ed indiscusso interprete, come da primadonna, una corrispondente dal bel Paese, Vanja Luksic del settimanale francese “ L’Express “ e del quotidiano belga “ Le soir “, offre una gustosa ed amara rappresentazione con il “ folleggiare “ disinvolto delle non tanto nuove figure che prepotentemente, all’ombra del potere, che più potere non si può, per decenni e ben istruiti sull’arte del galleggiare sempre ed in tutte le circostanze, tentano di rubare improvvisamente la scena al capo della bella compagnia, salvo beccarsi dolorose bacchettate sul palmo disteso delle mani e rientrare opportunamente dietro le quinte onde lasciare l’egoarca a riempire del suo liftato personale la scena dell’immutabile teatrino della vita politica italiana.
A cosa è servito un decennio di tirannia mediatica dell’egoarca se non a mettere in riga il popolo televisivo tutto ed i suoi innominabili rappresentanti in seno a tutte le istituzioni?

“ Non è vero che l'Italia è il paese del Gattopardo. Ogni tanto le cose cambiano, eccome. L'ultima piccola rivoluzione c'è stata all'inizio di luglio. È bastato star fuori dall'Italia due settimane per trovare un paese – esagerando un po' – quasi sconosciuto.
Vi ricordate qualche anno fa, quando s'incontravano nelle strade tanti piccoli Berlusconi con il doppiopetto blu sempre perfetto, la camicia celeste, la cravatta à pois e il volto abbronzato in tutte le stagioni? Oggi se ne vedono ancora, ma sempre meno. Tornando dall'estero, mi sono stupita di scoprire una Roma piena di uomini mezzi calvi, miopi e con dei grandi occhiali rotondi tipo Harry Potter. In pochi giorni l'Italia si è popolata di tanti piccoli Follini.

In fondo, in quest'era di clonazioni è un fenomeno più che normale! Altro che "la follinizzazione dell'opinione pubblica" e "il ritorno del centrismo", evocati dai quotidiani! È la follinizzazione tout court: un nuovo stile, una nuova moda, come è d'obbligo all'inizio dell'estate. È stato un fenomeno molto rapido. Appena arrivata a Roma, ho ricevuto una chiamata del mio giornale che voleva subito un grande ritratto del "protagonista del giorno", per una rubrica quotidiana che segue l'attualità da vicino. Un ritratto, ovviamente, dell'uomo che avevo intravisto per strada, dappertutto, dal finestrino del taxi.

Non sapevo quasi niente di Marco Follini, mi ricordavo vagamente che era uno che diceva sempre cose molto ragionevoli in televisione e che ogni tanto si scandalizzava per le scelte della sua stessa maggioranza. Ma senza fare scenate bossiane. Era un moderato in tutti i sensi, un personaggio gentile che dunque non si notava tanto. Eppure, malgrado queste mie poche conoscenze, non è stato difficile farne il ritratto. È bastato prendere i giornali degli ultimi giorni: c'era di che scrivere una tesi di laurea sul "follinismo", o un grande romanzo su Marco Follini, l'ultimo dei democristiani e il suo geniale "c'entro". Dico geniale perché a quanto pare, almeno in base a una mia rapida indagine, i manifesti di Follini sono quelli che hanno colpito di più la gente durante la campagna elettorale. O almeno adesso così dicono…

A un certo punto il giornale mi ha richiamato. Il mio interlocutore era disperato perché non riusciva a trovare una foto di Follini. Si, c'era il segretario dell'Udc su tante foto con altri politici, ma sempre in qualche angolo, dietro qualcuno. Insomma, hanno passato il pomeriggio a cercare, tra le tante agenzie con le quali il giornale lavora, un ritratto della nuova star della politica italiana. Un perfetto sconosciuto all'estero fino a poche settimane fa, come dimostra la storia della foto introvabile. Ormai le agenzie hanno sicuramente fatto scorta di ritratti dell'Harry Potter della politica italiana. Mi sono chiesta se questo soprannome fosse dovuto solo alla sua apparenza fisica o se si volesse dire che dietro quest'aria innocente, gentile e un po' timida, si nascondeva in realtà un mago dai grandi poteri.

Era riuscito a far sparire il leggendario e inamovibile sorriso del grande capo della Casa delle libertà: c'è senza dubbio qualcosa di magico in questa storia. Per la prima volta, autorevoli commentatori hanno parlato della fine di un'era, il crepuscolo del "berlusconismo". La Casa delle libertà era in rivolta dietro il nuovo eroe, il nuovo Davide che osava sfidare Golia e minacciava di andarsene se non ci fosse stata una svolta.

Non c'è stata nessuna svolta. "La montagna ha partorito un topolino con il volto di Tremonti", secondo la versione visionaria che i Verdi hanno dato della nomina all'economia di Domenico Siniscalco. Follini non se n'è andato. Lo ha fatto invece Umberto Bossi. Il Gattopardo, in fondo… “




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